venerdì 28 marzo 2025

IL TEMPO DEI DOPOSCUOLA?

Organizzato dalla Fondazione Idana Pescioli si è tenuto qualche giorno fa a Pontedera un bel seminario sul “TEMPO” nella gestione scolastica.

Tra le diverse tematiche trattate, mi soffermo solo su una, a cui negli ultimi anni ho dedicato un po' del mio TEMPO.

Mi riferisco ai DOPOSCUOLA di quartiere. E ne parlo avendo partecipato, come volontario, ai doposcuola in due sedi ed in due gruppi di lavoro diversi, qui a Pontedera, in un percorso iniziato nel 2017 e durato fino al 2023. Aggiungo che su questo tema continuo a confrontarmi con alcune amiche rimaste operative nei doposcuola pontederesi per motivi che tra poco chiarirò. Inoltre fino al 2023 ho anche partecipato agli incontri sui doposcuola promossi dal Comune e partecipati da una decina di associazioni impegnate sul campo. Preciso infine che il Comune sostiene alcune delle associazioni impegnate nei doposcuola con contributi diretti e mirati o con assegnazione di spazi. Il sostegno ai doposcuola è presente nel programma amministrativo della giunta (pp.12,15 e 23), ma non mi risulta che sia stata deliberata una linea di indirizzo amministrativo, che siano stati individuati strumenti organizzativi di supporto (al di là del tavolo dei pochi incontri) e definiti target e obiettivi da raggiungere entro fine legislatura.

È per questo che ho apprezzato moltissimo, nell’ambito del seminario sul tempo scolastico promosso dalla Fondazione Pescioli insieme al Comune, la relazione della coordinatrice della Rete dei doposcuola di Milano, Simona Michellazzi, che ha presentato dettagliatamente un progetto che coinvolge alcune migliaia di ragazzi, in 218 sedi operative e diverse centinaia di volontari.

Tra le cose rilevanti che a Milano si fanno e qui a Pontedera, almeno fino ad un anno fa, NO, ci sono:

-Il coinvolgimento attivo delle scuole nei doposcuola;

-Una collaborazione tramite accordi di programma tra scuole e gestori dei doposcuola;

-Un lavoro di formazione dei volontari, che includa anche la ricerca di nuovi volontari;

-Una capacità di seguire i ragazzi del doposcuola da parte di più soggetti (scuole, rete assocuativa doposcuola, famiglie);

-Una capacità di fare dialogare sui casi più complicati anche i servizi di neuropsichiatria con doposcuola e scuola;

-Un vero coordinamento tra tutte le forze impegnate nel progetto;

-Gli adeguamenti degli spazi.

Alcuni di questi elementi, in forma certo meno elaborata, avevo provato a proporli nelle riunioni del tavolo dei doposcuola pontederesi. Ma senza alcun successo.

Ora, anche alla luce delle buone pratiche dell’esperienza milanese, spero che il Comune faccia un bilancio analitico a giugno dei risultati dei doposcuola pontederesi. Ne valuti risultati e criticità e progetti un piccolo salto qualitativo per il prossimo anno scolastico.

La formazione resta un passaggio obbligato per la costruzione di un paese più moderno.

A maggior ragione poi in una società in cui gli studenti si riducono quantitativamente e dove non ci si può permettere né di far crescere la dispersione scolastica, né di formare i ragazzi in maniera approssimativa. Oggi il problema non è di lasciare qualcuno indietro, ma di fare raggiungere alla stragrande maggioranza degli studenti buoni livelli di istruzione perché la vita di questi giovani e il futuro del paese (incluse le pensioni di noi vecchietti) dipenderà dai risultati formativi che la massa dei ragazzi raggiungerà. E in una scuola che sembra aver abbandonato la strategia del tempo pieno, forse i doposcuola possono essere uno strumento di sostegno per aiutare a raggiungere un buon livello formativo per i ragazzi. Ma perché ciò accada i doposcuola vanno gestiti con competenza e non solo lasciati al fai da te del volontariato (che pure è risorsa preziosissima), come dimostra l’esperienza milanese, la quale non a caso suggerisce alle comunità locali di integrarli e supportarli con molte competenze professionali e di gestirli come un progetto strategico di contrasto alla povertà.

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