Tra le perverse conseguenze della guerra in Ucraina, dei massacri di Hamas e poi degli israeliani a Gaza, nonché dei bombardamenti dell’Iran da parte di Israeliani e Americani, emerge un sentimento che sta conquistando una parte dell’opinione pubblica anche italiana: è l’idea che nelle relazioni internazionali conti solo la forza e che il diritto e le leggi internazionali valgano sempre meno.
A questo modo di sentire si accompagna l’idea che le istituzioni internazionali, dall’ONU ai tribunali internazionali, siano sempre più screditate perché è difficile che in un mondo multipolare (con oltre 170 nazioni) tutti siano d'accordo con tutti ed è invece facile che gli organi internazionali vengano accusati di partigianeria e da ciò siano indeboliti e sviliti.
La sfiducia nel diritto internazionale (e negli organismi internazionali come l'ONU e la Corte Penale Internazionale) rafforza poi la convinzione di doversi fare giustizia da soli e la necessità di costruire o rafforzare reti di protezione formate da soli paesi amici (ad esempio la NATO o il G7). E siccome un po' tutti fanno lo stesso gioco, paradossalmente l’insicurezza sul pianeta aumenta e questo induce tutti ad armarsi di più. E magari a cercare anche di avere la bomba atomica.
Questa folle spirale produce una escalation di armamenti, genera un grande spreco di risorse e non è detto che serva davvero da deterrente e ad aumentare la sicurezza.
Di un attacco esplicito al valore degli organi internazionali si è fatto portavoce anche un noto docente universitario di storia ed editorialista del Corriere della Sera, Ernesto Galli Della Loggia, il quale in un articolo del 24 giugno, dopo mezza paginetta di asserzioni che andrebbero tutte dimostrare ma che lui da' per scontate, sostiene che “è difficile sottrarsi al dubbio che il diritto internazionale e il retroterra etico che dovrebbe essere il suo, allorché si trasferiscono sul piano della valutazione dei comportamenti eminentemente politici degli Stati e dei loro organi, sia destinato fatalmente a perdere il carattere di imparzialità..”.
Così in poche lapidarie e indimostrate affermazioni Galli Della Loggia cancella secoli di discussioni sul diritto internazionale e sull’importanza di rispettare le regole, sul fatto che il potere ha dei vincoli e deve rispondere almeno dal ‘900 in poi ad alcuni organi internazionali e ai suoi tribunali, i quali costituiscono, nonostante i loro vistosi limiti, un passo avanti importante per la civiltà umana.
Ma la diffusione di un sentimento denigratorio o anche solo dubitativo verso gli organi internazionali costituisce una grave ferita per la società contemporanea, la quale perde punti di appoggio nei confronti di atteggiamenti scorretti e talvolta criminali di una politica sempre più autocratica anche nei regimi a prevalenza democratica.
Certo se tra i criminali politici di oggi ci sono i leader di imperi come quello russo o quello americano o di stati come Israele, è difficile che queste presenze non destabilizzino il contesto internazionale e non indeboliscano ulteriormente istituzioni come l’ONU e tribunali come la CPI. Perché queste istituzioni sono di sicuro un impiccio per gli autocrati di tutti i colori.
Quello che meraviglia però è che a insinuare dubbi sul ruolo del diritto internazionale e delle sue istituzioni ci siano anche intellettuali e giornali di paesi che nel diritto internazionale e nei tribunali dell’ONU dovrebbero crederci e molto. Perché senza queste istituzioni i loro Paesi avrebbero solo il potere di essere dei valvassini degli stati forti senza alcuna speranza di emanciparsi.
Come meraviglia infine che, nel caso dei bombardamenti trumpiani sull’Iran, ci sia uno strano silenzio da parte di istituzioni nazionali che hanno invece correttamente e più volte bacchettato Putin per l'invasione dell’Ucraina.
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