Biblio Gronchi sta cercando un nuovo direttore (o direttrice), ovvero un funzionario pubblico capace di gestire la più grande biblioteca della provincia pisana e le attività della Rete Bibliolandia. Cerca insomma qualcuno che dovrà dipendere da due Enti (il Comune di Pontedera e l’Unione valdera), interfacciarsi con molti politici, collaborare con due dirigenti di enti diversi, coordinarsi con due macchine amministrative differenti e che dovrà gestire un appalto complicato che, facendo collaborare risorse umane pubbliche e risorse umane private, garantisca il miglior servizio bibliotecario possibile per decine di migliaia di utenti lettori di Pontedera e della Provincia di Pisa (incluse la biblioteche scolastiche). Un’impresa non facile, che richiede una figura professionale altamente specializzata, a cui non sarebbe male riconoscere e assegnare anche una Posizione Organizzativa e che sarebbe opportuno pagare benino per chiedergli in cambio parecchio impegno e molta motivazione. Invece di questo ruolo specializzato e del relativo riconoscimento spesso non c'è una chiara percezione tra i decisori ovvero né a livello politico (sindaci e assessori), né a livello dirigenziale. Infatti che a dirigere Biblio Gronchi e la Rete Bibliolandia serva una figura di alto profilo professionale e di una certa esperienza amministrativa non passa per la mente di chi governa i due Enti locali, i quali, anzi, in certi ruoli preferiscono deprofessionalizzare e collocare ubbidienti piuttosto che soggetti preparati, attivi e propositivi, coi quali rischierebbero di doversi confrontare. E figuriamoci se poi pensano anche di pagarli bene gli yesmen e di assegnare loro una PO. Il neopopulismo amministrativo bipartisan non lo consente.
Anche per questo non passa per la mente dei decisori amministrativi che si possa fare un concorso pubblico per coprire un posto del genere; un concorso “aperto”, “non pilotato”, per selezionare qualcuno che abbia una postura professionale riconoscibile, visti i compiti che deve svolgere. Così come non passa per la mente dei decisori l’idea che si possa dare modo a più bibliotecari di misurarsi con questa opportunità di lavoro.
Né attraversa i loro neuroni l’idea che un concorso possa attirare su Pontedera (e su Bibliolandia) le migliori risorse bibliotecarie disponibili nella provincia e nella regione.
Ma il rischio di tutta questa atrofia mentale è che si finisca per premiare solo chi vuole avvicinarsi a casa (ragione nobile, certo, ma non sufficiente per ambire a ricoprire un simile ruolo).
In questi anni tra l’altro la Rete Bibliolandia ha formato molti bibliotecari, in gran parte rimasti nel settore privato della professione (nelle cooperative) oppure approdati nelle biblioteche universitarie. Ora se gli enti locali volessero rafforzare i propri uffici bibliotecari e dare a questi relativamente giovani bibliotecari la chance professionale di entrare nei ranghi dell'Amministrazione pubblica locale sarebbe una bella cosa (soprattutto per l’amministrazione pubblica). Ma si dovrebbero fare dei concorsi pubblici.
Invece, procedendo alla buona, la più importante (ma in declino) biblioteca della provincia di Pisa, capofila della Rete Bibliolandia, rischia di beccarsi o qualcuno che ambisce solo a ottenere un trasferimento per avvicinarsi alla famiglia o … qualche amico della ditta.
E questo sarebbe un male per la collettività dei leggenti. E più in generale un male per la comunità.
Ma non tutto è ancora perduto.
C’è ancora la possibilità di selezionare la figura migliore.
Basta volerlo.
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