martedì 28 ottobre 2025

I MARCIAPIEDI DI VIA FANTOZZI

Già, i marciapiedi di via Fantozzi. Ci passo davanti quasi tutti i giorni. Da anni. E sono sciupati così da tempo in alcuni punti. Tra l'altro diverse mattonelle distaccate si trovano proprio davanti ad una importante sede socio-sanitaria, a poche decine di passi da quella che è (e sarà) la Casa della salute. Su questi marciapiedi transitano centinaia di persone al giorno. Per questo sono così malandati?

Chi dovrebbe occuparsene? Il servizio manutenzioni del Comune, credo. Ma forse una parte di questo servizio potrebbe essere stato esternalizzato. Non so rispondere con certezza a questa domanda.

Non so neppure se queste sconnessioni dei marciapiedi costituiscano un pericolo per la sicurezza dei cittadini e quindi un ipotetico (ma realistico) costo a carico del Comune per gli inevitabili risarcimenti in caso di inciampi, di cadute e di danni. 

La zona è frequentata di sicuro da diversi anziani dal precario equilibrio. E un anziano che cade, costerà uno sbotto alla collettività.

E certo queste sconnessioni del marciapiede non sono neppure un bel vedere. Non suggeriscono l’idea di una cittadina curata. Ordinata. Nella sua vita quotidiana.

Ovvio che l’amministrazione comunale ha mille problemi da affrontare; e deve fare delle scelte, ma quando certe situazioni si trascinano nel tempo e sono trascurate non è certo un indizio di buongoverno.

Le prossime elezioni amministrative, tra l'altro, ci saranno solo tra 4 anni e i marciapiedi di via Fantozzi, la via della “Mutua” per i pontederesi anziani, andrebbero aggiustati prima. Chi ha ritenuto di essere in grado di governare la cittadina, si è candidato ed è stato eletto amministratore dovrebbe occuparsene. Procedere con una sistemazione decente.

I marciapiedi sono roba poco poetica e poco ideologica. Ma camminare dignitosamente a piedi per Pontedera rientra tra i diritti dei cittadini che un’amministrazione attenta al decoro urbano (e alla salute dei residenti: camminare fa bene) dovrebbe curare.

Il consiglio di quartiere non potrebbe far sentire la sua voce?

Possibile che davvero non si possa fare meglio di così?

Nel dubbio, comunque, il vecchietto da tastiera continuerà a dire la sua. Male non dovrebbe fare.

lunedì 27 ottobre 2025

RICCARDO III di Latella e Marchioni a Pontedera

Ho visto al Teatro Era lo spettacolo per la regia di Latella e con Marchioni protagonista principale del testo shakespeariano del Riccardo III. L’adattamento è ben costruito per restituire alla contemporaneità (e divulgare) la divorante passione del potere che trasuda dalla tragedia di S., scritta tra il 1591 e il 1594, non facile da capire, né da digerire e che solo gli specialisti di teatro e di storia inglese potrebbero apprezzare fino in fondo.

Quindi sì mi è piaciuta la riduzione niente affatto riduttiva che il regista e il traduttore hanno fatto dell’originale. Bene per l’accentuazione della lotta per il potere in una guerra e una tragedia di famiglia, che coinvolge e travolge consanguinei, parenti e amici. Ho perfino apprezzato il tradimento di una tragedia che sa trasformarsi a tratti in commedia. I puristi possono giustamente indignarsi, ma il pubblico, almeno quello che ha riempito la grande sala teatrale di Pontedera, mi pare abbia apprezzato il tono ambiguo (un po’ queer?) della rappresentazione. Forse con qualche eccesso e qualche dissonanza? Può darsi. Ma anche le dissonanze raccontano qualcosa. Danno forza alla rappresentazione.

Mi ha convinto il ritratto brutale, falso e cangiante del potere che mischia sangue, soldi e sesso. Il potere che si brama anche oggi, nell'epoca del politically correct, per schiacciare i nemici, fare soldi, godersi privilegi anche sessuali, creare reti, infischiandosene delle critiche di chi sta fuori dalla porta.

In fondo Shakespeare ci svelava quali orrori, dolori, affari e miserie circondassero allora il dominio all’interno del cerchio magico. Ma questi fattori non sono ancora oggi quelli che lo circondano e non solo nei regimi autocratici? Ancora: molte delle dinamiche shakespeariane non si leggono anche nelle nostre cronache quotidiane?

Il testo, difficilissimo, è stato recitato con abilità e con grande energia da tutta la compagnia costruita da Latella. Davvero bravi tutti. Faticosi e mozzafiato gli scontri verbali tra i personaggi. Specialmente quelli tra Riccardo III / Marchioni e le varie figure femminili, inclusa la madre. Meraviglioso lo sputo in faccia a Riccardo III. Solo una donna poteva farlo con quella rabbia. Originali le trasformazioni in scena di alcuni personaggi. Bene la possibilità di passare dal cinguettio del giardino agli urli di alcuni personaggi fino al colpo di pistola finale del custode. Forse, forse, un gocciolino troppo compiaciuto Riccardo III/Marchioni. Forse, forse, poteva essere ancora più subdolo e più malefico. Di sicuro doveva essere più gobbo e più deforme. Più ripugnante.

Bello ed evocativo il giardino dell’ Eden, con le sue rose bianche e rosse, e l’albero cavo al centro, una natura materna violentata dalla malvagità e dalla stupidità degli uomini. Tutto è magico nel giardino e pieno di simboli e di rimandi culturali. Compresi alcuni troppo arditi e improbabili. Ma se il teatro non provoca, che teatro è?

Eccellente poi la durata. 2 ore quaranta. Con un intervallo che ha visto molti signori anziani (e anche diverse signore) correre verso il bagno, perché l’età non permette facilmente certe impegnative maratone, che, però, a teatro hanno un senso. Anzi sono “necessarie”.

Nell’età dello scrolling, il teatro è (deve essere) una scommessa e una sfida impegnativa anche per il pubblico. Una buona recita richiede la sua partecipazione attiva. E il pubblico pontederese (e dintorni: c’era gente proveniente da Pisa, dalla Valdera e da San Miniato) ha risposto numerosissimo e attento. Ottimo co-protagonista di una tragicommedia, quella del potere, di cui capiamo bene finalità e dinamiche, ma dalle cui tare sembra impossibile riuscire a libera

rsi. 


sabato 25 ottobre 2025

I CORDOLI DELL’ALBERETA: CI VUOLE PAZIENZA

Lo so, lo so, amministrare un Comune non è facile. Gestire le manutenzioni neppure. E così quando un anno fa ho segnalato all’amministrazione la situazione sgangherata dei cordoli all’ingresso del glorioso parco dell'Albereta, non mi aspettavo che la faccenda fosse risolta subito. Ci mancherebbe. Vivo a Pontedera da sempre (e, per giunta, sono un ex dipendente comunale).

So bene che al servizio manutenzioni sono rimasti tre gatti, che gran parte delle attività delle manutenzioni sono in appalto, che non è facile gestire il personale pubblico, che i soldi non ci sono mai, che per fare un lavoro ci vuole un progetto e che ci sono molti vincoli burocratici all’azione pubblica, ecc. ecc.

Ma almeno in un anno speravo che qualcosa si muovesse. In fondo si tratta di una piccolissima cosa. Un lavoro da poco. In un anno immaginavo che le pietre potessero essere almeno ricollocate a posto. Invece niente. Come da foto allegata le pietre sono sempre sgangheratamente buttate là.

Lo so, lo so. È solo una piccola cosa. Ma il parco di Villa Crastan resta chiuso al pubblico, il parco di Villa Piaggio è un po' troppo appartato e decentrato rispetto al centro storico, perciò l’Albereta resta pur sempre una bella struttura e un’area frequentata che meriterebbe una manutenzione decisamente migliore. Una maggiore cura. La sistemazione del campo da basket, affidato ad una società sportiva, mi aveva fatto ben sperare.

Invece pare che per i cordoli all’ingresso non si trovi nessuna società sportiva che possa farsene carico e nemmeno nessun'altra associazione di volontariato del Terzo settore. Peccato.

Allora muoviamo il personale comunale. Quanto ci vorrà mai a risistemarli alla buona quei cordoli. Proviamoci, almeno.

Seeeeeeeeee! 

Un amico con cui ho ragionato della cosa mi ha preso in giro e ha osservato: ma se gli assessori si improvvisano dirigenti (e non potrebbero e comunque non lo sono); se gli amministratori non hanno un’idea di come si costruisce e si gestisce una macchina amministrativa locale (e non ce l’hanno, visto che sono ricorsi al volontariato perfino per gestire le teste calde che frequentano la fiera); se gli appalti o le assegnazioni dirette sono la norma ovunque e verso chiunque la legge non lo vieti; se gli uffici si svuotano e l’apparato comunale si affloscia; se dirigenti e altri figure qualificate scappano verso altre amministrazioni appena possono; se un bell’esempio della gestione del personale a Pontedera è stato quello di assumere il sindaco di un'importante città vicina, pescandolo dalla graduatoria giusta al momento giusto, consentendogli, com’era suo diritto, il congedo di un anno fino a fine mandato, e poi l’ex sindaco e' entrato al lavoro e dopo due mesi se n'è  andato, beh, e' facile prevedere quanto rimarranno allo stato brado i cordoli dell’Albereta che ti interessano tanto.

E allora ci scriverò sopra un post su facebook, ho ribattuto.

Sai la paura che gli fai, mi ha replicato, guardandomi come se fossi un cretino da tastiera.

Questa macchina amministrativa va come una lumaca. La velocità la forniscono solo i soggetti esterni. Ufficiosamente lo ammettono gli stessi amministratori, ma ufficialmente è tutta colpa dei tagli del governo ora a trazione neofascista. Che grande pacchia ideologica è la Meloni per i comuni toscani! Perfino meglio dei vecchi governi a guida democristiana.

Ovviamente Pontedera non è la sola a gestire la macchina amministrativa comunale così. Ci mancherebbe.

Ma questo non l’assolve. 

E intanto i cordoli dell'Albereta rimarranno così ancora un bel po'.

O allora!!!

mercoledì 22 ottobre 2025

MASSINI E IL TEATRO DI PONTEDERA

Fa bene il ministro Giuli ad aver paura di Massini. Il regista, attore e anche direttore artistico è un mago della scena. L’altra sera, al Teatro Era, il performer fiorentino ha improvvisato un lungo elogio del teatro impegnato, semplicemente commentando il programma della prossima stagione del Teatro Era. E così facendo ha inchiodato alla loro poltroncina, per un’oretta buona, oltre 200 persone venute a omaggiarlo e a fargli sentire la loro vicinanza, rispetto all’ingiusto declassamento deciso dal Ministero della Cultura che ha comportato il taglio dei fondi al Teatro della Toscana, di cui anche l’Era fa parte.

E fa bene Giuli ad aver paura di quest’uomo perché è un rappresentante tosto di una cultura di sinistra che nelle sue mani riprende un po' di vigore, racconta con durezza le cose e, forse, riconquista spazio. Certo è un personaggio molto assertivo, Stefano Massini. Con le idee chiare. Molto convinto di sé. Con una visione militante del teatro. Che resta, per lui, uno strumento per cercare, capire e trasmettere la verità. Uno strumento essenziale della lotta anticapitalista, da usare contro la cultura e la politica della destra. Senza se e senza ma. Non sembra uomo da compromessi. O almeno così si presenta.

Non meraviglia quindi che anche il pubblico pontederese ne sia rimasto affascinato; e che quando lui ha promesso che tornerà a maggio per valutare con gli abbonati la qualità degli spettacoli che ha personalmente scelto, la sala gli abbia regalato in un lungo caloroso applauso.

Ma ha costruito davvero una buona stagione per Pontedera? Difficile dirlo. Massini ha detto di aver fatto molto di testa sua. Tuttavia gli spettacoli andranno visti.

Si può forse notare che nel cartellone mancano testi del grande teatro classico: dagli autori antichi a quelli tra fine Ottocento e primo Novecento. Niente Pirandello o Ibsen o Cechov. Né ci sono autori contemporanei di spessore. In compenso parecchio sperimentalismo.

Nell’insieme sembra un cartellone un po' squilibrato, un po' troppo ideologico e poco plurale. Ma un programma così è quello che ci si aspetta da Massini. Chi lo ha scelto come direttore artistico lo conosceva bene. Penso perfino (ma senza poterlo dimostrare, come diceva Pasolini) che chi lo ha scelto abbia messo in conto anche lo scontro col Ministero, per finalità che a me sembrano chiare.

Ma tornando a Pontedera, trovo positivo che gli studenti pontederesi delle superiori vengano portati a vedere alcuni spettacoli come annunciato da Massini. Però non dimentico che da sempre l'Era ha presentato progetti con e per le scuole che alla fine si sono rivelati poca cosa e non hanno sedimentato relazioni stabili.

Infine Massini ha promesso che produrrà uno spettacolo teatrale sul tema del lavoro e sulla storia della Piaggio. Sarà a fine stagione e fuori abbonamento. Credo che, dopo oltre 10 anni dalla performance sulla fabbrica di Ascanio Celestini, uno spettacolo del genere sia davvero urgente e necessario per Pontedera. Se non altro per provare a dare una punzecchiatura alla politica cittadina che è passata da una relazione intima e quotidiana con la fabbrica alla rimozione consapevole della sua presenza.

Segnalo per concludere che Massini non ha invece detto niente sulla scarsa apertura della struttura. Niente sulla mancata relazione tra il teatro Era e le molte esperienze di teatro popolare e amatoriale diffuse in Valdera. Niente sulle relazioni occasionali con l’associazionismo culturale cittadino. Niente sul fatto il Teatro Era non faccia più alcuna formazione teatrale per i giovani e per gli adulti (e questo nonostante la forte domanda che sale dal territorio). Niente sul teatro per i bambini e i ragazzi. Poco sulla ricerca teatrale. Nulla sulla mancata utilizzazione, anche in estate, del meraviglioso anfiteatro alla greca collocato all’esterno della struttura. Tutto questo resta nelle mani dell’amministrazione comunale che fa quello che... può.

Insomma di un teatro Era più aperto e più prossimo alla città (Piaggio a parte), con una strategia chiara, Massini non ha detto niente. 

Certo il suo mandato è appena iniziato. Certo non era l’occasione giusta. Certo la sua presenza sarà sicuramente illuminante anche per il nostro Teatro. Ma è bene ricordare che sarà anche il pubblico (e la città) a fare la qualità del suo teatro. 

Vietato addormentarsi.

lunedì 20 ottobre 2025

GRONCHI, PONTEDERA E LA MEMORIA

Pochi giorni fa cerimonia in Comune per il 70esimo anniversario dell'elezione del pontederese Giovanni Gronchi a presidente della Repubblica (avvenuta nell’aprile 1955). La cittadinanza? Assente.

Per l’occasione l’Amministrazione ha affisso una immagine di Gronchi nella sala consiliare. Un’autentica trovata.

A latere ha sostenuto un convegno di studi, organizzato dal Centro dedicato a Gronchi, sulla sua elezione. Pontederesi presenti? Pochissimi.

Diciamolo: non è molto per una città presidenziale. Anzi (convegno a parte) è un po' pochino. 

Questo modo retorico, autoreferenziale e per pochi di gestire la memoria di un presidente della Repubblica, con una storia straordinaria e piena di insegnamenti, nativo di Pontedera e attivo sul territorio fino alla sua morte, è assai meno del minimo sindacale.

Oltre tutto Pontedera ha aderito all’associazione nazionale delle città dei presidenti e in ciascuna di queste c’è un luogo, visitabile, aperto al pubblico, dove si racconta e si trasmette permanentemente la memoria della figura presidenziale.

Ma a Pontedera uno spazio così non c'è.

E la ragione è che fino ai primi anni ‘90 Gronchi era considerato un avversario delle maggioranze amministrative di sinistra che guidavano la città, le quali avevano ostacolato la valorizzazione del personaggio. Poi i muri sono crollati. Ma certe storture (soprattutto culturali) non è facile recuperarle in un contesto in cui le appartenenze politiche e le visioni ideologiche sopravvivono anche al loro sfarinamento.

Così oggi c’è in città (grazie agli uomini della vecchia DC) un centro dedicato allo studio del Presidente, sostenuto, oggi, anche dall’amministrazione (di cui fanno parte anche gli eredi ed ex militanti della DC). Ma non esiste un piccolo museo, uno spazio pubblico, popolare, aperto tutti i giorni, dove si conservino documenti del e sul presidente e dove si racconti, in maniera comprensibile dai più, la sua interessantissima storia. 

Di conseguenza la grande maggioranza dei pontederesi dai sessant'anni in giù nemmeno lo sa di vivere nella città dove Gronchi è nato e dove è cresciuto politicamente fino a diventare parlamentare a trent’anni e presidente a 68. Interrogati a caso i più raccontano di Gronchi la storia del francobollo rosa. Una pena!

Eppure è noto che la trasmissione della memoria ha bisogno di spazi fisici che raccolgano documenti e cimeli, che raccontino in maniera semplice la storia e che quindi possano essere visitati dai singoli e dai gruppi. Inclusi i turisti. Ma soprattutto visitati dagli studenti, a cui la memoria in primis va trasmessa. Con costanza, metodo e soprattutto semplicità. Fare buona e costante divulgazione serve. Altrimenti le memorie si perdono, con buona pace della retorica. E Pontedera ne è un esempio. Infatti nella sessione pomeridiana del convegno su Gronchi erano presenti 3 o 4 pontederesi e nessun consigliere comunale. Maggioranza e opposizione unite nel rifiuto di acculturarsi?

Il risultato è che molti sanno che a Pontedera è nato il grande artista medievale Andrea Pisano (notizia per altro affidata a labilissime e contrastate tracce archivistiche che solo gli specialisti sono in grado di valutare), mentre quasi nessuno sa che qui è nato, cresciuto politicamente e vissuto fino ai suoi 30 anni Giovanni Gronchi, sicuramente il più grande dei pontederesi, il quale è perfino sepolto nel cimitero della nostra Misericordia.

Già la Misericordia: almeno lei non potrebbe fare qualcosa di più per valorizzare il suo più illustre ospite?

venerdì 17 ottobre 2025

VOLANO GLI STRACCI IN VALDERA

Un tempo i panni sporchi si lavavano in famiglia e nel segreto delle stanze di partito. Oggi invece, per fortuna dei militanti e per il divertimento degli altri, il PD fa a gara a pubblicizzarli i lanci degli stracci. Storie così piacciono parecchio.

Perciò la saga delle due candidate del PD, una delle quali estromessa dalla corsa all’ultimo tuffo proprio dalla segreteria nazionale, continua. Anche dopo il voto. E tra i ringraziamenti, le mezze frasi allusive e le battute solo apparentemente concilianti, il fuoco cova sotto la cenere.

È il segno di una passione civile e politica forte che brucia e non si argina facilmente. Buon segno.

Peccato solo che nella guerra delle due candidate si siano gettati anche 11 sindaci del circondario, capeggiati da Pontedera, tutti scatenati contro l’estromissione della loro giovane candidata. E peccato che anche dopo il voto alcuni sindaci paiono puntare ad indebolire la candidata vincente, la quale però ha raccolto un mare di preferenze, indizio chiaro dell’orientamento dell’elettorato di riferimento.

Perciò un dilemma si pone ai riottosi sindaci della Valdera. Devono infatti decidere se omaggiare la campionessa delle preferenze (e facilitarsi gli accessi in Regione) oppure continuare a osteggiarla (e perdere una santa protettrice nella capitale).

Il PD pontederese sta suggerendo ai sindaci di battere la seconda strada.

Ma io sono sicuro che i sindaci, che hanno inteso bene come la pensano gli elettori, andranno tutti quanti a Canossa dalla rieletta e presto faranno a gara a farsi nuovi selfie pieni di sorrisoni con lei.

Inoltre sono ragionevolmente certo che a Canossa ci andrà anche il PD di Pontedera e il suo leader, che presto si dimenticherà perfino la storia delle autosospensioni dal partito, come del resto faranno quasi tutti i membri della giunta comunale pontederese.

Ma la saga continuerà. La guerra delle candidate non è finita. Il film è solo cominciato.

giovedì 16 ottobre 2025

LA “PRIVATIZZAZIONE” DI VILLA CRASTAN

Anche nei mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre Villa CRASTAN è stata aperta alla cittadinanza pochissime volte e per poche ore. Il parco e il giardino quasi mai. Il grande monumentale e un po' arrugginito cancello su via della Stazione Vecchia è rimasto sempre chiuso.

Di fatto, senza fornire alcuna ragionevole spiegazione (un po' come fanno le amministrazioni di destra che tanto dispiacciono ai nostri amministratori locali di sinistra), un bene comune è stato privatizzato. 

Eppure, dagli atti pubblici disponibili ai cittadini, non risulta che tale privatizzazione sia stata decisa dal Consiglio comunale. 

Semmai il comune aveva assegnato la Villa (esclusa la dépendance), qualche anno fa, alla Fondazione cultura: società partecipata a maggioranza dal comune, la quale doveva gestire al meglio l’edificio e il parco. Invece li ha chiusi e privatizzati, probabilmente su indicazione della stessa amministrazione comunale, affidandoli ad un altro soggetto privato. Il tutto con un ATTO CHE NON E' STATO MAI RESO PUBBLICO. 

Pertanto ad oggi non è dato di sapere con precisione se la villa CRASTAN (con il parco) sia stata data in concessione dalla Fondazione culturale al soggetto privato che la usa per lo più come luogo di rappresentanza.

Così, per quello che se ne sa, sembra proprio che un BENE PUBBLICO, di cui dovrebbero poter usufruire tutti i cittadini di Pontedera, che ne sarebbero formalmente i proprietari, venga invece sostanzialmente gestito come un bene privato.

E non si sa neppure se il Comune tragga da questo affido almeno un beneficio economico. Ovvero se il soggetto privato, che non è neppure chiaro come sia stato selezionato, paghi un qualche canone o un affitto o una pigione all'amministrazione comunale, proprietaria dell’immobile oppure  paghi qualcosa alle casse della Fondazione cultura. Mistero. 

Da quel che si capisce (poco, a dire il vero) si è di fronte ad una maggioranza comunale di centro sinistra che, dopo averne provate diverse e aver sprecato diversi soldi, anche regionali, per utilizzare villa Crastan, gestisce oggi un bene comune un po' alla buona. E questo sempre a essere buoni.

L’unica certezza è infatti il silenzio (imbarazzato?), accompagnato dalla chiusura permanente del cancello della VILLA CRASTAN, che la di solito loquacissima amministrazione comunale pontederese ha fatto calare sull’intera vicenda.

Che sia questa la maniera gramsciana di esercitare l’egemonia sui beni pubblici?

sabato 11 ottobre 2025

AMORE A TEMPO DI MUSICA

 22 ottobre 2023

Amore a tempo di musica

Deliziosa replica stasera dello spettacolo messo in scena dalla Compagnia Terzo Tempo, composta da soci di Utel, dal titolo AMORE A TEMPO DI MUSICA. Il testo, scritto da Silvia Nanni, con la regia di Claudio Benvenuti, è composto da brevi storie di ultrasessantenni, con i quali giocano, come divinità olimpiche, il tempo, l'amore, la speranza e la musica. Lo spettacolo tocca molti registri, da quello romantico a quello ironico, dallo psicologico al surreale, amalgamandoli in un insieme che suona leggero e profondo, allegro e amaro, nostalgico e speranzoso. La compagna degli attori di Utel costituita un anno fa, con diverse persone che non avevano alcuna esperienza teatrale, ha realizzato uno spettacolo godibile, a tratti emozionante, pieno di suggestioni e di buoni pensieri, che è stato applaudito a lungo da oltre un centinaio di spettatori presenti in sala.

Lo spettacolo, sostenuto anche dall'associazione Crescere insieme, si è svolto al teatro Vittoria di Cascine di Buti col patrocinio del Comune di Buti che UTEL ringrazia.

venerdì 10 ottobre 2025

MOLTI GRAMMI DI CORAGGIO AL TEATRO ERA

Sì, stasera, al teatro di Pontedera si è esibita una compagnia di attori non professionisti molto coraggiosi. Ha presentato un testo originale, forte, diretto, ora duro e ora nostalgico, scritto da Silvia Nanni, davanti a circa 400 spettatori, con la regia e direi la saggezza di Claudio Benvenuti. Un testo dal sapore quasi brechtiano che invitava il pubblico a smascherare le troppe bugie che appestano il presente. Le bugie di un potere che mente sui problemi principali che assillano il pianeta; che lobotomizza le facoltà mentali dei suoi cittadini; che aliena i sudditi con strumenti tecnologici; che li tiene volutamente dentro la caverna dell’ignoranza, usando la razionalità ma anche la violenza; che li confina in una bolla di plastica, artificiale, che però qualcuno, per fortuna, prova a bucare. 

I sovversivi che combattono questo mondo artificiale si autoproclamano “indietristi”, sognano un ritorno (romantico?) ad un mondo naturale e di sapore comunitario, e nella loro ingenuità politica si scontrano con un potere duro, violento, che si giustifica e finirà per schiacciarli.

È un teatro civile che, attraverso una storia complessa e sofisticata, che si svela a poco a poco, esalta il valore della resistenza degli individui e dei collettivi e smaschera il mondo da grande fratello e denuncia le sue logiche assurde e bugiarde in cui sembriamo essere scivolati senza accorgercene.

Un teatro civile che invita a farsi tante domande e ad avere tanti dubbi su quello che sostiene il potere.

Un teatro che si aggrappa disperatamente alla forza della memoria per sopravvivere nell’età della menzogna. Una memoria che si nutre di musica (del resto non era De Andrè che cantava che non ci sono poteri buoni?).

Nell’insieme gli attori amatoriali della compagnia “Terzo Tempo” di UTEL hanno realizzato, sotto la guida di Benvenuti, una prova di sicuro impatto, trasmettendo ai numerosi spettatori, un giudizio sui tempi che viviamo che è arrivava forte e chiaro. Qualche moderato ha bisbigliato: “fin troppo”.

Al netto di alcune piccole imprecisioni e di qualche comprensibile incertezza, il gruppo, che si è costituito appena 3 anni fa, si è amalgamato, è cresciuto moltissimo ed ha raggiunto davvero una bella capacità di stare sul palco, di raccontare storie impegnate in maniera sofisticata, di produrre emozioni e fare ragionare gli spettatori.

Merito anche di una scrittrice di teatro come Silvia Nanni che è riuscita quasi a ricucire il suo testo addosso ad ogni singolo attore. Merito della sapienza e della infinita pazienza con cui il regista, Claudio Benvenuti, ha guidato gli attori verso la meta e sfruttato le spartane risorse disponibili. Merito di un gruppo di persone che tre anni fa erano perfette sconosciute le une alle altre e che l’esperienza formativa teatrale di Utel ha saputo trasformare in una piccola comunità recitante.

Lo spettacolo, intitolato POCHI GRAMMI DI CORAGGIO, è stato possibile grazie al sostegno dell'associazione Crescere Insieme e del Comune di Pontedera, nonché alla collaborazione del Teatro Era. 

Bella la risposta del folto pubblico che ha applaudito in diversi passaggi dello spettacolo (r.c.)

martedì 7 ottobre 2025

BANDIERA BIANCA SULL’ATELIER DELLA ROBOTICA

A 12 anni dal varo del progetto e a 6 anni dall’avvio dei lavori (interrotti ma con transennamenti, impalcature  e materiali ancora in loco su via del Fosso vecchio), contrordine compagni: l'Atelier della ROBOTICA non si farà più lì. 

Si farà al posto dell’ex parcheggio Ape sul viale Rinaldo Piaggio.

Al netto dei contenziosi in corso, il Comune firma in questi giorni un nuovo accordo (vedi ATTO in basso) con la Regione e con l'Università Sant’Anna di Pisa per una ridefinizione di un insieme di progetti che includono anche l’Atelier.

Naturalmente bisognerà riprogettare gli interventi. E poi metterli a gara e poi realizzarli e poi gestire il tutto. E, se va tutto bene, a quel punto saranno passati almeno altri 5 anni, saremo al 2030 e nessuno sa cosa sarà la ROBOTICA tra 5 anni, a quasi venti anni dal concepimento del progetto iniziale. 

Intanto la Regione Toscana certifica (vedi documento allegato) che il comune di Pontedera (e la stessa Regione) non è riuscito a spendere negli ultimi 6 anni oltre 5 milioni di euro già stanziati per vari progetti inclusi quello dell’Atelier. Né è riuscito a portare a forma il progetto “strategico” sull’asse del viale Rinaldo Piaggio.

Meno male che la Regione Toscana, in ottemperanza alle buone regole di bilancio, continua a conservare le somme promesse a Pontedera nei suoi residui. Di sicuro lo fa per premiare il Comune per la sua solerzia e l’abilità nello spendere, come dimostra la tabella allegata.

Quando si dice un comune e una regione virtuosi.

sabato 4 ottobre 2025

IL GENOCIDIO DI GAZA E IL RISVEGLIO DEI GIOVANI ITALIANI

Confesso che, come tanti, sono stato piacevolmente sorpreso dal risveglio politico dei giovani e degli studenti in particolare, i quali stanno animando un’ondata di manifestazioni e scioperi contro il genocidio perpetrato dagli israeliani a Gaza e contro il trattamento razzista che lo stato israeliano esercita sui palestinesi. Un’ondata che spero si trasferisca anche nella lotta contro le politiche europee di RIARMO.

Certo in piazza, in questi giorni, non sono scesi solo i giovani. E’ in atto anche una contestazione politica e sindacale, promossa da forze di sinistra, contro il governo di centro destra. Quest’ultimo del resto tiene sul genocidio a Gaza un atteggiamento ambiguo, frutto di una evidente sudditanza verso Trump e verso Israele (in linea, purtroppo, con altri governi europei).

Ma le piazze di questi giorni (di cui vanno sottolineati anche gli eccessi, come i blocchi delle stazioni ferroviarie o quelli autostradali, che un governo, accusato spesso di essere “fascista”, non è riuscito a impedire), per quanto, per fortuna, molto affollate, non rappresentano tutta l’Italia. 

Anzi è bene ricordare che l’Italia è un paese molto plurale (diviso e polemico) dove albergano posizioni diverse su quasi tutto. Gaza inclusa.

Ovviamente ciascuna parte della pluralissima Nazione crede e sostiene di rappresentare il lato migliore del Paese.

Ma la verità è un’altra. Per fortuna o purtroppo, a secondo da che parte si sta.