Pochi giorni fa cerimonia in Comune per il 70esimo anniversario dell'elezione del pontederese Giovanni Gronchi a presidente della Repubblica (avvenuta nell’aprile 1955). La cittadinanza? Assente.
Per l’occasione l’Amministrazione ha affisso una immagine di Gronchi nella sala consiliare. Un’autentica trovata.
A latere ha sostenuto un convegno di studi, organizzato dal Centro dedicato a Gronchi, sulla sua elezione. Pontederesi presenti? Pochissimi.
Diciamolo: non è molto per una città presidenziale. Anzi (convegno a parte) è un po' pochino.
Questo modo retorico, autoreferenziale e per pochi di gestire la memoria di un presidente della Repubblica, con una storia straordinaria e piena di insegnamenti, nativo di Pontedera e attivo sul territorio fino alla sua morte, è assai meno del minimo sindacale.
Oltre tutto Pontedera ha aderito all’associazione nazionale delle città dei presidenti e in ciascuna di queste c’è un luogo, visitabile, aperto al pubblico, dove si racconta e si trasmette permanentemente la memoria della figura presidenziale.
Ma a Pontedera uno spazio così non c'è.
E la ragione è che fino ai primi anni ‘90 Gronchi era considerato un avversario delle maggioranze amministrative di sinistra che guidavano la città, le quali avevano ostacolato la valorizzazione del personaggio. Poi i muri sono crollati. Ma certe storture (soprattutto culturali) non è facile recuperarle in un contesto in cui le appartenenze politiche e le visioni ideologiche sopravvivono anche al loro sfarinamento.
Così oggi c’è in città (grazie agli uomini della vecchia DC) un centro dedicato allo studio del Presidente, sostenuto, oggi, anche dall’amministrazione (di cui fanno parte anche gli eredi ed ex militanti della DC). Ma non esiste un piccolo museo, uno spazio pubblico, popolare, aperto tutti i giorni, dove si conservino documenti del e sul presidente e dove si racconti, in maniera comprensibile dai più, la sua interessantissima storia.
Di conseguenza la grande maggioranza dei pontederesi dai sessant'anni in giù nemmeno lo sa di vivere nella città dove Gronchi è nato e dove è cresciuto politicamente fino a diventare parlamentare a trent’anni e presidente a 68. Interrogati a caso i più raccontano di Gronchi la storia del francobollo rosa. Una pena!
Eppure è noto che la trasmissione della memoria ha bisogno di spazi fisici che raccolgano documenti e cimeli, che raccontino in maniera semplice la storia e che quindi possano essere visitati dai singoli e dai gruppi. Inclusi i turisti. Ma soprattutto visitati dagli studenti, a cui la memoria in primis va trasmessa. Con costanza, metodo e soprattutto semplicità. Fare buona e costante divulgazione serve. Altrimenti le memorie si perdono, con buona pace della retorica. E Pontedera ne è un esempio. Infatti nella sessione pomeridiana del convegno su Gronchi erano presenti 3 o 4 pontederesi e nessun consigliere comunale. Maggioranza e opposizione unite nel rifiuto di acculturarsi?
Il risultato è che molti sanno che a Pontedera è nato il grande artista medievale Andrea Pisano (notizia per altro affidata a labilissime e contrastate tracce archivistiche che solo gli specialisti sono in grado di valutare), mentre quasi nessuno sa che qui è nato, cresciuto politicamente e vissuto fino ai suoi 30 anni Giovanni Gronchi, sicuramente il più grande dei pontederesi, il quale è perfino sepolto nel cimitero della nostra Misericordia.
Già la Misericordia: almeno lei non potrebbe fare qualcosa di più per valorizzare il suo più illustre ospite?
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