lunedì 27 ottobre 2025

RICCARDO III di Latella e Marchioni a Pontedera

Ho visto al Teatro Era lo spettacolo per la regia di Latella e con Marchioni protagonista principale del testo shakespeariano del Riccardo III. L’adattamento è ben costruito per restituire alla contemporaneità (e divulgare) la divorante passione del potere che trasuda dalla tragedia di S., scritta tra il 1591 e il 1594, non facile da capire, né da digerire e che solo gli specialisti di teatro e di storia inglese potrebbero apprezzare fino in fondo.

Quindi sì mi è piaciuta la riduzione niente affatto riduttiva che il regista e il traduttore hanno fatto dell’originale. Bene per l’accentuazione della lotta per il potere in una guerra e una tragedia di famiglia, che coinvolge e travolge consanguinei, parenti e amici. Ho perfino apprezzato il tradimento di una tragedia che sa trasformarsi a tratti in commedia. I puristi possono giustamente indignarsi, ma il pubblico, almeno quello che ha riempito la grande sala teatrale di Pontedera, mi pare abbia apprezzato il tono ambiguo (un po’ queer?) della rappresentazione. Forse con qualche eccesso e qualche dissonanza? Può darsi. Ma anche le dissonanze raccontano qualcosa. Danno forza alla rappresentazione.

Mi ha convinto il ritratto brutale, falso e cangiante del potere che mischia sangue, soldi e sesso. Il potere che si brama anche oggi, nell'epoca del politically correct, per schiacciare i nemici, fare soldi, godersi privilegi anche sessuali, creare reti, infischiandosene delle critiche di chi sta fuori dalla porta.

In fondo Shakespeare ci svelava quali orrori, dolori, affari e miserie circondassero allora il dominio all’interno del cerchio magico. Ma questi fattori non sono ancora oggi quelli che lo circondano e non solo nei regimi autocratici? Ancora: molte delle dinamiche shakespeariane non si leggono anche nelle nostre cronache quotidiane?

Il testo, difficilissimo, è stato recitato con abilità e con grande energia da tutta la compagnia costruita da Latella. Davvero bravi tutti. Faticosi e mozzafiato gli scontri verbali tra i personaggi. Specialmente quelli tra Riccardo III / Marchioni e le varie figure femminili, inclusa la madre. Meraviglioso lo sputo in faccia a Riccardo III. Solo una donna poteva farlo con quella rabbia. Originali le trasformazioni in scena di alcuni personaggi. Bene la possibilità di passare dal cinguettio del giardino agli urli di alcuni personaggi fino al colpo di pistola finale del custode. Forse, forse, un gocciolino troppo compiaciuto Riccardo III/Marchioni. Forse, forse, poteva essere ancora più subdolo e più malefico. Di sicuro doveva essere più gobbo e più deforme. Più ripugnante.

Bello ed evocativo il giardino dell’ Eden, con le sue rose bianche e rosse, e l’albero cavo al centro, una natura materna violentata dalla malvagità e dalla stupidità degli uomini. Tutto è magico nel giardino e pieno di simboli e di rimandi culturali. Compresi alcuni troppo arditi e improbabili. Ma se il teatro non provoca, che teatro è?

Eccellente poi la durata. 2 ore quaranta. Con un intervallo che ha visto molti signori anziani (e anche diverse signore) correre verso il bagno, perché l’età non permette facilmente certe impegnative maratone, che, però, a teatro hanno un senso. Anzi sono “necessarie”.

Nell’età dello scrolling, il teatro è (deve essere) una scommessa e una sfida impegnativa anche per il pubblico. Una buona recita richiede la sua partecipazione attiva. E il pubblico pontederese (e dintorni: c’era gente proveniente da Pisa, dalla Valdera e da San Miniato) ha risposto numerosissimo e attento. Ottimo co-protagonista di una tragicommedia, quella del potere, di cui capiamo bene finalità e dinamiche, ma dalle cui tare sembra impossibile riuscire a libera

rsi. 


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