venerdì 28 marzo 2025

IL TEMPO DEI DOPOSCUOLA?

Organizzato dalla Fondazione Idana Pescioli si è tenuto qualche giorno fa a Pontedera un bel seminario sul “TEMPO” nella gestione scolastica.

Tra le diverse tematiche trattate, mi soffermo solo su una, a cui negli ultimi anni ho dedicato un po' del mio TEMPO.

Mi riferisco ai DOPOSCUOLA di quartiere. E ne parlo avendo partecipato, come volontario, ai doposcuola in due sedi ed in due gruppi di lavoro diversi, qui a Pontedera, in un percorso iniziato nel 2017 e durato fino al 2023. Aggiungo che su questo tema continuo a confrontarmi con alcune amiche rimaste operative nei doposcuola pontederesi per motivi che tra poco chiarirò. Inoltre fino al 2023 ho anche partecipato agli incontri sui doposcuola promossi dal Comune e partecipati da una decina di associazioni impegnate sul campo. Preciso infine che il Comune sostiene alcune delle associazioni impegnate nei doposcuola con contributi diretti e mirati o con assegnazione di spazi. Il sostegno ai doposcuola è presente nel programma amministrativo della giunta (pp.12,15 e 23), ma non mi risulta che sia stata deliberata una linea di indirizzo amministrativo, che siano stati individuati strumenti organizzativi di supporto (al di là del tavolo dei pochi incontri) e definiti target e obiettivi da raggiungere entro fine legislatura.

È per questo che ho apprezzato moltissimo, nell’ambito del seminario sul tempo scolastico promosso dalla Fondazione Pescioli insieme al Comune, la relazione della coordinatrice della Rete dei doposcuola di Milano, Simona Michellazzi, che ha presentato dettagliatamente un progetto che coinvolge alcune migliaia di ragazzi, in 218 sedi operative e diverse centinaia di volontari.

Tra le cose rilevanti che a Milano si fanno e qui a Pontedera, almeno fino ad un anno fa, NO, ci sono:

-Il coinvolgimento attivo delle scuole nei doposcuola;

-Una collaborazione tramite accordi di programma tra scuole e gestori dei doposcuola;

-Un lavoro di formazione dei volontari, che includa anche la ricerca di nuovi volontari;

-Una capacità di seguire i ragazzi del doposcuola da parte di più soggetti (scuole, rete assocuativa doposcuola, famiglie);

-Una capacità di fare dialogare sui casi più complicati anche i servizi di neuropsichiatria con doposcuola e scuola;

-Un vero coordinamento tra tutte le forze impegnate nel progetto;

-Gli adeguamenti degli spazi.

Alcuni di questi elementi, in forma certo meno elaborata, avevo provato a proporli nelle riunioni del tavolo dei doposcuola pontederesi. Ma senza alcun successo.

Ora, anche alla luce delle buone pratiche dell’esperienza milanese, spero che il Comune faccia un bilancio analitico a giugno dei risultati dei doposcuola pontederesi. Ne valuti risultati e criticità e progetti un piccolo salto qualitativo per il prossimo anno scolastico.

La formazione resta un passaggio obbligato per la costruzione di un paese più moderno.

A maggior ragione poi in una società in cui gli studenti si riducono quantitativamente e dove non ci si può permettere né di far crescere la dispersione scolastica, né di formare i ragazzi in maniera approssimativa. Oggi il problema non è di lasciare qualcuno indietro, ma di fare raggiungere alla stragrande maggioranza degli studenti buoni livelli di istruzione perché la vita di questi giovani e il futuro del paese (incluse le pensioni di noi vecchietti) dipenderà dai risultati formativi che la massa dei ragazzi raggiungerà. E in una scuola che sembra aver abbandonato la strategia del tempo pieno, forse i doposcuola possono essere uno strumento di sostegno per aiutare a raggiungere un buon livello formativo per i ragazzi. Ma perché ciò accada i doposcuola vanno gestiti con competenza e non solo lasciati al fai da te del volontariato (che pure è risorsa preziosissima), come dimostra l’esperienza milanese, la quale non a caso suggerisce alle comunità locali di integrarli e supportarli con molte competenze professionali e di gestirli come un progetto strategico di contrasto alla povertà.

martedì 18 marzo 2025

LA RENITENZA AL RIARMO

Ursula è stata brava. Ha preso tutti alla sprovvista, strappando una svolta epocale come quella del RIARMO EU ad un fragile consiglio dei ministri europei e, una settimana dopo, a un Parlamento Europeo a guida cristiano, liberale e socialista. 

Dopo 72 anni di inconcludenti battibecchi sulla difesa europea, Ursula ha ottenuto, con un blitzkrieg, il via libera ad un piano (per ora generico) di RIARMIAMOCI TUTTI, sfruttando una doppia paura: l’abbandono trumpiano dell’Europa a se stessa e la “minaccia” russa al continente.

Ma non tutti i giochi sono fatti.

La complessità dell'architettura europea consente ancora di modificare la situazione.

Tocca ai pacifisti e ai RENITENTI AL RIARMO operare per contrastare le decisioni riarmiste e promuovere una discussione presso le opinioni pubbliche europee a cui i vertici UE vogliono negare il diritto di parola.

Invece i popoli devono dire la loro sul RIARMO. Saranno infatti i popoli ad andare al macello in caso di guerra. Soprattutto se si userà il nucleare.

E i RENITENTI AL RIARMO dovrebbero cominciare col ritrovarsi insieme, paesino per paesino, città per città, in tante piccole piazze, e qui organizzarsi contro il RIARMO e contrastare, a livello locale, dal basso, le decisioni assunte a Bruxelles.

Obiettivo unico: impedire il RIARMO. 

Né un euro per il RIARMO.

Credo siano tante le associazioni di diverso orientamento culturale, sociale, sindacale e politico che si sono già dichiarate contro il RIARMO. Ora però dovrebbero fare rete.

Qualcuna di queste dovrebbe convocare un incontro tra i RENITENTI al RIARMO nel suo quartiere, nel suo paese, nella sua città.

Penso a ARCI, alla Tavola della pace, all’ANPI, alla Laudato sii, al Movimento 5 Stelle, alle forze politiche che si sono mobilitate contro le basi militari, ad alcune forze sindacali e ad altre associazioni e gruppi.

Non si tratta però di discutere di quale RIARMO vogliamo. Perché non vogliamo proprio NESSUN RIARMO. 

Il precipitare degli eventi obbliga i RENITENTI attivi ad un salto di qualità.

Tocca a coloro che vogliono il dialogo, i negoziati, la pace subito, essere efficaci e organizzare tutte le forme di azione nonviolenta per ostacolare la deriva militarista e riarmista già in atto.

Non c'è tempo da perdere.

giovedì 13 marzo 2025

CONTRO IL RIARMO EUROPEO E NAZIONALE. SERVIREBBE UN INCONTRO PUBBLICO

 CONTRO IL RIARMO EUROPEO E NAZIONALE. SERVIREBBERO INCONTRI PUBBLICI E AZIONI DI CONTRASTO

Ursula è stata brava. Ha preso tutti alla sprovvista. E le forze politiche e l’opinione pubblica non hanno avuto tempo per discutere, neppure su una svolta epocale enorme come quella che si profila. Non c’è mai tempo per una discussione pubblica importantissima e aperta a tutti. E non solo per l’entità delle somme di denaro e delle vite in gioco.

Così Ursula si è fatta approvare un vago ma pesantissimo piano di RIARMO EU (per 800 miliardi di euro) da un composito consiglio dei primi ministri e una settimana dopo dal Parlamento Europeo. Ovvero, dopo 72 anni di silenzi o borbottii generici sulla difesa europea, in due settimane l’Europa ha deliberato di RIARMARSI, di costruire una difesa europea Comune, di potenziare una propria industria militare e di potenziare le difese nazionali. Il tutto imboccando una strada che potrebbe portare l’UNIONE EUROPEA verso la peggiore catastrofe della storia del continente; e questo senza che neppure le sue élite abbiano approfondito la questione. E senza che l’opinione pubblica europea abbia neppure avuto il tempo di formarsi un’opinione.

Tutti i giochi allora sono fatti? Non c’è davvero più niente da fare? Tutt’altro.

Io credo che i pacifisti attivi abbiano da fare molto per contrastare queste decisioni riarmiste.

E credo che gli antiriarmisti attivi debbano cominciare col ritrovarsi insieme, paesino per paesino, in tante piccole piazze e qui riconoscersi, discutere e provare a definire una propria agenda.

Oggi non abbiamo bisogno di poche grandi piazze piene di gente che la pensa diversamente su quasi tutto e non è in grado di darsi pochi obiettivi precisi e provare a raggiungerli.

Abbiamo bisogno di tantissime piccole piazze dove sia chiaro che l’obiettivo è bloccare il RIARMO. 

A PONTEDERA ci sono diverse associazioni di diverso orientamento culturale, sociale, sindacale e politico che potrebbero essere contro il RIARMO. 

Qualcuna di queste organizzazioni può convocare una riunione di coloro che sono contrari al RIARMO in Europa e in Italia per discutere di cosa si fare CONCRETAMENTE QUI E SUBITO per bloccare questa pericolosa deriva guerrafondaia?

Penso a ARCI, alla Tavola della pace, all’ANPI, alla Laudato sii, al Movimento 5 Stelle, alle forze politiche che si sono mobilitate contro la base militare della Tenuta Isabella, ad alcune forze sindacali e ad altre associati e gruppi che potrebbero aggregarsi per un NO chiaro e forte alla politica del RIARMO EUROPEO e italiano.

Il precipitare degli eventi obbliga i pacifisti attivi ad un salto di qualità e a darsi un programma di lavoro concreto e operativo.

Ma l’inizio sta nel raccogliere sotto le bandiere del NO al RIARMO, in tutti i comuni e le frazioni italiane, le persone di buona volontà. Tocca a coloro che vogliono il dialogo, i negoziati, la pace, far sentire chiaro e forte la propria voce che grida il NO AL RIARMO EUROPEO E NAZIONALE e che organizza tutte le forme di nonviolenza possibili per ostacolare la deriva militarista in atto.

CONTRO IL RIARMO. LO STRANO SILENZIO DEI GIOVANI

Chissà se lo sanno i giovani italiani che il RIARMO EU approvato la scorsa settimana dal Consiglio Europeo e ieri anche dal Parlamento Europeo è una scelta due volte contro di loro. Si, si, proprio anche contro i giovani italiani. Primo, perché il RIARMO innalzerà il livello del già spropositato debito nazionale italiano che si scaricherà sulle loro spalle come futuri e longevi contribuenti e come cittadini. Secondo, perché se il RIARMO provocherà la guerra, a farla saranno proprio loro, i giovani. E non avranno la possibilità di farla in smartworking, sdraiati su qualche bella veranda in qualche incantevole location italiana, davanti a un pc e a uno spritz. No. Come insegna l’attuale guerra in Ucraina dovranno combatterla nel fango delle trincee, negli accampamenti, tra le macerie degli edifici bombardati. E molti di loro ci lasceranno la pelle. Si perché se il RIARMO ci porterà in guerra tornerà anche la leva obbligatoria per i giovani italiani. Perché ci vorranno almeno 40 o 50.000 nuovi giovani soldati italiani per combatterla. Certo i nostri giovani potranno darsi alla macchia ovvero espatriare per non essere arruolati a forza. Si parla di 700.000 giovani russi che hanno lasciato il loro paese per non finire in guerra e di alcune centinaia di migliaia di Ucraini che hanno fatto lo stesso. Ma bisognerà che i giovani italiani fuggano fuori dall'Europa per non essere ricatturati come disertori negli altri paesi europei. E non sarà una passeggiata scappare.

Ma tutto questo sembra interessarli molto poco. Fanno finta di nulla. Sembra che il RIARMO sia solo una cosa per vecchi. Così per lo più i giovani tacciono. Almeno in pubblico. Niente dimostrazioni. I giornali non li cercano per sapere che cosa pensano. Le TV li ignorano. Sui social si parla d’altro.

Non si sente dire di manifestazioni di giovani contro il RIARMO. Né tra gli studenti delle superiori. Né tra gli universitari. Eppure la cosa lì riguarda. E parecchio.

Forse pensano che i vecchietti che hanno approvato il RIARMO a Bruxelles e a Strasburgo stiano scherzando; o che comunque, siccome i giovani sono considerati dall’opinione pubblica un generazione fragile e ansiosa, all’esame della leva militare saranno tutti scartati per scarsa attitudine al combattimento. Forse pensano che al fronte ce li accompagneranno gli insegnanti di sostegno o i tutor e che il grilletto glielo premeranno altri.

Io credo che si sbaglino di grosso; e che se il RIARMO funzionerà, via mail gli arriverà presto una cartolina precetto o un messaggino su WhatsApp che chiederà loro di presentarsi ai distretti militari. Dopodiché comincerà l’incubo.

Esagero? Lo spero anch’io.

Ma se non esagero, saranno cavoli amari. Non sarà allora il caso che i giovani comincino a far sentire la loro voce sul RIARMO?

Magari potrebbero farsi sentire persino i giovani del PD.

Non mi pare che sia stato un gran segnale quello di Elly di astenersi a Strasburgo. Oltre tutto il 50% dei suoi ha approvato il RIARMO. E nessuno di loro detto NO. Neppure Tarquinio e Strada. E i giovani PD che ne pensano?

Magari potrebbero tirar fuori la voce anche i giovani cattolici.

Papa Francesco avrà toccato i loro cuori. Auguriamocelo.

Perché anche se i giovani se ne fregano della politica, possono stare certi che la politica e il RIARMO si occuperanno attivamente di loro. E temo che la cosa alla fine ai giovani non piacerà per niente. E nemmeno a tanti vecchi, per essere chiari.

mercoledì 12 marzo 2025

NO AL RIARMO EUROPEO

L’ultima volta che molti Paesi europei (Uk, Francia, Italia, Germania) si riarmarono massicciamente fu tra il 1934 e il 1939. Alla fine di quel quinquennio di RIARMO, scoppiò la seconda guerra mondiale. 

Fu la peggiore carneficina mai organizzata dagli europei in tutta la loro storia precedente che si concluse con l’uso delle bombe atomiche americane in Giappone.

In questi giorni l’Unione Europea sta approvando piani di riarmo collettivi e nazionali in un contesto già infiammato dalla guerra russo-ucraina, dove gli stati della UE sono coinvolti senza truppe sul terreno ma dove il rischio di un coinvolgimento TOTALE è altissimo.

Il RIARMO, stimolato anche dalle scelte americane, può portarci dritto all’inferno (basta ricordare il caos dei Balcani negli anni ‘90). 

L’idea che l’EUROPA per dimostrare di essere una civiltà superiore debba riarmarsi è una FESSERIA.

L’idea che l’EUROPA possa esportare la democrazia con la deterrenza armata è una pericolosa stupidaggine (Iraq e Afghanistan stanno lì a ricordarcelo).

Certo l’Unione Europea deve difendere gli stati che ne fanno parte, ma con un sistema di difesa limitata. Senza pretendere di garantire la sicurezza fuori dai propri confini e senza far uscire soldati dai propri confini. 

Tra l’altro l’Europa dovrebbe dichiarare quali sono i propri confini. E riconoscere i propri limiti.

Oggi tantissima stampa,  tanta TV e tante forze politiche (di destra e di sinistra) si stanno schierando per il RIARMO, sia pure con molti distinguo.

Invece si ascoltano poche voci e spesso flebili, contraddittorie e ambigue contro il riarmo.

Manca un’opinione pubblica europea che si opponga al RIARMO senza se e senza ma. Se verrà la guerra travolgerà tutti, anche gli ambigui e gli indecisi.

E trasformerà tutti in carne da macello.

RIARMO. GIORGIA E ELLY SCONFITTE IN EUROPA. GUAI SERI PER NOI

Giorgia era andata al consiglio dei ministri europei di Bruxelles dicendo che il piano di RIARMO di Ursula non le piaceva. E' tornata in patria confermando che proprio non le piace, MA nel corso della riunione con gli altri capi di governo ha approvato anche lei il piano di RIARMO. 

Davvero una bella coerenza. 

Naturalmente ha cercato di trovare un po' di argomenti per far digerire la scelta ai suoi alleati di governo e agli Italiani tutti, ma la sostanza è che lei ha votato sì all'avvio del PIANO DI RIARMO EUROPEO.

Così se come europei e italiani ci indebiteremo per riarmarci e precipiteremo in guerra sarà anche merito di Giorgia.

Elly invece ha votato no al piano Ursula, ma solo nella riunione dell'Internazionale socialista di Bruxelles dove quasi tutti gli altri partiti socialisti europei hanno votato SÌ e quindi il suo NO è stato ININFLUENTE. Inoltre una buona parte del pluralissimo PD vede con favore il SÌ al RIARMO. Per cui Elly ha preso pesci in faccia dai suoi compagni socialisti europei e anche da una parte di quelli italiani. Un figurone insomma a cui ha replicato tacendo. Come se avesse perso una partita a scacchi davanti al caminetto.

E ora cosa faranno le leader dei due più grandi partiti italiani?

PROPRIO NIENTE.

O meglio Giorgia continuerà a chiedere di modificare un pochino il piano di RIARMO, ma, mentre LEI continuerà a gridare “Trump, pensaci tu!”, il PIANO DI RIARMO EUROPEO si attuerà. Anche in Italia, dove le industrie belliche italiane (alcune partecipate pure dallo Stato) spingeranno Giorgia e Crosetto a darsi da fare per partecipare alla spartizione della gigantesca torta degli investimenti militari (800 miliardi europei + 500 miliardi messi sul piatto dalla sola Germania).

Gli unici che a Destra potrebbero mettersi di traverso al RIARMO sono Salvini e Giorgetti. Ma per farlo sul serio dovrebbero buttare giù il governo. Arriveranno a tanto? Temo proprio di no. 

Quanto a Elly borbotterà molto, preciserà tanto, marcerà a vanvera e alla fine si allineerà alle scelte di Ursula, parlerà d'altro e non farà nulla per fermare il RIARMO europeo.

Davvero GROSSI GUAI per gli europei e gli italiani. GROSSISSIMI

NIENTE RIARMO NAZIONALE, DICE SCHLEIN. MA IL PD E I SOCIALISTI EUROPEI SOSTERRANNO LA SUA DECISIONE?

Le parole della segretaria del PD, Elly Schlein, secondo la stampa nostrana esprimono con una certa chiarezza la sua contrarietà al piano “ReArm Europe” presentato da Ursula Von der Leyen. Circa 800 miliardi di spese militari. La Schlein si è dichiarata favorevole alla “difesa comune europea”, ma “non invece al riarmo nazionale". Francamente non capisco che vuol dire. Ma prendiamola per buona.

Intanto una vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, eletta nel PD, si è invece detta favorevole al piano di riarmo di von der Leyen e ha invitato la Schlein a rivedere le sue posizioni.

Niente di nuovo in un partito molto molto plurale.

Ma la Picierno ha fatto anche di più. Ha lanciato un appello manifesto per “un’Europa libera e forte” in cui, tra le altre cose, propone un nuovo trattato per ridefinire l'azione diplomatica e difensiva della UE. Una specie di Nato europea?

Ma a che titolo agisce la Picierno? Vallo a sapere. Intanto raccoglie firme e consensi sulla sua proposta come se fosse il leader di un grande cartello politico.

Oggi si terrà la riunione dei socialisti e democratici europei. 

Dovrebbero essere loro a decidere se la chiamata al “ReArm” della Ursula verrà votata dai deputati dei partiti socialisti europei a Strasburgo. Se non lo faranno, è probabile che il piano non sarà approvato dal Parlamento Europeo.

La riunione è quindi molto importante.

Io temo che la famiglia dei socialisti europei approverà il “ReArm” di Ursula, anche contro il parere della Schlein.

Tra poco si vedrà come andranno le cose!

martedì 4 marzo 2025

IL RUOLO DELL'EUROPA NELLA RISOLUZIONE DEL CONFLITTO UCRAINO.

La politica estera la fanno gli Stati. Quelli forti e quelli deboli. Democratici, autoritari, socialisti, liberali, teocratici, fascisti, criminali. Sono concetti importanti sul piano politico interno. Ma di poco peso nell’agone internazionale. La politica internazionale la fanno gli Stati, che si dividono, sintetizzando, in forti e deboli. Gli stati europei nel secondo dopoguerra erano quasi tutti debolissimi e sono stati spartiti in due zone di influenza dalle superpotenze vincitrici. Con poche eccezioni. Non rilevanti. Questo assetto è saltato con il collasso dell'Unione Sovietica nei primi anni '90. A quel punto gli americani hanno portato avanti la loro zona di influenza, coadiuvati dall'Unione europea, fino quasi alle porte di Mosca. Per un attimo hanno sognato di inglobare perfino Mosca in questa zona. Ma all'inizio degli anni duemila l'impero russo si è ripreso dal collasso e si è riorganizzato (non molto ma un po' si) e ha deciso di bloccare l'avanzata occidentale e poi di provare a riprendersi pezzi dell'impero sovietico e zarista (puntando sulla nazionalista e sulla retorica della guerra patriotica antinazista e sul sogno della grande Russia). Bene. L'Ucraina, resa indipendente dal collasso sovietico, si è trovata sulla linea del fronte. Pensando di poter essere garantita nella sua indipendenza da Unione Europea e Usa, l'Ucraina ha cercato di consolidare il distacco da Mosca. Mosca però non ha mollato l’osso. A costo di invaderla e di rischiare un conflitto nucleare con la Nato. Il resto è storia degli ultimi 3 anni. Oggi gli Usa, che sono il baricentro militare della Nato, dicono di voler trattare un accordo sull'Ucraina con Mosca, senza gli Europei (che considerano e sono sostanzialmente loro vassalli militari e politici) e senza gli ucraini (che sono meno di vassalli, come dimostra il modo in cui il loro capo è stato trattato a Washington nei giorni scorsi). Ora se l’Europa se la prende per questo trattamento e litiga con gli Usa e decide di assumersi l'onere della indipendenza e della sicurezza dell’Ucraina fa un atto sconsiderato politicamente e militarmente, che rischia di pagare carissimo. Forse perfino col collasso della stessa UE. Se, come ribadisce spesso e giustamente Prodi, l’Europa è un nano militare (e lo è), senza il sostegno Usa non può garantire non solo la sicurezza dell’Ucraina, ma forse neppure la propria. Ergo se non vogliamo impantanarci in un contesto internazionale che (senza parlare di armi atomiche) può esserci letale, credo che non possiamo continuare né a parlare di pace giusta, né a pensare di potercela cavare da soli. Né men che mai a riarmarci. Follia nella follia. L’Europa da sola negli anni ‘90 non riuscì a cavare un ragno dal buco nella crisi balcanica. E senza l’intervento militare Usa saremmo ancora lì. Per questo la cosa più intelligente da fare è far trattare gli Usa coi Russi e sperare di farci tutti meno male possibile. Ucraini inclusi. Imnaginare un ruolo forte della UE perché siamo nazioni democratiche (che pure è vero), può farci solo molto male. A noi e agli Ucraini, che lo sanno e non a caso sono pronti a genuflettersi davanti agli Usa pur di non essere abbandonati da loro. Perdonami la pappardella.


MICHELE SERRA E L’ORGOGLIOSA IDEA DI UN’EUROPA FORTE E ARMATA

Chi cercasse nel testo di Michele Serra che invita a scendere in piazza per l’Europa la parola PACE non la troverebbe. Non c’è.

C’è invece uno slogan suggestivo di spirito garibaldino e potenzialmente molto MOLTO guerrafondaio: “o si fa l’Europa o si muore”.

Ora Garibaldi nel 1860 voleva cacciare i Borboni dal sud Italia, unire l’Italia e ci riuscì, col sostegno degli inglesi.

Ma Serra e i suoi sostenitori chi vogliono cacciare e soprattutto cosa voglio fare? Non è affatto chiaro.

Ora va detto che se vogliono fare ORGOGLIOSAMENTE un’EUROPA FORTE E ARMATA in grado di cacciare i russi dall’Ucraina e di diventare la garante della sicurezza degli ex paesi del patto di Varsavia, pagando i costi necessari (in soldi, armi e vite umane), IO NON SONO PER NIENTE D’ACCORDO.

L’idea di morire o di fare morire qualcun altro, e soprattutto i nostri figli e nipoti, per un’Europa forte, armata e orgogliosa di sé MI FA ORRORE. Si, proprio O-R-R-O-R-E.

Penso che questa idea sia FOLLE e vada civilmente ma fermamente combattuta.

E se la “neneista” SCHLEIN (come l'ha definita domenica Aldo Grasso sul "Corriere") va dietro a Serra & Company (e anche alla Von der Leyen) commette un TRAGICO SBAGLIO. Mi auguro che molti dei militanti del suo partito glielo dicano forte e chiaro.

Chi agita le piazze nei periodi di grande confusione come questa soffia sul fuoco delle passioni. Ma le passioni sono spesso dinamite e possono esplodere in maniera incontrollata. 

Invece mai come oggi servono ragione, prudenza e sangue freddo.

lunedì 3 marzo 2025

MOSTRE D'ARTE PONTEDERESI. SKIM OGGI CHIUSO

Ieri, sabato 1 MARZO, al Museo Piaggio è stata inaugurata la mostra di SKIM a cura della Fondazione Piaggio e del Comune di Pontedera. Durerà circa 30 giorni. Oggi però DOMENICA 2 MARZO il museo è chiuso e la mostra di SKIM nel giorno settimanale che di solito dovrebbe vedere i maggiori passaggi di visitatori è ovviamente e rigorosamente chiusa.

Sorgono spontanee due domande:

1. Ma per chi vengono organizzate le mostre a Pontedera?

2. Ma davvero interessa che le mostre vengano visitate e attirino pubblico?

sabato 1 marzo 2025

FRONTE ORIENTALE. IL PD PONTEDERESE DIVISO SULL’UCRAINA

Meno male che la sezione Bertelli del PD pontederese c’è, fa sentire democraticamente la propria voce e anima il dibattito pubblico cittadino.

Infatti, confermando le sue antiche simpatie filosovietiche, che risalgono ai tempi di quando Cossutta contestava la scelta filoatlantica e lo strappo da Mosca di Berlinguer, nei giorni scorsi, pur riconoscendo che sono stati i russi ad invadere l’Ucraina, la “sez. Bertelli” ha fatto proprie molte argomentazioni di Putin e ha sostenuto che la guerra è stata voluta e preparata dagli Usa e dall’Europa. I russi, poveretti, sono stati costretti a invadere l’Ucraina per denazificarla e fermare l’avanzata della NATO sul fronte orientale. E tra che c'era la “sez. Bertelli” del PD ha ripreso anche alcune annotazioni di Papa Francesco.

Per chi conosce Pontedera non è affatto strano che l’ex sezione più filosovietica del PCI si mostri oggi come una delle sezioni del PD compattamente più filoputiniana, russofila e antiamericana. Ci sarebbe semmai da meravigliarsi del contrario.

Comunque la cosa più buffa della vicenda è il comunicato, spedito via Facebook, della segreteria del PD comunale che ricorda alla sezione Bertelli, con un tono in puro stile sovietico, che la linea del PD sull’Ucraina è una sola: quella antiputiniama sostenuta dal PD nazionale e comunale. Quella insomma della “pace giusta”, incarnata anche dal presidente Mattarella che di recente ha difeso Zelenskj e garbatamente ha accostato Putin a Hitler.

Peccato però che nel PD nazionale (e locale) ci sia un ventaglio molto più variegato di posizioni sulla guerra che la Schlein cerca a fatica di mediare. E lo stesso vale per il gruppo parlamentare europeo del PD, dove ad es. le idee di Tarquinio, ex direttore del quotidiano “l’Avvenire”, appaiono molto simili a quelle della “sez. Bertelli” e di Papa Francesco.

Ma allora perché, mentre Putin e Trump trattano la pace sulla testa degli ucraini e degli europei, a Pontedera si scontrano pubblicamente militanti del pd? Boh.

Intanto la battagliera “sez. Bertelli” si è riunita di nuovo e con coraggio ha respinto le pretese della segreteria cittadina del PD di tapparle la bocca e ha ribadito tutta la propria totale antipatia per Zelenskj.

E la segreteria comunale del PD ora che farà?

Se non stessimo parlando di una tragedia mondiale, ci sarebbe da ridere.