sabato 24 dicembre 2016

Nella vigna del testo. Per una etologia della lettura / Ivan Illich, Raffaello Cortina editore, 2000
Nella vigna del testo si strizza poco vino per la lettura e anche quello che ne viene fuori è così e cosi. Amici che stimo mi avevano parlato bene del libro. Ma, almeno dal mio punto di vista, ovvero di chi cerca suggerimenti per far leggere i non lettori, il testo offre poco. Ma, pur non avendo particolari basi per valutarlo, il testo mi pare modesto anche da altri punti di vista.

venerdì 23 dicembre 2016

OGNI EPOCA HA LE SUE PAROLACCE.
Nell'era della comunicazione urlata, inutile sprecare fiato a chiedere di abbassare i toni. Dai giornali alla tv l'imperativo categorico è farsi leggere o ascoltare. Per farlo molti strillano. Esagerano. Iperboleggiano. Alcuni usano intensivamente  il turpiloquio. Lo usano come fertilizzante. La comunicazione si è in qualche modo sottoproletarizzata. Per arrivare a farsi ascoltare da tutti, il livello della comunicazione è sceso nel fango e schizza m...ota dappertutto. Del resto se una parte del paese vive nella miseria economica, se un'altra parte vive nella miseria morale, non può stupire che un'altra parte ancora sguazzi nella miseria linguistica. Nel paese di Dante, Boccaccio e Petrarca la cosa potrebbe suonare come una bestemmia. Ma le bestemmie piacciono agli italiani e a volte hanno un sapore liberatorio. Temo che anche per il turpiloquio e per le esagerazioni verbali sia un pò la stessa cosa. Insomma ci dovremo convivere. Forse la Crusca ci farà perfino degli studi sopra. Mentre noi ce ne faremo una ragione. What else?

lunedì 19 dicembre 2016

7 LEZIONI SUL PENSIERO GLOBALE / EDGAR MORIN (Raffaello Cortina Editore, 2016, p.114)
Libro divulgativo, ma non banale e con diverse chicche di riflessioni da tenere ben presenti. Non aggiunge niente (o poco, per quello che ne so) all'opera saggistica, per altro sterminata, di Morin, ma costituisce pur sempre una lettura intelligente e ben spiegata del suo pensiero e del suo approccio al pensiero globale contemporaneo. Per chi non conosce la sua opera una lettura impegnata ma non impossibile, che potrebbe conquistare il lettore e convincerlo a leggere anche altre opere più impegnative di Morin.

domenica 18 dicembre 2016

Il partito della complessità e della ragione
Il pd è l'ultimo partito della scena politica italiana che possa legittimamente fregiarsi di questo nome presente nella Costituzione, gli altri essendo delle robe informi con capi, cortigiani e code, ma non partiti. E sicuramente gli altri partiti non sono organizzazioni di massa diffusi nel paese. Ora il principale problema del pd sono le tante anime e i tanti protagonismi che esso contiene, a cui si aggiunge la sterminata voglia di fare le scarpe gli uni agli altri. Il tutto insieme a quella bagatella che è fronteggiare la difficoltà di dover governare e di tener conto al contempo del sistema paese e di chi soffre di più. Sapendo che governare vuol dire rispondere alle attese di un paese che continuerà inevitabilmente a crescere economicamente poco e quindi avrà poco da redistribuire e regalare. Il che è un altro bel problema. Del resto solo degli insipienti possono davvero credere di avere la ricetta miracolosa in tasca (in testa, per ovvie ragioni, non essendo possibile che ce l'abbiano). La complessità è tutta qui. Occorre allora che la multietnica classe dirigente del pd, se vuole mantenere la responsabilità di governare (cosa che non gli ha ordinato nessuno di fare), manovri con intelligenza. Negoziando, accordandosi, cercando compromessi e soluzioni. Usando la ragione. La ragione insieme alla passione, per citare un recente richiamo di Edgar Morin. Evitando che la sola passione travolga il meglio del pd. Evitando l'ansia assurda di volere tutto e subito. Evitando l'uso del fuocoamico. Senza costringere i vecchi azionisti del partito ad andarsene. Bisognerebbe abbassare i toni. E tocca soprattutto agli eletti mantenere nervi saldi e guardare lontano. Chi giocherà a strafare, rischierà di sfasciare tutto. Evitatelo. Sarebbe un disastro per il pd, ma soprattutto per il paese.

sabato 17 dicembre 2016

Finché  c'è raggi c'è speranza
Se fossi Matteo suggerirei al capogruppo del pd al consiglio comunale di Roma di presentare una mozione che incoraggi il pentastellato sindaco a rimanere abbarbicato alla poltrona di sindaco almeno fino alle prossime elezioni politiche. Infatti più il pentastellato sindaco dispieghera' tutta la sua incredibile sagacia politica più anticorpi antigrullini si diffonderanno nell'opinione pubblica italiana. Dispiace solo che tocchi ai romani fare da cavie. Ma qualcuno deve pure sacrificarsi per il bene della patria.
Riviste, società storiche, archivi e identità toscana. Un bel seminario organizzato ieri a San Miniato.

Una trentina di interventi hanno caratterizzato la giornata di riflessione e di studio che si è tenuta presso la sede dell'Accademia degli Euteleti di San Miniato sul tema "RITORNO AL TERRITORIO? Riviste, ricerca storica, archivi e identità locali in Toscana ai tempi della globalizzazione". Hanno partecipato i rappresentanti di quasi tutte le società storiche toscane e di molte associazioni e istituzioni che promuovono la conoscenza storica sul territorio regionale. Alla fine si è anche deciso di dar vita ad un coordinamento regionale e sono state avanzate alcune idee progettuali.



Almanacco Pontederese 2017
Oggi in biblioteca alle 17,30 presentazione dell'Almanacco pontederese curato da Benozzo Gianetti, illustrato con disegni di Giorgio Dal Canto, con una ricca sezione di notizie utili sulla città e sulle sue istituzioni, i suoi servizi, le associazioni e chi più ne ha più ne metta, scrupolosamente curato da Franco Ferrini.
L'anno di riferimento è il 1972. Anno elettorale, tanto per gradire, su cui ci sarebbe molto da dire. Ma la lettura delle cronache, sintetiche ed efficaci, costituisce un trenino di sorprese e quindi non vale la pena di anticipare nulla di quello che il lettore potrà scoprire coi suoi occhi. Leggendo.
Due parole invece sul Notiziario di Ferrini. Ricchissimo. Esaustivo. Denso di informazioni. Utile per chi voglia navigare con intelligenza e conoscenza in Pontedera. Ne esce una piccola cittadina vivacissima, perfino brulicante, contrariamente a tanti urticanti commenti che si leggono in certe cronache e soprattutto sui social. Bravo Franco. Per la pazienza. E l'amore con cui raccoglie le informazioni. Sì, proprio un'iniziativa lodevole che non a caso ha raggiunto la sua 34esima edizione.

mercoledì 14 dicembre 2016

La febbre del volo. La storia dei Fratelli Antoni di Giacomo Bracci (Felici Editore, 2012)


Piccolo libro per ragazzi che racconta la passione per il volo e tutta una vita dedicata a cercare di far volare gli aerei. Tra le fine dell'800 e l'inizio del '900 la febbre dl volo colpisce anche i fratelli Ugo e Guido Antoni, pisani, ma in gioventù residenti anche a Peccioli. Sognano di costruire aerei e di fare trasvolate. Costruiranno piccoli velivoli e apparecchi leggeri ma in grado di volare. Costruiranno una scuola di aviazione e perfezioneranno le tecniche allora conosciute. Fonderanno l'aeroporto o quello che poi sarà San Giusto e una piccola impresa di aviazione che nel 1918 Rinaldo Piaggio rileverà per farne insieme agli stabilimenti di Pontedera una grande fabbrica di produzione di aerei. La storia dei fratelli Antoni è piena di difficoltà, di tenacia, di ingegno e i fratelli in parte avranno successo e in parte no. Ma alcune loro idee si riveleranno molto importanti per lo sviluppo dei velivoli moderni. La loro storia, sospesa tra il coraggio per la sperimentazione, le tecniche, il disegno, animata da una grande passione per il volo, merita di essere conosciuta. Soprattutto dai pisani e da chi come a Pontedera si è giovato del loro lavoro e del loro genio.



martedì 13 dicembre 2016

L'imbecillita' è una cosa seria di Maurizio Ferraris, il Mulino, 2016.
Si tratta di un libro piccolo. Una strenna natalizia scritta con gusto e con arguzia. Appena un centinaio di pagine in cui il filosofo Ferraris riflette con suggerimenti e dettagli sul tema della stupidità umana come elemento purtroppo fondante e difficilmente eliminabile dalla storia umana. Un saggio amaro, realista, come le posizioni del filosofo, e allo stesso tempo divertente e che fa meditare. In sostanza sostiene Ferraris non siamo angeli caduti, ma animali imperfetti e bisognosi che solo a fatica e con grande incertezza riescono a gestire la propria "umanità". Ma tutto detto molto meglio e riflettendo su un sacco bestialità e di sciocchezze dette... anche da altri filosofi su questo argomento. Due ore di lettura piacevole, anche se occorre avere una qualche passione per la filosofia per gustarselo bene. O almeno credo. Posfazione. Mi sembrava un testo perfetto per il dopo referendum.

sabato 10 dicembre 2016

IL DOPO RENZI SARA' CONFUSO
Chi ha voluto azzoppare Renzi, che era riuscito a sbrogliare una situazione politica non facile, due anni e mezzo fa, ora deve sorbirsi una situazione ambigua e confusa. Il si di 13 milioni e passa di italiani non è bastato a tenere in sella Matteo. Ora perciò si apre una stagione confusa, stile prima repubblica, come è inevitabile. E quelli del no che dicevano che il dopo renzi sarebbe stata una passeggiata avranno modo di toccare con mano tutti i giorni che avevano sbagliato analisi. La vittoria dei costituzionalisti duri e puri riporta infatti indietro le lancette dell'orologio della storia politica del paese. E se si arriverà ad un ritorno al quasi proporzionale con premio minimo alle coalizioni  si tornerà per forza a governi di centrodestra o centrosinistra appoggiati dall'una e dall'altra parte con inciuci degni della 1a Repubblica. Insomma più rappresentatività fa rima con più compromessi quotidiani in Parlamento e con più accordi sottobanco.. Se si vogliono vittorie più  nette e vincitori meno condizionati dai vinti, serve una legge più maggioritaria e istituzioni meno bicamerali. Ma se la maggioranza del popolo, 19 milioni di no contro 13 di sì, questa cosa non la vuole, trovo giusto che non si faccia. Solo che il neppure popolo non può volere la botte piena e la moglie ubriaca. Questa pretesa non si realizzerà neppure se la chiedono 19 milioni di votanti. Il popolo è bene che lo sappia.

venerdì 9 dicembre 2016

LA TERZA SFIDA CULTURALE PER PONTEDERA
Dopo il Teatro Era, dopo la Biblioteca Gronchi, l'Amminisfrazione comunale Pontedera ha lanciato la sua terza grande sfida culturale di questa legislatura, quella di costruire un polo espositivo, riconosciuto a livello quanto meno regionale, per l'arte contemporanea. Non un Museo d'arte contemporanea, ma un centro dove far transitare mostre importanti di arte contemporanea. La parziale riqualificazione del Palazzo della Pretura e il trasferimento in quella sede del Centro O. Cirri forniscono il necessario supporto spaziale e organizzativo alla realizzazione dell'obiettivo, che sarà gestito però da un ente esterno al comune (anche se partecipato): la Fondazione per la cultura di Pontedera diretta da Daniela Pampaloni.
Stasera, al teatro Era, ho ascoltato sia il sindaco che la Pampaloni parlare con passione di questa nuova sfida culturale. Il contesto e gli obiettivi sono chiari. Manca, e va invece indicato, l'orizzonte numerico e quantitativo della sfida. L'indicazione dell'altezza dell'asticella da superare o comunque da raggiungere. Da qui al 19 di aprile vanno staccati quanti biglietti veri? 10.000? 20.000? 30.000? Quanti visitatori paganti ci si aspetta di avere? E quanti cataloghi di vendere? Questi due dati vanno forniti, sia pure come ipotesi, di lavoro all'opinione pubblica. Perché su questi si ragionera' dopo il 19 di aprile per definire se l'evento è  stato un successo o meno. Per far si che la cultura dia pane e lavoro infatti servono anche risultati tangibili che vanno conquistati giorno dopo giorno. Per fare 30.000 passaggi paganti servono quasi 250 passaggi paganti al giorno. Troppi? Pochi? Fissiamo un tetto più realistico. Ma fissiamolo. Servirà anche al mondo del commercio per capire quale flusso potenziale di persone al giorno possiamo attenderci. E farci un'idea dell'impatto che questa sfida culturale potrà avere per la città e per la cittadinanza.

giovedì 8 dicembre 2016

Inaugurata una mostra dedicata al futurismo con opere di autori di grande valore nel rinnovato Palazzo della Pretura di Pontedera

Pontedera ha un nuovo spazio espositivo e oggi ha inaugurato una mostra straordinaria TUTTI IN MOTO. La mostra parla di futurismo, di velocità e di mezzi di locomozione, dai treni agli aerei passando x moto e automobili. La mostra al rinnovato palazzo della Pretura, con un'appendice al Museo  Piaggio, viaggia sui livelli delle mostre di palazzo Blu di Pisa. Ora però c'è bisogno di uno sforzo di comunicazione che porti la notizia lontano da Pontedera.  Tutti i pontederesi che lavorano fuori città dovrebbero farsi ambasciatori di questa grande novità. Non è difficile. Basta ricordare il motto della banda cittadina.
La Fondazione per la cultura che gestirà lo spazio e la mostra ha assunto a tempo determinato come guide ed assistenti di sala diversi giovani.
Forza ragazzi, i pontederesi sono con voi. Coinvolgete quante più persone potete e raccontate la bellezza e la cultura che tutti i giorni sarete chiamati a custodire e soprattutto a valorizzare. Lanciate tanti post, raccontate la vostra esperienza, condividete con la città il vostro lavoro ed il vostro impegno. Giorno per giorno. Non dovete solo aspettare il pubblico e accompagnarlo nella visita, dovete conquistarlo. E dovete far sentire la città orgogliosa di aver costruito un luogo come il PALP. Forza e in bocca al lupo.



mercoledì 7 dicembre 2016

Tutti in moto.
La mostra nel palazzo Pretorio di Pontedera.

Pontedera ha avviato da anni un percorso culturale e artistico importante che cerca di far entrare anche questa nostra città nel grand tour del contemporaneo italiano. Il progetto organizzato attorno alla rinascita del Palazzo Pretorio va in questa direzione. Penso che sia un percorso coraggioso che l'amministrazione comunale, il suo sindaco, il pd che esprime la maggioranza politica cittadina vogliono giocare al meglio delle loro possibilita' , creando ponti e sinergie col mondo della ristorazione e delle imprese private. L'esito di questa scommessa imprenditoriale è importante per il futuro della città.  In termini di occupazione, di immagini, di risultati ottenuti, di risorse portate a deposizione dei cittadini. Mi auguro che tutti diano una mano.
Il pd a guida Renzi dovrà scegliere alleati per le elezioni
Se è vero che Renzi ha deciso di andare a votare (ma Matteo è il più imprevedibile dei condottieri politici apparsi sulla scena del paese degli
ultimi 70 anni), deve affrontare il problema di chi scegliersi come alleato o decidere di correre da solo. Ovviamente, come ha scritto Ezio Mauro, sarebbe meglio lavorare per ricostruire una "sinistra di governo moderna, occidentale, europea, finalmente risolta", ma in attesa di risolvere il problema da nulla posto da Mauro ovvero di quadrare il cerchio, forse si dovrà pensare alla prossima campagna elettorale. E in tal caso è difficile che il pd del si al referendum si rappacifichi con Bersani e Vendola e riproponga la grande armata di centro sinistra che guarda a sinistra che con bersani non riuscì a farcela nel 2013. Nel frattempo, tra l'altro, la sinistra bersaniana e vendoliana si è ridotta a poca cosa, e difficilmente con loro Renzi riprenderebbe anche solo i voti del 2013. Oltre tutto il referendum ha bombardato gli ultimi ponti che collegavano il centro sinistra con quel che resta di una sinistra sinistreggiante. Mentre sempre il referendum ha rinsaldato lo strano ma non imprevedibile connubio del centro-sinistra col centro destra fuoriuscito dall'area berlusconizzata. È l'armata del no, un centropocodisinistra con una spruzzata di destra, quella che Renzi potrebbe provare a manovrare per arginare l'avanzata grillina che potrebbe contare al ballottaggio sul sostegno della destra berlusconizzata e salvinista.
Ma non so se Renzi vuole andare davvero al voto e se Mattarella ce lo manderà. Questo lo vedremo vivendo.

Resta comunque per Renzi (e ovviamente x il pd) il problema di quale alleanza mettere in campo per le prossime elezioni o i prossimi mesi in parlamento, perché anche dalla scelta delle alleanze dipenderanno la vittoria o la sconfitta. Perché anche se Bersani e Vendola tornassero all'ovile, in un eventuale ballottaggio peserebbero poco; mentre il centro destra berlusconizzato e grillo hanno dimostrato al referendum di poter contare su un elettorato fedele e manovrabile, disposto ad allearsi nel segreto dell'urna per fermare Matteo e far vincere il meglio posizionato dei loro candidati. Livorno, Torino e Roma ce lo insegnano. Per fortuna non è ancora detta l'ultima parola.

martedì 6 dicembre 2016

Sono arrivati all'Università di Dakar in Senegal libri di grammatica, filologia, letteratura (narrativa e teatro), arte e storia italiana per gli studenti senegalesi del corso di italianistica attivato presso l'Università.

La raccolta di libri che aveva base presso la Biblioteca Gronchi di Pontedera è stata organizzata e sostenuta a cura delle biblioteche della Rete Bibliolandia. 

E' stata Bibliolandia a gestire il progetto e a dialogare con l'Associazione Senegal Solidarietà che ha poi organizzato il trasporto dei libri in Senegal. In questi giorni, come si vede nella foto, i libri sono giunti a destinazione. 
Grazie ai bibliotecari della Rete, un centinaio di studenti senegalesi studieranno la lingua e la cultura italiana sui libri donati e raccolti dalle biblioteche e soprattutto dai cittadini della Provincia di Pisa.


lunedì 5 dicembre 2016

Il SI al referendum è stato sconfitto, ma...
Il risultato referendario pur con le sue caratteristiche è molto buono per chi vuole cambiare in meglio il paese e non solo coalizzarsi per stare fermo.
Ottenere un consenso vero del 40% di elettori, in una situazione come questa, con tutte le forze politiche del paese, tranne la parte maggioritaria del pd, schierate per il NO non era affatto scontato. Tra l'altro Renzi ha di fatto subito una scissione sostanziale se non formale di una parte del suo partito e delle forze amiche che fiancheggiavano il suo partito.
Insomma una situazione complessa in cui le forze del cambiamento si sono rivelate minoritarie a livello popolare, ma di una minoranza compatta e tutto sommato ben radicata e di ampie proporzioni che, ad essere sincero se resterà del 40% dopo il conteggio dei voti veri, non mi aspettavo.
Del resto è noto che l'italia non l'hanno fatta i plebisciti voluti da Cavour ma un migliaio di garibaldini disubbidienti che hanno rischiato la pelle e combattuto contro i borboni, creando una situazione politica e militare nuova e favorevole alla nascita del nuovo stato nazionale italiano. Stesso ragionamento con la resistenza tra il 43 e il 45. Sono state minoranze coraggiose a salire sui monti e a dare battaglia.
Ma tornando al referendum ovviamente la bufala dei poteri forti si è rivelata per quella che è, vale a dire una sciocchezza. Perché dei poteri forti che perdono cosi non sono evidentemente poteri forti. E chi sosteneva questa tesi sarà contento di vedere i poteri forti sconfitti, ma non perché la sua analisi fosse corretta. Semplicemente perché è più facile mettere d'accordo tante persone per un NO a qualcosa o a qualcuno, che metterne d'accordo tante su qualche progetto comune e su qualcuno.
L'individualismo nazionale trova più facile ostacolare qualcuno o qualcosa piuttosto che definire e sostenere una soluzione innovativa comune. Mi sembra questa la spiegazione migliore di quanto successo.  Gli italiani mostrano un forte conservatorismo.  Questo caratterizza stabilmente le maggioranze politiche di questo paese, che non a caso, in 70 anni di repubblica, non ha mai visto governare la sinistra se non in coalizioni in cui il baricentro però stava rigorosamente al centro quando non a destra.
Da qui, cioè da un trend di lungo periodo, ripartirà la vita politica italiana. Che i poteri forti ce la mandino buona!

domenica 4 dicembre 2016

Biblioteca Gronchi in Fiera
Conclusa alle ore 20 la fiera del Bambino Naturale in biblioteca articolara in due giornate.
Quando gli organizzatori ci hanno chiesto questa estate se concordavamo con la loro idea di localizzare proprio dentro la biblioteca, sia pure in un sabato ed in una domenica, l'evento, un pò mi sono preoccupato. Ma siccome il nostro obiettivo è allargare al massimo la platea dei lettori ed in particolare dei lettori più piccoli, dopo averci riflettutto bene abbiamo fatto nostra l'idea e sperato che tutto funzionasse al meglio, anzi che in biblioteca arrivasse il maggior numero possibile di persone.
E questo più o meno è successo.
Molti eventi, anche se non partecipatissimi, molto il pubblico, anche se non da stadio come, a dire il vero, un pò mi sarei aspettato.
Alta la qualità delle cose proposte. Come era previsto.
Bravissimi gli organizzatori. A cominciare da Marina Sarchi e Valentina Filidei.
Sui 1500 i passaggi unici nei due giorni, se i varchi elettronici non ci hanno ingannato.

sabato 3 dicembre 2016

Alluvione Pontedera - libro Quirici e Filidei

Il libro di Quirici e Filidei sull'alluvione del '66 a Pontedera

Ok, il volume è pensato come una strenna natalizia. Il mestiere del resto non è acqua. Ma a parte questo, la piccola enciclopedia portatile che Michele Quirici e Valentina Filidei hanno confezionato per aiutarci a ricordare e a capire cosa è stata l'alluvione del '66 a Pontedera, mette insieme e cerca di governare una mole impressionante di temi e documenti, sfruttando al meglio l'apparato fotografico.
Recensire un testo così è dunque un'impresa al limite dell'impossibile e quindi mi limiterò a sottolineare le cose che mi hanno più colpito e che per me hanno un valore assoluto, perché ci fanno fare un salto nella conoscenza dell'esondazione dell'Era dopo la rottura dell'argine davanti alla "Montagnola".
E la prima ricchezza che il libro ci regala è l'enorme mole di foto di cui un trenta per cento e forse più è inedita. Le foto parlano e non annoiano. Danno il senso della catastrofe naturale che l'alluvione ha rappresentato. Da bibliotecario sono rimasto colpito dalle immagini dei libri della Biblioteca comunale finiti, come accadde a Firenze con quelli della Nazionale, sott'acqua e nella mota. La Biblioteca comunale di Pontedera, allora ubicata in via Pellico, perse opere importanti tra cui la storica Enciclopedia Treccani (che sarebbe stata poi ricomprata grazie ad un finanziamento del Senato, ottenuto, mi raccontava il prof. De Martini, per l'interessamento del senatore Giovanni Gronchi, ex presidente della Repubblica, pontederese).
Ma delle foto pubblicate nel volume, quelle dedicate alla biblioteca sono solo  un piccolio numero. In realtà le più importanti e significative raccontano i molti luoghi della città invasi e devastati dall'acqua sporca ed in particolare: le botteghe e le imprese di Pontedera, i luoghi del commercio e del lavoro, la fabbrica Piaggio (che per quanto allora attraversasse una crisi di ridefinizione produttiva era un colosso da circa 5000 addetti più l'indotto, allora molto robusto), l'ospedale Lotti. E poi ancora lo scolmatore, le scuole, i villaggi, ecc. ecc. E un'infinita varietà di altri edifici, attività e luoghi che sarebbe troppo lungo riassumere. Il libro va letto.
La seconda è il recupero di alcune testimonianze tra cui quelle di: Luigi Bruni, Giacomo Maccheroni, Mons. Vasco Bertelli. Opera meritoria è rimettere insieme tutte queste ed altre voci e ridare loro fiato attorno ad un episodio destinato a rimanere memorabile.
Ancora. Il testo contiene una riflessione sullo stato della sicurezza idraulica di Pontedera tra ieri e oggi, affidato alla geologa, già collaboratrice di Luigi Bruni, Francesca Franchi. Testo su cui però non ho nè competenza né presunzione per entrare.
Accanto alle foto si trova una ricca rassegna stampa di ritagli di quotidiani dell'epoca, con prevalenza di articoli della Nazione e del Telegrafo (oggi Tirreno).
Il volume racconta infine la storia dei soccorsi e poi dell'impegno per la rinascita della città. Il rimboccarsi le maniche di tanti cittadini. Il ruolo degli uomini delle istituzioni pubbliche. Tutto un gran darsi da fare per far ripartire i servizi pubblici, i negozi, i laboratori artigiani, le piccole fabbriche e alla fine ricominciare a produrre "vespe" e "ciclomotori" alla Piaggio.
Il libro racconta di come i pontederesi spazzarono via la mota dalle case, dai negozi e della fabbriche, si rialzarono in piedi e costruirono una città ancora più bella e dinamica di quella precedente all'alluvione.
Vale la pena di leggerlo e di tenerlo a portata di mano, anche se ha un taglio inevitabilmente celebrativo e un sapore un tantinello istituzionale. Di sicuro vale le pena di farlo leggere ai figli e ai nipoti. Di sfogliarlo insieme a loro. Di arricchirlo con memorie personali e ampliando le didascalie, almeno per coloro che sono in grado di farlo.  Di raccontare e ricordare, soprattutto nei momenti di crisi come questa che stiamo attraversando, cosa siano le tragedie vere e come gli uomini abbiano grandi risorse per uscirne fuori.
Anche dalle più difficili e dolorose infatti si può alla fine sortire meglio e più forti di come ci si è entrati.
Ma serve coraggio, voglia di fare, disponibilità a collaborare con gli altri, generosità e capacità di rimboccarsi le maniche, senza perdersi in chiacchiere.
L'alluvione del '66 di Pontedera ha insegnato a chi ha voluto capire tutto questo (e molto altro ancora). Il prezioso volume messo insieme e pubblicato da Michele Quirici e Valentina Filidei ce lo ricorda e fissa questa storia e questi insegnamenti sulla carta a beneficio dei posteri. Che il pubblico dei lettori gliene renda merito!


PRIMA GIORNATA DELLA FIERA DEL BAMBINO NATURALE

Una biblioteca così sarebbe semplicemente strepitosa.

Circa 1300 presenze oggi alla Fiera del Bambino Naturale dentro la biblioteca Gronchi di Pontedera. Compresi un centinaio di giovani universitari (vedi foto su due livelli) che hanno mantenuto un perfetto assetto da studio e hanno continuato a sottolineare i loro libri asserragliati al primo piano. E quasi 300 prestiti e oltre 200 restituzioni di gente che andava e veniva. Il segno che la nostra è una biblioteca proprio di tutti e per tutti.
Certo se la biblioteca fosse sempre così sarebbe una incredibile meraviglia. Perchè va detto che oggi il clima era da fiaba. Qualcuno mi ha detto perfino un po' surreale. Un po' per i tanti bambini, un po' per i tanti genitori e un po' per alcuni nonni davvero strepitosi. Ma un po' anche per gli spazi che sembravano essere stati progettati per sapersi adattare ad accogliere perfino eventi di questo tipo (grazie Adriano!).
E poi sentire Guido Quarzo, che da Torino viene a leggerci le sue storie... è da.... è così... è... qualcosa che non si riesce a dire, perchè comunque si dicesse sarebbe riduttivo. Ovviamente dietro tutto questo c'è il lavoro di un bel gruppetto di persone. Pochi ma buoni. Pochi ma tenaci. Donne soprattutto.





Partita la Fiera del Bambino Naturale alla biblioteca Gronchi. 

Presentazione di libri, giochi e prodotti per i bambini

Sarà aperta sabato 3 e domenica 4 dicembre

Per scaricare il programma collegarsi a http://fiera.bambinonaturale.it/




venerdì 2 dicembre 2016

IO E BERLINGUER
In un recente post referendario su fb, un amico di infanzia e di liceo, mi attribuisce una simpatia politica che non ho mai avuto. Sono ormai in silenzio elettorale. E non replico sul contenuto referendario. Intervengo invece sul filoberlinguerismo che mi si attribuisce. Ovviamente le questione è di nessun valore, se non per me. Ma ci tengo a precisare che pur essendo stato per un breve periodo negli anni settanta iscritto al pci non mi sono mai sentito un berlingueriano. Reputo infatti Berlinguer un uomo di alta statura morale, rispettabilissimo. Ma sul piano politico ritengo sia stato per varie e complesse ragioni un disastro. Con la strategia del compromesso storico di fatto Berlinguer preparò un sostanziale allargamento a sinistra del centrosinistra, sperando di fare in questo modo le scarpe a Dc e a Psi. Come sia finita è ormai storia. Nonostante i successi elettorali del 74, del 75 e del 76 Berlinguer e il pci non riuscirono infatti a sfruttare la situazione per modificare gli equilibri politici e in questo modo prolungarono la formula di un lungo centro sinistra non particolarmente vantaggioso per il paese. Ma non solo Berlinguer contribuì a prorogare la stagione di un centro sinistra di cui alla fine lo stesso pci rimase vittima, ma non riuscì nemmeno a tracciare una evoluzione del pci in senso socialista nel momento in cui l'utopia comunista tramontava nel resto del mondo occidentale. Peggio ancora: Berlinguer scatenò una guerra anticraxiana, ritenendo lui Craxi un pericoloso avventuriero, una guerra che si trasformò in una guerra fratricida tra psi e pci che alla fine degli '80 portò alla scomparsa di entrambe le forze politiche di sinistra. E a voler essere cattivi alla ipotesi di qualsIasi alternativa di sinistra in questo ameno passe. Quindi il mio giudizio sulle capacità politiche di Berlinguer è stato e resta piuttosto negativo.
Questo non mi impedisce di provare una certa simpatia umana per Berlinguer, ma niente di più.