sabato 3 dicembre 2016

Alluvione Pontedera - libro Quirici e Filidei

Il libro di Quirici e Filidei sull'alluvione del '66 a Pontedera

Ok, il volume è pensato come una strenna natalizia. Il mestiere del resto non è acqua. Ma a parte questo, la piccola enciclopedia portatile che Michele Quirici e Valentina Filidei hanno confezionato per aiutarci a ricordare e a capire cosa è stata l'alluvione del '66 a Pontedera, mette insieme e cerca di governare una mole impressionante di temi e documenti, sfruttando al meglio l'apparato fotografico.
Recensire un testo così è dunque un'impresa al limite dell'impossibile e quindi mi limiterò a sottolineare le cose che mi hanno più colpito e che per me hanno un valore assoluto, perché ci fanno fare un salto nella conoscenza dell'esondazione dell'Era dopo la rottura dell'argine davanti alla "Montagnola".
E la prima ricchezza che il libro ci regala è l'enorme mole di foto di cui un trenta per cento e forse più è inedita. Le foto parlano e non annoiano. Danno il senso della catastrofe naturale che l'alluvione ha rappresentato. Da bibliotecario sono rimasto colpito dalle immagini dei libri della Biblioteca comunale finiti, come accadde a Firenze con quelli della Nazionale, sott'acqua e nella mota. La Biblioteca comunale di Pontedera, allora ubicata in via Pellico, perse opere importanti tra cui la storica Enciclopedia Treccani (che sarebbe stata poi ricomprata grazie ad un finanziamento del Senato, ottenuto, mi raccontava il prof. De Martini, per l'interessamento del senatore Giovanni Gronchi, ex presidente della Repubblica, pontederese).
Ma delle foto pubblicate nel volume, quelle dedicate alla biblioteca sono solo  un piccolio numero. In realtà le più importanti e significative raccontano i molti luoghi della città invasi e devastati dall'acqua sporca ed in particolare: le botteghe e le imprese di Pontedera, i luoghi del commercio e del lavoro, la fabbrica Piaggio (che per quanto allora attraversasse una crisi di ridefinizione produttiva era un colosso da circa 5000 addetti più l'indotto, allora molto robusto), l'ospedale Lotti. E poi ancora lo scolmatore, le scuole, i villaggi, ecc. ecc. E un'infinita varietà di altri edifici, attività e luoghi che sarebbe troppo lungo riassumere. Il libro va letto.
La seconda è il recupero di alcune testimonianze tra cui quelle di: Luigi Bruni, Giacomo Maccheroni, Mons. Vasco Bertelli. Opera meritoria è rimettere insieme tutte queste ed altre voci e ridare loro fiato attorno ad un episodio destinato a rimanere memorabile.
Ancora. Il testo contiene una riflessione sullo stato della sicurezza idraulica di Pontedera tra ieri e oggi, affidato alla geologa, già collaboratrice di Luigi Bruni, Francesca Franchi. Testo su cui però non ho nè competenza né presunzione per entrare.
Accanto alle foto si trova una ricca rassegna stampa di ritagli di quotidiani dell'epoca, con prevalenza di articoli della Nazione e del Telegrafo (oggi Tirreno).
Il volume racconta infine la storia dei soccorsi e poi dell'impegno per la rinascita della città. Il rimboccarsi le maniche di tanti cittadini. Il ruolo degli uomini delle istituzioni pubbliche. Tutto un gran darsi da fare per far ripartire i servizi pubblici, i negozi, i laboratori artigiani, le piccole fabbriche e alla fine ricominciare a produrre "vespe" e "ciclomotori" alla Piaggio.
Il libro racconta di come i pontederesi spazzarono via la mota dalle case, dai negozi e della fabbriche, si rialzarono in piedi e costruirono una città ancora più bella e dinamica di quella precedente all'alluvione.
Vale la pena di leggerlo e di tenerlo a portata di mano, anche se ha un taglio inevitabilmente celebrativo e un sapore un tantinello istituzionale. Di sicuro vale le pena di farlo leggere ai figli e ai nipoti. Di sfogliarlo insieme a loro. Di arricchirlo con memorie personali e ampliando le didascalie, almeno per coloro che sono in grado di farlo.  Di raccontare e ricordare, soprattutto nei momenti di crisi come questa che stiamo attraversando, cosa siano le tragedie vere e come gli uomini abbiano grandi risorse per uscirne fuori.
Anche dalle più difficili e dolorose infatti si può alla fine sortire meglio e più forti di come ci si è entrati.
Ma serve coraggio, voglia di fare, disponibilità a collaborare con gli altri, generosità e capacità di rimboccarsi le maniche, senza perdersi in chiacchiere.
L'alluvione del '66 di Pontedera ha insegnato a chi ha voluto capire tutto questo (e molto altro ancora). Il prezioso volume messo insieme e pubblicato da Michele Quirici e Valentina Filidei ce lo ricorda e fissa questa storia e questi insegnamenti sulla carta a beneficio dei posteri. Che il pubblico dei lettori gliene renda merito!


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