Ricordando Roberto Cerri detto Paiolo (1932-2018)
Proveniva da una famiglia di antifascisti e da giovanissimo, nell'immediato secondo dopoguerra, aveva ricoperto l'incarico di segretario della sezione cittadina della Federazione dei Giovani Comunisti Italiani (la FGCI). Ho un vago ricordo che fosse parente di Aurora Cerri (forse una zia?), che era stata una delle prime donne sindacaliste di Pontedera, impegnata in politica, se non erro, nelle file socialiste. La passione della politica dunque doveva averla ereditata in casa.
All'età di 14 anni aveva cominciato a lavorare alla Crastan e nello stabilimento della "Cicoria" di via I maggio aveva pure concluso la sua carriera lavorativa negli anni '80.
E' stato sindacalista della CGIL, ma soprattutto un militante del PCI, all'interno del quale ha ricoperto piccoli ruoli, incluso quello di rivenditore domenicale dell'Unità.
Negli anni '70 e '80 era stato anche consigliere comunale e se la memoria non mi inganna tra il 1980 e il 1985 fu assessore al personale nella seconda giunta guidata dal Sindaco Carletto Monni. Un'esperienza che lo segnò profondamente, facendogli affrontare il problema del lavoro e dei diritti sindacali anche dalla parte del "datore del lavoro" (il Comune, appunto). Un'esperienza da cui mi aveva raccontato di essere uscito un po' "provato".
Da togliattiano e forse perfino da ingraiano quale doveva essere stato fino ai primi anni '60 si era via via trasformato in amendoliano e migliorista e con questa fama, quella di migliorista, era traghettato, dopo la fine del PCI, nel PDS, nei DS e forse nel PD.
Del PCI fu un militante fedele, fino allo scioglimento del partito. E della sua militanza comunista mi piace ricordarlo nel ruolo di tuttofare alle feste estive dell'Unità all'Albereta. Qui lo rivedo attivo a gestire la cucina, insieme alla moglie, e soprattutto lo stand della ruota della fortuna.
Nella seconda metà degli anni '80, ormai pensionato, in collaborazione con Renzo Remorini, a cui lo legava un lungo sodalizio politico, collaborò alla costruzione dell'Università della Terza Età. Dell'UTE fu per un ventennio almeno vicepresidente e forte organizzatore.
Fu un militante comunista attivo e motivato. Pronto alla battuta. Come tutti i toscanacci che si rispettano. Ironico e negli ultimi anni sempre più disincantato.
Se si escludono gli anni della guerra e il periodo dello sfollamento, penso che abbia vissuto una bella vita. Motivata. Intensa. Piena di senso. Per me appartiene a quella schiera di italiani in gamba che non solo hanno risollevato il Paese dalla catastrofe del fascismo e della guerra, ma hanno fatto diventare questa Nazione (con tutti i suoi limiti e le sue pecche) un gran bel posto.
Di questo Roberto era consapevole e, senza tante smancerie, perfino orgoglioso.
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