martedì 3 aprile 2018

Camilla che odiava la politica / Luigi Garlando, Rizzoli, 2008, pp. 268

Non è un romanzo facile quello che Garlando ha costruito pensando di comunicare ai ragazzi (12-15) la passione e soprattutto il senso della politica.
L'Autore ci prova con una storia che affonda le sue radici nelle vicende di Tangentopoli e i cui echi lombardi mi sembrano evidenti e chiari (ma forse solo perché sono molto adulto).
Garlando scrive bene e mette in atto tutta una serie di stratagemmi per fare in modo che alla fine la politica si riscatti agli occhi della sua protagonista Camilla e dei lettori che l'A. cerca di conquistare all'idea che la politica non è solo una cosa sporca.
Ma costruire il senso civico e il gusto della politica in un paese di individualisti come il nostro è un'impresa difficile che merita di essere apprezzata anche solo per il fatto di averci provato.
Quanto all'esito narrativo il risultato sembra più discutibile.
Certo un bravo insegnante di seconda o terza media (o magari del biennio delle superiori), che avesse una certa passione per l'educazione civica e per la politica, potrebbe utilizzare il romanzo in classe per un approfondimento sul tema della democrazia e più in generale della passione per la politica.
E da questa punto di vista e con il sostegno di un bravo insegnante, la storia di Garlando, che è piena di dettagli e di battute interessanti, potrebbe rivelarsi utile e davvero stimolante.
Diversamente il diario di "Camilla" richiede un lettore sveglio, motivato, con una famiglia sensibile alle spalle e che abbia voglia i misurarsi con domande insolite, che però, spesso, per fortuna i ragazzi e le ragazze si fanno.

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