Trovo la proposta di Stefano Stacchini di indire un referendum tra gli iscritti al PD sulla piazza molto sensata e la suggerisco anch'io a Floriano. Sottolineo che l'operazione potrebbe essere semplice e rapida. Credo che il PD pontederese potrebbe inviare una mail a tutti i suoi iscritti e chiedergli almeno 3 cose: (1) se sono favorevoli o contrari alla rimozione del nome di Piazza Curtatone; (2) se sono favorevoli ad intestare una piazza o una via o un edificio a Mazzinghi; (3) in quest'ultimo caso quale luogo o edificio sceglierebbero. E' vero che, come scrive Floriano, oggi il Covid ci obbliga al distanziamento, ma le tecnologie internet ci consentono una discussione rapida, diffusissima e franca. Molto più che a voce. Perchè quando uno ha scritto cosa pensa, questo pensiero resta e canta. E per sapere cosa pensano gli iscritti del PD sulla vicenda di P.zza Curtatone basta inviare una mail che si scrive in 10 minuti. Un clic e tutti gli iscritti la riceveranno, con l'indicazione di rispondere in tre o quattro giorni. Poi un iscritto o lo stesso Floriano apre le mail di risposta, apre un foglio Excel per riportare i dati e il gioco è fatto. In quattro e quattro otto, anche in epoca Covid e di distanziamento, in maniera certa e democratica, senza spendere un soldo, il PD saprebbe almeno cosa pensano i suoi iscritti dell'intestazione della Piazza Curtatone. Il tutto, ripeto, in pochissimo tempo e senza consumare troppe energie. Senza che nessuno si sposti da casa, rispettando la zona arancione, ecc. ecc. E ognuno assumendosi la responsabilità di quello che dice. E se il PD renderà noti questi dati, li conosceremo tutti e tutti ci potremo riflettere sopra. Sarebbe un bell'esempio di democrazia diretta, digitale e non populista. Perchè la voce del popolo è quella composta dalle voci di tutte le singole persone che lo compongono e non quella del capo che interpreta i desideri e la volontà popolare. Dico questo perchè ho visto che Floriano ha postato la sua riflessione anche sulla pagina facebook del PD Pontederese, dove però è stata accompagnata da un silenzio "bulgaro", che non credo sia indice di un consenso unanimitario. Il dibattito a volte va sollecitato. Non è detto che a volte per persone vogliano esprimersi. Ma mi chiedo: il PD vuole davvero usare le tecnologie che non costano nulla e che ha disposizione per sapere cosa pensano i suoi iscritti e sollecitare la discussione e la partecipazione anche digitale? E' davvero interessato a sapere come la pensano i suoi simpatizzanti? I suoi elettori? O ha paura di usare le tecnologie e la trasparenza del web per sapere come la pensano coloro che dovrebbe rappresentare? In Svizzera i diversi stati cantonali fanno un referendum popolare al mese. Il PD pontederese non può fare dei riscontri seri e veloci tra i propri iscritti? Magari prima di assumere le decisioni. Preferisco non rispondere a queste domande. Ma forse Floriano potrebbe farlo.
Comunque per un'approfondita riflessione su cosa sia una democrazia nell'era della infosfera e della partecipazione digitale, suggerirei a Floriano (se non l'ha già letto) di prendere in prestito da Bibliolandia e leggere: "Il principe digitale" di Mauro Scalise e Fortunato Musella (Laterza, 2019). Sono due docenti di Scienza politica all'Università di Napoli Federico II (Calise ha pubblicato qualche anno fa anche un libro dedicato a "Il partito personale"). Contiene un sacco di riflessioni interessanti sul moderno principe di gramsciana memoria, in particolare su come si possa gestire al meglio la democrazia digitale, evitandone i lati oscuri.
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