Non sono un consumatore seriale di film. E, pur essendo stato un giovane frequentatore del cineforum domenicale organizzato nei locali del fu Cinema Roma nei primi anni ‘70, non coltivo il mito della settima arte né come strumento rivoluzionario, né di denuncia, né come forma privilegiata di comprensione del mondo.
Infatti anche se la produzione del cinema di denuncia è continuata imperterrita da allora a oggi e ha prodotto pellicole bellissime, commoventi e laceranti, la storia e il mondo le sono andati in tasca e hanno proceduto su tutt’altre strade. Cosi se fossi ancora il giovane apprendista marxista che ritengo (con qualche ragione?) di essere stato nei primi anni ‘70, concluderei che il Capitalismo ha beffato quest’arte e l’ha utilizzata, contro le sue stesse velleità rivoluzionarie (??), sottomettendola alla propria sterminata capacità di dominio. Ma è una semplificazione, come molto di quello che diciamo.
Aggiungo invece che la chiusura per diversi mesi dell’Agorà mi ha fatto avvertire una mancanza. Un vuoto che ho collegato al fatto che, pur non essendo uno dei soci più fedeli, la tessera di Arci Agorà e la frequentazione delle sue rassegne (incluse quelle proposte nella mitica arena estiva di villa Crastan) costituiscono probabilmente la mia più lunga e continua militanza culturale extra lavorativa. Una dipendenza. E questa frequentazione/dipendenza impedita negli ultimi tempi dai necessari lavori (di cui sia lode alla civica amministrazione, al suo assessore ai llpp e al PNRR) mi ha prodotto un disagio.
Perciò, sapere che ora l’Agorà è stato riaperto, è vivo e lotta insieme a noi e magari ci propone anche qualche mattone incredibile, prodotto anche solo con la rabbia e il sangue contro le mille ingiustizie del mondo, beh questa cosa mi fa parecchio piacere.
E anche se sono purtroppo convinto che le pellicole in cartellone non sposteranno di un millimetro l’ingiustizia che affolla la terra, e anche se per mille ragioni non andrò a vedere molti dei film proposti, il solo sapere che Agora è riaperto e che proietta pellicole che non lasciano indifferenti, è una cosa che mi fa apprezzare moltissimo questo piccolo spazio, e le persone che si danno da fare per gestirlo, quelli che lo frequentano assiduamente e, crepi l'avarizia, perfino l'amministrazione comunale che lo sostiene.
Perché Agorà è uno dei luoghi della resistenza di questa cittadina. Un luogo dove si coltiva alla buona il pensiero plurale, dissonante, ironico, arcaico, ostinatamente contrario, ma non troppo. Qualunque cosa questo voglia dire. E senza illudersi troppo di essere nel giusto. E soprattutto senza pensare di essere in salvo.
Que viva Agorà!
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