Ok, un’altra mostra gratuita al PALP. Per ora senza catalogo (che però è stato annunciato. Arriverà). Si tratta di 4 artisti ignoti al grande pubblico e credo anche al piccolo. Ma di questo non sono sicuro. Comunque sia la mostra accompagnerà la kermesse dei Vespa Days. Ottima cosa. L’attrazione è la Vespa. L’arte c’entra, ma con moderazione. Le opere esposte comunque hanno una loro originalità. Anche un certo valore? Non saprei dire. Di sicuro colpiscono il visitatore. Lo sollecitano ad andare oltre quello che vede. Oltre il prodotto Vespa. Un oggetto, un mezzo di trasporto rivoluzionario, almeno negli anni ‘50 e ‘60. Poi diventato un mito. E sui miti ci si può campare, a patto di coltivarli bene.
Aggiungo, da ciò che ho visto ieri, che a parte le opere di Paolo Amico (dipinte con una tecnica curiosa, illustrata dal video introduttivo), tutte le altre esposte al PALP con il mito della Vespa c’entrano poco. O, ad essere molto franchi, quasi nulla. Sono opere d’arte contemporanea. Ma il cappello “VESPART” sotto cui vengono esposte, boh, mi pare disinvolto e forzatino. Va bè, pazienza.
Viene da domandarsi perché e come siano stati selezionati e messi insieme questi 4 artisti, ma temo che sarà difficile avere una risposta chiara.
Nell’insieme sembra il solito evento spot, prodotto alla buona, con un po' di provocazione ma senza esagerare, il nome del mito che riempie i titoli e il niente assoluto che ci sta dietro. E poi?
E poi il numero vero. Quello dei ventimila appassionati di Vespa e Piaggio che per tre giorni invaderanno Pontedera e si spera anche VESPART, sparato come se fosse una cifra megagalattica. Ma ci si rende conto che stiamo parlando di un prodotto a diffusione planetaria? E che se l'afflusso in città fosse quello indicato sarebbe un risultato modestino. Perché i miti hanno bisogno di numeri veri. E 20.000 presenze di supereroi vespizzati, suvvia, sono poche.
Ma per fare numeri seri, almeno a 6 cifre, i miti vanno sostenuti. Coccolati. Curati. Servirebbero buoni attrattori. Investimenti mirati. E la mostra al PALP, con le chiacchiere (ma per ora nessun catalogo) che l'accompagnano, non lo è. Speriamo che almeno al Museo Piaggio, gestito da una fondazione compartecipata dal Comune, facciano qualcosa di meglio per dimostrare che a Pontedera il mito della Vespa viene non solo biascicato, ma coltivato con dedizione. Purtroppo, da quello che racconta oggi il suo sito web, non sembrerebbe. Ma magari mi sbaglio. Magari sono solo un bilioso vecchietto da tastiera che si diverte a criticare. Magari!
Nessun commento:
Posta un commento