venerdì 31 maggio 2024

LA CGIL PUÒ INDIRE ALMENO UNO SCIOPERO PER LE LAVORATRICI MALTRATTATE A SAN MINIATO?

La cacciata dal posto di lavoro di 7 lavoratori dei beni culturali, di cui 6 donne, da parte del Comune di San Miniato rappresenta una ferita che potrebbe essere sanata con una trattativa sindacale, a cui per il momento il comune di San Miniato si sottrae e che il sindacato non riesce a ottenere.

Le lavoratrici, iscritte alla CGIL, stanno continuando però a battersi perché non accettano la soluzione del Comune che invece è riuscito a “convincere” la cooperativa, di cui, in questo momento, le donne sono dipendenti a tempo indeterminato, a riassorbirle in altri appalti. Ma il riassorbimento può avvenire anche a molti chilometri di distanza da San Miniato, può prevedere anche compiti di lavoro diversi, cambio mansioni, modifiche di turni e budget orari. E con altre arbitrarietà che non rispettino i diritti di anzianità. Il fatto che alcune di loro hanno figli.  E tutte queste modifiche nella vita delle lavoratrici, che non vorrebbero accettarle, sono il frutto di una decisione unilaterale ed improvvisa dell’amministrazione comunale di SM che ha operato con spirito di rivalsa verso le lavoratrici che avevano chiesto ai vigili del fuoco un sopralluogo sui loro luoghi di lavoro per verificarne le effettive condizioni di sicurezza.

Ma hanno fatto male a chiamare i vigili, dopo anni che segnalavano ai loro superiori, inascoltate, le criticità di alcuni dei luoghi di lavoro dove operavano?

Hanno forse male interpretato le parole pronunciate dal presidente Mattarella quando dice che la sicurezza sul lavoro è un diritto fondamentale in un paese civile?

Certo le lavoratrici sanno di trovarsi in un contesto difficile e che da oggi saranno sbattute fuori dai luoghi di lavoro dove hanno operato per venti anni (almeno 3 o 4 di loro).  

Si rendono conto che non hanno di fronte un padroncino che tira solo a fare ciccia. Ma che lottano con un Comune e con le forze politiche che lo guidano.

Sanno anche dei rapporti tra le forze politiche e i sindacati locali, inclusa la RSU comunale, che dovrebbe difenderle e che invece ha finto di non vedere il loro disagio.

Ma non sono forse lavoratrici anche loro anche se assunte mediante appalto? Davvero la RSU del comune di San Miniato può mettere la testa sotto la sabbia in questo modo e sentirsi “sindacato”?

Perché queste donne si battono per affermare il diritto alla sicurezza sui luoghi di lavoro e il diritto a non perderlo il lavoro. 

Cosi facendo segnalano la distanza tra una segretaria del PD come ELLY Schlein, che quasi tutti i giorni parla giustamente di diritti del lavoro, di salario minimo, di lavoro povero e di sicurezza sul lavoro e un suo amico sindaco, un sindaco del PD, che invece caccia 7 lavoratrici dal Comune, non rinnovando l’appalto e creando ancora più precarietà perché hanno osato chiamare i vigili del fuoco per un sopralluogo e poi i servizi della Asl per rilevare se i luoghi di lavoro erano sicuri.

Naturalmente le lavoratrici si aspettano che il loro sindacato (sono iscritte quasi tutte alla CGIL) le difenda con quella stessa grinta che Landini mostra quando parla di sicurezza nei posti di lavoro e quando chiama i propri iscritti della CGIL a impegnarsi in prima persona. In tutti i luoghi. Non solo nelle fabbriche.

E Landini dovrebbe essere orgoglioso di queste bibliotecarie e archiviste, iscritte alla CGIL, perché in loro ha delle lavoratrici che lo hanno preso sul serio, gli hanno dato retta, fino a pagare un prezzo alto per il loro coraggio e la loro lotta.

Ma allora rispetto a questa situazione, la CGIL non può fare qualcosa di più? Non può indire almeno un’ora di sciopero tra i lavoratori del comune di San Miniato che sanno di sicuro quanto quelle ex colleghe (perché di colleghe si tratta, sia pure in appalto) hanno ragione?

Una CGIL che a San Miniato ha ancora molti iscritti non può organizzare una manifestazione pubblica alla Casa Culturale e fare raccontare alle lavoratrici maltrattate, iscritte alla CGIL, come sono andate le cose? Almeno metterle a confronto: le loro ragioni e quelle del sindaco. In un dibattito pubblico. O si schiera col Sindaco PD a prescindere da come sono andate le cose?

Il caso delle lavoratrici di San Miniato è significativo per molte ragioni, di cui 2 davvero eclatanti. 

La prima perché è l’emblema di quanto i politici nazionali (ma anche regionali) predichino bene, mentre i loro rappresentanti sul territorio a volte razzolino proprio male.

La seconda ci dice che i grandi proclami di tutela del lavoro di cui parlano i leader sindacali nazionali hanno poi bisogno di lavoratori e di sindacalisti che sui territori lottino e si impegnino per farli rispettare. 

I diritti non li hanno mai regalati ai nostri nonni e padri. Se li sono conquistati. E si deve combattere per mantenerli oggi. Ecco questo stanno facendo le bibliotecarie della CGIL. E allora la segreteria regionale della CGIL non può esaminare il caso delle 7 sanminiatesi e capire se non sia opportuno impegnarsi in una battaglia di giustizia com’è quella che si profila?

E l’assessore regionale Alessandra Nardini che ha deleghe sulla ricerca scientifica, istruzione, formazione professionale, crisi aziendali, pari opportunità e altro, e che conosce bene probabilmente il sindaco di San Miniato che ha cucinato questo brutto pasticcio, non ha niente da dirgli e da fare per sbrogliarlo il problema? Non può attivare un tavolo regionale?

Tra l'altro, ironia della sorte, alcune delle lavoratrici maltrattate l’hanno informata dei fatti sanminiatesi nel corso di un convegno organizzato alcuni giorni fa dal PD a Pisa proprio su “Sicurezza e lavoro". Tema di cui le bibliotecarie maltrattate sono diventate ahiloro assai esperte.



giovedì 30 maggio 2024

PARCHEGGI: UN SALASSO FUORI PROGRAMMA

 Un paio di mesi fa la Giunta Franconi ha deciso di trasformare altri 600 posti parcheggio fino ad ora gratuiti in 600 stalli a pagamento, portando a oltre 3.400 i parcheggi totali a pagamento. Una bella botta per gli automobilisti contribuenti.

Risorse aggiuntive per la società che avrà in concessione i parcheggi pontederesi perché probabilmente incasserà oltre 2 milioni € all'anno quando questi nuovi parcheggi a pagamento diventeranno attivi e quando saranno applicate le nuove tariffe approvate dal consiglio comunale del 13 marzo scorso.

In piccola parte i 600 stalli che passeranno a pagamento sono ubicati nel Centro città, così il salasso più grosso se lo becca il quartiere Sud ferrovia, mentre Oltrera sorride allegra perché non coinvolta.

Cosi il colpo più duro sarà per i pendolari della Valdera che usano i 300 posti ancora gratuiti di piazza Solidarietà, a tre passi dall’ospedale Lotti, dalla stazione e dai servizi di viale Piaggio.

E qui ai pontederesi (tranne quelli delle frazioni) va bene, perché la mazzata se la beccano soprattutto quelli che vanno a prendere il treno.

Ma un’altra mazzata cala invece sui pontederesi che vanno per cure, visite, Cup ed esami alla casa della salute. Perché anche in via Fantozzi ben 43 parcheggi ora segnati con strisce bianche presto diventeranno blu. Quindi ci sarà da pagare. Così a quelli che hanno già problemi di salute, si aggiungeranno anche problemi di spesa di parcheggio. Ber mi morì, commenterebbe un mio compagno di antiche lotte politiche.

Capire perché la Giunta abbia fatto questa mossa è facile. Basta vedere, come ho detto sopra, a chi andranno in tasca i soldi.

Così come non stupisce che il voluminoso nuovo programma elettorale di Franconi non ne faccia neppure cenno. Nessuna parola sui parcheggi a pagamento da spiegare agli automobilisti elettori. Neppure attraverso le geniali pillole cruschiane sciorinate dal sindaco con cadenza quotidiana.

Già ma perché non strombazzare una simile meraviglia di servizio in piena campagna elettorale?

Forse perché il salasso dei parcheggi, per altro a vantaggio di una concessionaria già pubblica ma privatizzata da questa amministrazione, non è politicamente spendibile, visto che i cittadini, come hanno dimostrato a marzo gli articoli sui giornali, non la prenderanno affatto bene.

E di salassi così quanti ne avrà fatti questa amministrazione che scopriremo solo in autunno?

martedì 28 maggio 2024

FUGGIRE IL CONFRONTO NON È DA SPORTIVI

 Mentre alcuni sindaci della Valdera non temono il confronto con i loro avversari semplicemente perché non avranno liste di opposizione a sfidarli, il sindaco di Pontedera ha annunciato di non voler partecipare a confronti con gli altri candidati sindaco, perché, dice lui, si comportano da birichini, non sono competenti come lui e gli schizzano fango addosso.

Cosi un sindaco che ha una macchina elettorale senza precedenti nella storia delle elezioni pontederesi, che produce video e comunicati che nessuna persona può farcela a vederli e a digerirli, un sindaco con una potenza mediatica molto concentrata sul suo ruolo e la sua persona, un uomo che pontifica con un piglio da Superman su Pontedera e sull’universo mondo, decidendo di regalare ai suoi elettori socialvedenti perfino un Bignami del vocabolario della Crusca, il tutto senza sentirsi neanche per un attimo un tantinello eccessivo; uno che ha fatto una campagna acquisti candidati che nemmeno Berlusconi ne fece una simile alle politiche del ‘94, uno che sa tutto di tutto e anche di più, uno così vorrebbe perfino candidati dell'opposizione di suo gradimento: bravi, carini e che non lo mettano a disagio. Così si lamenta se il candidato del Centro Destra sbaglia, a suo dire, qualcosa e si permette di lanciargli addosso affermazioni errate.

Ma si può?

Si può predicare di voler ascoltare e dialogare con tutti (i DIALOGHI URBANI sono una sua idea,no?) e poi rifiutarsi di accettare un confronto pubblico, vero, davanti ad un pubblico vero e non ad una clac di amici, oppure in TV, con gli altri candidati sindaci che non può scegliere lui?

E poi, uno che dice di essere un grande sportivo e un attimo dopo si rifiuta di correre con i propri antagonisti CHE TIPO DI SPORTIVO E'?

Uno a cui piace vincere facile?

domenica 26 maggio 2024

PONTEDERA E IL DISTRETTO DEI RIFIUTI

Pontedera si è venuta configurando come un territorio dove si gestiscono una grande discarica, diverse attività di riciclaggio dei rifiuti e ora anche recupero di gas da rifiuti provenienti da varie parti della Regione.

Nella Toscana dei distretti industriali, a Pontedera e nella Valdera, mentre altrove si chiudevano inceneritori e discariche, è spuntato e ha assunto una dimensione importante un DISTRETTO SPECIALE. 

ECOLOGICO? A valutare dalle problematiche sollevate dalla storia del KEU e dall’aria che a volte si respira in città non si direbbe proprio. 

Ma la filiera dello smaltimento/riciclaggio/energia da rifiuti, che qui fa base, è sicuramente rilevante e la sua redditività pure. L’impatto ambientale, ragguardevole. E anche il coinvolgimento sociale si fa sempre più ricercato.

Il nuovo distretto è stato favorito da una modesta sensibilità ecologista della popolazione, ma soprattutto è figlio del consenso costruito da longeve maggioranze di centro sinistra che dagli anni ‘90 in poi gli hanno aperto la porta, ne ha favorito lo sviluppo, sperando di tenerlo sotto controllo e di ricavarne ovviamente vantaggi.

Del resto il territorio di Pontedera non appartiene alla Toscana dei paesaggi da cartolina. E la crisi della meccanica e della Piaggio negli anni ‘80 aveva messo in seria difficoltà la città. È stato un certo spirito resiliente a indurre gli amministratori pontederesi (per lo più socialisti, comunisti e poi cattolici), insieme a ex operai e commercianti, ad accogliere il business dei rifiuti. A farselo piacere.

Preciso che nel centrosinistra pontederese convivono oggi molte identità politiche e diverse personalità, e tutte, con diversi gradi di convincimento, sostengono il business dei rifiuti e la sua filiera economica; e soprattutto accettano la compensazione che la presenza di questo distretto, ambientalmente gravoso, prevede per la città.

Il patto di compensazione non trova però una location esplicita e dettagliata nell’asimmetrico, astuto e fotogenico programma elettorale delle liste franconiane (all’insegna del “si fa ma non si dice"). Ma il sostegno al distretto dei rifiuti emerge chiaramente dagli atti amministrativi della giunta uscente che chiede di essere confermata. 

Ne consegue che se il centro sinistra (con gli alleati) otterrà il consenso della maggioranza dei cittadini alle prossime elezioni amministrative, il distretto pontederese dei rifiuti sarà potenziato e il patto di compensazione, che ha prodotto buoni utili per il Comune di Pontedera (anche se gli utili quantitativamente più rilevanti sono finiti soprattutto nelle mani delle imprese private), si confermerà e consoliderà. 

Le opposizioni, se sconfitte, non potranno fare niente per arginare lo sviluppo del distretto. Perché così vogliono le regole del gioco.

Preciso che non ho idea se le opposizioni, al di là delle polemiche in corso, vogliano o se anche solo siano in grado di mettere in discussione e ridimensionare il distretto pontederese dei rifiuti nel caso 

vincessero le elezioni.

Ma se vincessero, le opposizioni sicuramente comincerebbero ad interagire col distretto, inserendo propri uomini nelle società partecipate della filiera e quindi modificando il rapporto tra queste e l’amministrazione comunale. Inoltre ridefinirebbero il sistema di relazioni con le aziende private che caratterizzano il settore e con le istituzioni di ricerca e di supporto collegate. L’esito di un simile ribaltamento, sempre se avvenisse, non è assolutamente prevedibile.

Ma è auspicabile ciò che non è prevedibile?

Dal punto di vista della salute della democrazia locale il ribaltamento potrebbe essere un bene, non fosse altro che per ridimensionare il progetto oligarchico in atto su Pontedera ad opera del centro sinistra e dei collaterali.

Ovviamente non si può escludere che a un progetto oligarchico se ne sostituisca un altro e che il distretto dei rifiuti non continui a fare affari anche con le opposizioni.

Ma la democrazia esiste, diversamente da quanto avviene ormai in diversi luoghi della Valdera, se almeno due progetti oligarchici si confrontano, si scontrano, si alternano in modo che  il cittadino possa scegliere consapevolmente quello che preferisce.

sabato 25 maggio 2024

IL COMICO VERGASSOLA IN BIBLIO LUZI A SAN MINIATO

 Chissà se oggi il comico Dario Vergassola, che sarà alla Biblio Luzi a parlare nel festival della città dei lettori, dirà qualcosa anche delle bibliotecarie maltrattate dall’amministrazione comunale, che in queste settimane sono state protagoniste di lotte a difesa della cultura, oltre che del loro posto di lavoro.

In effetti, a pensarci bene, nella loro storia e nella loro lotta, qualcosa di comico c’è.

Forse farà notare, col suo proverbiale umorismo freddo, come il modo migliore e più rivoluzionario per fare crescere il numero dei lettori sia proprio quello scelto dall' amministrazione comunale ovvero di cacciare le bibliotecarie esperte in servizio e di sostituirle con persone che non hanno alcuna specifica professionalità.

Oppure forse sosterrà come l’incremento dei lettori si ottiene non mantenendo aperte le biblioteche, ma chiudendole come sta avvenendo a San Miniato Basso.

O forse sottolineerà come per contrastare la crisi della lettura un sindaco e il suo brillante assessore alla cultura debbano costruire la biblioteca nel posto più scomodo e irraggiungibile del Comune, in quello dove si deve consumare più benzina per arrivarci, alla faccia della crisi climatica, in quello dove ci sono meno parcheggi e in quello dove si deve pagare il parcheggio più salato o si rischia più facilmente di beccarsi una multa.

E infine potrebbe far notare al sindaco che prendersela con alcune  lavoratrici che vogliono lavorare in un ambiente bibliotecario e archivistico sicuro non fa ridere proprio nessuno, anzi fa arrabbiare molti.

Ma una storiella come quest’ultima il comico non potrebbe davvero raccontarla. E' troppo inverosimile. E  nessuno, ma proprio nessuno a San Miniato, potrebbe anche solo lontanamente credere che un sindaco del PD, sostenuto dalla Schlein, da Giani e tutta la compagnia cantante le lodi sulla sicurezza sul lavoro, possa avere anche solo pensato una ritorsione verso delle lavoratrici che, dopo anni di segnalazioni che erano rimaste inascoltate, hanno chiamato i vigili del fuoco per fare accertare che i locali dove lavoravano non erano affatto sicuri. E per questo il sindaco ha dovuto chiuderli i locali.

lunedì 20 maggio 2024

BIBLIO GRONCHI RELOAD

Mentre le proposte culturali galleggiano nel nulla, alla biblio Gronchi l’asinmetrico programma frutto di intensi dialoghi urbani dedica un’intera pagina, la 48, che a prima vista assomiglia a quella che era stata elaborata nel 2019. Purtroppo però un’analisi più attenta ne rivela i regressi. Sottolineamoli.

Dopo una decina di righe scritte con un linguaggio sovietico, arriva la prima botta che conferma che l’auditorium della biblio resterà affittato all’istituto Modartech per i prossimi 5 anni. C’era da aspettarselo, ma la conferma addolora, soprattutto per la pochezza progettuale e la sudditanza che configura. Ma andiamo oltre.
Al punto 2 si prevede di sistemare i parcheggi esterni. Ma guarda! E il resto dell'edificio in cui piove dentro, si allaga dai patii, alcuni impianti fanno le bizze, i consumi energetici vanno contenuti, tutto questo no? Speriamo sia una dimenticanza.
Al 3 di promuovere la lettura. Finalmente una trovata epocale.
Al 4 di valorizzare gli archivi storici. Da non crederci. Infatti non lo faranno.
Al 5 di rinnovare l’accordo col ministero della cultura per avere due spiccioli per comprare libri. Un obiettivone. Visto che il comune sull'acquisto dei libri e delle riviste ha il braccino cortissimo. Soldi per eventoni e feste a iosa, ma per comprare libri solo elemosine. La gente deve divertirsi, mica leggere. Alla biblio nel frattempo si è perfino tagliato l’abbonamento al Sole 24 ore. Nel paese delle piccole imprese e di 5 milioni di partite Iva il Sole 24 ore era un giornale troppo utile perché biblio Gronchi ne mantenesse l’abbonamento, una scelta che, pensa la stranezza, era stata attivata ai tempi dei sindaci comunisti.
Al 6 potenziare gli specifici progetti locali. Che vorrà dire? Che faranno qualche concorso per bibliotecario comunale giusto per il ricambio generazionale? Auguriamocelo.
Al 7 sviluppare ulteriori tecnologie informatiche (Sic). Che lasci sognare la predisposizione, in un prossimo futuro, di un wifi che funziona davvero in tutte le aree della biblioteca? Vedo già gli studenti svenire dalla gioia.
8 valorizzare l’area della biblioteca ragazzi. Ecco finalmente un’ideona. Peccato che non si dettagli in niente.
9 potenziare i rapporti con le associazioni e le scuole. Mamma mia che spreco di parole.
10 stabilire un punto di ristoro per i giovani. Peccato che questa chiacchiera venga dopo che i nostri hanno ridimensionato perfino la sala relax dove si riusciva prima del COVID a ristorare sul serio molte persone. Oggi in questa sala hanno tolto molti tavoli, inserito scomode sedute di qualità e creato uno spazio espositivo che in effetti in biblio mancava. Coerenti, non c' è che dire.
11 aumentare le ore di apertura (era già nel precedente programma ma non è stato fatto assolutamente nulla).
11bis aumentare le postazioni di studio (intanto negli ultimi 4 anni le postazioni sono state diminuite).
E comunque, anche se a strizzarle queste promesse elettorali non trasudano nulla, già la presenza di un’intera pagina, per altro abbastanza dettagliata, del programma dedicata a biblio Gronchi è assai importante.
È il riconoscimento che dovranno occuparsene. Anche perché su questa istituzione culturale la cittadinanza leggente negli ultimi anni è stata davvero attiva e si è fatta sentire, protestando contro l’improvvisa scelta di chiuderla e di decentrarla.
Apprezziamoli almeno per questo, dai.
Non si può stare sempre a criticarli.

domenica 19 maggio 2024

LE NUOVE PROPOSTE SULLA CULTURA 24/29


Ringrazio Matteo Franconi per avermi recapitato nella cassetta della posta il suo nuovo programma elettorale in versione cartacea.

Così ho potuto leggerlo e, come si immagineranno i miei 26 lettori, l’occhio mi è caduto subito sul…. paragrafo della CULTURA. Una fissazione. Lo so. Si tratta di un paragrafo di 5 pagine, di cui 3 piene solo di foto e grafica. Ergo analisi e promesse si limitano alle sole pagine 47 e 48. 

Rispetto al programma 2019, a parte lo spazio dedicato a biblio Gronchi, che occupa l’intera pag. 48, la proposta è più corta, più sfumata, generica e soprattutto reticente.

Ad esempio: se uno volesse sapere che cosa Matteo pensa di fare della Villa Crastan, ci resterebbe male. Perché il programma non dice nulla. La Villa non è nemmeno citata nel testo. Peccato che dopo 10 anni di roboanti promesse, di mille tentativi andati a vuoto e di soldi buttati, sia sparito anche il nome. Si resta a bocca asciutta.

Oppure, se uno volesse sapere qualcosa del futuro dell’importantissimo Teatro Era frugherebbe invano nel programma. Neppure due righe. Si, certo, si farà qualcosa, ma.. si vedrà cosa.

Ancora: se uno volesse sapere delle strategie del PALP. Seh, anche su questo nulla. 

E del Centro Otello Cirri? O che roba è?

Peggio: chi pensa di avere dal nuovo programma un’indicazione del ruolo che il Comune intenderà giocare nella Fondazione che gestisce il Museo Piaggio, che oggi, domenica 19 maggio, tanto per non fare, è chiuso al pubblico, resterà deluso e non troverà niente di niente.

E della casa della musica insediata nell’ex cinema Roma? Niente.

E della Fondazione cultura che nel quinquennio precedente doveva coordinare tutta la cultura cittadina? Provate, provate a cercare e vedete se vi riesce di trovare almeno una parola significativa su questa Fondazione a cui è stata affidata anche Villa Crastan.

E della quarantina di associazioni culturali della città? Enti sperduti? No, ogni tanto saranno chiamate attorno ad un bel tavolo di coordinamento. Sai la novità!

L’unica cosa chiara è che si faranno tanti eventi. Feste, concerti, nottate di intrattenimento. Su questo ci si sdarà.

Ma sulla cultura, Biblio Gronchi esclusa, sembra che abbiano usato un programma al nero di seppia che non consentirà tra 5 anni di dire se quella o questa promessa è stata mantenuta o meno. Perché di promesse non c’è nemmeno l'ombra.

E anche dei progetti che cita per nome, ad esempio il “Ponte di parole” o “l'Era dei libri” non fissa obiettivi, né mette indicatori di risultato. Non dice che adesso ci passano 44 gatti ma tra 5 anni ce ne passeranno 100. Per dire. No. Si sono fatti furbi. Niente parametri misurabili. Insomma per valutare i dipendenti comunali si fissano obiettivi e ci sono parametri da raggiungere. Invece per valutare i politici solo obiettivi generici e nessun indicatore di risultato che possa intralciare il manovratore. Gli piace vincere facile.

Mi viene solo da ridere se penso a tutti i colloqui urbani che sono stati necessari per distillare il niente che riempie questo paragrafo.

Comunque non vi fidate di me. Leggetela coi vostri occhi e col vostro cervello. Ve l’allego. E vedete se esagero. Ai lettori la sentenza …e il voto.



sabato 18 maggio 2024

CALCIO, SOCIETÀ PARTECIPATE & EGEMONIA

Nel dibattito che qualche giorno fa ECOFOR ha organizzato sul “calcio sostenibile" non è mai emersa la domanda sul perché questa impresa si sia infilata nel mondo del pallone. È sembrata una cosa del tutto normale. Ma lo è davvero?

È davvero una scelta ordinaria che una società partecipata del comune di Pontedera, come Ecofor, acquisti le azioni di maggioranza dell’Us Pontedera e nomini presidente dell’Us Pontedera l’ex sindaco del Comune di Pontedera, Simone Millozzi, iscritto al PD? 

Così come sono iscritti al PD  il sindaco attuale di Pontedera Matteo Franconi e come probabilmente lo è l’Ad dell’Us Pontedera, Rossano Signorini, che è anche Ad di Ecofor. 

Come iscritto al PD è il presidente di Ecofor, Antonio Pasquinucci, che è anche presidente di SIAT, la società partecipata dal Comune che gestisce i parcheggi cittadini e prossimamente gestirà il project financing, ovvero importanti lavori pubblici per diversi milioni di euro in città.

Ma tutta questa concentrazione di uomini del PD ai vertici delle società partecipate e delle società partecipate da partecipate è casuale? 

Credo di no. E allora cosa indica?

Solo che il PD ha una buona classe dirigente locale che può saltare con facilità dai vertici delle istituzioni pubbliche a quelli delle società pubblico/private presenti sul territorio?

Si, certo. 

Ma suggerisce anche altro.

Io ad es. ritengo che l’intervento di Ecofor anche nel calcio sia legato a un interesse privato legittimo affiancato ad un progetto culturale più complessivo, che include la ricerca di consenso sociale e politico in città e nel territorio. 

Come ha dimostrato  Silvio Berlusconi, qualunque sia il business di partenza, il calcio e lo sport sono strumenti utili per allargare il giro di affari ed anche per esercitare una specie di gramsciana egemonia sulla società. Del resto, mentre le vecchie ideologie politiche muoiono o boccheggiano, le passioni e le appartenenze calcistiche sopravvivono e qualcuno ci investe sopra. Anche in provincia (il sindaco Bandecchi docet).

Ma per certi uomini che guidano le istituzioni pubbliche e che non dispongono dei soldi di Berlusconi non è facile controllare il calcio e ricavarne consensi. E poi i Comuni hanno vincoli. Ci sono le procedure amministrative. C’è la burocrazia che mette ostacoli.

Domanda: si possono aggirare questi vincoli?

Risposta: Non è facile. 

Però ci si può provare. Come?

Un modo sono le aziende partecipate dagli enti locali, soprattutto se queste imprese sono a maggioranza privata.

Nessuno è infatti in grado di controllare società miste a maggioranza privata che si comportano come soggetti sostanzialmente privati e rispondono ad un sistema di governance non proprio comprensibilissimo.

Ecofor e' uno di questi soggetti partecipati a maggioranza privata, che gioca un ruolo pubblico e che vuole allargarlo (altrimenti perché dotarsi di una fondazione). Ma perché vuole allargarlo? 

In parte per far funzionare meglio il proprio business e diversificarlo. In parte per compensare l’impatto che questa impresa ha sul territorio. In parte per creare consenso attorno a sé. E infine per rispondere alle richieste del potere politico e dialogare con gli enti pubblici di riferimento (comuni, province, regione, servizi sanitari autorizzativi, enti di controllo, ecc.).

E per muoversi agilmente torna comodo poter utilizzare due facce, una pubblica e una privata, e di volta in volta  indossare quella più adatta.

Per ottenere l’effetto “double face" serve collocare ai vertici delle partecipate uomini collegati sia al potere politico che al sistema imprenditoriale privato. Un capolavoro organizzativo. Formalmente corretto.

Così, ad es., ai vertici di Ecofor si trovano uomini molto legati al PD, il quale PD a sua volta è presente in molte istituzioni pubbliche locali, regionali e nazionali e con altri suoi iscritti o coi medesimi uomini è presente pure ai vertici di aziende partecipate. Tra queste società partecipate da partecipate c’è il Pontedera Us (dove quindi l’attuale sindaco di Pontedera finisce per essere presente, formalmente in maniera solo indiretta, facendosi rappresentare dall’ex sindaco nella cui giunta è politicamente cresciuto).

Quisquilie diranno i miei 25 lettori. Mica tanto. Perché è attraverso queste “presenze indirette” nel sistema delle partecipate e delle partecipate dalle partecipate che si costruiscono, in collaborazione coi vertici amministrativi istituzionali e con gli imprenditori privati, assetti gramscianamente egemonici, che in realtà hanno poco a che vedere con la cultura e molto con la gestione del potere politico ed economico e col controllo sociale. 

Si tratta di assetti oligarchici, in cui 7 o 8 persone, alla testa di enti pubblici e società partecipate rilevanti, gestiscono legalmente, attraverso una serie di passaggi, la realtà politica, quella amministrativa e quella economica, con la quale si interfacciano in vari modi.

E il calcio e lo sport sono tasselli di un sistema che è ormai caratterizzato da partiti di plastica, secolarizzati,e sempre più personalizzati. Padronali. E non solo su scala nazionale. Ma anche su quella locale. Perché anche in provincia la democrazia può azzopparsi. E la deriva oligarchica avanzare. Con uomini o donne di destra oppure di centrosinistra. Valdera docet.



lunedì 13 maggio 2024

GLI ARCHIVI SANMINIATESI DA DIGITALIZZARE MA SOPRATTUTTO DA CONSERVARE

Le dichiarazioni sulla digitalizzazione archivistica del comune di San Miniato, per altro non supportate da documenti ufficiali (tipo delibere e determine, anche digitali), sembrano chiacchiere da imbonitori rivolte a chi credo sappia poco di cosa siano gli archivi comunali sanminiatesi. Perciò metto là qualche elemento per i pochi curiosi.

Presso San Miniato basso (in via de Amicis) nei locali dell’ex Peterson sorge anche un grande archivio storico notificato con documentazione storica del comune di San Miniato che va dal XIII secolo al 1945, per un insieme di circa 10.000 pezzi tra filze, faldoni e buste, completamente inventariati. Si tratta di milioni di pagine. Milioni. Questa mole documentaria, che racconta le vicende di San Miniato da quando era un libero Comune medievale a oggi, E' CHIUSA DA DUE MESI AL PUBBLICO e il sindaco, con tutte le parole che ha usato non ha saputo dire quando la riaprirà. L’ARCHIVIO STORICO È CHIUSO.

In questi ultimi 5 anni l’Amministrazione Comunale  avrebbe potuto rendersi conto delle problematiche della sede dell’archivio. Invece no. E ora ha chiuso tutto. Un bel colpo. Ovviamente ha chiuso per costruire un archivio perfetto. Ma intanto HA CHIUSO.

E non sa neppure dire quando lo riaprirà. Non ha detto se dotera’ il capannone che accoglie l’archivio storico con un adeguato impianto di climatizzazione e di condizionamento dell’aria. Né ha detto in che modo sarà adeguato o modificato il complesso impianto di antincendio in merito al quale si sono espressi i vigili del fuoco a seguito del loro sopralluogo di inizio anno.

Accanto all’archivio storico, nella parte ovest dello stesso capannone, c’è una parte anche dell’archivio di deposito comunale, che include la documentazione amministrativa cartacea prodotta dall’amministrazione dal 1946 alla fine del XX secolo più altra documentazione più recente, tra cui le perizie e le pratiche edilizie (o almeno una parte).

Si tratta di alcune migliaia di faldoni e di buste, la cui digitalizzazione, pratica per pratica, non sarà una operazione rapida, nè poco costosa. Oltre tutto servirà un progetto di digitalizzazione (chi lo farà?) e la realizzazione andrà messa a gara. O si pensa ad un affidamento diretto, magari anche senza progetto, rivolgendosi a qualche ditta specializzata? Mistero.

Ecco perché sarebbe interessante se anziché ripetere come un mantra la parola “digitalizzazione”, il sindaco facesse parlare il dirigente comunale che ha la competenza sugli archivi, il quale, a norma di legge, e acquisito il parere della sovrintendenza archivistica regionale, dovrebbe spiegare in base a quale procedura tratterà una parte del materiale di deposito. Ad oggi di questo progetto non c’è traccia pubblica. E le dichiarazioni sono buoni propositi. Ma non in grado di coprire la debacle di due servizi chiusi: l'archivio storico e l’archivio di deposito, appunto. Già perché oltre l’archivio storico, è CHIUSO ANCHE L’ARCHIVIO DI DEPOSITO e senza che si sappia quando riaprirà.

Questo si che è gestire servizi pubblici.

Sarebbe poi interessante sapere se è già stata affidata al dirigente del settore del patrimonio la redazione di una perizia di risistemazione degli spazi dei locali dell’archivio storico, di deposito e della biblioteca di San Miniato Basso siti in via de Amicis, perizia in base alla quale potra' poi essere effettuata una progettazione esecutiva da poter poi mandare in appalto.

Poi andrà espletato l’appalto e eseguiti i lavori. Perciò, se tutto andrà bene, gli spazi archivistici e bibliotecari di San Miniato Basso non torneranno fruibili prima della fine del 2025. Cioè se va bene archivi e biblioteca torneranno utilizzabili tra più di un anno.

Potrebbe fare peggio la Destra? Forse si, ma dovrebbe impegnarsi.

Sempre in merito agli archivi ricordo poi che esiste un secondo blocco di carte già archivio di deposito (ma oggi in parte archivio storico). Occupa tutto un grande capannone in zona stazione. Ed esiste infine un terzo blocco di carte, con altre migliaia di faldoni e buste, che riempie un terzo grande spazio sempre nelle vicinanze della stazione. Di questi due ulteriori depositi archivistici, con altri milioni di documenti che raccontano la storia di San Miniato dal 1945 a oggi, che si pensa di fare?

Dopo 15 anni in cui sono stati oggetto di scarsa attenzione da parte dell’amministrazione comunale si e' per caso deciso di farsene carico? Si digitalizzeranno anche queste carte? Gli edifici del deposito 2 e 3 saranno adeguati all’evoluzione normativa? Nel programma del prossimo mandato amministrativo c’è scritto qualcosa sugli archivi?

San Miniato va giustamente fiero della propria storia. Ma i più significativi dei suoi monumenti storici (i suoi 3 grandi archivi dislocati in 3 capannoni diversi nell’area di San Miniato Basso) come verranno curati? 

E soprattutto concretamente da chi?

giovedì 9 maggio 2024

LA SOSTENIBILITÀ DEL CALCIO PONTEDERESE

Ma ora che il socio del Pontedera U.S. CITTÀ DI PONTEDERA, Rosettano Navarra, ha dichiarato alla stampa di voler vendere le sue quote della società, chi le comprerà? 

Credo che questa domanda se la ponga anche l’Amministratore delegato del Pontedera U.S., che è anche amministratore delegato di Ecofor service, società che controlla il pacchetto di maggioranza del Pontedera Calcio e che nei prossimi giorni organizza proprio un convegno sulla sostenibilità del calcio nostrale.

Che sia questa l’occasione per chiarire meglio perché una società che per statuto si dovrebbe occupare di gestione e smaltimento di rifiuti abbia deciso di investire soldi nel calcio nostrale? Vedremo.

In attesa di saperne di più, stando alle notizie suggerite dalla stampa locale, è probabile che l’acquisto e il conseguente impegno di Ecofor nel Pontedera U.S. sia stato realizzato su richiesta del sindaco del comune di Pontedera: comune che è un importante socio sia pure di minoranza di Ecofor Service e che su questa società può svolgere quindi una qualche moral suasion.

Ma può un sindaco chiedere ad una propria società partecipata che si occupa di smaltimento rifiuti di comprare azioni di una società calcistica? 

Forse si. Ma…

E’ così facile che una società partecipata a maggioranza privata come Ecofor risponda di sì, sborsi diversi soldi e si impegni a dirigere una società lontana mille miglia dal proprio business?

No, facile non dovrebbe essere.

A meno che… a meno che…

A SAN MINIATO BIBLIOTECARIE E ARCHIVISTE MALTRATTATE DAL COMUNE

A San Miniato (PI) un gruppo di 7 bibliotecari e archivisti sta per essere messo alla porta da una giunta di centrosinistra a trazione PD. Si tratta soprattutto di lavoratrici, tre o quattro delle quali con venti anni di attività in servizi culturali appaltati continuativamente dal Comune. Sono donne, bibliotecarie, e archiviste, tutte dipendenti di cooperative, che invece di essere promosse, se va male verranno licenziate e se va bene potrebbero essere spostate su nuovi luoghi di lavoro, forse a decine di chilometri da casa. Eppure sono persone che, durante la loro carriera, pur lavorando sempre per il Comune di San Miniato, hanno anche cambiato la cooperativa di riferimento (mano a mano che gli appalti venivano periodicamente ribanditi), proprio per rimanere a San Miniato, dove sono cresciute professionalmente ma dove dal 1 giugno non lavoreranno più.

Il patatrac è  avvenuto in parte per ragioni di “emergenza” (legata allo stato di scarsa manutenzione degli spazi e degli impianti degli archivi, della biblioteca di San Miniato Basso) ed in parte per la decisione politica di riorganizzare e di reinternalizzare i servizi, opzione che in sé non si può che giudicare positivamente, ma che, rispetto alle lavoratrici presenti nei medesimi servizi (alcune, ripeto, da venti anni e più), meritava un’attenzione, una cura e un rispetto decisamente maggiore.

Sul tema dell’emergenza degli impianti degli spazi il ragionamento è assai complesso e lo riprenderò in una nota successiva. Lo stesso farò in merito alle strategie di promozione della lettura. Anticipo solo che le decisioni della Giunta sanminiatese, oltre a colpire le lavoratrici, hanno reso attualmente NON DISPONIBILI AI LETTORI di San Miniato (e della Rete Bibliolandia) circa il 40% del patrimonio librario comunale piu' tutto il patrimonio dell”archivio storico e di deposito, senza che sia stata indicata una data per rimettere a disposizione del pubblico questi importanti materiali.

Ma, ripeto, il vulnus più doloroso e più ingiusto si lega ai diritti dei lavoratori. Qui sicuramente si poteva procedere in altra maniera. 

La Giunta avrebbe potuto nel 2023 dichiarare ufficialmente la propria intenzione di reinternalizzare i servizi bibliotecari e archivistici gestiti per oltre vent'anni mediante appalto; poteva comunicare questa legittima decisione alla cooperativa aggiudicataria dell’appalto e ai suoi lavoratori; procedere poi con bandi di concorso per archivisti e bibliotecari professionisti, in cui magari riconoscere punteggi specifici a chi aveva lavorato nei servizi bibliotecari e archivisti e poi ovviamente concludere il percorso, ma avendo correttamente dato a tutti la possibilità di sapere, di partecipare e di riorganizzarsi.

Invece si è fatto partire a novembre 2023 un bando di concorso generico per funzioni di operatore amministrativo, in cui si inserivano anche competenze bibliotecarie, archivistiche e museali; si sono poi attivati recentemente corsi di formazione per operatori di beni culturali per garantirsi tirocinio gratuiti; si sono poi chiusi a marzo per ragioni e con motivazioni emergenziali gli spazi e i servizi bibliotecari e archivistici di San Miniato Basso e solo dopo tutto ciò, a fine marzo 2024 (ovvero a poco più di due mesi dalla scadenza dell’appalto e a 3 mesi dalle elezioni amministrative) si è assunta una delibera di Giunta che decideva la reinternalizzazione dei servizi bibliotecari e archivistici a partire dal 1 giugno, buttando fuori gli operatori della cooperativa e non indicando tempi neppure approssimativi per la sistemazione della struttura di San Miniato Basso. Che stile! Che rispetto per i lavoratori! Che arroganza di voler decidere una strategia di lunga gittata che potrebbe toccare ad un altro sindaco gestire o rovesciare.

Mi chiedo se un’amministrazione di centrodestra o di qualunque altro orientamento politico avrebbe potuto fare di peggio e assumere un atteggiamento ancora meno rispettoso nei confronti di persone che hanno lavorato per oltre 20 anni, ininterrotti, per il Comune di San Miniato.

E mi chiedo cosa ne pensino gli utenti della biblioteca di San Miniato Basso di questa chiusura che preclude loro l'accesso a 26.000 libri e a operatori professionali che li avevano sempre saputi accogliere con competenza e capacità.