venerdì 31 maggio 2024

LA CGIL PUÒ INDIRE ALMENO UNO SCIOPERO PER LE LAVORATRICI MALTRATTATE A SAN MINIATO?

La cacciata dal posto di lavoro di 7 lavoratori dei beni culturali, di cui 6 donne, da parte del Comune di San Miniato rappresenta una ferita che potrebbe essere sanata con una trattativa sindacale, a cui per il momento il comune di San Miniato si sottrae e che il sindacato non riesce a ottenere.

Le lavoratrici, iscritte alla CGIL, stanno continuando però a battersi perché non accettano la soluzione del Comune che invece è riuscito a “convincere” la cooperativa, di cui, in questo momento, le donne sono dipendenti a tempo indeterminato, a riassorbirle in altri appalti. Ma il riassorbimento può avvenire anche a molti chilometri di distanza da San Miniato, può prevedere anche compiti di lavoro diversi, cambio mansioni, modifiche di turni e budget orari. E con altre arbitrarietà che non rispettino i diritti di anzianità. Il fatto che alcune di loro hanno figli.  E tutte queste modifiche nella vita delle lavoratrici, che non vorrebbero accettarle, sono il frutto di una decisione unilaterale ed improvvisa dell’amministrazione comunale di SM che ha operato con spirito di rivalsa verso le lavoratrici che avevano chiesto ai vigili del fuoco un sopralluogo sui loro luoghi di lavoro per verificarne le effettive condizioni di sicurezza.

Ma hanno fatto male a chiamare i vigili, dopo anni che segnalavano ai loro superiori, inascoltate, le criticità di alcuni dei luoghi di lavoro dove operavano?

Hanno forse male interpretato le parole pronunciate dal presidente Mattarella quando dice che la sicurezza sul lavoro è un diritto fondamentale in un paese civile?

Certo le lavoratrici sanno di trovarsi in un contesto difficile e che da oggi saranno sbattute fuori dai luoghi di lavoro dove hanno operato per venti anni (almeno 3 o 4 di loro).  

Si rendono conto che non hanno di fronte un padroncino che tira solo a fare ciccia. Ma che lottano con un Comune e con le forze politiche che lo guidano.

Sanno anche dei rapporti tra le forze politiche e i sindacati locali, inclusa la RSU comunale, che dovrebbe difenderle e che invece ha finto di non vedere il loro disagio.

Ma non sono forse lavoratrici anche loro anche se assunte mediante appalto? Davvero la RSU del comune di San Miniato può mettere la testa sotto la sabbia in questo modo e sentirsi “sindacato”?

Perché queste donne si battono per affermare il diritto alla sicurezza sui luoghi di lavoro e il diritto a non perderlo il lavoro. 

Cosi facendo segnalano la distanza tra una segretaria del PD come ELLY Schlein, che quasi tutti i giorni parla giustamente di diritti del lavoro, di salario minimo, di lavoro povero e di sicurezza sul lavoro e un suo amico sindaco, un sindaco del PD, che invece caccia 7 lavoratrici dal Comune, non rinnovando l’appalto e creando ancora più precarietà perché hanno osato chiamare i vigili del fuoco per un sopralluogo e poi i servizi della Asl per rilevare se i luoghi di lavoro erano sicuri.

Naturalmente le lavoratrici si aspettano che il loro sindacato (sono iscritte quasi tutte alla CGIL) le difenda con quella stessa grinta che Landini mostra quando parla di sicurezza nei posti di lavoro e quando chiama i propri iscritti della CGIL a impegnarsi in prima persona. In tutti i luoghi. Non solo nelle fabbriche.

E Landini dovrebbe essere orgoglioso di queste bibliotecarie e archiviste, iscritte alla CGIL, perché in loro ha delle lavoratrici che lo hanno preso sul serio, gli hanno dato retta, fino a pagare un prezzo alto per il loro coraggio e la loro lotta.

Ma allora rispetto a questa situazione, la CGIL non può fare qualcosa di più? Non può indire almeno un’ora di sciopero tra i lavoratori del comune di San Miniato che sanno di sicuro quanto quelle ex colleghe (perché di colleghe si tratta, sia pure in appalto) hanno ragione?

Una CGIL che a San Miniato ha ancora molti iscritti non può organizzare una manifestazione pubblica alla Casa Culturale e fare raccontare alle lavoratrici maltrattate, iscritte alla CGIL, come sono andate le cose? Almeno metterle a confronto: le loro ragioni e quelle del sindaco. In un dibattito pubblico. O si schiera col Sindaco PD a prescindere da come sono andate le cose?

Il caso delle lavoratrici di San Miniato è significativo per molte ragioni, di cui 2 davvero eclatanti. 

La prima perché è l’emblema di quanto i politici nazionali (ma anche regionali) predichino bene, mentre i loro rappresentanti sul territorio a volte razzolino proprio male.

La seconda ci dice che i grandi proclami di tutela del lavoro di cui parlano i leader sindacali nazionali hanno poi bisogno di lavoratori e di sindacalisti che sui territori lottino e si impegnino per farli rispettare. 

I diritti non li hanno mai regalati ai nostri nonni e padri. Se li sono conquistati. E si deve combattere per mantenerli oggi. Ecco questo stanno facendo le bibliotecarie della CGIL. E allora la segreteria regionale della CGIL non può esaminare il caso delle 7 sanminiatesi e capire se non sia opportuno impegnarsi in una battaglia di giustizia com’è quella che si profila?

E l’assessore regionale Alessandra Nardini che ha deleghe sulla ricerca scientifica, istruzione, formazione professionale, crisi aziendali, pari opportunità e altro, e che conosce bene probabilmente il sindaco di San Miniato che ha cucinato questo brutto pasticcio, non ha niente da dirgli e da fare per sbrogliarlo il problema? Non può attivare un tavolo regionale?

Tra l'altro, ironia della sorte, alcune delle lavoratrici maltrattate l’hanno informata dei fatti sanminiatesi nel corso di un convegno organizzato alcuni giorni fa dal PD a Pisa proprio su “Sicurezza e lavoro". Tema di cui le bibliotecarie maltrattate sono diventate ahiloro assai esperte.



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