Così ho potuto leggerlo e, come si immagineranno i miei 26 lettori, l’occhio mi è caduto subito sul…. paragrafo della CULTURA. Una fissazione. Lo so. Si tratta di un paragrafo di 5 pagine, di cui 3 piene solo di foto e grafica. Ergo analisi e promesse si limitano alle sole pagine 47 e 48.
Rispetto al programma 2019, a parte lo spazio dedicato a biblio Gronchi, che occupa l’intera pag. 48, la proposta è più corta, più sfumata, generica e soprattutto reticente.
Ad esempio: se uno volesse sapere che cosa Matteo pensa di fare della Villa Crastan, ci resterebbe male. Perché il programma non dice nulla. La Villa non è nemmeno citata nel testo. Peccato che dopo 10 anni di roboanti promesse, di mille tentativi andati a vuoto e di soldi buttati, sia sparito anche il nome. Si resta a bocca asciutta.
Oppure, se uno volesse sapere qualcosa del futuro dell’importantissimo Teatro Era frugherebbe invano nel programma. Neppure due righe. Si, certo, si farà qualcosa, ma.. si vedrà cosa.
Ancora: se uno volesse sapere delle strategie del PALP. Seh, anche su questo nulla.
E del Centro Otello Cirri? O che roba è?
Peggio: chi pensa di avere dal nuovo programma un’indicazione del ruolo che il Comune intenderà giocare nella Fondazione che gestisce il Museo Piaggio, che oggi, domenica 19 maggio, tanto per non fare, è chiuso al pubblico, resterà deluso e non troverà niente di niente.
E della casa della musica insediata nell’ex cinema Roma? Niente.
E della Fondazione cultura che nel quinquennio precedente doveva coordinare tutta la cultura cittadina? Provate, provate a cercare e vedete se vi riesce di trovare almeno una parola significativa su questa Fondazione a cui è stata affidata anche Villa Crastan.
E della quarantina di associazioni culturali della città? Enti sperduti? No, ogni tanto saranno chiamate attorno ad un bel tavolo di coordinamento. Sai la novità!
L’unica cosa chiara è che si faranno tanti eventi. Feste, concerti, nottate di intrattenimento. Su questo ci si sdarà.
Ma sulla cultura, Biblio Gronchi esclusa, sembra che abbiano usato un programma al nero di seppia che non consentirà tra 5 anni di dire se quella o questa promessa è stata mantenuta o meno. Perché di promesse non c’è nemmeno l'ombra.
E anche dei progetti che cita per nome, ad esempio il “Ponte di parole” o “l'Era dei libri” non fissa obiettivi, né mette indicatori di risultato. Non dice che adesso ci passano 44 gatti ma tra 5 anni ce ne passeranno 100. Per dire. No. Si sono fatti furbi. Niente parametri misurabili. Insomma per valutare i dipendenti comunali si fissano obiettivi e ci sono parametri da raggiungere. Invece per valutare i politici solo obiettivi generici e nessun indicatore di risultato che possa intralciare il manovratore. Gli piace vincere facile.
Mi viene solo da ridere se penso a tutti i colloqui urbani che sono stati necessari per distillare il niente che riempie questo paragrafo.
Comunque non vi fidate di me. Leggetela coi vostri occhi e col vostro cervello. Ve l’allego. E vedete se esagero. Ai lettori la sentenza …e il voto.

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