giovedì 13 giugno 2024

I NUMERI, LE MAGGIORANZE E IL CONSENSO

E’ vero che il 50,7% degli elettori pontederesi che al primo turno non hanno votato la coalizione del sindaco uscente non costituiscono, politicamente parlando, una maggioranza alternativa. Che infatti non c’è. 

Quel numero però costituisce il limite contro cui ha sbattuto ed è rimbalzata la maggioranza uscente al primo turno. Un fronte del NO di cui tenere conto per capire cos' è questa città oggi e individuare la soglia del consenso reale attorno all’attuale maggioranza.

In poche sezioni elettorali pontederesi, se ho letto bene i dati riportati dalla stampa, il sindaco uscente supera l’insieme dei suoi 3 competitori, con cui, lo ribadisco, non ha voluto neppure confrontarsi pubblicamente.

E anche la distribuzione sul territorio dimostra la sostanziale omogeneità del dissenso in diverse aree comunali.

E questo senza contare gli astenuti. 

Né le schede bianche e nulle (circa il 4%).

Aggiungo, per evitare equivoci, che in una democrazia che voglia funzionare bene è comunque meglio avere al governo una minoranza compatta piuttosto che una maggioranza sbrindellata e divisa. O almeno questo è ciò in cui si crede, per legge, dagli anni ‘90 in poi.

Infatti questo prevede la riforma delle elezioni comunali del 1993. Ma prima si credeva in altre regole e in altri valori. Prima del ‘90 i partiti contavano più dei sindaci. Poi il rapporto di forza si è rovesciato. La personalizzazione è dilagata. E oggi spesso i partiti sono appendici dei sindaci. Questo dà più stabilità amministrativa. Meglio così allora? Forse sì, ma con diversi punti interrogativi.

Comunque tra 15 giorni il ballottaggio anche a Pontedera darà sostanza a questa regola, trasformando una minoranza in una maggioranza operativa attorno ad un sindaco. Tutto regolare e legittimo.

Come è legittimo e regolare che il sistema maggioritario politico consegni il Parlamento ed il Governo ad una minoranza politica, ancorché compatta. Perché il centrodestra a trazione Meloni in Italia non ha i voti della maggioranza assoluta degli elettori italiani, ma solo del 44% dei soli votanti.

Ma torniamo a Pontedera.

Personalmente continuo a pensare che la città avrebbe bisogno di un cambiamento a palazzo Stefanelli. 

Aggiungo che la vittoria al ballottaggio di Franconi gli consentirà per altri 5 anni di fare sostanzialmente quello che vuole. E lo farà. Rafforzerà il suo ruolo e perfezionerà la sua squadra di governo, consolidando il sistema di relazioni egemoniche che è già una realtà.

Tra l’altro tra 5 anni non avrà neppure bisogno di essere misurato dagli elettori, a meno che nel frattempo il Parlamento non approvi una legge che abolisce i due mandati anche per i sindaci dei comuni sopra 15000 abitanti e lui si candidi per un terzo mandato e poi un quarto e magari fondi quello che i francesi, parlando dei loro sindaci a vita, chiamano “monarchia municipale”.

A me il nostro aspirante monarca municipale e “imprenditore del territorio” (un altro termine usato sempre per i sindaci francesi”) pare di vederlo già avanzare. Ed è in buona compagnia, perché se ne vedono diversi altri di aspiranti monarchi e regine in Valdera. Mentre i partiti sono scomparsi o soffrono parecchio.

Per questo mi piacerebbe un bel cambiamento.

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