L’Italia ha molteplici problemi da affrontare. Ma uno inciderà molto sul futuro del paese: mi riferisco alla qualità della formazione scolastica ed extrascolastica dei bambini e dei ragazzi.
In particolare la formazione dei figli dei migranti e la crescita culturale della famiglia di origine straniera è il nodo da affrontare se non vogliamo diventare (come in parte siamo già) il paese con meno laureati rispetto a quasi tutti gli altri paesi europei, ma anche quello con la preparazione culturale media più bassa. Su questo tema serve un’attenzione speciale, finanziamenti speciali ed un monitoraggio attento dei risultati raggiunti anche da parte degli enti locali.
Questo rischio ho cominciato a percepirlo 7 anni fa, quando ho iniziato ad occuparmi, in prima persona, su suggerimento e richiesta del sindacalista della UIL Dia Papa Demba, del sostegno scolastico dei figli dei migranti nell’ambito dei programmi di promozione della lettura della Rete Bibliolandia. E dopo aver letto gli studi di Monica Meini.
Lo stesso ministro Valditara sembra aver chiaro questo problema e ha deciso di investire qualche soldo sulle scuole proprio in questa direzione, tenendole più aperte perfino nel periodo sacro che è quello estivo. Ma ci riuscirà? E in quale misura? E con quali collaborazioni delle amministrazioni locali?
A Pontedera negli ultimi 6 anni sono state diverse le associazioni (di solito con limitata esperienza pedagogica, ma animate da un'autentica passione culturale, politica e civica) che hanno gestito dei doposcuola alla buona, in luoghi improvvisati, a cui si sono rivolti i figli di migranti e le loro famiglie.
Parlo di una decina di associazioni, distribuite sul territorio, che hanno cercato di riprendere le idee di Don Milani e di sostenere quelli che sono oggi i più svantaggiati. Quelli a cui bisogna dare oggi più parole (nel nostro caso italiane) per comprendere meglio la realtà ed interagirci.
Il comune di Pontedera in questi anni ha sostenuto alcune di queste associazioni, ma senza attivare una propria progettualità, senza costruire un vero coordinamento e senza costruire un supporto professionale come invece era stato chiesto e promesso.
Il comune non è neppure riuscito a far aprire, per i vari corsi di doposcuola per figli di migranti, nelle ore pomeridiane, le sedi scolastiche comunali. Mentre le sedi operative delle associazioni sono quasi sempre risultate inadeguate per il tipo di percorso formativo individuale da svolgere (almeno per le realtà che conosco e di cui so).
Non è quindi un caso se di questo aspetto e del ruolo che il Comune potrebbe svolgere nel sostegno formativo a bambini e ragazzi figli di migranti ci sono solo riferimenti vaghi e generici nel nuovo programma dell'attuale sindaco. Li allego in foto.
Ma affidare questo problema alla sola sensibilità del volontariato (che per fortuna c’è ed è importante) è un errore.
Se Pontedera avesse investito negli ultimi 3 anni in attività di supporto alla formazione e in particolare verso la fascia dei figli dei migranti (che più ne necessita) il 50% di quello che il Comune ha speso in feste varie, avremmo fatto un salto culturale in una fascia giovanile strategica per il futuro della città e del paese.
Ma questa voluta disattenzione illumina in negativo tutto il tema di Pontedera città delle 90 provenienze linguistiche e nazionali che oggi accentua le separazioni e i ghetti, fatica a ritrovare una progettualità pubblica, dopo aver smantellato un percorso importante avviato nei primi anni 2000 e gestito da un ufficio ad hoc.
Infatti si è passati da un’accoglienza e da un lavoro di incontro, di dialogo, di incentivi alla partecipazione delle comunità straniere gestiti con un'idea di allargamento di cittadinanza dell’era Marconcini (2000-2009), ad un ridimensionamento tout court di quel percorso con la giunta successiva (che ha avvertito un’aria più xenofoba emergere nella città e nelle stesse fine della propria maggioranza politica, contro la quale non è riuscita ad andare), fino ad una gestione un po' clandestina del tema migrazione/sostegno/integrazione realizzato dalla presente amministrazione.
Un tema per altro studiato e ben raccontato (almeno dal 2003 al 2017) da molte pubblicazioni scientifiche curate dalla docente universitaria pontederese Monica Meini, tutte disponibili in biblio Gronchi.
Infine ricordo come la delega su queste tematiche sia stata affidata ad un’assessora molto brava, ma con sensibilità politiche solo parzialmente affini (e su alcuni temi addirittura contrastanti) col resto della maggioranza, e relegata a operare in contesti di nicchia rispetto alla società cittadina e con risorse economiche poco rilevanti.
Se non mi credete, cercate la parola migranti o intercultura nel nuovo programma franconiano. E poi ne riparliamo.
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