MA SIAMO SICURI CHE I POPOLI SIANO + EUROPEISTI DEI BANCHIERI?
Il grande filosofo tedesco Habermas ha scritto su La Repubblica del 23 giugno che c'è un errore di fondo nella costruzione europea, quello di aver costruito un'unione monetaria senza un'unione politica. Considero Habermas uno dei grandi saggi viventi del nostro continente. Ma su questo punto temo si sbagli. In realtà l'unione monetaria europea contiene, con tutte le ambiguità, il massimo di unione politica possibile in Europa in questo contesto storico. L'unione europea è stata voluta e sostenuta soprattutto come grande area economica da elite colte, dalla grande borghesia europea e dalla grande finanza. Negli anni 50 e 60 fino ai '90 è stata voluta dalla borghesia moderata spesso contro una sinistra che è arrivata lentamente all'europeismo più per necessità che per virtù. Temo che il ritorno dei populismi nazionalisti o dei particolarismi regionali metterà in discussione questo edificio che non può trovare una maggiore unione politica per varie ragioni, tra cui la mancanza di una compatta opinione pubblica sovranazionale, che per costituirsi, tra l'altro, difetta di una lingua comune con cui intendersi. Temo che i soldi e la moneta siano il massimo linguaggio comune che sanno parlare gli europei. E che moneta e mercato comune rappresentino l'unico collante dell'Europa borghese. Ma i popoli possono travolgere questa prosaica realtà e rimettere indietro l'orologio della storia. Non sarebbe la prima volta che capita.
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