La Biblioteca Provinciale di Pisa continua a rimanere aperta.
Chi ha necessità di consultare le sue collezioni librarie e la sua preziosa emeroteca potrà farlo con regolarità e certezza per i prossimi due mesi. E' un'evoluzione complicata, quella che riguarda la Biblioteca. Sono in ballo molti elementi ingarbugliati, tra cui l'uscita di scena delle Province e la destrutturazione di un ruolo importante rispetto ai territorio di riferimento. Penso anche al valore delle "memorie locali" su cui certe Province (e la nostra di sicuro) si sono spese ed hanno investito molto. C'è un patrimonio di conoscenze che non può essere disperso (basti citare allo splendido lavoro fatto attorno ai "Quaderni di didattica della storia"). Credo che su questo sia necessario un maggiore impegno ed una maggiore consapevolezza da parte degli enti locali e anche delle Associazioni culturali della Provincia, che non possono fare come le stelle di Cronin.
venerdì 29 aprile 2016
lunedì 25 aprile 2016
Matteo Renzi alla Piaggio
Matteo Renzi, la Piaggio e il 70° anniversario della Vespa
Il 23 aprile 2016 Matteo Renzi è venuto a Pontedera per partecipare ai festeggiamenti per il 70° anniversario della Vespa organizzati dalla Piaggio e dall'Amministrazione comunale. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è venuto in città ed ha visitato la maggiore eccellenza del territorio dal punto di vista produttivo ed occupazionale (impiega ancora 3.000 dipendenti). Insieme a lui, Roberto e Matteo Colaninno, più un ristretto e scelto gruppo di persone ad accompagnarlo prima nella visita alle catene di montaggio (il sito de "La Repubblica" riporta anche foto di Renzi nei capannoni della 2R ed una che lo ritrae mentre attraversa l'isola di montaggio della Vespa Armani); e poi nella palazzina della direzione (mentre non sono riuscito a trovare foto di Renzi all'interno del Museo della Piaggio).
Si tratta di un evento decisamente eccezionale per la Piaggio, per la Vespa e per Pontedera, come hanno riportato tutti i giornali di domenica. Ma comunque la si veda (e ci sono come è noto molti punti di vista con cui leggere il presente in cui siamo immersi), la presenza di Matteo Renzi, diversamente dallo straordinario bagno di folla che lo accolse per le primarie nell'ex palestra Marconcini, questa volta non ha coinvolto i cittadini. Alla cerimonia nello stabilimento erano presenti oltre al sindaco e al vicesindaco, pochi altri pontaderesi. Ma non si può avere tutto nella vita e la presenza del Premier nella grande azienda e in città è comunque un evento eccezionale. Renzi, oltretutto, ha tessuto un elogio sperticato di questo territorio (che per lui è solo una porzione dell'Arno Valley ed è strettamente connesso alle Università pisane: altre eccellenze) e ha concluso un discorso pronunciato a braccio e lungo quasi 15 minuti, tutto centrato sulla Vespa come simbolo della rinascita nazionale, con un "Viva la Vespa, Viva Pontedera e Viva anche Pisa".
Le sue parole erano state precedute da quelle di Roberto Colaninno che per gli spezzoni riportati dal video di Fabio Bachini sono stati di grande interesse e meriterebbero di essere conosciute dal pubblico. Sì il filmato che gira su facebook realizzato dal giornalista televisivo Fabio Bachini è molto interessante. Non solo per le parole pronunciare da Renzi, ma, mi ripeto, anche per quelle dette da Roberto Colaninno.
Da parte sua la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha messo su you tube l'intero discorso pronunciato a braccio da Matteo Renzi all'interno degli stabilimenti Piaggio di Pontedera, così anche se solo pochissimi pontaderesi l'hanno potuto udire con le proprie orecchie, chi vorrà potrà vederlo ed ascoltarlo andando su you tube e scaricando il filmato sul proprio iphone, tablet o pc. Sottolineo che vale la pena di farlo e che merita di ascoltare queste parole, perchè (comunque la si pensi) non credo che ricapiterà a breve che un capo di governo venga a Pontedera e faccia di Pontedera e di un importante elemento che riguarda la sua storia e il suo presente un fatto emblematico della politica nazionale. Di più: usi la Vespa e Pontedera come una metafora per l'intera Nazione.
Ovviamente gli scettici, potranno obiettare che le parole pronunciate da Renzi e Colaninno non corrispondono ai loro reali pensieri. Tuttavia certe parole sono state dette, certi impegni sono stati assunti, certe affermazioni sono state fatte e da queste parole e questi impegni si potrà ripartire per provare a costruire.
E' chiaro che Renzi e Colaninno si trovano e si muovono nell'ambito di una cultura che assume l'impresa e la sua visione del mondo come asse dello sviluppo e come strumento per il rilancio del sistema paese. All'interno di questa cultura, che guarda alla globalizzazione come un fatto incontrovertibile con cui misurarsi (per Renzi un'opportunità, per Colaninno un elemento del mercato con cui fare duramente i conti) c'è anche il ruolo degli operai e delle operaie che fecero e fanno la Vespa. Ma è un ruolo di collaborazione e di cogestione, piuttosto che antagonistico e conflittuale. Anche su questo aspetto, se ce la faranno, le "forze politiche" dovranno misurarsi (ma le polemiche di questi giorni sul settantesimo sono state a dir poco "penose" e irrealistiche).
Per i curiosi, che spero siano molti, riporto l'indirizzo a cui può essere visto e ascoltato l'intero intervento di Renzi alla Piaggio di Pontedera.
https://youtu.be/x1tXPXh1qqQ
Il 23 aprile 2016 Matteo Renzi è venuto a Pontedera per partecipare ai festeggiamenti per il 70° anniversario della Vespa organizzati dalla Piaggio e dall'Amministrazione comunale. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è venuto in città ed ha visitato la maggiore eccellenza del territorio dal punto di vista produttivo ed occupazionale (impiega ancora 3.000 dipendenti). Insieme a lui, Roberto e Matteo Colaninno, più un ristretto e scelto gruppo di persone ad accompagnarlo prima nella visita alle catene di montaggio (il sito de "La Repubblica" riporta anche foto di Renzi nei capannoni della 2R ed una che lo ritrae mentre attraversa l'isola di montaggio della Vespa Armani); e poi nella palazzina della direzione (mentre non sono riuscito a trovare foto di Renzi all'interno del Museo della Piaggio).
Si tratta di un evento decisamente eccezionale per la Piaggio, per la Vespa e per Pontedera, come hanno riportato tutti i giornali di domenica. Ma comunque la si veda (e ci sono come è noto molti punti di vista con cui leggere il presente in cui siamo immersi), la presenza di Matteo Renzi, diversamente dallo straordinario bagno di folla che lo accolse per le primarie nell'ex palestra Marconcini, questa volta non ha coinvolto i cittadini. Alla cerimonia nello stabilimento erano presenti oltre al sindaco e al vicesindaco, pochi altri pontaderesi. Ma non si può avere tutto nella vita e la presenza del Premier nella grande azienda e in città è comunque un evento eccezionale. Renzi, oltretutto, ha tessuto un elogio sperticato di questo territorio (che per lui è solo una porzione dell'Arno Valley ed è strettamente connesso alle Università pisane: altre eccellenze) e ha concluso un discorso pronunciato a braccio e lungo quasi 15 minuti, tutto centrato sulla Vespa come simbolo della rinascita nazionale, con un "Viva la Vespa, Viva Pontedera e Viva anche Pisa".
Le sue parole erano state precedute da quelle di Roberto Colaninno che per gli spezzoni riportati dal video di Fabio Bachini sono stati di grande interesse e meriterebbero di essere conosciute dal pubblico. Sì il filmato che gira su facebook realizzato dal giornalista televisivo Fabio Bachini è molto interessante. Non solo per le parole pronunciare da Renzi, ma, mi ripeto, anche per quelle dette da Roberto Colaninno.
Da parte sua la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha messo su you tube l'intero discorso pronunciato a braccio da Matteo Renzi all'interno degli stabilimenti Piaggio di Pontedera, così anche se solo pochissimi pontaderesi l'hanno potuto udire con le proprie orecchie, chi vorrà potrà vederlo ed ascoltarlo andando su you tube e scaricando il filmato sul proprio iphone, tablet o pc. Sottolineo che vale la pena di farlo e che merita di ascoltare queste parole, perchè (comunque la si pensi) non credo che ricapiterà a breve che un capo di governo venga a Pontedera e faccia di Pontedera e di un importante elemento che riguarda la sua storia e il suo presente un fatto emblematico della politica nazionale. Di più: usi la Vespa e Pontedera come una metafora per l'intera Nazione.
Ovviamente gli scettici, potranno obiettare che le parole pronunciate da Renzi e Colaninno non corrispondono ai loro reali pensieri. Tuttavia certe parole sono state dette, certi impegni sono stati assunti, certe affermazioni sono state fatte e da queste parole e questi impegni si potrà ripartire per provare a costruire.
E' chiaro che Renzi e Colaninno si trovano e si muovono nell'ambito di una cultura che assume l'impresa e la sua visione del mondo come asse dello sviluppo e come strumento per il rilancio del sistema paese. All'interno di questa cultura, che guarda alla globalizzazione come un fatto incontrovertibile con cui misurarsi (per Renzi un'opportunità, per Colaninno un elemento del mercato con cui fare duramente i conti) c'è anche il ruolo degli operai e delle operaie che fecero e fanno la Vespa. Ma è un ruolo di collaborazione e di cogestione, piuttosto che antagonistico e conflittuale. Anche su questo aspetto, se ce la faranno, le "forze politiche" dovranno misurarsi (ma le polemiche di questi giorni sul settantesimo sono state a dir poco "penose" e irrealistiche).
Per i curiosi, che spero siano molti, riporto l'indirizzo a cui può essere visto e ascoltato l'intero intervento di Renzi alla Piaggio di Pontedera.
https://youtu.be/x1tXPXh1qqQ
martedì 19 aprile 2016
Un appello a Francesco Lupi perchè ritiri le sue dimissioni da segretario del pd di San Miniato
Sono sinceramente dispiaciuto delle dimissioni di Francesco che mi pare avesse tentato di realizzare l'idea di una autonomia della politica rispetto al ruolo amministrativo. Ovviamente non è mai una relazione facile quella che si instaura tra i segretari del pd e i loro sindaci ed in molti comuni anche della nostra orgogliosa regione, spesso i sindaci hanno fatto in modo che alla segreteria del partito del loro Comune assurgesse un loro portaborse o comunque qualcuno che non disturbasse il manovratore. Questa sudditanza dei segretari politici consente ai sindaci, oltre che di fare i sindaci anche di assumere il ruolo di segretario locale del partito e come direbbe Pirandello di recitare due parti in commedia. Ma questa doppia parte, una legittima e ufficiale, e una sostanziale, ma illegittima, genera non solo ferite profonde alla democrazia, ma scoraggia la già scarsa partecipazione e appiattisce la politica sul contingente amministrativo, privandola ancora di più di qualunque orizzonte ideale. Inoltre, ed è più grave, fa sì che controllato e controllore si identifichino. Perché non va dimenticato che tocca ai politici dire se gli amministratori amministrano bene e non agli stessi amministratori, i quali potrebbero essere portati ad autoassolversi. Francesco ha rapresentato, pur con tutte le difficoltà ed in una situazione assai complicata, un esempio di resistenza a questa deriva che trasforma i sindaci anche in segretari politici. Ovviamente gli altri partiti, laddove amministrano, sono talmente un guazzabuglio organizzativo che un problema del genere non sono nemmeno in grado di pensarlo, figuriamoci di risolverlo. Ma il pd è qualcosa di diverso. La ricchezza partecipativa e culturale del pd può ancora porsi e perfino affrontare e risolvere la questione almeno in molte realtà e di sicuro a San Miniato, come ha ben dimostrato la vicenda delle lapidi della strage del duomo. Per questo mi auguro e auguro alla democrazia di San Miniato, una realtà che ha ancora uno spessore e un senso, che Francesco ci ripensi. Mi auguro che continui la sua battaglia faticosa per mantenere l'autonomia della politica rispetto al livello amministrativo. C'è bisogno di pensare a cosa è utile per San Miniato nel medio e lungo periodo senza chiedersi continuamente se questo indebolira' o rafforzerà il sindaco in carica. Perché una discussione politica tutta schiacciata sulla figura dei sindaci è culturalmente molto povera, a tratti deprimente e finisce per distorcere la realtà e anteporre le esigenze dei primi cittadini a quelle di tutti i cittadini. Ma un'inversione di marcia non è affatto semplice e richiede persone disinteressate e appassionate. Francesco mi pare appartenga a questa categoria. Per questo lo invito a resistere e a non autorottamarsi.
Sono sinceramente dispiaciuto delle dimissioni di Francesco che mi pare avesse tentato di realizzare l'idea di una autonomia della politica rispetto al ruolo amministrativo. Ovviamente non è mai una relazione facile quella che si instaura tra i segretari del pd e i loro sindaci ed in molti comuni anche della nostra orgogliosa regione, spesso i sindaci hanno fatto in modo che alla segreteria del partito del loro Comune assurgesse un loro portaborse o comunque qualcuno che non disturbasse il manovratore. Questa sudditanza dei segretari politici consente ai sindaci, oltre che di fare i sindaci anche di assumere il ruolo di segretario locale del partito e come direbbe Pirandello di recitare due parti in commedia. Ma questa doppia parte, una legittima e ufficiale, e una sostanziale, ma illegittima, genera non solo ferite profonde alla democrazia, ma scoraggia la già scarsa partecipazione e appiattisce la politica sul contingente amministrativo, privandola ancora di più di qualunque orizzonte ideale. Inoltre, ed è più grave, fa sì che controllato e controllore si identifichino. Perché non va dimenticato che tocca ai politici dire se gli amministratori amministrano bene e non agli stessi amministratori, i quali potrebbero essere portati ad autoassolversi. Francesco ha rapresentato, pur con tutte le difficoltà ed in una situazione assai complicata, un esempio di resistenza a questa deriva che trasforma i sindaci anche in segretari politici. Ovviamente gli altri partiti, laddove amministrano, sono talmente un guazzabuglio organizzativo che un problema del genere non sono nemmeno in grado di pensarlo, figuriamoci di risolverlo. Ma il pd è qualcosa di diverso. La ricchezza partecipativa e culturale del pd può ancora porsi e perfino affrontare e risolvere la questione almeno in molte realtà e di sicuro a San Miniato, come ha ben dimostrato la vicenda delle lapidi della strage del duomo. Per questo mi auguro e auguro alla democrazia di San Miniato, una realtà che ha ancora uno spessore e un senso, che Francesco ci ripensi. Mi auguro che continui la sua battaglia faticosa per mantenere l'autonomia della politica rispetto al livello amministrativo. C'è bisogno di pensare a cosa è utile per San Miniato nel medio e lungo periodo senza chiedersi continuamente se questo indebolira' o rafforzerà il sindaco in carica. Perché una discussione politica tutta schiacciata sulla figura dei sindaci è culturalmente molto povera, a tratti deprimente e finisce per distorcere la realtà e anteporre le esigenze dei primi cittadini a quelle di tutti i cittadini. Ma un'inversione di marcia non è affatto semplice e richiede persone disinteressate e appassionate. Francesco mi pare appartenga a questa categoria. Per questo lo invito a resistere e a non autorottamarsi.
lunedì 18 aprile 2016
Presentazione del DVD di Lorenza Pucci su "Gli uomini che fecero la Vespa"
La presentazione di sabato scorso del DVD su "Gli uomini che fecero la Vespa", confezionato da Lorenza Pucci e tenacemente voluto da Michele Quirici e Valentina Filidei (della Tagete edizioni), è stata un successone. Sala stracolma. Curiosità notevole. Mancava solo il tappeto rosso della Croisette di Cannes che purtroppo non ci è stato inviato per tempo. A parte questa piccola dafaillance, nell'auditorium De Martini, attrezzato per la proiezione, c'era un pieno di arzilli vecchietti venuti a rivedersi e a meditare sulla lunga storia che hanno attraversato. Storia dura, complicata, bella tosta, direbbe l'amico Eugenio Leone che ha coordinato il pomeriggio. Una storia che meriterebbe di essere fissata non solo in video, ma in una mostra permanente, da qualche parte, per raccontarla ai meno giovani che vivono in questa città e che spesso non si rendono conto di che pasta erano (e sono) fatti i loro incredibili nonni. Credo che insieme allo straordinario Museo Piaggio e ai magnifici oggetti che conserva (Vespe e ciclomotori da "sballo"), una storia dei Piaggisti, allestita in maniera permanente che illustrasse la storia del lavoro, della fatica e delle lotte di emancipazione, potrebbe essere visitata da curiosi e scolaresche e quindi costituire un secondo polo museale attrattivo per questa città che sul turismo ha intenzione di costruire un pezzo del suo futuro.
La presentazione di sabato scorso del DVD su "Gli uomini che fecero la Vespa", confezionato da Lorenza Pucci e tenacemente voluto da Michele Quirici e Valentina Filidei (della Tagete edizioni), è stata un successone. Sala stracolma. Curiosità notevole. Mancava solo il tappeto rosso della Croisette di Cannes che purtroppo non ci è stato inviato per tempo. A parte questa piccola dafaillance, nell'auditorium De Martini, attrezzato per la proiezione, c'era un pieno di arzilli vecchietti venuti a rivedersi e a meditare sulla lunga storia che hanno attraversato. Storia dura, complicata, bella tosta, direbbe l'amico Eugenio Leone che ha coordinato il pomeriggio. Una storia che meriterebbe di essere fissata non solo in video, ma in una mostra permanente, da qualche parte, per raccontarla ai meno giovani che vivono in questa città e che spesso non si rendono conto di che pasta erano (e sono) fatti i loro incredibili nonni. Credo che insieme allo straordinario Museo Piaggio e ai magnifici oggetti che conserva (Vespe e ciclomotori da "sballo"), una storia dei Piaggisti, allestita in maniera permanente che illustrasse la storia del lavoro, della fatica e delle lotte di emancipazione, potrebbe essere visitata da curiosi e scolaresche e quindi costituire un secondo polo museale attrattivo per questa città che sul turismo ha intenzione di costruire un pezzo del suo futuro.
domenica 17 aprile 2016
Manola Guazzini rappresentava una sostanziale discontinuità dalla maggioranza gabbaniniana quindi un rischio
In un post di stamani sulla sua pagina facebook, il prof. Massimo Baldacci, reduce da una lunga gita scolastica in Germania (chissà se sul Colle avevano contato anche sulla sua "assenza" per agire), ha raccontato in merito alla vicenda della cacciata di Manola dalla Giunta sanminiatese alcuni retroscena a mio avviso molto interessanti. Io non li conoscevo e non sono affatto banali, anche se confermano che la defenestrazione di Manola è stata una scelta politico amministrativa, che è quello che pensano un po' tutti coloro che conoscono la vicenda.
Quali sono i retroscena?
1) nel 2014 ci fu a SM una trattativa più o meno pubblica tra componenti politiche che semplificando chiamerò di stretta osservanza gabbaniniana e componenti più classicamente pd (area bersaniana o componenti vicine). Questa trattativa portò alla ricandidatura del sindaco senza passare dalle primarie;
2) la trattativa prevedeva l'accettazione da parte dell'area di stretta osservanza gabbaniniana di elementi di discontinuità politica e nella nuova Giunta in cambio di un maggiore sostegno dell'area classicamente pd all'area gabbaniana.
3) Manola Guazzini costituì un elemento di questa "discontinuità" e, aggiungo io, incarnò di sicuro l'elemento più forte della discontinuità.
Quello che a questo punto emerge con chiarezza è che quel patto della primavera 2014 è stato fatto saltare dall'area di osservanza gabbaniniana attraverso la rimozione della persona che incarnava non solo quel patto ma un equilibrio diverso rispetto alla prima legislatura del sindaco.
Perchè è accaduto questo?
Di sicuro la presenza di Manola Guazzini è stata percepita dall'area di osservanza gabbaniniana, forse in parte esterna allo stesso pd, come un rischio, come una presenza attiva e troppo pericolosa (già, ma per cosa?). Insomma in che senso era un rischio? E contro chi o che cosa?
Ovvio che senza una testimonianza esplicita e forte di Manola (che ha promesso di dire la sua), è difficile rispondere a queste domande, che però è inevitabile farsi. L'unica certezza è che situazione continua ad essere poco chiara, veramente poco chiara, ma che di tutto si tratta tranne che di scontro di caratteri, il cui ruolo resta irrilevante.
E un altro dato è certo: la stessa area di stretta osservanza gabbaniniana è in fase di trasformazione. Il sindaco è entrato nella fase quasi finale del suo mandato politico amministrativo e non potrà essere rieletto un'altra volta.
Per questo è interessante sapere perchè la sua maggioranza abbia rotto il patto con l'area classica del pd. Non pare infatti probabile che la rottura del patto sia stata prodotta per difendere l'attuale sindaco o per dargli maggiori margini di manovra (che la giunta esca indebolita è infatti opinione di tutti).
E' invece più probabile che il sindaco abbia dovuto rompere il patto e cacciare Manola in nome e per conto di altri. Ma chi siano e cosa intendano fare questi altri, per ora è difficile saperlo.
In un post di stamani sulla sua pagina facebook, il prof. Massimo Baldacci, reduce da una lunga gita scolastica in Germania (chissà se sul Colle avevano contato anche sulla sua "assenza" per agire), ha raccontato in merito alla vicenda della cacciata di Manola dalla Giunta sanminiatese alcuni retroscena a mio avviso molto interessanti. Io non li conoscevo e non sono affatto banali, anche se confermano che la defenestrazione di Manola è stata una scelta politico amministrativa, che è quello che pensano un po' tutti coloro che conoscono la vicenda.
Quali sono i retroscena?
1) nel 2014 ci fu a SM una trattativa più o meno pubblica tra componenti politiche che semplificando chiamerò di stretta osservanza gabbaniniana e componenti più classicamente pd (area bersaniana o componenti vicine). Questa trattativa portò alla ricandidatura del sindaco senza passare dalle primarie;
2) la trattativa prevedeva l'accettazione da parte dell'area di stretta osservanza gabbaniniana di elementi di discontinuità politica e nella nuova Giunta in cambio di un maggiore sostegno dell'area classicamente pd all'area gabbaniana.
3) Manola Guazzini costituì un elemento di questa "discontinuità" e, aggiungo io, incarnò di sicuro l'elemento più forte della discontinuità.
Quello che a questo punto emerge con chiarezza è che quel patto della primavera 2014 è stato fatto saltare dall'area di osservanza gabbaniniana attraverso la rimozione della persona che incarnava non solo quel patto ma un equilibrio diverso rispetto alla prima legislatura del sindaco.
Perchè è accaduto questo?
Di sicuro la presenza di Manola Guazzini è stata percepita dall'area di osservanza gabbaniniana, forse in parte esterna allo stesso pd, come un rischio, come una presenza attiva e troppo pericolosa (già, ma per cosa?). Insomma in che senso era un rischio? E contro chi o che cosa?
Ovvio che senza una testimonianza esplicita e forte di Manola (che ha promesso di dire la sua), è difficile rispondere a queste domande, che però è inevitabile farsi. L'unica certezza è che situazione continua ad essere poco chiara, veramente poco chiara, ma che di tutto si tratta tranne che di scontro di caratteri, il cui ruolo resta irrilevante.
E un altro dato è certo: la stessa area di stretta osservanza gabbaniniana è in fase di trasformazione. Il sindaco è entrato nella fase quasi finale del suo mandato politico amministrativo e non potrà essere rieletto un'altra volta.
Per questo è interessante sapere perchè la sua maggioranza abbia rotto il patto con l'area classica del pd. Non pare infatti probabile che la rottura del patto sia stata prodotta per difendere l'attuale sindaco o per dargli maggiori margini di manovra (che la giunta esca indebolita è infatti opinione di tutti).
E' invece più probabile che il sindaco abbia dovuto rompere il patto e cacciare Manola in nome e per conto di altri. Ma chi siano e cosa intendano fare questi altri, per ora è difficile saperlo.
Da chi è arrivato l'ordine di scaricare Manola Guazzini?
Anche se la vicenda resta confusa e poco chiara, ciò che è trapelato dalla segreteria politica del pd dell'altra notte qualche barlume di luce lo getta su tutta questa storia. Se il sindaco in carica ha davvero urlato che a lui di chi sarà il futuro sindaco non importa un fico secco (ma non è facile credergli sulla parola), allora è probabile che abbia obbedito se non all'ordine almeno al suggerimento di qualcuno. Gia, ma di chi? Chi può avergli suggerito di scaricare forse l'assessore più operativo della giunta, rischiando di frenare la risoluzione di tante questioni che aveva studiato e che seguiva con cura e costanza Manola. Perché diciamolo francamente per fare l'assessore occorre un pò di esperienza e immettere a metà legislatura un nuovo assessore, senza esperienza amministrativa, vuol dire azzoppare la giunta, depotenziarla, dare un segnale negativo ai cittadini, rallentare il passo nel momento in cui si dovrebbe stringere. Certo, resta difficile dire con certezza chi può avergli ispirato una mossa del genere. Ma è chiaro che si tratta qualcuno che conta sulla sommità del colle. Qualcuno che quasi certamente ha sussurrato nelle scorse settimane nelle orecchie del primo cittadino di far salire la tensione nei rapporti con Manola e poi di sbarazzarsi in tutti i modi dell'assessore. Forse si tratta dello stesso che due anni fa deve averlo convinto prima a inserire in giunta Manola (perché la forza di carattere della Guazzini era ed è nota a tutti coloro che la conoscono da anni e sicuramente anche al sindaco di SM) e che ora ha cambiato idea. Certo sarebbe interessante sapere chi è questa persona in grado farsi ascoltare dal sindaco in carica, perché pare davvero strano che l'uomo che occupa l'ufficio del novelliere Sacchetti abbia fatto tutto da solo. Qualcuno che deve averlo consigliato di prendere questa decisione, andando ancora una volta contro i sentimenti più diffusi nel partito, forse perfino decidendo di sfidare apertamente il partito e la segreteria, ci deve essere. Qualcuno che diversamente dal sindaco forse pensa già alla successione o che non apprezzava il lavoro costante e la presenza forte di Manola nella macchina amministrativa. Comunque stiano le cose, lo sconquasso della giunta sanminiatese, coi suoi risvolti politici e una certa opacità nel chiarire le cose, resta emblematica di come siano faticosi i rapporti tra la politica e l'amministrazione e di come l'amministrazione spesso fagociti la politica non rendendo affatto un favore alla democrazia e alla partecipazione popolare.
Anche se la vicenda resta confusa e poco chiara, ciò che è trapelato dalla segreteria politica del pd dell'altra notte qualche barlume di luce lo getta su tutta questa storia. Se il sindaco in carica ha davvero urlato che a lui di chi sarà il futuro sindaco non importa un fico secco (ma non è facile credergli sulla parola), allora è probabile che abbia obbedito se non all'ordine almeno al suggerimento di qualcuno. Gia, ma di chi? Chi può avergli suggerito di scaricare forse l'assessore più operativo della giunta, rischiando di frenare la risoluzione di tante questioni che aveva studiato e che seguiva con cura e costanza Manola. Perché diciamolo francamente per fare l'assessore occorre un pò di esperienza e immettere a metà legislatura un nuovo assessore, senza esperienza amministrativa, vuol dire azzoppare la giunta, depotenziarla, dare un segnale negativo ai cittadini, rallentare il passo nel momento in cui si dovrebbe stringere. Certo, resta difficile dire con certezza chi può avergli ispirato una mossa del genere. Ma è chiaro che si tratta qualcuno che conta sulla sommità del colle. Qualcuno che quasi certamente ha sussurrato nelle scorse settimane nelle orecchie del primo cittadino di far salire la tensione nei rapporti con Manola e poi di sbarazzarsi in tutti i modi dell'assessore. Forse si tratta dello stesso che due anni fa deve averlo convinto prima a inserire in giunta Manola (perché la forza di carattere della Guazzini era ed è nota a tutti coloro che la conoscono da anni e sicuramente anche al sindaco di SM) e che ora ha cambiato idea. Certo sarebbe interessante sapere chi è questa persona in grado farsi ascoltare dal sindaco in carica, perché pare davvero strano che l'uomo che occupa l'ufficio del novelliere Sacchetti abbia fatto tutto da solo. Qualcuno che deve averlo consigliato di prendere questa decisione, andando ancora una volta contro i sentimenti più diffusi nel partito, forse perfino decidendo di sfidare apertamente il partito e la segreteria, ci deve essere. Qualcuno che diversamente dal sindaco forse pensa già alla successione o che non apprezzava il lavoro costante e la presenza forte di Manola nella macchina amministrativa. Comunque stiano le cose, lo sconquasso della giunta sanminiatese, coi suoi risvolti politici e una certa opacità nel chiarire le cose, resta emblematica di come siano faticosi i rapporti tra la politica e l'amministrazione e di come l'amministrazione spesso fagociti la politica non rendendo affatto un favore alla democrazia e alla partecipazione popolare.
venerdì 15 aprile 2016
Anche la Guazzini rottamata come le lapidi sulla strage del Duomo
In attesa che si squarci il silenzio del sindaco-padrone del comune di SM e il baffuto domatore di assessori riottosi spieghi al popolo le ragioni della cacciata, l'ex assessore Guazzini è brevemente intervenuta in pubblico associando la sua defenestrazione con la rottamazione delle lapidi sulla strage del Duomo. Questa citazione lapidaria, insieme al sostegno che Francesco Lupi, segretario cittadino del pd ha espresso a Manola, pur evitando di sottolineare le distanze, che però ci sono tutte, con l'arcigno condottiero del comune, comincia a dirci qualcosa dello scontro in atto. Anche la stampa locale si sta posizionando. Sdraiata sul prode rottamatore o ... tiepidamente critica, come da lunga tradizione. Vedremo se davvero tutto finirà solo con qualche mugugno. Di certo, e me ne dispiace per San Miniato, la giunta si impoverisce con la cacciata di Manola e per i sanminiatesi è un'ulteriore mazzata che proprio non ci voleva. Insomma piove sul bagnato. No, non ci voleva.
In attesa che si squarci il silenzio del sindaco-padrone del comune di SM e il baffuto domatore di assessori riottosi spieghi al popolo le ragioni della cacciata, l'ex assessore Guazzini è brevemente intervenuta in pubblico associando la sua defenestrazione con la rottamazione delle lapidi sulla strage del Duomo. Questa citazione lapidaria, insieme al sostegno che Francesco Lupi, segretario cittadino del pd ha espresso a Manola, pur evitando di sottolineare le distanze, che però ci sono tutte, con l'arcigno condottiero del comune, comincia a dirci qualcosa dello scontro in atto. Anche la stampa locale si sta posizionando. Sdraiata sul prode rottamatore o ... tiepidamente critica, come da lunga tradizione. Vedremo se davvero tutto finirà solo con qualche mugugno. Di certo, e me ne dispiace per San Miniato, la giunta si impoverisce con la cacciata di Manola e per i sanminiatesi è un'ulteriore mazzata che proprio non ci voleva. Insomma piove sul bagnato. No, non ci voleva.
giovedì 14 aprile 2016
biblioteche comunali
Le biblioteche comunali sono un'altra cosa. Riflessioni di un bibliotecario di ente locale non allineato.
In Italia ci sono circa 40 grandi città, cinquecento municipi con più di trentamila abitanti e 7.500 altri comuni che spesso sono poco più grandi di piccoli campeggi, ma continuano a comportarsi come se fossero comuni come Milano o Torino. Il sistema bibliotecario locale ovviamente riflette questo assetto istituzionale, che, diversamente dal mondo scolastico, non è mai stato normato da un vera legge statale. Ergo le biblioteche comunali sono come i comuni italiani, molto diversi tra di loro, a seconda di dove sono georeferenziati e di quali vantaggi o svantaggi godono. L'unica legislazione che ha dato una maggiore omogeneità alle biblioteche è stata quella regionale, che però per sua natura ha mantenuto inevitabili differenze in virtù di fattori che non vale la pena di elencare, perchè molto noti. Nella stessa Toscana e nella provincia di Pisa che conosco meglio, ci sono tante realtà bibliotecarie, spesso vicine fisicamente eppure distanti organizzativamente, tanto che neppure la ventennale esperienza di cooperazione ha azzerato o riuscirà ad azzerare le loro differenze dovute per lo più ai punti di partenza e ai fattori umani che le caratterizzano.
La mia ultratrentennale esperienza di bibliotecario mi dice che le biblioteche che si sono difese meglio e sono cresciute lo hanno fatto in ragione di 4 elementi virtuosi:
- un punto di partenza buono legato ad una sensibilità culturale conficcata in un senso civico forte che si è trasmessa anche al ceto politico locale;
- buone professionalità bibliotecarie che hanno saputo incarnare e portare avanti la qualità dell'istituto bibliotecario loro affidato;
- una continuità di amministratori che ha creduto e quindi sostenuto questi servizi, operando con coerenza ed in maniera conseguente;
- un dialogo efficace tra bibliotecari e amministratori entrambi in grado di riconoscere il reciproco valore e di sostenersi a vicenda.
Laddove i politici invece hanno creduto poco nelle biblioteche o dove non si è stati in grado di selezionare personale di qualità, le biblioteche comunali non hanno affatto prosperato. E il volontariato almeno in Toscana non regge (se non come elemento assolutamente secondario) nessuna biblioteca comunale delle circa 250 veramente attive nei 287 comuni presenti nel nostro territorio. Per cui scrivere, come si è fatto e si farà, anche su illustri quotidiani che le biblioteche sono tenute in vita soprattutto da volontari è frase che aiuta a non capire la realtà.
In realtà le biblioteche comunali che funzionano sono il frutto virtuoso di una compresenza e di una buona capacità di cooperazione tra ottimi e appassionati bibliotecari (pubblici o attivi mediante appalti nell'ambito per lo più di strutture cooperative) e amministratori (assessori e dirigenti pubblici) sensibili al tema.
Questo incontro non essendo normato da nessuna legge statale ma solo da leggi regionali in via di intiepidimento non è assolutamente distribuito in maniera uniforme nel territorio nazionale, e, come sanno tutti, tende a scemare mano a mano che ci si avventura verso il Sud. Lettura e familiarità per il libro costituiscono una dimensione antropologica che la politica non può modificare rapidamente, ma solo, se ci crede e persevera con costanza (cosa che non è affatto facile) molto lentamente.
La crescita dei lettori in Italia è stata, è e sarà un fenomeno lento, incerto, pieno di ritorni indietro e con poche grandi incerte vittorie.
Ma detto questo nessuno può negare che negli ultimi 40 anni, grazie alle politiche regionali, in larga parte del paese si siano fatti importanti passi in avanti.
Probabilmente l'agonia delle Province, il ridimensionamento del ruolo delle Regioni ed il finto recupero di competenze da parte di uno Stato con pochi mezzi e ancor meno cervelli provocherà un arretramento della pubblica lettura nel paese. Ma sarà un arretramento sempre a macchia di leopardo, sempre per aree ed enclave, con punte di eccellenza che si manterranno al fianco di deserti culturali. E' questo il nostro paese, in tutti i suoi comparti, anche nel suo tessuto produttivo, Anche nel suo sistema scolastico, che pure ha una maggiore omogeneità.
Ma un mito contemporaneo va sfatato. Se le biblioteche funzioneranno e diventeranno sempre più moderne sarà grazie ai bibliotecari di qualità e alla lungimiranza di amministratori intelligenti e sensibili. Il resto, anche quando venga propagato da illustri quotidiani, è fiction.
mercoledì 13 aprile 2016
TUTTA LA MIA SOLIDARIETA' A MANOLA GUAZZINI
Non sono in grado di valutare la portata dello scontro amministrativo e politico che ha opposto il sindaco di San Miniato e l'assessore Manola Guazzini. Ma mi rifiuto di credere che il licenziamento senza giusta causa che è stato messo in atto con un cipiglio di stampo padronale sia dovuto ad incompatibilità di carattere. Però qualunque sia la natura del conflitto, io credo che un sindaco abbia il dovere di mantenere un certo stile
e un certo garbo nel fare le cose. Un sindaco non può cacciare con tono perentorio un assessore rifiutandosi di spiegare le ragioni di tale cacciata. Se è venuta meno la fiducia ci saranno delle motivazioni e queste motivazioni un sindaco ha l'obbligo morale prima ancora che amministrativo di raccontarle all'opinione pubblica per giustificare e motivare il proprio operato. Se di tali scelte non si dà conto, viene da sospettare che le ragioni che sovrintendono alla cacciata non siano particolarmente nobili. Per questo esprimo tutta la mia solidarietà a Manola Guazzini che ha alle spalle una lunga esperienza di amministratore provinciale con risultati che le fanno onore. Spero che a San Miniato molti cittadini e tanti militanti del pd facciano sentire la loro solidarietà a Manola e magari pongano fine a certi atteggiamenti che più che da logiche politiche o amministrative sembrano dettati da deliri di onnipotenza. Come direbbe papa Francesco, chi sta in alto deve comportarsi con grande responsabilità e dare il buon esempio. Il buon esempio a cominciare dai rapporti umani. E deve spiegare le proprie ragioni senza nascondersi dietro parole vuote e patetici formalismi.Non sono in grado di valutare la portata dello scontro amministrativo e politico che ha opposto il sindaco di San Miniato e l'assessore Manola Guazzini. Ma mi rifiuto di credere che il licenziamento senza giusta causa che è stato messo in atto con un cipiglio di stampo padronale sia dovuto ad incompatibilità di carattere. Però qualunque sia la natura del conflitto, io credo che un sindaco abbia il dovere di mantenere un certo stile
lunedì 11 aprile 2016
Gli uomini e le donne che fecero la Vespa
Sabato prossimo la Biblioteca Gronchi avvia la sua partecipazione agli eventi per il 70° anniversario della Vespa con alcune proposte culturali. In particolare presenta alle ore 17 la proiezione di un docufilm realizzato da Lorenza Pucci (con diverse collaborazioni), che racconta la storia della Piaggio, del giornale di fabbrica "Il Piaggista", di alcuni epici scioperi, e della Vespa, naturalmente. E' un docufilm estremamente originale. Con una particolarità. Forse una singolarità. Il docufilm fa parlare prevalentemente (e verghianamente) i "vinti della storia", sfatando quel luogo comune per cui la storia la raccontano solo i vincitori. Del resto, come insegna tutta una potente filmografia, spesso i "vinti" hanno una grande forza evocativa ed una grande efficacia narrativa. Lorenza Pucci ne è convinta e ha costruito la storia della fabbrica in maniera forte, ambiziosa, aspra, come il vino di una volta. Alcune parti di questo docufilm sono già state mostrate, ma mai in un'unica soluzione. Seguirà una discussione (modello vecchio "cineforum"). Con un certo numero di protagonisti/attori di questa lunga complicata straordinaria storia. Purtroppo alcuni di loro, nel frattempo, ci hanno lasciato. Ma per fortuna (e questo è il grande merito di Lorenza Pucci e della Tagete Edizioni che ha pubblicato il dvd) sono rimasti i loro volti, le loro voci e le loro storie. Credo che sabato valga la pena di vederli e ascoltarli. Sì, penso proprio di sì.
domenica 10 aprile 2016
AL VIA LA NUOVA BIBLIOTECA DI PONSACCO
E' stata una soddisfazione partecipare sabato mattina alla inaugurazione della nuova biblioteca di Ponsacco. Ma ora la cosa più importante è che la biblioteca riparta a grande velocità e si inserisca sempre di più come un motore attivo nella vita culturale della città. Ponsacco ha circa 16.000 abitanti, tanti studenti di ogni ordine e grado, e la sua biblioteca dovrebbe rapidamente riuscire a fare diventare almeno 2.000 di loro utenti attivi, frequentatori abituali della Biblioteca. Senza dimenticare i loro genitori e i cittadini in generale. L'investimento fatto deve portare a gestire una movimentazione di almeno 10.000 volumi all'anno e ad incontrare circa 100 classi, coinvolgendo queste ultime in tutti i progetti attivi e gratuiti che anche la Rete Bibliolandia, di cui la Biblioteca di Ponsacco fa parte, mette a disposizione.
E poi la biblioteca deve crescere in termini di posti di lettura e di studio. Questo potrà accadere solo se, come ha promesso il sindaco Francesca Brogi nel suo discorso inaugurale, l'anno prossimo sarà completata anche la sala lettura ed espositiva del primo piano di Villa Elisa (con ascensore, ecc.). A quel punto davvero la Biblioteca di Ponsacco diventerà una struttura rilevante, collegata com'è al cinema/teatro Odeon.
Va aggiunto che per realizzare tutto questo deve crescere anche la professionalità degli operatori bibliotecari che sono un elemento fondamentale per conquistare e fidelizzare il pubblico dei lettori e dei frequentatori della biblioteca. Tocca a loro lavorare a rispondere alle domande degli utenti e comunicare al pubblico la biblioteca. Insomma farla crescere.
Ieri intanto è stata una bella giornata di cultura e di festa, che è continuata anche nel pomeriggio. Chi è venuto in biblioteca, dopo le 15, e si sono visti davvero tanti bambini con genitori e nonno, ha ricevuto un libro in omaggio e seguito la presentazione personalizzata di come funzionano i servizi e di come si possono utilizzare le risorse elettroniche che il comune mette a disposizione gratuitamente, tra cui la lettura di molti giornali on line in versione integrale (Nazione e Tirreno inclusi).
È stato un pomeriggio davvero magico alla biblioteca di Ponsacco. Credo di poter dire con un pizzico di retorica che Ponsacco ha vissuto davvero una piccola grande straordinaria giornata di cultura.
Ma tutto questo va considerato solo un punto di avvio. Un punto da cui partire per raggiungere traguardi di lettura e di studio molto più ambiziosi. Se lo meritano i cittadini di Ponsacco che hanno bisogno di luoghi attivi come questo per costruire il loro futuro.
E' stata una soddisfazione partecipare sabato mattina alla inaugurazione della nuova biblioteca di Ponsacco. Ma ora la cosa più importante è che la biblioteca riparta a grande velocità e si inserisca sempre di più come un motore attivo nella vita culturale della città. Ponsacco ha circa 16.000 abitanti, tanti studenti di ogni ordine e grado, e la sua biblioteca dovrebbe rapidamente riuscire a fare diventare almeno 2.000 di loro utenti attivi, frequentatori abituali della Biblioteca. Senza dimenticare i loro genitori e i cittadini in generale. L'investimento fatto deve portare a gestire una movimentazione di almeno 10.000 volumi all'anno e ad incontrare circa 100 classi, coinvolgendo queste ultime in tutti i progetti attivi e gratuiti che anche la Rete Bibliolandia, di cui la Biblioteca di Ponsacco fa parte, mette a disposizione.
E poi la biblioteca deve crescere in termini di posti di lettura e di studio. Questo potrà accadere solo se, come ha promesso il sindaco Francesca Brogi nel suo discorso inaugurale, l'anno prossimo sarà completata anche la sala lettura ed espositiva del primo piano di Villa Elisa (con ascensore, ecc.). A quel punto davvero la Biblioteca di Ponsacco diventerà una struttura rilevante, collegata com'è al cinema/teatro Odeon.
Va aggiunto che per realizzare tutto questo deve crescere anche la professionalità degli operatori bibliotecari che sono un elemento fondamentale per conquistare e fidelizzare il pubblico dei lettori e dei frequentatori della biblioteca. Tocca a loro lavorare a rispondere alle domande degli utenti e comunicare al pubblico la biblioteca. Insomma farla crescere.
Ieri intanto è stata una bella giornata di cultura e di festa, che è continuata anche nel pomeriggio. Chi è venuto in biblioteca, dopo le 15, e si sono visti davvero tanti bambini con genitori e nonno, ha ricevuto un libro in omaggio e seguito la presentazione personalizzata di come funzionano i servizi e di come si possono utilizzare le risorse elettroniche che il comune mette a disposizione gratuitamente, tra cui la lettura di molti giornali on line in versione integrale (Nazione e Tirreno inclusi).
È stato un pomeriggio davvero magico alla biblioteca di Ponsacco. Credo di poter dire con un pizzico di retorica che Ponsacco ha vissuto davvero una piccola grande straordinaria giornata di cultura.
Ma tutto questo va considerato solo un punto di avvio. Un punto da cui partire per raggiungere traguardi di lettura e di studio molto più ambiziosi. Se lo meritano i cittadini di Ponsacco che hanno bisogno di luoghi attivi come questo per costruire il loro futuro.
giovedì 7 aprile 2016
Enzo Catarsi raccontato ai ragazzi.
Stamani ho partecipato ad una bella lezione all'Istituto Montale di Pontedera. Nell'aula Magna Costellazioni,piena soprattutto di ragazzi del Montale, è stato presentato non solo un libro dedicato ad Enzo Catarsi, ma anche un video prodotto dai suoi studenti universitari fiorentini. Un video commovente, con le frasi più significative di Enzo, commentate e illustrate dai suoi allievi. Successivamente la professoressa Clara Silva e la dottoressa Enrica Freschi (entrambe docenti all'Università di Firenze) hanno sintetizzato i molteplici interessi culturali e le curiosità intellettuali e di ricerca di Enzo. Un uomo poliedrico, che partendo dall'esperienza sapeva salire alla teoria, per poi ritornare all'esperienza, al lavoro sul campo, alla verifica. Insomma per me è stata un'ora di lezione interessante, di cui ringrazio la "preside" Lucia Orsini e il prof. Marco Mannucci, che, con i suoi ragazzi, ha voluto e coordinato l'evento, stimolando domande e raccontando un po' della sua collaborazione con Enzo. E tra le cose che Mannucci ci ha regalato la ciliegina più gustosa è stata la storia della tesi di laurea assegnata da Enzo Catarsi ad una sua allieva sulla "pedagogia positiva che pervade le canzoni di Jovanotti" (o almeno questo mi sono appuntato al volo sul mio tablet (perchè lo confesso, ho preso appunti). Si, Enzo aveva tocchi di grande originalità e creatività, anche nell'assegnare tesi di laurea, e credo che prima o poi l'Amministrazione o gli amici che gli hanno voluto bene dovranno mettere su, a La Rotta e a Pontedera, una raccolta di aneddoti e di testimonianze riconducibili a lui. Credo che tutto questo pur non potendo colmare il vuoto, il dolore e lo sbigottimento che la sua morte ci ha piantato nel cuore, almeno ci aiuterebbe a comprenderlo meglio, ad apprezzarlo, se possibile, ancora di più e, forse, a ricordarlo come lui avrebbe voluto essere ricordato. Col suo sorriso sempre un po' trattenuto, ma intelligente. Infine la prof. Silva ci ha comunicato che i libri di Enzo Catarsi, la sua biblioteca di studio, è già stata conferita al Centro studio "B. Ciari" di Empoli che lui ha diretto per una vita, mentre i bibliotecari empolesi mi hanno detto che una parte del suo patrimonio librario andrà anche all'Università di Firenze. Insomma i libri raccolti e studiati da Catarsi continueranno a vivere, insieme ai numerosi testi scritti e pubblicati da lui. E che Enzo abbia ancora molto da dirci, è fuori di dubbio.
Stamani ho partecipato ad una bella lezione all'Istituto Montale di Pontedera. Nell'aula Magna Costellazioni,piena soprattutto di ragazzi del Montale, è stato presentato non solo un libro dedicato ad Enzo Catarsi, ma anche un video prodotto dai suoi studenti universitari fiorentini. Un video commovente, con le frasi più significative di Enzo, commentate e illustrate dai suoi allievi. Successivamente la professoressa Clara Silva e la dottoressa Enrica Freschi (entrambe docenti all'Università di Firenze) hanno sintetizzato i molteplici interessi culturali e le curiosità intellettuali e di ricerca di Enzo. Un uomo poliedrico, che partendo dall'esperienza sapeva salire alla teoria, per poi ritornare all'esperienza, al lavoro sul campo, alla verifica. Insomma per me è stata un'ora di lezione interessante, di cui ringrazio la "preside" Lucia Orsini e il prof. Marco Mannucci, che, con i suoi ragazzi, ha voluto e coordinato l'evento, stimolando domande e raccontando un po' della sua collaborazione con Enzo. E tra le cose che Mannucci ci ha regalato la ciliegina più gustosa è stata la storia della tesi di laurea assegnata da Enzo Catarsi ad una sua allieva sulla "pedagogia positiva che pervade le canzoni di Jovanotti" (o almeno questo mi sono appuntato al volo sul mio tablet (perchè lo confesso, ho preso appunti). Si, Enzo aveva tocchi di grande originalità e creatività, anche nell'assegnare tesi di laurea, e credo che prima o poi l'Amministrazione o gli amici che gli hanno voluto bene dovranno mettere su, a La Rotta e a Pontedera, una raccolta di aneddoti e di testimonianze riconducibili a lui. Credo che tutto questo pur non potendo colmare il vuoto, il dolore e lo sbigottimento che la sua morte ci ha piantato nel cuore, almeno ci aiuterebbe a comprenderlo meglio, ad apprezzarlo, se possibile, ancora di più e, forse, a ricordarlo come lui avrebbe voluto essere ricordato. Col suo sorriso sempre un po' trattenuto, ma intelligente. Infine la prof. Silva ci ha comunicato che i libri di Enzo Catarsi, la sua biblioteca di studio, è già stata conferita al Centro studio "B. Ciari" di Empoli che lui ha diretto per una vita, mentre i bibliotecari empolesi mi hanno detto che una parte del suo patrimonio librario andrà anche all'Università di Firenze. Insomma i libri raccolti e studiati da Catarsi continueranno a vivere, insieme ai numerosi testi scritti e pubblicati da lui. E che Enzo abbia ancora molto da dirci, è fuori di dubbio.
mercoledì 6 aprile 2016
Biblio Ponsacco riaperture
RIAPRE LA BIBLIOTECA COMUNALE DI PONSACCO.
Sabato 9 aprile alle 10 di mattina con un passamano di libri dalla vecchia biblioteca alla nuova struttura che si trova a Villa Elisa, a ridosso del cinema Teatro Odeon, riaprirà la Biblioteca comunale di Ponsacco. La mattina si terrà la manifestazione inaugurale e nel pomeriggio saranno organizzate piccole iniziative per intrattenere i ragazzi e gli adulti, con spiegazione dei servizi della biblioteca e la consegna di un libro in omaggio a chi verrà a vedere la nuova struttura e magari a iscriversi al prestito o ad utilizzare il wifi per navigare in internet e leggersi la versione elettronica integrale dei giornali italiani e stranieri della piattaforma MLOL messa a disposizione dalla Regione Toscana.
Dopo alcuni mesi di chiusura e di servizio parziale, la biblioteca di Ponsacco, ora gestita dall'Associazione Olifante, riparte, con un'attrezzatura nuova di cui fa parte anche un sistema di wifi gratuito a durata oraria.
E' stato quindi un piacere stamani partecipare alla conferenza stampa organizzata dall'Amministrazione comunale di Ponsacco che ha voluto questo passaggio e che promette di completarlo
sistemando anche il primo piano di Villa Elisa, dove potranno trovare posto decine di migliaia di volumi e almeno un centinaio di posti di lettura per giovani e meno giovani utenti. Ponsacco aveva proprio bisogno di una struttura di questo tipo e la speranza è che i tempi di completamento (un anno da oggi) vengano mantenuti. Magari inaugurando la struttura completa il 23 aprile dell'anno prossimo per la giornata internazionale del libro e della lettura. Già da sabato comunque la nuova biblioteca va ad arricchire l'offerta di lettura della nostra provincia e costituisce comunque un ulteriore passo in avanti verso la diffusione dei libri e la costruzione di moderni centri culturali.
Un ulteriore piccolo ma significativo passo in avanti della Rete Bibliolandia che è costituita da 48 biblioteche e da circa 500.000 volumi, ma che grazie alle tecnologie e allo spirito di cooperazione degli enti funziona come una SOLA GRANDE BIBLIOTECA con grande vantaggio per gli utenti.
Dopo alcuni mesi di chiusura e di servizio parziale, la biblioteca di Ponsacco, ora gestita dall'Associazione Olifante, riparte, con un'attrezzatura nuova di cui fa parte anche un sistema di wifi gratuito a durata oraria.
E' stato quindi un piacere stamani partecipare alla conferenza stampa organizzata dall'Amministrazione comunale di Ponsacco che ha voluto questo passaggio e che promette di completarlo
sistemando anche il primo piano di Villa Elisa, dove potranno trovare posto decine di migliaia di volumi e almeno un centinaio di posti di lettura per giovani e meno giovani utenti. Ponsacco aveva proprio bisogno di una struttura di questo tipo e la speranza è che i tempi di completamento (un anno da oggi) vengano mantenuti. Magari inaugurando la struttura completa il 23 aprile dell'anno prossimo per la giornata internazionale del libro e della lettura. Già da sabato comunque la nuova biblioteca va ad arricchire l'offerta di lettura della nostra provincia e costituisce comunque un ulteriore passo in avanti verso la diffusione dei libri e la costruzione di moderni centri culturali.
Un ulteriore piccolo ma significativo passo in avanti della Rete Bibliolandia che è costituita da 48 biblioteche e da circa 500.000 volumi, ma che grazie alle tecnologie e allo spirito di cooperazione degli enti funziona come una SOLA GRANDE BIBLIOTECA con grande vantaggio per gli utenti.
lunedì 4 aprile 2016
RICORDANDO ENZO CATARSI
Il libro dedicato a Enzo Catarsi che sarà presentato il 7 aprile, alle 10,45, presso l'aula magna dell'Istituto Montale di Pontedera (via Salcioli, quartiere scolastico) raccoglie molte voci e molte testimonianze sul lavoro di Enzo Catarsi pedagogista ed illustra bene la ricchezza di vedute e la molteplicità di relazioni che Enzo aveva saputo attivare attorno ai temi che gli erano più cari: dalla storia della pedagogia alla cura della genitorialità; dalla letteratura per l'infanzia alla "nidologia", come definiva la cura per i nidi nelle conversazioni tra gli amici. E sono proprio la ricchezza delle relazioni e le esperienze da lui maturate in diversi contesti istituzionali a fare di Enzo Catarsi una persona speciale che manca a tutti quelli che hanno collaborato con lui, ma anche a chi come me ha avuto con lui uno scambio lungo anche se un po' discontinuo nel tempo. Perché qualunque conversazione con Enzo, lo ricordo bene, aveva il pregio di non essere mai banale e ti consentiva di vedere le cose da punti di vista e prospettive a cui non ti era venuto in mente di pensare prima. La presentazione del libro, come mi ha confermato il dirigente scolastico, è aperta a tutti, fino ad esaurimento dei posti. Il libro si intitola "Enzo Catarsi un pedagogista al plurale" è curato da Clara Silva, Elena Freschi e Nima Sharmahd (Firenze University Press, 2015).
QUALCHE RIFLESSIONE SUL BIBLIOLANDIA DAY NUMERO 4 DI CASCINA
Sulla pagina di facebook della Rete Bibliolandia ho postato questo commento.
Solo il tempo ci dirà se la giornata di Cascina di oggi segnera' un ulteriore passo avanti nello sviluppo dei servizi della Rete bibliolandia. Quello che è certo è che oltre 120 persone, di cui ben 3 con le stampelle e il gesso, una perfino con ferri sporgenti in una gamba, si sono trovate per ascoltare comunicazioni sul sistema bibliotecario della provincia di Pisa ed hanno forse capito quale complessità organizzativa e quale pluralita' di soggetti stia dietro una rete di 48 biblioteche, 500.000 volumi, 220.000 prestiti annui, 20.000 utenti attivi, il tutto funzionante quasi come un corpo unico. In effetti tecnologie e capacità di cooperare sono in grado di far funzionare Bibliolandia come un banca prestalibri e promuovi lettura con 48 sportelli. Ma solo le soft skills dei bibliotecari e il loro potenziale empatico e sinaptico ci faranno fare un vero balzo in avanti e ci faranno funzionare come un soggetto unico e coerente nei confronti dei lettori. Grazie ai bibliotecari di Cascina che hanno messo a disposizione la sede e un pò di merenda, grazie agli intervenuti, alle cooperative, ai volontari, alle associazioni di lettori, ai lettori singoli e non associati, agli insegnanti che collaborano con la rete e ci aiutano a far leggere i loro allievi. Grazie a Laura Martini che ha vinto le elezioni di bibliotecaria dell'anno. Grazie al sindaco di Calcinaia, Lucia Ciampi, che ha fatto un discorso coraggioso sul futuro della Rete e a Alessandra Nardini, consigliere regionale, che ha partecipato ai lavori con un intervento puntuale. Grazie a tutti quelli che hanno cooperato a far riuscire la giornata. Sono stati molti. Se riusciranno a fare squadra, il futuro della lettura e delle biblioteche è garantito.
Poi sono intervenuto con un ulteriore commento in relazione ad un articolo di gonews.it su Cascina
Fare Rete è un'impresa difficile, anche per chi, come me la coordina. Credo che ieri tutti i presenti abbiano ascoltato la pluralità delle voci, delle diversità, dei ruoli, dei modi di pensarla e di vedere i servizi. Come ha dimostrato l'intervento di Gabbrielli in questi anni, almeno dal 2010, la rete bibliolandia è cresciuta avendo a disposizione risorse che nel 2015 però si sono parzialmente ridimensionate, ma senza subire forti traumi, tranne che in pochi casi. Nessuno di noi del resto può imporre a Regione toscana di mettere più soldi o a questo o a quel comune di rimanere dentro la rete, di avvalersi di certi servizi e così via. La rete insomma è un organismo vivo che deve adattarsi alla volontà dei suoi 36 enti finanziatori, deve cercarsi finanziatori straordinari e poi soddisfare al meglio lettori ed utenti. Quello che occorre è che rispetto a questo gioco complesso e articolato gli operatori tutti, ma non solo i singoli bibliotecari e archivisti, bensì anche le loro organizzazioni di riferimento, sappiano recitare al meglio il proprio ruolo. Ma anche questo non è facile ottenerlo. Ovviamente tutti sono più contenti nei periodi di maggiori risorse che in quelli di penuria. Per questo sulle dinamiche della Rete servono riflessioni che guardino anche ai movimenti complessivi e non solo ai casi particolari. Se se guarda in questa maniera la rete anche le sforbiciate si ridimensionano e magari si notano crescite, capacità di parare situazioni critiche e altre cose di questo tipo. Tanto che mi azzarderei a dire che per ora le dinamiche complessive sono complessivamente buone per il 2016, al netto di poche criticità. Fare meglio però è solo in parte nelle nostre mani. Il che non diminuisce il nostro impegno. Quanto alla richiesta che ho dovuto fare ieri ad andrea brotini e a francesca rossi di rinunciare ai loro interventi per riequilibrare la giornata che stava diventando troppo lunga, me ne scuso pubblicamente. Chi gestisce eventi, per cercare di far contenti un po' tutti, qualcuno finisce immancabilmente per scontentarlo. Spesso, come ho detto personalmente ad andrea, si chiedono sacrifici agli amici. Ribadisco le scuse. Ma guardiamo avanti.
Sulla pagina di facebook della Rete Bibliolandia ho postato questo commento.
Solo il tempo ci dirà se la giornata di Cascina di oggi segnera' un ulteriore passo avanti nello sviluppo dei servizi della Rete bibliolandia. Quello che è certo è che oltre 120 persone, di cui ben 3 con le stampelle e il gesso, una perfino con ferri sporgenti in una gamba, si sono trovate per ascoltare comunicazioni sul sistema bibliotecario della provincia di Pisa ed hanno forse capito quale complessità organizzativa e quale pluralita' di soggetti stia dietro una rete di 48 biblioteche, 500.000 volumi, 220.000 prestiti annui, 20.000 utenti attivi, il tutto funzionante quasi come un corpo unico. In effetti tecnologie e capacità di cooperare sono in grado di far funzionare Bibliolandia come un banca prestalibri e promuovi lettura con 48 sportelli. Ma solo le soft skills dei bibliotecari e il loro potenziale empatico e sinaptico ci faranno fare un vero balzo in avanti e ci faranno funzionare come un soggetto unico e coerente nei confronti dei lettori. Grazie ai bibliotecari di Cascina che hanno messo a disposizione la sede e un pò di merenda, grazie agli intervenuti, alle cooperative, ai volontari, alle associazioni di lettori, ai lettori singoli e non associati, agli insegnanti che collaborano con la rete e ci aiutano a far leggere i loro allievi. Grazie a Laura Martini che ha vinto le elezioni di bibliotecaria dell'anno. Grazie al sindaco di Calcinaia, Lucia Ciampi, che ha fatto un discorso coraggioso sul futuro della Rete e a Alessandra Nardini, consigliere regionale, che ha partecipato ai lavori con un intervento puntuale. Grazie a tutti quelli che hanno cooperato a far riuscire la giornata. Sono stati molti. Se riusciranno a fare squadra, il futuro della lettura e delle biblioteche è garantito.
Poi sono intervenuto con un ulteriore commento in relazione ad un articolo di gonews.it su Cascina
Fare Rete è un'impresa difficile, anche per chi, come me la coordina. Credo che ieri tutti i presenti abbiano ascoltato la pluralità delle voci, delle diversità, dei ruoli, dei modi di pensarla e di vedere i servizi. Come ha dimostrato l'intervento di Gabbrielli in questi anni, almeno dal 2010, la rete bibliolandia è cresciuta avendo a disposizione risorse che nel 2015 però si sono parzialmente ridimensionate, ma senza subire forti traumi, tranne che in pochi casi. Nessuno di noi del resto può imporre a Regione toscana di mettere più soldi o a questo o a quel comune di rimanere dentro la rete, di avvalersi di certi servizi e così via. La rete insomma è un organismo vivo che deve adattarsi alla volontà dei suoi 36 enti finanziatori, deve cercarsi finanziatori straordinari e poi soddisfare al meglio lettori ed utenti. Quello che occorre è che rispetto a questo gioco complesso e articolato gli operatori tutti, ma non solo i singoli bibliotecari e archivisti, bensì anche le loro organizzazioni di riferimento, sappiano recitare al meglio il proprio ruolo. Ma anche questo non è facile ottenerlo. Ovviamente tutti sono più contenti nei periodi di maggiori risorse che in quelli di penuria. Per questo sulle dinamiche della Rete servono riflessioni che guardino anche ai movimenti complessivi e non solo ai casi particolari. Se se guarda in questa maniera la rete anche le sforbiciate si ridimensionano e magari si notano crescite, capacità di parare situazioni critiche e altre cose di questo tipo. Tanto che mi azzarderei a dire che per ora le dinamiche complessive sono complessivamente buone per il 2016, al netto di poche criticità. Fare meglio però è solo in parte nelle nostre mani. Il che non diminuisce il nostro impegno. Quanto alla richiesta che ho dovuto fare ieri ad andrea brotini e a francesca rossi di rinunciare ai loro interventi per riequilibrare la giornata che stava diventando troppo lunga, me ne scuso pubblicamente. Chi gestisce eventi, per cercare di far contenti un po' tutti, qualcuno finisce immancabilmente per scontentarlo. Spesso, come ho detto personalmente ad andrea, si chiedono sacrifici agli amici. Ribadisco le scuse. Ma guardiamo avanti.
domenica 3 aprile 2016
QUALCHE ANNOTAZIONE SULLE BIBLIOTECHE PISANE
Scrivo questo in risposta ad alcuni amici della BUP che commentando il Bibliolandia Day 2016 di Cascina avevano parlato di una situazione deprimenti o quasi. Ma, a mio avviso, la situazione pisana non è affatto bibliotecariamente parlando deprimente, soprattutto se all'aggettivo pisano diamo un valore che abbracci anche l'ex contado e le pertinenze volterrane. Questo è uscito fuori dalla giornata di Cascina dedicata alla pubblica lettura con particolare riferimento alle biblioteche comunali. Mai stati tanti lettori e mai presi in prestito così tanti libri prima di questi anni. Mai realizzati così tanti incontri di lettura con le classi. Nella stessa città di Pisa non c'era mai stata una biblioteca civica che realizzasse oltre 30.000 prestiti librari all'anno e accogliesse migliaia di persone a leggere. Ora c'è. È vero che la Bup deve ancora riaprire la sua sede storica, che la biblioteca provinciale rischia lo smembramento dei fondi documentari mentre il suo personale è già passato alle biblioteche universitarie pisane, che altre biblioteche di nicchia sono gestite in forma minimale, ma anche la domanda di lettura che si esprime su alcune collezioni di nicchia è assai minimale. In sostanza per chi voglia vedere solo i problemi, i problemi ci sono. Ma a chi si soffermi sui servizi erogati, sulla domanda forte di lettura e sulle reali possibilità di fronteggiarla, sull'evoluzione storica dei servizi, appare un quadro più variegato e meno deprimente. È questo che in parte è emerso nel convegno di Cascina della Rete Bibliolandia, dove l'aria che tirava era quelli di un settantina di bibliotecari, distribuiti su 48 biblioteche, che gestiscono 500.000 volumi e 20.000 lettori attivi ogni anno, nella maniera più cooperativa possibile. E pur navigando in un mare di problemi, di cui non sarà facile sbarazzarsi, sono contenti di fare il mestiere che fanno, come ci ha raccontato la bibliotecaria Erika, emozionandoci, che opera sulle colline pisane tra santa luce, castellina e riparbella.
Mi è stato a questo punto replicato che avevo una visione ottimista soprattutto della situazione pisana in senso stretto e che per alcuni degli amici della bup la biblioteca sms di pisa è una struttura multiproblematica.
Ho risposto che la situazione bibliotecaria pisana nonostante tutti i problemi si sta muovendo positivamente. Quanto alla biblioteca comunale, se l'amministrazione continuerà a sostenerla tra pochi anni realizzerà più di 50/60.000 prestiti e comincerà ad essere una biblioteca utile ed importante per i cittadini di Pisa. E per Pisa questo è un salto epocale. Vedere i limiti dell''investimento realizzato non è come indicare la luna e guardare il dito, è come infilarsi le dita negli occhi ed accecarsi. I limiti della sms sono piccolezze rispetto all'enorme balzo avanti che questa struttura senza precedenti nella città rappresenta rispetto ad un certo pubblico (bambini, ragazzi, adulti, non ricercatori). Di questa struttura i pisani dovrebbero essere orgogliosi e grati all'amministrazione. La seconda questione riguarda le biblioteche specialistiche essenziali per il mondo universitario e per i ricercatori. Pisa potrebbe con le tecnologie che il mercato ci mette a disposizione gestire unitariamente un sistema bibliotecario urbano di supporto alla ricerca e all'università. In parte e per singoli poli lo fa. E il MOP è lo strumento datato di cui dispone. Ma ci sono tre ostacoli seri che impediscono a questo sistema di diventare unitario, efficace e moderno: l'autoreferenzialita' che caratterizza molte delle istituzioni che dovrebbero giocare la partita insieme, un personale bibliotecario presente un po' in tutte queste istituzioni refrattario per varie ragioni alla modernità, un'opinione pubblica che non so quanto capisca la complessità del problema ma che non è comunque in grado di incidere sulla chiusura dei primi e sulla refrattarieta' dei secondi. La vicenda della bup e quella della stessa biblio provinciale sono da ricondurre a questi malanni. C'è insomma su Pisa una forte difficoltà a far parlare le istituzioni tra di loro e a fare squadra, come temo abbia dimostrato tragicamente bene la vittoria di Pistoia per la gara di città della cultura. Tuttavia individuare i mali non basta per curarli. Perché per curarli servono rimedi che francamente io, da bibliotecario con qualche conoscenza del mondo politico e istituzionale pisano, non vedo. Tuttavia devo ribadire che in tutta questa situazione la biblioteca comunale sms resta un capolavoro assoluto e che se continuerà ad essere coltivata, come ho detto in sede di commissione cultura del comune di Pisa che ha avuto la gentilezza di convocarmi due volte come esperto, darà grandi soddisfazioni ai cittadini comuni di Pisa.
A questo punto mi hanno chiesto se scrivevo sul serio o stavo scherzando. Io ho risposto così.
Parlo con assoluta serietà. Conosco anch'io alcuni difetti di sms, ma credo che non ci siano paragoni con la vecchia sede. Pisa comunale ha fatto un salto epocale in termini di ambienti, di tecnologie, di organizzazione e in parte di personale. Ripeto che non vedere il punto di partenza e quindi l'enorme salto del punto di arrivo e quindi svalorizzare questa conquista di civiltà per la città sarebbe a mio avviso sbagliato. Ovviamente questo non significa non tenere sotto pressione l'amministrazione, ma va fatto partendo dalla grande conquista realizzata e non puntando su obiettivi sbagliati. Prima del 2011 pisa comunale registrava i prestiti su registri di carta. Aveva solo una parte minimale del patrimonio bibliografico su supporto elettronico e si trovava fuori dalle reti che le consentono di accedere a servizi bibliografici e di promozione della lettura indispensabili. Pisa Sms ha fatto in pochi anni un salto di quarant'anni. Non vedere e non riconoscere questo è accecarsi con le proprie mani. O essere polemici per ragioni che non hanno niente a che vedere con l'oggetto specifico. Pisa credo abbia chiuso il 2010 o il 2011 con 5 o 6000 prestiti su base annua. Dalle proiezioni statistiche che possiamo fare su pisa sms per il 2016 è probabile che sms raggiunga 40.000 prestiti e forse 4.000 utenti attivi. È poco? Si, ma è un incredibile balzo rispetto al punto di partenza. Non mi pare insomma un dato deprimente per la situazione. Pensando dove eravate solo 4 anni fa, ripeto, mi pare un capolavoro. Non a caso dietro tutto questo c'è stata una tra le più importanti bibliotecarie italiane ed internazionali che si chiama Antonella Agnoli.
Scrivo questo in risposta ad alcuni amici della BUP che commentando il Bibliolandia Day 2016 di Cascina avevano parlato di una situazione deprimenti o quasi. Ma, a mio avviso, la situazione pisana non è affatto bibliotecariamente parlando deprimente, soprattutto se all'aggettivo pisano diamo un valore che abbracci anche l'ex contado e le pertinenze volterrane. Questo è uscito fuori dalla giornata di Cascina dedicata alla pubblica lettura con particolare riferimento alle biblioteche comunali. Mai stati tanti lettori e mai presi in prestito così tanti libri prima di questi anni. Mai realizzati così tanti incontri di lettura con le classi. Nella stessa città di Pisa non c'era mai stata una biblioteca civica che realizzasse oltre 30.000 prestiti librari all'anno e accogliesse migliaia di persone a leggere. Ora c'è. È vero che la Bup deve ancora riaprire la sua sede storica, che la biblioteca provinciale rischia lo smembramento dei fondi documentari mentre il suo personale è già passato alle biblioteche universitarie pisane, che altre biblioteche di nicchia sono gestite in forma minimale, ma anche la domanda di lettura che si esprime su alcune collezioni di nicchia è assai minimale. In sostanza per chi voglia vedere solo i problemi, i problemi ci sono. Ma a chi si soffermi sui servizi erogati, sulla domanda forte di lettura e sulle reali possibilità di fronteggiarla, sull'evoluzione storica dei servizi, appare un quadro più variegato e meno deprimente. È questo che in parte è emerso nel convegno di Cascina della Rete Bibliolandia, dove l'aria che tirava era quelli di un settantina di bibliotecari, distribuiti su 48 biblioteche, che gestiscono 500.000 volumi e 20.000 lettori attivi ogni anno, nella maniera più cooperativa possibile. E pur navigando in un mare di problemi, di cui non sarà facile sbarazzarsi, sono contenti di fare il mestiere che fanno, come ci ha raccontato la bibliotecaria Erika, emozionandoci, che opera sulle colline pisane tra santa luce, castellina e riparbella.
Mi è stato a questo punto replicato che avevo una visione ottimista soprattutto della situazione pisana in senso stretto e che per alcuni degli amici della bup la biblioteca sms di pisa è una struttura multiproblematica.
Ho risposto che la situazione bibliotecaria pisana nonostante tutti i problemi si sta muovendo positivamente. Quanto alla biblioteca comunale, se l'amministrazione continuerà a sostenerla tra pochi anni realizzerà più di 50/60.000 prestiti e comincerà ad essere una biblioteca utile ed importante per i cittadini di Pisa. E per Pisa questo è un salto epocale. Vedere i limiti dell''investimento realizzato non è come indicare la luna e guardare il dito, è come infilarsi le dita negli occhi ed accecarsi. I limiti della sms sono piccolezze rispetto all'enorme balzo avanti che questa struttura senza precedenti nella città rappresenta rispetto ad un certo pubblico (bambini, ragazzi, adulti, non ricercatori). Di questa struttura i pisani dovrebbero essere orgogliosi e grati all'amministrazione. La seconda questione riguarda le biblioteche specialistiche essenziali per il mondo universitario e per i ricercatori. Pisa potrebbe con le tecnologie che il mercato ci mette a disposizione gestire unitariamente un sistema bibliotecario urbano di supporto alla ricerca e all'università. In parte e per singoli poli lo fa. E il MOP è lo strumento datato di cui dispone. Ma ci sono tre ostacoli seri che impediscono a questo sistema di diventare unitario, efficace e moderno: l'autoreferenzialita' che caratterizza molte delle istituzioni che dovrebbero giocare la partita insieme, un personale bibliotecario presente un po' in tutte queste istituzioni refrattario per varie ragioni alla modernità, un'opinione pubblica che non so quanto capisca la complessità del problema ma che non è comunque in grado di incidere sulla chiusura dei primi e sulla refrattarieta' dei secondi. La vicenda della bup e quella della stessa biblio provinciale sono da ricondurre a questi malanni. C'è insomma su Pisa una forte difficoltà a far parlare le istituzioni tra di loro e a fare squadra, come temo abbia dimostrato tragicamente bene la vittoria di Pistoia per la gara di città della cultura. Tuttavia individuare i mali non basta per curarli. Perché per curarli servono rimedi che francamente io, da bibliotecario con qualche conoscenza del mondo politico e istituzionale pisano, non vedo. Tuttavia devo ribadire che in tutta questa situazione la biblioteca comunale sms resta un capolavoro assoluto e che se continuerà ad essere coltivata, come ho detto in sede di commissione cultura del comune di Pisa che ha avuto la gentilezza di convocarmi due volte come esperto, darà grandi soddisfazioni ai cittadini comuni di Pisa.
A questo punto mi hanno chiesto se scrivevo sul serio o stavo scherzando. Io ho risposto così.
Parlo con assoluta serietà. Conosco anch'io alcuni difetti di sms, ma credo che non ci siano paragoni con la vecchia sede. Pisa comunale ha fatto un salto epocale in termini di ambienti, di tecnologie, di organizzazione e in parte di personale. Ripeto che non vedere il punto di partenza e quindi l'enorme salto del punto di arrivo e quindi svalorizzare questa conquista di civiltà per la città sarebbe a mio avviso sbagliato. Ovviamente questo non significa non tenere sotto pressione l'amministrazione, ma va fatto partendo dalla grande conquista realizzata e non puntando su obiettivi sbagliati. Prima del 2011 pisa comunale registrava i prestiti su registri di carta. Aveva solo una parte minimale del patrimonio bibliografico su supporto elettronico e si trovava fuori dalle reti che le consentono di accedere a servizi bibliografici e di promozione della lettura indispensabili. Pisa Sms ha fatto in pochi anni un salto di quarant'anni. Non vedere e non riconoscere questo è accecarsi con le proprie mani. O essere polemici per ragioni che non hanno niente a che vedere con l'oggetto specifico. Pisa credo abbia chiuso il 2010 o il 2011 con 5 o 6000 prestiti su base annua. Dalle proiezioni statistiche che possiamo fare su pisa sms per il 2016 è probabile che sms raggiunga 40.000 prestiti e forse 4.000 utenti attivi. È poco? Si, ma è un incredibile balzo rispetto al punto di partenza. Non mi pare insomma un dato deprimente per la situazione. Pensando dove eravate solo 4 anni fa, ripeto, mi pare un capolavoro. Non a caso dietro tutto questo c'è stata una tra le più importanti bibliotecarie italiane ed internazionali che si chiama Antonella Agnoli.
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