giovedì 14 aprile 2016

biblioteche comunali

Le biblioteche comunali sono un'altra cosa. Riflessioni di un bibliotecario di ente locale non allineato.
In Italia ci sono circa 40 grandi città, cinquecento municipi con più di trentamila abitanti e 7.500 altri comuni che spesso sono poco più grandi di piccoli campeggi, ma continuano a comportarsi come se fossero comuni come Milano o Torino. Il sistema bibliotecario locale ovviamente riflette questo assetto istituzionale, che, diversamente dal mondo scolastico, non è mai stato normato da un vera legge statale. Ergo le biblioteche comunali sono come i comuni italiani, molto diversi tra di loro, a seconda di dove sono georeferenziati e di quali vantaggi o svantaggi godono. L'unica legislazione che ha dato una maggiore omogeneità alle biblioteche è stata quella regionale, che però per sua natura ha mantenuto inevitabili differenze in virtù di fattori che non vale la pena di elencare, perchè molto noti. Nella stessa Toscana e nella provincia di Pisa che conosco meglio, ci sono tante realtà bibliotecarie, spesso vicine fisicamente eppure distanti organizzativamente, tanto che neppure la ventennale esperienza di cooperazione ha azzerato o riuscirà ad azzerare le loro differenze dovute per lo più ai punti di partenza e ai fattori umani che le caratterizzano.
La mia ultratrentennale esperienza di bibliotecario mi dice che le biblioteche che si sono difese meglio e sono cresciute lo hanno fatto in ragione di 4 elementi virtuosi:
- un punto di partenza buono legato ad una sensibilità culturale conficcata in un senso civico forte che si è trasmessa anche al ceto politico locale;
- buone professionalità bibliotecarie che hanno saputo incarnare e portare avanti la qualità dell'istituto bibliotecario loro affidato;
- una continuità di amministratori che ha creduto e quindi sostenuto questi servizi, operando con coerenza ed in maniera conseguente;
- un dialogo efficace tra bibliotecari e amministratori entrambi in grado di riconoscere il reciproco valore e di sostenersi a vicenda.
Laddove i politici invece hanno creduto poco nelle biblioteche o dove non si è stati in grado di selezionare personale di qualità, le biblioteche comunali non hanno affatto prosperato. E il volontariato almeno in Toscana non regge (se non come elemento assolutamente secondario) nessuna biblioteca comunale delle circa 250 veramente attive nei 287 comuni presenti nel nostro territorio. Per cui scrivere, come si è fatto e si farà, anche su illustri quotidiani che le biblioteche sono tenute in vita soprattutto da volontari è frase che aiuta a non capire la realtà.
In realtà le biblioteche comunali che funzionano sono il frutto virtuoso di una compresenza e di una buona capacità di cooperazione tra ottimi e appassionati bibliotecari (pubblici o attivi mediante appalti nell'ambito per lo più di strutture cooperative) e amministratori (assessori e dirigenti pubblici) sensibili al tema.
Questo incontro non essendo normato da nessuna legge statale ma solo da leggi regionali in via di intiepidimento non è assolutamente distribuito in maniera uniforme nel territorio nazionale, e, come sanno tutti, tende a scemare mano a mano che ci si avventura verso il Sud. Lettura e familiarità per il libro costituiscono una dimensione antropologica che la politica non può modificare rapidamente, ma solo, se ci crede e persevera con costanza (cosa che non è affatto facile) molto lentamente.
La crescita dei lettori in Italia è stata, è e sarà un fenomeno lento, incerto, pieno di ritorni indietro e con poche grandi incerte vittorie.
Ma detto questo nessuno può negare che negli ultimi 40 anni, grazie alle politiche regionali, in larga parte del paese si siano fatti importanti passi in avanti.
Probabilmente l'agonia delle Province, il ridimensionamento del ruolo delle Regioni ed il finto recupero di competenze da parte di uno Stato con pochi mezzi e ancor meno cervelli provocherà un arretramento della pubblica lettura nel paese. Ma sarà un arretramento sempre a macchia di leopardo, sempre per aree ed enclave, con punte di eccellenza che si manterranno al fianco di deserti culturali. E' questo il nostro paese, in tutti i suoi comparti, anche nel suo tessuto produttivo, Anche nel suo sistema scolastico, che pure ha una maggiore omogeneità.
Ma un mito contemporaneo va sfatato. Se le biblioteche funzioneranno e diventeranno sempre più moderne sarà grazie ai bibliotecari di qualità e alla lungimiranza di amministratori intelligenti e sensibili. Il resto, anche quando venga propagato da illustri quotidiani, è fiction.

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