domenica 1 maggio 2016

Tra Marti e Palaia dal 1898 al 1915. Un piccolo volume di Roberto Boldrini pieno di sorprese.

Roberto Boldrini è una garanzia e anche questo nuovo volume che ha dedicato al suo borgo natio, Marti, incrociandone le vicende con Palaia, è un'autentica chicca per buongustai della storia e della lettura. Le vicende che ci racconta sono quelle che si intrecciano tra il piccolo borgo di Marti e quell'importante comune rurale che era Palaia alla fine dell'Ottocento e prima dalla Grande Guerra. Con passione certosina e amore per i fantasmi che sicuramente aleggiano ancora attorno a questi due piccoli paesi, Roberto ci narra, documenti alla mano, di come andassero le vicende politiche e amministrative, gli affari locali  e alcuni scontri personali tra i moti del 1898 e il maggio del 1915. Ecco allora la borghesia agraria e quella delle professioni, liberale e monarchica, che controlla lo stato, la politica e l'amministrazione locale alle prese con la gestione della cosa pubblica. Ecco i preti di Marti, dalla tempra forte, sostenuti dalla Curia vescovile di San Miniato, che si contrappongono ai massoni e stringono alleanze coi liberali disponibili. Ecco il movimento radicale, quello repubblicano e alla fine i socialisti prendere forma e volti, per cimentarsi coi liberali nelle elezioni politiche del 1909 e del 1913. E ancora ecco i cattolici, ancora ingessati dal Non expedit, con il loro desiderio di autonomia politica e il giovane Gronchi che sbuca fuori nelle amministrative del 1910.
E tutt'intorno un corteggio denso di personaggi pieni di vitalità, che entrano ed escono di scena e ci danno l'idea della vita dura che si conduceva 100 anni fa (basta leggere le parti che riguardano i servizi scolastici, le "aule" dove si faceva scuola all'inizio del '900).
E' un microcosmo dipinto a pennellate forti quello che Boldrini ricostruisce attorno a vicende politiche e amministrative, purtroppo, temo, quasi incomprensibili per molti nostri contemporanei. Ma per i buongustai, le 150 pagine di Boldrini risulteranno una lettura semplicemente deliziosa, degna di un epigono (anche se Boldrini ha studiato a Pisa) di Ernesto Ragionieri, che una storia simile  e per un periodo in parte simile aveva dedicato al comune di Sesto Fiorentino.
Aggiungo che mi sono letteralmente emozionato quando dalle pagine del libro è sbucato fuori quel gattaccio rosso, quella specie di diavolo massonico dall'eloquio forbito ed intrigante, che fu l'avvocato Eraldo Andrea Bellincioni, candidato socialista al collegio di Pontedera, competitore, purtroppo sconfitto, del liberale Nello Toscanelli e più volte autore di comizi nel piccolo borgo di Marti, dove sia alle elezioni del 1909 che a quelle  del 1913 raccolse comunque un mare di voti, segno di una forza socialista e comunque democratica non indifferente in quella piccola terra. Ma soprattutto mi sono commosso quando a balzare fuori è stato il sindacalista Rodoero e con lui si sono manifestati i legami tra la Camera del Lavoro di Livorno, la camera del Lavoro di Pontedera e la Lega degli Operai di Marti. Qui ho capito il senso profondo di un'altra storia dolorosa che Boldrini qui non racconta ma che si svolse a Marti nell'aprile del 1922: l'assassinio per mano fascista del segretario della camera del lavoro di Pontedera, Alvaro Fantozzi. Avendo un po' studiato la figura di Fantozzi ed avendolo commemorato alcuni anni fa in piazza a Marti, mi sono spesso chiesto quali furono le motivazioni profonde e dove quel ragazzo di ventinove anni trovò il coraggio per muoversi da Pontedera verso Marti, solo e disarmato, sapendo che avrebbe potuto incappare in qualche squadraccia fascista. Beh. Dopo la lettura del libro di Boldrini tutto mi è più chiaro. C'era nella primavera del '22 una vertenza che opponeva braccianti e proprietari terrieri, C'era la Lega di Marti che aveva chiesto il suo aiuto. C'erano compagni socialisti da sostenere nella loro causa. C'era una fratellanza sociale da difendere. Comuni sentimenti di emancipazione da portare avanti. Il coraggio a Fantozzi venne da queste cose semplici, di cui Boldrini ricostruisce la fase di faticosa e lenta incubazione.
Sì, davvero una lettura piacevole e a tratti emozionante. Mi auguro che il libro circoli e che soprattutto venga letto.

1 commento:

  1. Il "gattaccio rosso" era il mio nonno materno e sentirlo menzionato ha commosso anche me.
    Grazie.
    Paolo Pegazzano (paolo.pegazzano@gmail.com)

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