domenica 1 maggio 2016

Manola Guazzini dovrebbe tornare al suo posto e il pd di San Miniato dovrebbe chiedere al sindaco di ridarle le deleghe.

Io credo che gli uomini e le donne del pd di San Miniato che nel 2014 fecero l'accordo con le forze che allora si raccoglievano attorno al sindaco dovrebbero chiedere il rispetto dei patti e la riassegnazione delle deleghe a Manola Guazzini. Se non lo fanno, accetteranno che non solo l'amministrazione fagociti la politica, ma che l'amministrazione buchi per motivi "personali" ed in parte incomprensibili gli obiettivi che la politica e gli elettori gli hanno assegnato. Perchè nessun nuovo assessore, privo di esperienza amministrativa, potrà entrare in corsa sulle deleghe tolte alla Guazzini (e soprattutto sui Lavori Pubblici) e portare a forma il lavoro avviato. Non nei tempi giusti.
Oltre tutto non tocca all'amministrazione dettare i tempi e gli indirizzi della politica, sul piano locale come su quello nazionale. La politica ha una sua necessaria autonomia, a cui non può abdicare. Anche quando a fare politica e in un solo vero partito, che da queste parti è il pd, il resto essendo un'autentica penosa paccotiglia, anche quando in questo unico partito rimasto sulla scena sono poche centinaia gli iscritti e ancor meno i "militanti". Condivido molti dei ragionamenti di Massimo Baldacci su questa ennesima "crisi sanminiatese", ma non mi convince il suo atteggiamento fatalista. E mi dispiace anche che Manola Guazzini, che pure ha deciso di aprire un profilo facebook e si è rifugiata nelle sue roccaforti elettorali per riorganizzare le truppe,  intenzionata a condurre una civilissima battaglia per sè e per la tutela della "cosa pubblica" sanminiatese, abbia alla fine rilasciato un comunicato blando, rinviando la battaglia politica alla primavera del 2018 o 19 quando si tornerà a votare per le amministrative.
Peccato. In primis per San Miniato, che dovrà restare in stand by ancora tre anni. Non poco, coi tempi che corrono. E poi per la politica locale, che se vuole rinascere dove rivendicare il proprio ruolo e la propria autonomia anche rispetto al livello amministrativo. Ma non solo a parole. Coi fatti. Ovviamente il sindaco non può essere il burattino del segretario del partito di maggioranza che pure lo porta alla guida della città.  Ma neppure il segretario del partito di maggioranza può essere la marionetta del sindaco, come purtroppo accade da diverso tempo  in tanti comunelli anche della nostra amena regione. La due figure debbono dialogare con intelligenza e buon senso. Perchè il sindaco rappresenta i cittadini che lo hanno eletto, ma il segretario politico l'orientamento e il senso profondo delle scelte di quella parte politica vincente che ha portato all'individuazione di un programma per il comune e l'uomo giusto per attuarlo. Senza questa corretta dialettica, non c'è democrazia su scale locale, ma solo una opaca e appiccicosa politica, incomprensibile alla maggioranza dei cittadini che ovviamente finiranno per vivere la cosa come estranea. Una roba per furbi o interessati. Che non fa per loro.
E che l'opacità e la viscosità della politica anche locale aumentino, anziché diminuire, lo dimostra la stessa posizione espressa, su questa vicenda, dai Giovani Democratici, il cui comunicato sulla vicenda che include anche le dimissioni di Lupi , letto da un esterno all'organizzazione, mi pare molto vecchio, barocco, arzigogolato. Insomma, sul caso San Miniato i Giovani Democratici si riconoscono nelle posizioni del sindaco-padrone che può licenziare un assessore senza giusta causa o pretendono che si chiariscano le ragioni del ritiro delle deleghe o che altrimenti le deleghe vengano riconsegnate? Dal loro comunicato sembra che abbiano tutti ragione. Può essere? E come si chiama una politica che dà ragione a tutti?
Lo stesso sentimento mi suscita anche il comunicato della Sinistra Dem. Certo la politica è il regno delle ambiguità. Dove si dicono delle cose pensandone altre, alcune delle quali contrarie a quelle che si affermano. Ma se si pensa che si possano mantenere buoni livelli di democrazia anche su base locale con atteggiamenti estremanente prudenti e abbottonati, dicendo e non dicendo, e soprattutto non facendo nulla, beh si va poco lontano.
E se Sinistra Dem non è d'accordo con le decisioni del sindaco deve non solo dirlo chiaro e forte, ma trarne le conseguenze e fare una battaglia politica, ritirare il suo consenso ad un amministratore che non rispetta i patti e via proseguendo. Altrimenti che cosa vuol dire fare politica? Se invece tutto si piega alle logiche della compatibilità, allora...
Gli assessori non sono birilli. Rappresentano ed incarnano scelte e strategie politiche. Illuminano anche rapporti di forza in campo.  Equilibri sociali e politici di una città, di una maggioranza politica. Se vengono presi a calci nel culo, ci devono essere delle ragioni forti e chiare. Perchè vuol dire che si sono rotti equilibri, assetti politici, accordi fra forze sociali. Se poi tutto finisce a tarallucci e vino, anche in casa pd, ovvero nell'ultimo vero partito politico di questa Italia tardodemocratica, allora davvero tutto diventa possibile oltre che incomprensibile.

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