martedì 29 novembre 2016

Sul bicameralismo quasi perfetto.
Sebbene abbia deciso di votare si, considero la fine del bicameralismo quasi perfetto (se accadrà) con qualche preoccupazione. È una delle criticità dei sistemi elettivi che da Atene in poi, come è noto, possono essere scalati da uomini abili, ambiziosi, fortunati, capaci di costruire reti di relazioni a proprio vantaggio e conquistare il consenso popolare. Senza il bicameralismo repubblicano forse Berlusconi avrebbe piegato ancora di più ai propri interessi la Repubblica che aveva conquistato. Per questo capisco bene che coloro che dubitano della buona tenuta democratica degli italiani soffrano questo passaggio e preferiscano mantenere un sistema che garantisce di più gli sconfitti di quanto non favorisca i vincitori. Gran parte della nostra storia nazionale del resto ci spingerebbe alla prudenza e al conservatorismo. Ma anch'io concordo, in nome di una democrazia che deve avere il coraggio di guardare avanti, sull'esigenza di rimuovere la paura e di scommettere su un paese che deve saper costruire una democrazia più matura, più adulta. Non lo dico con la speranzosa visione dei vent'anni, ma con la preoccupata consapevolezza di un sessantenne, a cui fa piacere pensare ad un paese democraticamente normale e che per dominare le proprie pulsioni populiste non deve costruire istituzioni che fanno argine ad altre istituzioni. Naturalmente so che ogni scelta comporta un qualche rischio e capisco anche chi non intende correre questi rischi. Ritengo però che dopo 70 anni di repubblica certi rischi dobbiamo correrli. Pena rimanere una democrazia bambina. Cosa che mi parrebbe un danno ancora maggiore.
Si e no sul referedum sulla riforma costituzionale.
Schierarsi per il no è comprensibile, ma nella sostanza è una scelta di conservazione per un militante del centro sinistra ed un atto contrario al proprio gruppo dirigente politico se si è stati o si è ancora militanti del pd. E quindi nocivo per l'organizzazione e quello che il pd rappresenta. Un atto che indebolisce il pd e ne mina credibilità e forza politica. Un atto comprensibile, perché si può parlare male della propria famiglia, basta rendersi conto delle inevitabili conseguenze. Del resto se al posto di Renzi ci fosse Bersani e Renzi sostenesse le attuali tesi di Bersani, non so cosa direbbero e farebbero quelli che oggi sostengono l'eresia e la libertà di giudizio nei confronti di Renzi.
Ma a parte questo, temo anche che il voto per il no sia un atto sterile per chi si senta parte di quell'area politica di cs a cui facevo riferimento poco fa. Infatti un successo dei si renderebbe un sostenitore di cs del no sempre più marginale e un successo del no non sarebbe politicamente spendibile perché  avendo troppi padri la vittoria del no non riaccorperebbe alcunché, almeno nel breve periodo. Un fronte antirenziano oggi quali obiettivi potrebbe darsi a parte buttare giù Renzi e poi farsi travolgere dal populismo grillesco? Roma e Livorno dovrebbero insegnarci qualcosa. Ma non sono sicuro che lo faranno.
Ovviamente nel pd è in atto una scissione non dichiarata da parte di coloro che ritengono che il partito sia stato scalato dagli alieni (Renzi per molti militanti della sx pd è davvero percepito come un alieno). E tra i miitanti e gli ex militanti devono essere molti a pensarla cosi. Anche le forze di quelli che stanno sull'uscio sono numerose. Confesso che per un semplice votante del pd come me seguire il dibattito con tutti i suoi barocchismi è divertente. Ma temo che non ne trarremo grandi vantaggi. Staremo a vedere.
Alla Regione lombardia non importa quasi più nulla degli archivi storici
La nuova legge sulla valorizzazione dei beni culturali del reg. Lombardia (25/2016 del 7 ottobre) marginalizza quasi del tutto gli archivi storici. Ne parla (brevemente all'art. 15), ma senza dire se e come verrano sostenuti e valorizzati. Senza fissare parametri di qualità e quel che più conta senza fornire alcun incentivo, nessuna strategia, nessun orientamento di massima. E ovviamente senza punire chi degli archivi se ne freghera'.
Apparentemente la 25/2016 è una legge generalista ed inutile. Ma invece contiene un articolo strategico. L'ultimo, il 45, con il quale si abrogano tutte le norme "superate" ed incompatibili con la presente. Col 45 la legge 25/2016 chiude un'epoca di grande importanza non solo per la Lombardia ma anche per le altre regioni virtuose in materia di biblioteche e di archivi. Un'epoca che ha consentito in un buon numero di regioni italiane di inserire biblioteche, musei e archivi di enti locali nel welfare locale, di sostenere studi e ricerche storiche di interesse locale e di occupare con stipendi e tutele accettabili alcune migliaia di giovani (non tantissimi, ma un pò si) in questo settore.
Quest'epoca è finita. Chiusa. L'offerta culturale si diversifica, gli archivi storici in particolare sono peggio dei capannoni industriali dismessi. Roba da incubo. La legge 25 ci fa sopra un piantino e addio!
Certo, è una bella contraddizione per una regione che si era inventata un assessorato all'identità regionale. Se ci sono infatti dei luoghi dove si trovano di sicuro ed in abbondanza le radici storiche delle identità regionali e locali questi sono gli archivi degli oltre 1500 comuni lombardi. Ma i tempi sono cambiati. E anche il discorso su identità e radici sembra sempre meno interessante. Anche per gli stessi leghisti. Peccato!

lunedì 28 novembre 2016

Numero speciale del Grandevetro dedicato a Dino Carlesi presentato a Pisa.

Non c'entra niente col referendum, ma giovedi prossimo, 1 dicembre, a Pisa, presso la Biblioteca Provinciale, alle 16:30, in via Betti, presenteremo un numero speciale della rivista IL GRANDEVETRO, un numero dedicato alla poesia e, in questo ultimo contesto, alla poliedrica figura del poeta, pedagogista, intellettuale militante, socialista, Dino Carlesi.
Può sembrare un evento minore e forse lo è, anche per una città come Pisa, ma il pomeriggio che sarà introdotto da Ilario Luperini (critico d'arte e amico di Dino Carlesi, oltre che del Grandevetro) e da Aldo Bellani (per la redazione del Grandevetro) porta con sé diversi significati che esporrò sinteticamente.
Il primo riguarda la rivista Il Grandevetro. Una rivista militante, scritta, ma sarebbe meglio dire "fabbricata" da intellettuali militanti che ragionano contro corrente di cose contro corrente, come apparentemente sembra essere la poesia. Il Grandevetro, nato nel 1977 in terra di cuoio, è sopravvissuto a 40 anni di "riflusso" e continua a ragionare con la sua testa di un mondo che i redattori della rivista (giovani e vecchi che siano) continuano ostinatamente a voler cambiare, usando le loro armi preferite: la scrittura, la grafica, il disegno, la comunicazione. Più in generale: la cultura. Ma non fanno una rivista urlata, bensì ragionata. Onore al merito.
Il secondo elemento è il contenuto di questo numero della rivista. La poesia, con un inserto intero dedicato ad un "poeta minore", amico di Salvatore Quasimodo, che ha scritto molto e molto ha ragionato. Parlo del "pontederese" Dino Carlesi. Figura complicata da stringere in poche battute da sbattere su facebook. Dino è stato di sicuro un uomo colto. Un poeta, un insegnante, un direttore didattico, un pedagogista in grado di dialogare coi grandi della pedagogia italiana, un assessore comunale alla cultura, un intellettuale quando ancora questa parola in Italia si poteva pronunciare con simpatia. Come merita. Un socialista di ascendenza azionista. Le testimonianze ci offrono uno spaccato della sua figura. Ci ha lasciato, novantenne, 6 anni fa, il 30 novembre 2016. Perchè il 1 dicembre sarà quasi l'anniversario della sua morte. Ma per i molti pontederesi e pisani che l'hanno conosciuto il timbro della sua voce, la sua fragorosa e rumoreggiante risata e soprattutto la sua capacità di ragionare e farsi ascoltare resteranno impareggiabili.
C'è un terzo elemento da dire. E' la voglia di continuare a fare cultura ritrovandosi in uno spazio fisico, guardandosi negli occhi e ascoltando con le proprie orecchie le parole degli altri. Per dire la propria e per controbattere. Per portare il proprio contributo, quando se ne è capaci. Da qui l'idea di presentare il numero de Il Grandevetro a Pisa e di farlo in un luogo di resistenza e di resilienza culturale che è la Biblioteca Provinciale. Un luogo e un servizio che devono sopravvivere alla deriva delle Province e reinventarsi come servizio pubblico. E per farlo hanno bisogno di riflettere e di trovare la strada giusta, in un mondo caotico. Anche della biblioteca parleremo il 1 dicembre, perchè gli intellettuali hanno bisogno di luoghi in cui sentirsi a proprio agio. E le biblioteche sono o dovrebbero essere luoghi in cui, come suggerirebbe Platone, l'anima si sente a casa.

domenica 27 novembre 2016

Le panciate dei grillobullini
Sembra che ieri il padrone del primo non partito politico italiano che risponde al nome di Beppe Grillo abbia invitato i suoi non sostenitori e i suoi non militanti, che erano corsi in piccolo numero ad adorarlo, di non votare al referendum usando la testa, ma ascoltando i suggerimenti della pancia. Ovviamente la notizia è una non notizia in bocca al padrone di un non partito, diventato famoso e carismatico a colpi di battute e di vaffa day. Vale tuttavia la pena di segnare sul calendario la data di questo invito, perché di solito i leader politici anche quando fanno appello ai sentimenti dei loro non adepti, si sforzano sempre di proporre loro anche qualche argomento razionale, cosa che Grillo ieri ha evidentemente rinunciato a fare (per incapacità? Per sfizio? Per non perdere tempo? Boh, vallo a sapere).
Bandita la ragione dalla lotta politica, tutti i non argomenti diventano buoni.
La mossa era inevitabile perché più il grillobullismo avanza, più deve fare appello agli istinti corporali. Il grullobullismo non è infatti in grado di spiegare le sue non scelte che diventano sempre più numerose e sempre più irragionevoli. Può solo appellarsi alla pancia e ad una non ragione per vincere. Del resto tra Barabba e Gesù è risaputo che il popolo può scegliere Barabba.
Da ieri in poi il dialogo politico che i grullibullini hanno sempre praticato con grande parsimonia è ufficialmente concluso.
Chiunque vorrà trattare con loro dovrà fare a panciate.
Non sarà un bel sentire.

venerdì 25 novembre 2016

L'Opac di bibliolandia rimette insieme quasi il metaopac toscano
E' con viva e vibrante soddisfazione che vi annuncio che da stasera il nostro OPAC Bibliolandia lancia una ricerca in simultanea su 4 reti provinciali (Livorno, Bibliolandia, Reanet e Sdiaf) + il MOP e quindi l'area universitaria e scolastica pisana.
In sostanza il nostro Opac con un clic solo va a cercare se un titolo o un autore sono presenti in un catalogo che contiene circa 5 milioni di titoli. Niente male, soprattutto se si pensa che che si tratta in buona parte di record bibliografici fuori SBN.
Sì, confesso che mi fa piuttosto piacere darvi questa notizia.
L'insopportabile pesantezza della lingua grillobullina.
Siamo in un mondo ed in un Paese in cui tutti parlano e siccome questo genera tanto rumore, per farsi sentire e possibilmente per raccogliere qualche applauso, bisogna urlare e spararle grosse. Da qui frasi altisonanti, parole grosse, termini volgari, allusivi,  rozzi, parole che nessuno direbbe in casa, o userebbe con gli amci, coi genitori, in una festa di condominio, non diciamo in  chiesa, forse nemmeno al bar. Sono parole da stadio. Offensive, rozze, cattive, dure. Ma perché comunichiamo in questo modo? Semplicemente perché se uno parla con un tono normale non se lo fila nessuno. Per farsi ascoltare oggi bisogna accusare gli altri di essere in combutta col Male e gettare m... addosso all'avversario.. Meglio ancora, se si dice che gli altri sono il Male. Così se Renzi vuole rottamare le vecchia classe dirigente al potere, Grillo, nel nome di un moralismo senza macchia e senza paura, vuole spazzare via tutti, non vuole rottamare, vuol fare a pezzi il nemico e possibilmente mangiarselo. No, Grillo non vuole confrontarsi con nessuno. Niente compromessi, niente negoziati. Grillo vuole tutto il potere o nulla per i suoi grillobullones. Niente inciuci con le forze del Male. Tutto il potere ai grillobulloni per spazzare via tutto il marcio che c'è nella società. Chissà da dove sono venuti grillo e i suoi. Chissà da quali viscere immacolate sono usciti. Vergini incontaminate, naturalnente, in un mare di letame. Certo non sorprende la lingua grillobulla che spara parole di c....a contro il resto del mondo che non è grillino. Roba da psichiatria avanzata, se non fosse che ormai alle grida e agli al lupo al lupo siamo abituati da decenni. Per certi versi le frasi esagerate non bucano più neppure lo schermo o la radio. Ma fanno danni.  E di certo il grillobullismo crescerà. È la società rumorosa che abitiamo che ha bisogno di negazionisti urlatori in grado di separare i "buoni" (cioè loro), dai "cattivi e dannati" (cioè noi, destinatI natutalmente agli inferi). Spero solo che il signore ci protegga dagli sputazzi di Grillo e dai suoi grillobulloni.
Il voto referendario piaccia o non piaccia ha una doppia valenza
Oggi pomeriggio discutendo di referendum in un bar con una cara amica che probabilmente voterà no, concordavamo almeno su un fatto. Il voto referendario non può essere disgiunto dal giudizio sul governo. E' un voto binomio. Fatto della somma di due parti, entrambe con un proprio peso specifico. Per questo, al di la delle dichiarazioni retoriche, ognuno dovrà fare una doppia valutazione. Dovrà decidere se questa riforma costituzionale lo convince oppure no. Poi dovrà chiedersi se vuole mandare avanti questa esperienza di governo oppure no. Quindi dovrà combinare le due risposte e vedere che esito viene fuori. Se escono due si, votare sarà facile. Così come se compaiono due no. I guai si presentano per quelli che rispondono con un si e con un no. Molti uomini di destra e diversi grillini si trovano in questa situazione contrastata, mentre nel centrosinistra c'è più compattezza sia sul no che sul si. Penso quindi che sarà l'ItaIia di centrodestra a determinare l'esito del referendum, come hanno dimostrato le parole confuse e alla fine ritrattate di Berlusconi.

martedì 22 novembre 2016

La posizione di Camilleri sul referendum mi fa riflettere ma non cambiare idea
Anche il padre del commissario Montalbano si è schierato sul referendum. E lo ha fatto col suo stile efficace, fermo ed incisivo. Per lui il bicameralismo è importante. Quindi va mantenuto. Il Senato deve controllare la Camera. Ma a parte questa, altre obiezioni alla riforma non ne presenta. Il giudizio su Renzi invece è durissimo: una sentenza inappellabile o almeno così appare nell'intervista di ieri al corrierone (che ho letto sul sito on line di MicroMega).
Sono parole inequivocabili, che fanno riflettere. Per l'autorevolezza dell'uomo che le ha pronunciate. Per la simpatia e per l'affetto che Camilleri ispira.
Tuttavia anche le sue parole e la sua testimonianza vanno valutate nel merito.
Michele è una forza della natura
E solo lui poteva organizzare una mostra e uno strepitoso ciclo di eventi e di libri sull'alluvione di Pontedera come quello che ha preso avvio il 4 novembre. Oggi ha inaugurato e illustrato con infinita pazienza al Museo Piaggio la mostra fotografica, mentre sabato prossimo in biblioteca presenterà un libro enciclopedico sull'alluvione pontederese del '66 con oltre 150 immagini inedite che Michele  ha scovate in ogni dove. Ora siccome nessuno dice mai grazie a Michele per questo incredibile lavoro di setacciamento e conservazione delle fonti documentarie che lui fa, beh un bel GRAZIE voglio dirglielo io. Grazie Michele (e Valentina).

venerdì 11 novembre 2016

7 motivi per cui il No dei militanti pd al referendum è follia pura

1 Uomini e donne che hanno militato e militano in un partito non possono votare al referendum contro le indicazioni della stragrande maggioranza del proprio partito e dei propri gruppi parlamentari. Un uomo che è stato segretario di quello stesso partito non può battersi per far sconfiggere il proprio partito. Se lo fa, che politico è?
2 chi ha votato in parlamento per due volte a favore della riforma costituzionale non può organizzare la resistenza a ciò che ha da poco votato. La coerenza forse non è una virtù, ma neppure un optional.
3 i compagni non possono votare contro il loro primo ministro, senza dare la sensazione al paese che il loro leader, quello che ha vinto le primarie e conquistato legittimamente il partito ed altrettanto legittimamente è diventato primo ministro, con il voto anche dei loro parlamentari, sia una persona pericolosa per la democrazia, tanto pericoloso da volerlo vedere sconfitto e scaraventato nella polvere insieme al suo che poi è  anche il loro partito.
4 i compagni non possono aver creduto fideisticamente in gioventù nel centralismo democratico e ora scoprirsi improvvisamente libertari, eretici e individualisti.
5 i compagni non possono fare come hanno fatto a roma, ovvero buttare giù renzi come il sindaco marino, e poi pensare che gli italiani nel segreto delle prossime urne non se ne ricordino e buttino giù loro e tutto il loro partito.
6 ma davvero bisogna ricordare ai compagni che chi parla male del proprio convento non è un buon frate?
7 e infine i compagni sono così ansiosi di voler spalancare le porte di palazzo chigi a Grillo e a Di Majo? Per quale ragione?

mercoledì 9 novembre 2016

Trump o della resilienza
Donald mette a dura prova il concetto e soprattutto la pratica della resilienza. Eppure bisogna fare un bel respiro, contare fino a dieci, meditare sulla frase di Hegel che piaceva tanto anche a Marcuse e che diceva che tutto ciò che è reale è razionale, cacciare via certi cattivi pensieri che il Bobby Solo della politica americana fa lievitare anche nel più bendisposto degli uomini e.... cominciare a pensare a come trarre giovamento anche dall'elezione di Donald. Non sarà facile, ma ci dobbiamo sforzare. Del resto, a dirsela proprio tutta, il vero problema non è Donald, ma chi lo ha votato. Chi è? Cosa pensa? Che problemi ha?  E si parla di decine di milioni di persone della più popolosa e più longeva democrazia del pianeta. Vale la pena di riflettere bene prima di aprire bocca.

martedì 8 novembre 2016

Sempre sul referendum. In risposta alle annotazioni di Aldo e Dino.

Mi perdonerai Aldo se osservo che il tuo lungo post contiene un excursus sulla storia politica italiana degli ultimi 30 anni, ma ha poco a che fare con l'oggetto del mio post sintetico sul referendum. E anche la motivazione con cui hai deciso di votare no al referendum mi pare si muova più all'interno di un lungo percorso politico in cui il no è rivolto contro il premier e quella che te e Fiumalbi considerate una deriva politica più di quanto non sia ancorato agli elementi specifici riconducibili al referendum.
Da questo punto di vista il tuo testo Aldo (con le chiose di Dino) è difficilmente commentabile in un lasso ragionevole di frasi.
Ma siccome mi coinvolgete direttamente, non posso cavarmela con una battuta e quindi proverò a replicare accettando i tuoi parametri.
Parto da qui. La conquista di Renzi del pd non è un errore della storia, nè rappresenta la vittoria del male contro il bene. È solo una delle evoluzioni possibili dello scenario politico del paese.
Il pd è l'erede, ma con rincalzi e mutazioni, di alcune tradizioni politiche importanti, quella cattolica, quella comunista e quella socialista. O meglio di parti di queste tradizioni che hanno provato a fondersi a fine millennio nel pd e a modernizzarsi, mostrando comunque una certa vitalità. Renzi è la personalità politica che meglio interpreta oggi questa fusione, con pregi e difetti. Tenendo conto anche dei molti pregi e dei tanti difetti del paese e degli italiani. Non solo del suo ceto politico.
Ovvio che persone come te, come Dino e come tanti altri (me compreso) che hanno coltivato una visione messianica se non salvifica della politica si trovino un pò smarrite di fronte al presente e al miscelarsi delle tradizioni e al loro cambiare, e, per reazione, è quasi normale che si chiudano più facilmente, come ci suggerirebbe Montale, in un no. Solo questo possiamo dirti oggi, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Montale guarda nelle nostre anime e coglie il senso di smarrimento dell'uomo di fronte al mutare repentino del mondo. L'avvento della società liquida fa il resto.
Ma il bello della vecchiaia è anche quello di poter capire che il cambiamento è inevitabile e di saper accettare, almeno entro certi limiti, che le cose non siano andate come avevamo sperato da giovani e che come canta Cat Stevens è doloroso sopravvivre al tramonto delle nostre idee, ma dobbiamo saper accettare questa cosa. Di più: almeno io arrivo a dire che è quasi un bene che certe idee non si siano realizzate, perché ad esempio se anche noi avessimo "fatto come la russia", lo cantavamo a squarciagola, ve lo ricordate?, te lo immagini Aldo, te lo immagini Dino, in che condizioni psicologiche e materiali ci troveremmo oggi? Altro che Renzi. Insomma abbiamo avuto molta fortuna e non è stato merito nostro se certe idee non si sono realizzate.
Per questo credo che anche sul referendum non si debbano seguire pensieri messianici o salvifici. Renzi non mi sembra nè  Mussolini, né Berlusconi. E la complessa variazione costituzionale che è riuscito a far approvare non mi pare faccia danni al Paese. Ovviamente neppure se sarà respinta ci saranno particolari contraccolpi. Rimarremo in questa situazione e avanti popolo!


Ma tra rimanere fermi e provare a cambiare, io opto per la seconda opzione. Scelgo quello che mi pare il meno peggio per me e per gli altri. Tutto qui. Un abbraccio ad entrambi.
Anche a Pontedera abbiamo grandi personaggi
Credo che i pontederesi debbano essere grati a Mario Marianelli per la produzione di testi che sforna uno dietro l'altro con la velocità e la bravura di un Camilleri (supportato anche da quella straordinaria equipe editoriale costituita da Michele e Valentina). Perchè va detto che anche il primo volume dell'ultima fatica dell'infaticabile ultraottantenne è un piccolo capolavoro di proustiana nostalgia. C'entra poco con l'alluvione, ma racconta e illustra tutta una sfilza di pontederesi e di luoghi della pontederesità che è una goduria da leggere (almeno per un ultrasessantenne come me). Il libro riporta autentiche chicche, tra cui una frase che ho sentito diverse volte nella mia infanzia. La pronunciava Enrico "del Gobbo" (del Bar "del Gobbo") che era solito dire a chi entrava nel suo caffè: "Bah, vieni brodo!". Ma, come scrive Marianelli, il bar del gobbo era soprannominato anche il bar degli ignoranti e il saluto di Enrico agli avventori non era offensivo. Era una frase pontederesamente affettuosa scagliata dal barman per consentire all'avventore di capire subito dove fosse capitato. Grazie Mario. Grazie per aver conservato nella memoria scorci della Pontedera popolana e borghese che fu e per avere la forza, la voglia e la caparbietà per tirarla fuori e fissarla sulla carta a beneficio degli anziani di oggi e, spero, dei posteri. Aspetto in gloria (insieme a tanti altri pontederesi) anche i prossimi ponderosi volumi. Bravo!
PS. Un solo piccolo appunto per la parte maschile del tagetico duo editoriale: non si può pubblicare un libro così senza un adeguato indice dei nomi delle persone e dei luoghi citati. Né si possono aspettare gli indici analitici che sicuramente accompagneranno tra vent'anni il 15esimo volume di memorie di Mario. Credo che già dal volume secondo occorrerà provvedere con un adeguato apparato critico. Su certe cose si può peccare solo una volta.



giovedì 3 novembre 2016

Harry Potter e i trucchi di alcuni bibliotecari
Un ne voglio vedè più, avrebbe detto la mi povera nonna nata nel 1902. Da controlli rigorosi e lamentazioni di utenti lettori accaniti presso le nostre biblioteche, ho appreso che ci sono bibliotecari della Rete Bibliolandia che prestano a utenti/lettori loro amici o comunque domiciliati presso le loro biblioteche le copie dell'ultimo Harry Potter, infischiandosene se un lettore di un altro comune sempre aderente alla Rete Bibliolandia si è messo in coda prima del suo amico e avrebbe quindi il diritto di ricevere la copia prima dell'amico del bibliotecario.
Devo dire che la cosa non mi sorprende. Ma pur trattandosi di un peccato veniale (e di una scorrettezza nei confronti di utenti e di bibliotecari corretti), atteggiamenti del genere la dicono lunga su quel fenomeno che molti studiosi hanno rubricato, riferendosi proprio a noi italiani, sotto la voce di familismo amorale, a cui si accompagna un'atavica difficoltà a fare gioco di squadra. Qui non di parla di politici, di grandi appalti, di favori e grossi scandali. No, si parla di una certa tendenza tutta nostrana, profondamente popolare, a fare favori agli amici (anche quando non ci si guadagna nulla) e a muoversi in assoluta autonomia, fregandosene delle regole e della collaborazione, e sostanzialmente muovendosi come se quelli che stanno fuori delle porte della città non avessero gli stessi diritti di quelli che stanno dentro.
Ma persone che barano al gioco sulle code per leggere gratuitamente l'ultimo libro di "Harry Potter" ci si può immaginare cosa siano disposte a fare quando la posta in gioco diventi davvero ghiotta.

mercoledì 2 novembre 2016

Roberto Favilli, bibliotecario di Pontedera
Ho appreso con un certo ritardo della morte avvenuta a Pisa, dopo una breve malattia, di Roberto Favilli, bibliotecario di Pontedera e della Rete Bibliolandia, in pensione da pochi anni.
Roberto è stato uno dei bibliotecari che più hanno contribuito alla costruzione della Rete Bibliolandia. Ricordo che la Rete Bibliolandia si è appoggiata alla fine degli anni '90 su una rete più piccola che comprendeva alcune biblioteche della Valdera, di cui Favilli era il punto di riferimento.
Fino alla nascita dell'Unione Valdera (2008), Roberto si è occupato degli atti amministrativi della Rete, che in quel periodo passavano attraverso il Bilancio del comune di Pontedera (e i suoi uffici). E' stato lui a gestire, con pazienza certosina, le complicate e noiosissime, ma indispensabili, pratiche burocratiche che stavano e stanno dietro ai servizi che la rete eroga alle biblioteche (trasporto di libri, acquisto di libri, promozione della lettura, gestione del software, catalogazione).
Un apporto rilevante Roberto ha dato soprattutto nella gestione delle banche date CDS/ISIS che sono state il perno del precedente catalogo internet delle nostre biblioteche. Del resto Roberto maneggiava il software CDS/ISIS con una sua speciale abilità.
Con lui ricordo poi di aver combattuto due battaglie culturali importanti relative alla Rete: la prima è quella che portò alla nascita della Rete Bibliolandia che certi "amici pisani" non volevano né che nascesse né che avesse il baricentro tra Pontedera e San Miniato. Contro questi amici ingaggiammo anche un confronto aspro sull'uso di quel dinosauro informatico che era CDS/ISIS; un dinosauro che però oltre a funzionare benino (anche se non come altri software più blasonati) aveva il pregio (per noi importantissimo) di costare pochino e di dialogare comunque col MOP Pisano (mentre altri software pisani avevano costi... inarrivabili per le nostre povere tasche). Anche in questa battaglia culturale Roberto fu strategico. Una decina di anni dopo conquistammo insieme il secondo traguardo importante: quello che traghettò la Rete dal software CDS/ISIS al nuovo fantasmagorico Clavis, il software che ha enormemente potenziato i servizi catalografici della Rete. La gara per l'acquisto del software, con tutte le sue infinite procedure (capitolati, punteggi, costi, requisiti, ecc.) fu istruita anche da lui e la sua competenza (insieme al lavoro di analisi che aveva compiuto prima del 2011) fu preziosa per tutti.
Certo Favilli era un uomo schivo. Uno che non voleva apparire. A cui non piaceva rivendicare meriti. Un generoso a cui non interessavano le medaglie. Forse non apprezzerebbe affatto questo breve ricordo. Ma io ho sentito il bisogno di scriverlo. Per le persone che lo hanno conosciuto. E poi per tutti quelli che oggi utilizzano i servizi di Bibliolandia e magari pensano che sia stata una passeggiata arrivare fin qui. No, non è stato affatto facile; e se oggi i lettori della provincia di Pisa possono consultare sul pc o sullo smartphone il catalogo delle biblioteche che hanno sotto casa, navigando tra 2.000.000 di titoli, se con un clic possono prenotare un libro e farselo arrivare presso la biblioteca più comoda, questo è anche frutto del lavoro e dell'impegno di Roberto Favilli. E almeno a me fa piacere che questa cosa si sappia. Concludo dicendo che lui è stato anche per trent'anni e più uno dei punti di riferimento della biblioteca comunale di Pontedera. Ma questo è un altro pezzo della sua storia, una storia che dalla fine degli anni '90, come ha scritto anche Franco Neri, si è sempre di più intrecciata a quella della Rete (roberto cerri).

martedì 1 novembre 2016

Voterò Sì al referendum per 5 principali motivi:
1 la riforma non tocca i principi base della Costituzione, ma tenta di modificare, provando a semplificarlo, il gioco politico. Impresa non facile. Il no lascerebbe in piedi l'ingarbugliamento attuale. Nell'incertezza, meglio provare a cambiare.
2 Il testo che definisce la riforma è  un pò prolisso e macchinoso e porta con sé qualche incongruenza.  Inevitabile. È il frutto di negoziati e compromessi. Difficile fare meglio oggi. Chi promette altro, fa solo chiacchiere.
3 la riforma ridimensiona e specializza il Senato. È un risparmio piccolo e si poteva fare meglio. Può  darsi. Ma il si lascia aperta la speranza che nella prossima legislatura il Senato possa essere ancora migliorato. Dopo 70 anni dalla caduta del fascismo, dobbiamo pensarci come una democrazia matura e moderna. Non possiamo aver paura di ricadere in un regime. Il no vede l'Italia come una democrazia eternamente bambina, nutre sfiducia nelle radici democratiche del Paese e lascia in piedi un bicameralismo asimmetrico e caotico. È un atteggiamento da superare.
4 la riforma cancella le province e ridimensiona le Regioni. È un trend in atto che converrebbe completare. Rimanere fermi votando no, vorrebbe dire mantenere l'attuale incertezza tra province allo sbando e regioni in cerca di se stesse. Meglio procedere su una strada neocentralista, vederne i risultati e poi decidere. Magari anche tornando indietro. Fermarsi ora sarebbe come aspettare l 'ondata di piena in mezzo al guado.
5 il si rafforza Renzi e la sua maggioranza di centrosinistra con un pò di destra dentro. È  vero. Ma il no assomiglierebbe al ritorno degli yeti e rimetterebbe in gioco l'intera destra. La prima scelta mi pare esprima una soluzione migliore per il Paese. Almeno un pò.
Per approfondire il tutto mi sono letto con attenzione il volume di Emanuele Rossi, "Una costituzione migliore?" (Pisa University Press, 2016). È un testo critico rispetto alla riforma e devo dire che trovo convincenti molti degli appunti che Rossi fa. Ma tutto sommato Rossi non è riuscito a farmi cambiare idea. Anzi ha rafforzato il convincimento che sia opportuno andare avanti e guardare al futuro, pur tenendo conto delle ragioni del passato.