Sul bicameralismo quasi perfetto.
Sebbene abbia deciso di votare si, considero la fine del bicameralismo quasi perfetto (se accadrà) con qualche preoccupazione. È una delle criticità dei sistemi elettivi che da Atene in poi, come è noto, possono essere scalati da uomini abili, ambiziosi, fortunati, capaci di costruire reti di relazioni a proprio vantaggio e conquistare il consenso popolare. Senza il bicameralismo repubblicano forse Berlusconi avrebbe piegato ancora di più ai propri interessi la Repubblica che aveva conquistato. Per questo capisco bene che coloro che dubitano della buona tenuta democratica degli italiani soffrano questo passaggio e preferiscano mantenere un sistema che garantisce di più gli sconfitti di quanto non favorisca i vincitori. Gran parte della nostra storia nazionale del resto ci spingerebbe alla prudenza e al conservatorismo. Ma anch'io concordo, in nome di una democrazia che deve avere il coraggio di guardare avanti, sull'esigenza di rimuovere la paura e di scommettere su un paese che deve saper costruire una democrazia più matura, più adulta. Non lo dico con la speranzosa visione dei vent'anni, ma con la preoccupata consapevolezza di un sessantenne, a cui fa piacere pensare ad un paese democraticamente normale e che per dominare le proprie pulsioni populiste non deve costruire istituzioni che fanno argine ad altre istituzioni. Naturalmente so che ogni scelta comporta un qualche rischio e capisco anche chi non intende correre questi rischi. Ritengo però che dopo 70 anni di repubblica certi rischi dobbiamo correrli. Pena rimanere una democrazia bambina. Cosa che mi parrebbe un danno ancora maggiore.
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