venerdì 11 novembre 2016

7 motivi per cui il No dei militanti pd al referendum è follia pura

1 Uomini e donne che hanno militato e militano in un partito non possono votare al referendum contro le indicazioni della stragrande maggioranza del proprio partito e dei propri gruppi parlamentari. Un uomo che è stato segretario di quello stesso partito non può battersi per far sconfiggere il proprio partito. Se lo fa, che politico è?
2 chi ha votato in parlamento per due volte a favore della riforma costituzionale non può organizzare la resistenza a ciò che ha da poco votato. La coerenza forse non è una virtù, ma neppure un optional.
3 i compagni non possono votare contro il loro primo ministro, senza dare la sensazione al paese che il loro leader, quello che ha vinto le primarie e conquistato legittimamente il partito ed altrettanto legittimamente è diventato primo ministro, con il voto anche dei loro parlamentari, sia una persona pericolosa per la democrazia, tanto pericoloso da volerlo vedere sconfitto e scaraventato nella polvere insieme al suo che poi è  anche il loro partito.
4 i compagni non possono aver creduto fideisticamente in gioventù nel centralismo democratico e ora scoprirsi improvvisamente libertari, eretici e individualisti.
5 i compagni non possono fare come hanno fatto a roma, ovvero buttare giù renzi come il sindaco marino, e poi pensare che gli italiani nel segreto delle prossime urne non se ne ricordino e buttino giù loro e tutto il loro partito.
6 ma davvero bisogna ricordare ai compagni che chi parla male del proprio convento non è un buon frate?
7 e infine i compagni sono così ansiosi di voler spalancare le porte di palazzo chigi a Grillo e a Di Majo? Per quale ragione?

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