martedì 29 novembre 2016

Alla Regione lombardia non importa quasi più nulla degli archivi storici
La nuova legge sulla valorizzazione dei beni culturali del reg. Lombardia (25/2016 del 7 ottobre) marginalizza quasi del tutto gli archivi storici. Ne parla (brevemente all'art. 15), ma senza dire se e come verrano sostenuti e valorizzati. Senza fissare parametri di qualità e quel che più conta senza fornire alcun incentivo, nessuna strategia, nessun orientamento di massima. E ovviamente senza punire chi degli archivi se ne freghera'.
Apparentemente la 25/2016 è una legge generalista ed inutile. Ma invece contiene un articolo strategico. L'ultimo, il 45, con il quale si abrogano tutte le norme "superate" ed incompatibili con la presente. Col 45 la legge 25/2016 chiude un'epoca di grande importanza non solo per la Lombardia ma anche per le altre regioni virtuose in materia di biblioteche e di archivi. Un'epoca che ha consentito in un buon numero di regioni italiane di inserire biblioteche, musei e archivi di enti locali nel welfare locale, di sostenere studi e ricerche storiche di interesse locale e di occupare con stipendi e tutele accettabili alcune migliaia di giovani (non tantissimi, ma un pò si) in questo settore.
Quest'epoca è finita. Chiusa. L'offerta culturale si diversifica, gli archivi storici in particolare sono peggio dei capannoni industriali dismessi. Roba da incubo. La legge 25 ci fa sopra un piantino e addio!
Certo, è una bella contraddizione per una regione che si era inventata un assessorato all'identità regionale. Se ci sono infatti dei luoghi dove si trovano di sicuro ed in abbondanza le radici storiche delle identità regionali e locali questi sono gli archivi degli oltre 1500 comuni lombardi. Ma i tempi sono cambiati. E anche il discorso su identità e radici sembra sempre meno interessante. Anche per gli stessi leghisti. Peccato!

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