Ancora su Dino Carlesi, intellettuale aperto al confronto.
Qualcuno potrebbe chiedersi perchè tutto questo interesse per Dino Carlesi da parte dell'Amministrazione comunale di Pontedera ed in particolare della Biblioteca Gronchi.
Ovviamente non posso rispondere per l'Amministrazione comunale, ma per la Biblioteca sento il dovere di farlo.
E comincio evidenziando che c'è stato un legame profondo che ha collegato Dino alle vicende della biblioteca comunale, da quando quest'ultima era una piccola struttura, poco più di una stanza, posta nel palazzo comunale, poi trasferita nella Villa Comunale.
Dino è stato uno dei pontederesi che nella Biblioteca comunale ha creduto, l'ha animata, si è reso disponibile a partecipare a dibattiti e discussioni nei suoi spazi. Ha sostenuto e difeso un'idea di cultura partecipata; una cultura che vedeva nell'incontro e nel confronto un momento essenziale della vita cittadina. Un confronto anche animato, polemico, aspro, ma sostenuto a viso aperto e con fini espliciti: conquistare e mantenere una certa egemonia culturale sulla città. Un confronto che aveva bisogno di spazi pubblici, anche informali e meno ingessati del palazzo comunale, per esprimersi. E la biblioteca comunale era, quasi naturalmente e fino dai tempi del Circolo culturale negli anni '50, uno dei luoghi privilegiati di questo incontro e di questo confronto.
Da questo punto di vista Dino Carlesi è stato un bell'esempio di intellettuale che ha cercato di animare quello che fino a una ventina di anni fa si chiamava il dibattito culturale in città e a questo dibattito ha partecipato da protagonista, certo con quel tanto di narcisismo che lo caratterizzava, ma contribuendo a tenere sempre alto il livello della discussione pubblica. Un livello che, lo dico senza polemica, oggi ci manca.
Certo bisogna anche precisare che Dino non era il solo ad animare quel dibattito. Altri pontederesi discutevano appassionatamente con lui. Ma la sua voce forte, dal timbro inconfondibile, si sentiva e arrivava al pubblico, anche per la veemenza e l'ironia che metteva nel pronunciare le sue parole e per il valore delle idee che sosteneva. Idee sempre animate da un profondo senso civico e tanto impegno.
Ed è anche in ragione di questo senso civico che Dino, alla fine della sua vita, ha voluto donare alla Biblioteca tutto il suo patrimonio librario e la sua documentazione archivistica.
Purtroppo sui suoi libri, lo dico con rammarico, abbiamo lavorato ancora poco. Abbiamo messo al pubblico solo una piccola selezione dei suoi testi suoi e di altri autori da lui posseduti. E francamente mi è difficile dire in quali tempi e in che modo riusciremo a lavorare il resto del suo materiale librario (si tratta di circa 10.000 volumi). Il personale della biblioteca Gronchi è infatti affogato dalla gestione dei compiti ordinari ed è pressato da un pubblico che ogni giorni, dico io per fortuna, viene e ci assedia (con domande e richieste) e non ci lascia tempo per lavori specialistici (che richiedono calma e concentrazione) come è il trattamento di migliaia e migliaia di volumi da controllare uno per uno per valutarne specificità e inseribilità nelle collezioni.
Invece sulla sua documentazione d'archivio (i suoi scritti, i suoi appunti, la sua corrispondenza, ecc.), lì siamo più fortunati. Ma questo perchè su questo percorso abbiamo incontrato l'Associazione Crescere Insieme. Così, grazie al lavoro di 4 o 5 volontarie, si sta portando avanti una lenta ma continua descrizione delle carte ed un riordinamento dei documenti, tutto materiale che, a richiesta, può già essere consultato. Cosa che in effetti sta già accadendo.
Presumo che ci vorranno ancora un paio di anni, ma tra il 2019 e il 2020 il fondo documentario Carlesi potrebbe essere interamente descritto e quindi utilizzabile dai ricercatori. Su questi obiettivi certamente la biblioteca e i volontari di Crescere Insieme continueranno ad impegnarsi.
Naturalmente Dino Carlesi merita di essere studiato, letto e proposto alla lettura, ai meno giovani e anche ai giovani. Su questa strada la Biblioteca intende avvalersi di tutti coloro che sono interessati come noi, a valorizzare l'opera di Carlesi e sono disposti a studiarlo e a scriverne. Tra questi c'è sicuramente Floriano Romboli, che Dino continua a leggere e ad analizzare. Criticamente. E con amore. A lui va tutto il mio ringraziamento personale e quello della Biblioteca.
E poi c'è Luciano Fusi, un poeta che legge ed interpreta un altro poeta. Grazie alla sua lettura e a quella della sua compagna, Cinzia Bellandi, le parole di Dino tornano a vibrare e a commuoverci. e anche di questo non possiamo che essere grati, perchè è un bel modo per tenere viva la memoria, le idee, le riflessioni di Dino: un poeta della ragione.
Della figura di Dino racconta anche un bel numero che gli ha dedicato lo scorso anno la rivista il Grandevetro, che ha pubblicato una ventina di testimonianze raccolte dalla Biblioteca nella giornata del 28 novembre del 2015, a cinque anni dalla sua scomparsa.
Concludo dicendo che speravo e spero tuttora che attorno alla figura di Dino possa costituirsi un gruppo di persone interessato a coltivarne non solo la memoria, ma lo spirito culturale, il desiderio del confronto, la passione per i dibattito pubblico. Un dibattito aperto e che si svolga in sedi fisicamente accessibili a tutti. Un dibattito non solo virtuale, insomma. Dico questo anche se, man mano che passa il tempo, mi pare sempre più evidente quanto sia difficile ritessere le maglie di un vero dibattito culturale cittadino, anche in un piccolo paese come Pontedera, dove una forte discussione c'è stata ed ha caratterizzato il primo trentennio del secondo dopoguerra. Ma dove oggi, come direbbero i greci, soprattutto si balbetta e spesso ci si offende.
Da questo punto di vista mi piace credere che la nuova frequentatissima Biblioteca Gronchi rappresenti una specie di evoluzione "moderna" del dibattito pubblico a cui facevo riferimento prima. E ciò in quanto la Biblioteca è diventata sicuramente il luogo culturale più aperto, più enciclopedico, più plurale e più utilizzato di Pontedera. Un luogo aperto davvero a tutti. Dai neonati agli ultraottantenni, ai residenti appartenenti alle 100 lingue ed etnie presenti in città.
Credo che Dino Carlesi sarebbe molto contento del lavoro che sta svolgendo questa Biblioteca e forse, come tanti pontederesi, si meraviglierebbe anche un po' degli altissimi livelli di frequentazione e di uso di questi spazi che da tre anni stiamo registrando.
Ma se siamo qui, se Pontedera ha questa grande Biblioteca, credo che sia merito anche del lavoro svolto in passato da intellettuali come Carlesi che nell'impegno culturale hanno sempre creduto e che quindi costituiscono un esempio da imitare e da portare avanti.

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