giovedì 20 aprile 2017

Quando nasce il populismo? E soprattutto si può curare?
Il populismo non nasce quando le idee democratiche non funzionano più o le elite che riassumo e organizzano i desiderata della gente non rappresentano più il popolo. Il populismo nasce quando le persone non vogliono più fare la fatica di andare in uno spazio pubblico a discutere e negoziare i propri bisogni; quando le persone non vogliono più spendere tempo e soldi per trovare, insieme agli altri, idee e soluzioni ai problemi collettivi e non riescono ad alimentare nuove speranze; nascono quando le persone preferiscono delegare qualcun altro a fare politica per proprio conto e si limitano ad ascoltare, borbottare e a votare ogni cinque anni.
Il populismo nasce quando la maggior parte delle persone, nei piccoli paesi come nelle grandi città, smettono di impegnarsi, cessano di dare il proprio contributo, di alimentare e rinnovare le proprie idee e i propri obiettivi.
Nasce quando la gente comune si aspetta la pappa scodellata e pretende pasti gratis, chiede e non è disposta a dare.
Quando smette di fare i conti col presente e con la sua continua evoluzione e siccome ha smesso di pensare, comincia a sostenere che la realtà è tutto uno schifo, che non ci si può fare niente, che la politica è tutto un mangia mangia, che tutti i politici sono uguali, e anziché impegnarsi a migliorare la situazione, giustifica il proprio disimpegno, la propria lontananza, e finisce per delegare ancora di più.
Il populismo è una malattia che colpisce tante persone che regrediscono dall'impegno (anche minimo) al disimpegno (totale), dando la colpa al sistema o ai cattivi.
Il populismo è una malattia che colpisce persone che si stravaccano davanti alla tv e davanti a internet, ascoltano e leggono quello che altri dicono, magari postano frasi rivoluzionarie e moraliste  e si sentono bravi cittadini invece di percepirsi per quello che realmente sono diventati, ovvero degli assenteisti.
Il populismo non è una malattia del sistema, ma un'epidemia sociale che colpisce la gente comune, persona per persona, e la rinchiude in casa e la fa sentire comoda e coccolata a letto, anziché spingerla fuori, nelle piazze, a manifestare il proprio malessere e a cercare di curarlo con gli altri. Negoziando e trattando con la diversita', accettando di dialogare e di lavorare anche con chi non la pensa come noi.
Il populismo trasforma gli uomini in masse mugugnanti. A volte arrabbiate. Tendenzialmente razziste. Spesso stupide. Di solito incavolate e poco disposte ad ascoltare e a capire.
Il populismo arriva quando la gente comune non riesce a selezionare elite capaci, ma lascia avanzare, per ignavia o disinteresse, personaggi e leader di poco spessore se non fasulli o pericolosi.
Quando le persone abbandonano il ruolo di cittadini per pigrizia, noia, ignoranza, distrazione, o perchè hanno tante altre cose da fare, ed indossano volontariamente il vestito dei sudditi, allora nasce il populismo.
Il populismo è una forma di servitù volontaria. Accettata per evitare di impegnarsi.
Ma il populismo si può curare?
Si, ma non senza fatica e non senza impegno.
La cura richiede una buona partecipazione indivuduale. Il populismo però non si cura in pochi, ma richiede la partecipazione di tanti.
Bisogna infatti che molti individui escano di casa e si parlino. Collaborino. Crescano insieme.
Bisogna che le persone riescano a ringiovanire le loro idee o inventarne collettivamente di nuove. Senza troppe illusioni, ma senza cedere al pessimismo. Senza esagerare. Senza pretendere troppo. Senza immaginare di poter rivoltare gli uomini come se fossero calzini.
Sopratutto è necessario recuperare i luoghi della rappresentanza politica e  far rivivere gli spazi del dialogo pubblico. Ridare fiato alle organizzazioni dove le discussioni collettive si realizzano, prendono forma, cercano soluzioni possibili e a volte le trovano.
Il tutto con intelligenza, tolleranza, passione, comprensione delle infinite differenze che caratterizzano gli uomini e le donne di questo pianeta. Viviamo in una società multietnica e multiculturale, che non sta ferma, ma evolve.
La cura funziona quando un popolo smette di essere una massa belante e si trasforma in insieme di individui tutti singolarmente molto attivi, svegli, sensibili e partecipi. Uomini e donne che sanno cosa vogliono e sono in grado di eleggere i rappresentanti giusti e di dialogare correttamente con loro per trovare buone soluzioni.
Non è facile. Ma ci si deve provare.

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