MA DAVVERO LA RIVOLUZIONE E' TORNATA ALL'ORDINE DEL GIORNO?
L'asse su cui, nel '900, si sono consumate molte scissioni nella sinistra italiana è stato quello tra riformisti e rivoluzionari. Ma per chi aveva fondato il Pd quell'asse non avrebbe dovuto avere più senso. Il Pd era ed è per definizione la casa dei riformisti (qualunque cosa questo voglia dire) e in specifico della tante anime riformiste (forse confuse e in cagnesco l'una con l'altra), tutte rapportabili ad un orizzonte di centro sinistra.
In questo contesto la "rivoluzione" non sembrava più una prospettiva per nessuna di queste anime.
Ora però alcuni dicono che le cose sono cambiate. Sostengono che la rivoluzione, sia pure moderata, sta tornando nell'orizzonte politico della sinistra italiana, anzi europea. Di più. Mondiale.
E' per questa ragione che il Pd renzianizzato (ovvero diventato troppo moderato, governativo, padronale e quasi di destra) va abbandonato. E si ipotizza, addirittura, una prospettiva gloriosa per un partito neolaburista, sulla scia di quanto starebbe avvenendo in Uk con Corbyn, negli Usa con Sanders e in Francia e Germania con altri.
Sul tratto sempre più moderato, veterodemocristiano e quindi in una certa misura pragmatico, pluralista e governativo del Pd, che per me assomiglia ad una specie di "balena rosa", concordo. Ma sono anche convinto che questo approdo non sia del tutto un male. Quello a cui invece faccio fatica a credere è se sia davvero possibile e, in seconda battuta, auspicabile, per il bene del paese, rigenerare e far rivivere una formazione di "sinistra", di una "sinistra ancora oscillante tra riforme e rivoluzione", e questo dopo la diaspora culturale e organizzativa che, dal '90 in poi, ha fatto seguito all'evoluzione sia del PCI che del PSI, nonchè di altri piccoli partiti che attorno alle due maggiori formazioni di sinistra avevano orbitato come satelliti (Psiup, Pdup, Lotta continua, Dp, Il manifesto, Avanguardia operaia, Olc, ecc. ecc.).
Ma siccome nessuno può seriamente presumere di poter prevedere il futuro, va sospeso il giudizio in attesa dello svolgersi degli eventi.
Resta il fatto che chi non è riuscito a fare le riforme quando stava in un grande partito e controllava il governo, dovrebbe spiegare, con argomenti convincenti, come farà a realizzare una vera rivoluzione partendo da un soggetto politico molto più piccolo e che per giunta dovrà negoziare le sue mosse con l'ultramoderato Pd di Renzi da una parte e con gli eredi del "rivoluzionarismo" italiano dall'altra. Certo una qualche risposta, a parole, verrà data. Ma non credo che si andrà oltre le parole, appunto.
Aggiungo infine che sono quasi certo che non esistano in questo paese élite politiche in grado di sistemare le cose e di farcene vedere delle belle. E che se certi novelli rivoluzionari non ce ne faranno vedere delle brutte (cosa che invece temiamo che accada), sarà già un'autentica fortuna.
Perchè le uniche élite efficienti di questo paese sono costituite da coloro che tutti i giorni si sudano la paga e si ingegnano per sopravvivere su un mercato sempre più duro e competitivo, mentre una parte dei loro compaesani gioca a fare la zavorra, chiacchiera a vanvera e si lamenta, fornendo un pessimo esempio di sé.
Per questo temo che la separazione legale messa in atto in casa Pd finirà per rafforzare il patetico e un po' ridicolo populismo grillino o l'autarchico nazionalismo xenofobo della speriamo non premiata ditta Salvini & Meloni.
Aggiungo che spero di sbagliarmi e che i separatisti si ravvedano e ci ripensino. Sarebbe troppo bello.
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