giovedì 29 febbraio 2024

LA MOSTRA SCART È STATA UN FLOP

Le dichiarazioni del sindaco sul bilancio della mostra SCART sembrano francamente molto imprecise se analizzate con un minimo di attenzione.
SCART è stata una mostra GRATUITA, le presenze sono state rilevate alla buona e il pubblico che è accorso (si fa per dire) a km 0.
Inoltre non ha prodotto neppure un CATALOGO come invece accade a tutte le mostre di un certo livello. Perché? Mistero.
Come un mistero resta se sia stata segnalata sulle più importanti riviste d’arte e culturali del paese. O se esista una rassegna stampa di articoli scritti da critici d’arte da consultare su riviste e giornali che non siano quelli locali.
Tutti misteri che però sono gli elementi in base ai quali si valuta seriamente il successo o il flop di una mostra. Ma per i nostri, lo sappiamo, valutarsi è un TABÙ.
La realtà è che la mostra ha raggiunto i 7000 visitatori perché ci sono stati portati, un po' come mandrie, tante scolaresche pontederesi, immagino tutte molto preparate e interessate.
Inoltre, sempre per ottenere forzosamente quel numero modestissimo si sono organizzati una decina di eventi all’interno della mostra, le cui presenze non avevano niente a che fare con la mostra stessa, ma che in qualche modo sono state conteggiate come se lo avessero.
Ma anche prendendo per buono quel numero, a definire il FLOP è lo stesso Sindaco. Basta che vada a pag.23 del suo programma elettorale del 2019 dove diceva di voler organizzare al PALP mostre capaci di attrarre mediamente dai 10 ai 12.000 visitatori.
Con SCART siamo ARRIVATI a quota 7000 precisi (?). Lontanini dagli obiettivi che il sindaco si era dato da solo e che sempre da solo ha mancato.
Ma come si fa allora a sbandierare i suoi numeri come successo?
Come si fa a non dire che la mostra SCART non ha attratto appassionati d’arte al di fuori di Pontedera (se non in maniera occasionale)?
Come si fa a non ammettere che questa mostra, come quella precedente e quella ancora prima, che avrebbero dovuto generare un impatto sul turismo locale (come scritto negli stessi atti amministrativi del Comune) non hanno generato un bel niente dal punto di vista del turismo e dell’economia locale?
Certo la mostra SCART ha veicolato un messaggio ecologico importante, nessuno può negarlo. Ma anche se si osserva da questo solo punto di vista i numeri e la geografia delle presenze sono impietosi.
E la ciliegina finale del ritratto del Sindaco, omaggiato come se fosse il Signore di Pontedera, è la prova di un visione bonapartista della cultura e della città di Pontedera che davvero non si era mai vista con nessuno degli amministratori del secondo dopoguerra.
Forse la destra postfascista fa ideologicamente paura, ma anche certe derive nostrane da Piccolo Cesare dovrebbero preoccupare per la tenuta della democrazia locale.

lunedì 26 febbraio 2024

IL RITRATTO DEL SINDACO

In una mostra organizzata al Palp, con soldi pubblici, dati alla Fondazione cultura (che è una istituzione pubblica in gran parte sostenuta e finanziata dal comune di Pontedera) è stato presentato e regalato un quadro fatto apposta dalla ditta che ha organizzato la mostra SCART.

Il quadro è stato regalato.. al sindaco di Pontedera, che ha voluto (in quanto assessore alla cultura) la mostra. Anche se la scelta della mostra avrebbe dovuto effettuarla il curatore artistico della Fondazione cultura.

Di più, il quadro regalato ritrae lo stesso sindaco di Pontedera che si muove nella Fondazione Cultura come se fosse il padrone di casa. 

E ancora: per dimostrare che quel regalo gli è proprio piaciuto sempre il sindaco pubblica un post sulle proprie pagine facebook.

Peccato solo che questo quadro che ritrae il sindaco  sia apparso solo adesso e non sia stato inserito fino dall’inizio nel percorso della mostra. 

Chissà quale fondamentale contributo avrebbe dato questa opera ad attrarre in città appassionati e curiosi d’arte di tutta la regione, dell'Italia e forse dell'intero continente europeo. Peccato davvero!



domenica 25 febbraio 2024

UNA COALIZIONE APERTA

Rifondazione comunista (RC) e Sinistra Italiana (SI) presenteranno insieme alle prossime amministrative pontederesi una propria candidata sindaca, Denise Ciampi. Dopo aver trattato con RC e SI, una parte dei 5 stelle pontederesi si è alla fine sfilata dall'accordo, mentre non è chiaro (almeno a me) cosa faranno altri 5 stelle e i verdi locali.

Le forze della sinistra, guidate da Denise Ciampi, proporranno un’idea di Pontedera alternativa sia a quella di Franconi che di Bagnoli e anche di Andreoli e dovranno costruire un programma adeguato per raccogliere voti e consensi, tentando di raggiungere il ballottaggio. 

Per conquistare l’obiettivo (assai difficile) dovranno essere molto pragmatici e ascoltare il vivace mondo produttivo e associativo che caratterizza questa città. 

Ma dovrà essere un ascolto vero. Accogliente, inclusivo e non formale. Con la capacità di coinvolgere realtà anche distanti da loro.

E più RC e SI saranno inclusivi, aperti e pragmatici e più attrarranno amici. E di tanti amici, oltre che di compagni, la coalizione avrà bisogno se vorrà davvero cercare qualcosa di più di una mera affermazione identitaria.

venerdì 23 febbraio 2024

IL PD E I “SUOI” SINDACI

Di un partito dei sindaci in Italia si parla almeno dalla metà degli anni ‘90, quando crollarono le ideologie politiche (e morirono quasi tutti i partiti della prima repubblica); e quando il Parlamento modificò la legislazione comunale e il sistema elettorale locale che di fatto rese più difficile ai partiti (e ai cittadini) il controllo sui loro amministratori. 

A quel punto i sindaci, eletti dal popolo, divennero soggetti forti dentro partiti deboli e le strategie personali dei sindaci e i loro sistemi di gestione (e di rapporti interpersonali e amicali, sempre più opachi) finirono per condizionare e talora a prendere il sopravvento sulla politica locale e in misura minore  a incidere sulla politica nazionale. 

Esempi di questa deriva personalistica si ritrovano anche in alcuni comuni di questo angolo di Toscana, dove non è quasi mai il PD a dire cosa pensa di fare, ma spesso sono i sindaci a dire e fare tutto quello che vogliono fare. Evitando poi di farsi controllare e valutare, anche dal partito che li ha scelti, lanciati e sostenuti. L’eletto dal popolo non gradisce i giudizi del partito. 

Non a caso quest’anno a Pontedera il PD non ha neppure tentato un bilancio pubblico del sindaco Franconi e lui si e' ricandidato in un evento in cui il partito sembrava un soggetto residuale. A Capannoli invece la sindaca PD pretendeva il terzo mandato ed è stata sfiduciata da una parte del PD sostenuta dalla segreteria provinciale, che però è  stata a sua volta attaccata dalla consigliera regionale del PD, nativa di Capannoli, a cui la sindaca uscente si è direttamente appellata. Ora la sindaca uscente scenderà in campo contro il partito che l'ha tradita, affidandosi al giudizio del popolo. A San Miniato invece il segretario del PD ha portato alle primarie il sindaco che aveva concluso il suo primo mandato. A Peccioli… beh l'emblematica storia di Peccioli è nota anche a New York e non vale la pena di ripeterla qui. 

Nel resto della provincia di Pisa la situazione è  talmente squinternata che il segretario provinciale del PD ha fatto firmare a… un certo numero di sindaci un appello ad abbassare i toni delle polemiche.

In sintesi in questi territori il partito si muove verso le elezioni amministrative senza una regola univoca. Le mosse nelle singole realtà locali dipendono da diverse variabili. Variabili tutte molto condizionate dal ruolo e dal potere personale dei primi cittadini.

Ma allora è il segno che i territori contano?

O è semplicemente il segno che in alcuni comuni il PD è ancora un soggetto vivo e in altri no?

Oppure è il segno che la politica locale non ha più idee fondanti ed è tornata al Medioevo, quando contavano solo i feudatari, i loro vassalli, i legami personali e i clan?

Non è facile dirlo, ma due cose credo di saperle.

La prima è che in una democrazia accettabile un sindaco deve essere valutato pubblicamente e coi numeri alla mano per quel che ha fatto alla fine di ogni mandato.

La seconda è che nessun sindaco dovrebbe superare i due mandati (10 anni). In qualunque Comune. Grande o piccolo che sia. Per bravo che sia un sindaco.

Il controllo vero e pubblico sull’operato del sindaco e l’alternanza obbligatoria ogni 10 anni giovano molto alla democrazia locale. 

Evitano, almeno in parte, la costruzione di sistemi di interessi amicali, familiari e interpersonali, che anche a livello locale spesso incrostano la vita pubblica e si sviluppano inevitabilmente attorno a chi mantiene certi posti di potere troppo a lungo.

Meglio prevenire le tentazioni, come sapevano già gli antichi romani al tempo della repubblica, quando le cariche duravano un anno e non si poteva essere rieletti se non per una volta.

Peccato che in questo paese di classicisti, le regole migliori si finga sempre di dimenticarle.

martedì 20 febbraio 2024

IL DIARIO DI UN PONTEDERESE SFOLLATO

L’editore pontederese Michele Quirici ha pubblicato un nuovo libro sulla Pontedera bombardata e sugli sfollati. Contiene il “Diario di guerra. Pontedera 1 gennaio - 8 settembre 1944” di Luciano Forte. (Un testo curato dallo stesso Quirici, Tagete edizioni, 2024, p. 113, con molte fotografie e alcuni documenti del protagonista, costo 15€, alla presentazione in biblioteca).

Le pagine più vive e drammatiche del racconto di Luciano Forte sono certamente quelle dedicate al bombardamento del 18 gennaio ‘44 da lui narrato in presa diretta, quasi con una tecnica cinematografica. Poi le sue annotazioni continuano nelle giornate successive e descrivono una Pontedera spettrale, maciullata, con molti edifici distrutti, una specie di Pompei, come la definisce più volte l’autore del diario.

Intanto, dopo il 18 gennaio, il ventenne Luciano Forte, coi nonni, la madre e il fratello Elio, sfolla, come tanti altri pontederesi, Oltrarno, tra Montecalvoli e Santa Maria a Monte, dove vive lunghi mesi nel disagio e nel terrore. Prima teme di essere richiamato alle armi. Poi si muove tra la casa affittata, il rifugio e vari lavori (e piccoli furti nei campi) per sopravvivere e non morire di fame, cercando di sfuggire ai rastrellamenti tedeschi e aspettando che arrivino gli “odiati liberatori” anglo-americani, che lui chiama le “tartarughe” e le “lumache” per il tempo che ci mettono a cacciare i tedeschi dall’Italia e a liberarli da quella situazione insopportabile.

Ovviamente il problema maggiore per Luciano in questi mesi è sfamare se stesso e i suoi, scampare ai rastrellamenti tedeschi, scansare le malattie, e soprattutto evitare di essere ucciso dalle bombe e da schegge alleate.

Il testo non contiene riflessioni esplicite sul fascismo né locale, né nazionale, a parte qualche imprecazione sul razionamento alimentare che non funziona. Nessuna riflessione esplicita sulle vicende del Paese. Nessuna annotazione neppure sulla resistenza. Nemmeno sulla Piaggio, per cui ha lavorato dal 1940 al 1942 (a parte un accenno occasionale a Biella). Unico obiettivo è sopravvivere e salvare quel poco che si può portare con sé. Forse il timore che il diario potesse cadere nelle mani sbagliate lo frena dall’esternare altri pensieri.

Di sicuro si tratta di un testo molto interessante, da leggere con attenzione, scritto da un giovane sveglio, maturo, acculturato, consapevole della realtà, membro della piccola borghesia locale. Un tecnico disegnatore, appartenente ad una famiglia proprietaria di una casa in via 4 novembre, che dopo aver fatto due anni di militare nel genio aeronautico, con l’8 settembre ‘43 si è allontanato dall’esercito, è tornato a casa e si ritrova in eventi che lo sconvolgono. Ma essendo dotato di un grande spirito di adattamento e di osservazione oltre che di un notevole vigore fisico (era di sicuro un atleta di buon livello), Luciano riesce, con un po' di fortuna, a cavarsela.

Il diario usa un linguaggio molto prudente e controllato che rivela le sue paure e molti altri sentimenti, inclusa una visione del nuovo mondo postfascista che sta per aprirsi piuttosto prosaica. Illuminante la secca frase finale che dedica al Comitato di Liberazione Nazionale e ai partigiani. Illuminante e coerente con tutto il resto del diario.

Grazie al prezioso lavoro di Quirici, la storia pontederese si arricchisce quindi di un’altra testimonianza utilissima per comprendere la vita cittadina di allora e gli ultimi mesi del governo nazifascista in quest’area della Toscana. 

Di notevole interesse anche la documentazione fotografica allegata al volume e la sintetica ricostruzione biografica della figura di Luciano Forte (che arriva agli anni cinquanta e ci fornisce un quadro molto sfumato e complesso della figura dell’autore del diario).

domenica 18 febbraio 2024

UNA COALIZIONE ARCOBALENO A PONTEDERA?


Ora che la destra-centro ha lanciato ufficialmente il suo Matteo e che l’altro Matteo, quello di centro sinistra, ha rilanciato se stesso, col modello qui accettato dell'autocandidatura, manca forse a Pontedera una coalizione che possa mettere insieme le varie formazioni della sinistra più radicale, i verdi, i grillini, gli europeisti e altri. In sostanza manca una coalizione di quelle forze che alle ultime politiche del 2022 hanno raccolto oltre il 20% dei voti.

Ce la fara’ questo polo a formare una coalizione attorno ad una candidatura di sindaco o sindaca credibile? E magari a puntare al ballottaggio? E poi giocarsela?

E' ciò che aspettano di sapere da alcune settimane quelli che, almeno al primo turno, non ritengono di poter votare nessuno dei due Mattei, e che credono ancora nel valore delle forze politiche.

Il parto di questa coalizione arcobaleno e pluralista sembra però assai faticoso, come era tuttavia immaginabile che fosse, trattandosi di un inedito assoluto sulla scena politico amministrativa pontederese.

Questa coalizione dovrebbe infatti mettere insieme forze che si sono trovate su sponde diverse in questi anni, forze che hanno mostrato sensibilità differenti su alcuni problemi, ma che potrebbero trovare nelle politiche di transizione ecologica, di sensibilità sociale e nella costruzione di una città sostenibile, accogliente e plurale un vero punto di forza e di accordo.

Certo va anche trovata una buona candidatura per la carica di sindaco. E se fosse al femminile la cosa sarebbe ancora più apprezzabile. Perché e' ormai chiaro che il candidato Sindaco ha un effetto trainante sulla coalizione e in parte deve apparire autonomo rispetto alla stessa coalizione che lo esprime per essere attrattivo rispetto anche all'elettorato delle altre liste, nelle quali potrebbe andare a pescare consensi, grazie al voto disgiunto.

Peccato che anche la fatica della nascita di questa coalizione arcobaleno e plurale  avvenga tutta lontano da un dibattito pubblico che ormai sembra davvero morto e sepolto in tutte le sedi e contesti.

Speriamo bene!

venerdì 16 febbraio 2024

IL FUTURO DELLE ILLUSIONI PERDUTE

Carlo Dal Canto, già docente negli istituti superiori di Pontedera, fondatore della rivista “BIOETICA. Rivista interdisciplinare”, ha scritto e pubblicato un saggio in cui affronta le principali questioni della società contemporanea. Il libro si intitola “Il futuro delle illusioni perdute. Fra essere e divenire restare umani in un’epoca di transizione”, p. 345. 

Si tratta di un testo stimolante per le fonti e la letteratura studiata e citata, per la qualità della scrittura e per l’abilità nel tenere insieme il corposo materiale e le tante tematiche. 

Il libro infatti fornisce spunti e riflessioni sugli aspetti della vita collettiva e sociale e sul ruolo e sulle responsabilità dei singoli individui. 

Il nocciolo duro e il perno dell'opera è l'idea che il mondo sia dominato da un mostro che porterà alla catastrofe l’umanità: questo mostro è il sistema capitalistico e la sua ideologia dominante, il neoliberismo.

Si tratta di una forza negativa che contamina e sottomette alle sue logiche degradanti tutto quello che tocca. Dalla società alla politica, dalla produzione del consumo, dalla religione all’etica, dalla cultura all’intrattenimento.

La letteratura che Dal Conto utilizza per i suoi ragionamenti va tutta in questa direzione.

E questo paradigma di analisi e di lettura della contemporaneità fa un po' scomparire gli Stati e le loro dinamiche interne ed esterne. A questi viene negata una sostanziale autonomia nell’agire.

Lo stesso vale per le religioni, tutte pesantemente condizionate nelle loro dinamiche dal capitalismo; ma anche per la scienza e le sue conquiste. Così dai vaccini agli antibiotici, dalla pillola al viagra, la rivoluzione medica che ha cambiato (e allungato) la vita umana e il modo di vederla e viverla risulta essenzialmente orientata dalle forze capitaliste e dal neoliberismo. Idem con l’evoluzione informatica fino all'intelligenza artificiale, anche queste lette non come forze dotate di una loro autonomia ma come strumenti di potere e di dominio.

Il mondo che descrive Dal Canto ricorda e aggiorna il mondo marcusiano ad una dimensione, tutto sottomesso a stringenti logiche mercantili.

La stessa innegabile crescita della libertà individuale e la rottura di molti vincoli sociali, la liberazione delle donne, la denatalità nei paesi ricchi e tra le popolazioni più acculturate, tutto appare come un prodotto del capitalismo o è riconducibile alle sue dinamiche negative

Ma da questo capitalismo e dall’ideologia neoliberista dominante si può in qualche modo uscire?  

La risposta disincantata di Dal Canto è sì e ipotizza un ruolo resistente e rivoluzionario di uomini di buona volontà, anticapitalisti, di diverse fedi politiche e religiose, distribuiti qua e là sul pianeta. Un po' poco, forse, per combattere un sistema così forte e pervasivo come quello disegnato dall’autore.

Il volume comunque è straordinariamente ricco di stimoli e di spunti su tanti aspetti della vita quotidiana e può essere letto con interesse e curiosità anche da chi non veda nel capitalismo e nell’ideologia neoliberista l’origine di tutti i mali. 

Copie del volume sono disponibili in Bibliolandia o possono essere acquistate presso le librerie pontederesi.

lunedì 12 febbraio 2024

EX IMMOBILE ENEL. IL PIÙ MOSTRUOSO DEI RUDERI È ANCORA LÌ

Diceva il Programma elettorale di Franconi del 2019 a proposito dello scheletro di cemento ex gabina Enel:

“adottare tutte le azioni possibili per sbloccare il recupero edilizio da parte del privato

dell'immobile ex Enel” (pag 37).

Naturalmente la storia del recupero di quell’immobile datava da molto prima.

Ma dal 2019 sono passati altri 5 anni, e il degrado di quello scheletro edilizio è ancora lì.

Certo la situazione è complicata. Di non facile soluzione per l’amministrazione. Tutte le attenuanti concediamole.

Perché i lavori li ha in mano e li dovrebbe fare un privato, non l’Amministrazione comunale.

Resta il fatto che chi passa davanti al rudere, situato su una delle principali vie di accesso alla città, viene colpito negativamente da ciò che vede. E resta il fatto che se un candidato sindaco mette nel programma elettorale di occuparsene vuol dire che pensa di potercela fare a risolvere la situazione. Che si vuole assumere anche questa responsabilità. 

Per questo costituisce una promessa elettorale mancata per il partito di maggioranza e del suo sindaco ora ricandidato.

RACCONTI DEL PIANETA TERRA

Il prof. Niccolò Scaffai da alcuni anni sta studiando il rapporto tra ecologia e narrativa e nel volume “Racconti del Pianeta Terra” (Einaudi, 2022, p. 312) propone al lettore una prima genealogia del rapporto tra questi due elementi. In particolare suggerisce un primo canone e alcuni testi (brevi) di autori che a vario titolo Scaffai fa rientrare tra gli scrittori che potrebbero aver dato vita (anche inconsapevolmente) a qualcosa che ora viene definito con termine inglese “Climate-fiction”, abbreviato in cli-fi: narrativa climatica.

Tra gli autori di ieri, Leopardi, Wells, London, Levi, Ballard e poi quelli di oggi, per lo più di lingua e cultura anglosassone, ma non solo, il volume opera scelte significative.

Tra questi autori più coevi c’è anche Amitav Ghosh (autore de “La grande cecità”), da cui Scaffai riprende una suggestione che ha ispirato anche il premio ECOFORLIBRI, che questo libro di Scaffai ha selezionato e offerto in lettura, insieme ad altri 12 testi, a diverse giurie di lettori iscritti alla Rete Bibliolandia.

E la convinzione di Ghosh e Scaffai è che c'è molto bisogno che la narrativa di tutte le lingue tratti con maggiore forza e abbondanza di temi ambientali ed ecologici. Perché nella battaglia per arginare e rendere meno devastante il “climate changing” c’è necessità di tutte le forze, inclusa l’intelligenza e la fantasia dei narratori. Per questo il volume curato da Scaffai è importante e merita di essere letto e meditato. Il testo si può prendere in prestito nella Rete Bibliolandia o acquistarlo nelle librerie locali. Ogni lettura attraverso la Rete o acquisto tramite librerie aggiungerà punti al volume che si sommeranno ai punteggi espressi dalle commissioni di lettura organizzate da Ecofor Service, ideatrice del premio, in collaborazione con Utel Pontedera e la Fondazione I. Pescioli. Per maggiori informazioni scrivere a segreteria@utelpontedera.it.

sabato 10 febbraio 2024

EX FABBRICA CRASTAN

Ma l’edificio della ex fabbrica Crastan che fine sta facendo? Quando parte l’intervento di ristrutturazione e riuso degli spazi? O l’edificio è destinato a rimanere tra le strutture storiche fantasma che popolano sempre più numerose Pontedera?

Saranno 20 anni che si progetta la riqualificazione dell’ex fabbrica del surrogato del caffé. Nel 2016 fu presentato un progetto molto articolato. Nel 2019 fu approvata dal Comune di Pontedera un'ennesima variante e un piano attuativo da sottoporre ad un certo numero di organi amministrativi competenti che conteneva anche la risistemazione dell”area ex fabbrica Crastan. Poi? Boh!
Nel programma elettorale del sindaco, a pag. 37,si legge di voler: “favorire la conclusione del procedimento urbanistico già avviato di recupero funzionale del complesso immobiliare ex Crastan secondo il piano attuativo adottato”.
RISULTATO?
Dal 2019 a oggi, sono passati cinque anni, praticamente tutta la consiliatura del sindaco, ma di questo progetto e della riqualificazione non c’è traccia. Non si sa più nulla di ufficiale. Almeno dagli atti pubblici disponibili.
Vogliamo ammettere che è stato bucato un progetto potenzialmente interessante per la città?

PONTEDERA: LE SERIE STATISTICHE SULLE IMPRESE DICONO ALTRO

Alcuni esponenti della giunta hanno commentato dati statistici del 2023 sul livello delle imprese presenti a Pontedera resi noti dalla Camera di Commercio del nord ovest.

Ma hanno sottolineato i dati rispetto all’anno precedente e il raffronto del 2023 sul 2022 ha un valore con indici positivi.
Invece se si raffrontano i dati del 2023 col precovid e con l’anno di inizio del mandato amministrativo di questa giunta, ovvero col 2019, la valutazione cambia.
Ad esempio Pontedera aveva al 31 dicembre 2019 ben 3850 imprese, mentre al 31 dicembre 2023 le imprese erano 3634, ovvero in questi anni Pontedera è stata in difficoltà e (tenendo conto delle imprese nate e di quelle chiuse) ha perso ben 216 imprese. Dato quantitativo, ovvio. Che però ci fornisce una indicazione assai diversa dalla lettura istantanea, un po' retorica e trionfalistica e forse elettorale commentata dagli amministratori.
Questo per dire che sarebbe interessante per capire bene le dinamiche sociali valutare tutti i dati disponibili, magari organizzando convegni pubblici, come facevano una volta anche certi partiti politici e analizzare i trend con serie statistiche significative.
Se infatti il dato che ho ricavato dalla pubblicazione on line della Camera di commercio di Pisa fosse preso da solo potrei dedurne che nell’ultimo quinquennio amministrativo il sistema delle imprese pontederesi è diminuito del 5,6% e questo ribalterebbe l’immagine ottimistica fornita dall’Amministrazione.
Ma non si fa così. Per capire infatti dove sta andando davvero il sistema delle imprese pontederesi e come ha inciso il ruolo di Palazzo Stefanelli su tutto questo (ammesso che abbia inciso), il comune dovrebbe pubblicare la serie dei dati almeno degli ultimi 10 anni.
Invece anche sul piano statistico purtroppo si gioca a raccontare quello che li per li torna meglio. E non è il massimo della comunicazione. Né della comprensione della realtà

VERDE URBANO: MANCANO I NUMERI PROMESSI PER VALUTARE

Mentre sappiamo quanti libri sono stati comprati e prestati dalla biblioteca Gronchi negli ultimi 5 anni e possiamo valutare se questa Amministrazione ha fatto crescere o ha portato indietro la biblioteca, degli alberi pubblici piantati sul suolo del nostro Comune non sappiamo ufficialmente un bel niente. Si spera che almeno gli uffici lo sappiano, ma i cittadini no. I pontederesi non sanno in questi ultimi 5 anni quanti alberi siano stati abbattuti perché pericolosi, quanti alberi siano stati piantati e quanti di questi abbiano attecchito e ci forniscano adesso ossigeno oltre a migliorare l'ambiente.

Per valutare la sensibilità green di questa amministrazione e del suo assessore questi dati sono indispensabili.
Per altro questi numeri precisi erano stati promessi dal programma elettorale di Franconi e del PD del 2019 che a pagina 45 testualmente recita:
“in primo luogo avviare ed aggiornare con cadenza annuale un censimento generale del verde e metterlo in relazione al sistema informativo territoriale”.
Ma sul sito del Comune di numeri sugli alberi tagliati e piantati annualmente non c'è traccia per gli ultimi 5 anni. Mi scuso se ci fossero, ma io non li ho trovati.
Se, come penso, i numeri non ci sono per davvero, le inadempienze di questa amministrazione sono 2.
La prima, quella di aver promesso (come recita pagina 45) di dare conto concretamente delle cose fatte per il verde e di non averlo fatto. E' un obiettivo mancato.
La seconda quella di non rendere possibile agli elettori di valutare se questa Amministrazione è stata brava a piantare alberi o meno.
Perché a chiacchiere sono tutti ottimi amministratori, ma i numeri non mentono e sono l’unico strumento buono e serio che i cittadini hanno per capire e giudicare. E guarda caso quello che manca sono proprio i numeri.
Legittimo quindi che, non vedendo ad occhio Pontedera circondata da foreste e più o meno vedendo invece nel centro e nelle sue immediate vicinanze le stesse piante e non molto curate, legittimo dicevo pensare che per gli alberi e per la crescita del verde urbano si sia fatto pochino. Insomma che si siano piantati pochi alberi e se ne siano, per ragioni inoppugnabili, tagliati molti.
Ma sarei molto lieto di essere smentito con numeri certi e verificabili, forniti alla cittadinanza, come la stessa maggioranza consiliare aveva promesso di fare nel suo programma elettorale del 2019 e che invece questa promessa non ha mantenuto. E questo non depone a suo favore.

I DATI DELLA BIBLIOTECA GRONCHI

 


LO SCACCO DELL'EX IPSIA

Tra gli edifici fantasmi che popolano Pontedera c'è l’ex IPSIA di via Manzoni. Nel programma del sindaco del 2019 la questione non fu inserita, ma la struttura in gran parte vuota da anni era già allora ben visibile e in una certa misura di competenza comunale.

Infatti è dal 2011 che la provincia di Pisa (proprietaria di gran parte dell’immobile e del terreno) e il comune di Pontedera (proprietario di alcune parti del complesso) tentano di vendere la struttura non più utilizzabile come scuola. Ma dopo quasi 15 anni e 4 o 5 gare andate a vuoto, l’edificio non è stato ceduto a nessuno. Non proprio un bel risultato. Ne è responsabile qualcuno? Ci si può fare qualcosa?
Beh, nel 2018 alcune pareti esterne della struttura sono state dipinte, con un investimento riconducibile al comune di Pontedera. Obiettivo non dichiarato, rendere meno inquietanti gli edifici fantasmi, in attesa di venderli.
Ma, ripeto, dopo quasi 15 anni la situazione è ferma e non si sa quando quest’area degradata e inutilizzata nel cuore della città sarà rigenerata e rifunzionalizzata.
È vero che la maggiore responsabilità della mancata vendita è attribuibile alla Provincia di Pisa. Ma visto anche il ruolo di consigliere che il sindaco svolge in Provincia e visto l’interesse che il comune di Pontedera ha nel riqualificare questo pezzo di quartiere, possibile che non sia riuscito a fare qualcosa di meglio?
È vero che non si può giudicare un’amministrazione per cose che non ha promesso di fare.
E tuttavia vedere due enti pubblici che non sono riusciti ad alienare una struttura fantasma, che fa compagnia a tanti altri palazzi inutilizzati in Pontedera, non è solo un peccato, ma un danno per la città.
E qui una responsabilità politico amministrativa c’è, anche se condivisa con la Provincia, che però ha sede a Pisa e guarda Pontedera da 20 km di distanza.
Cosi più passa il tempo e più i disegni sui muri dell’ex IPSIA assumono il sapore di uno scacco che l’amministrazione comunale sembra aver portato a se stessa e da cui non sa come uscire.

ANCHE L'ASSESSORE DÀ RAGIONE ALLA DESTRA

Anche i dati sui prestiti librari di Biblio Gronchi forniti dall'assessore, seppure contabilizzati in maniera diversa dal segretario del PD, confermano un calo nei prestiti rispetto al 2019. Ma è soprattutto il dato che l'assessore fornisce sugli ingressi in biblioteca, che lui dice essere stato nel 2023 pari a 115.000 passaggi ai varchi, che rappresenta un autogol, perché conferma e accentua ancora di più che la biblioteca è andata indietro rispetto alla presenza degli utenti. Lo dicono sempre i numeri. Perché nel 2019 gli ingressi di utenti in biblioteca furono più di 300.000. Per cui al di là delle chiacchere, la comparazione tra questi due numeri ( 115.000 ingressi nel 2023 e 300000 nel 2019) ci dice che nel 2023 la Gronchi ha perso circa 200.000 presenze rispetto all'anno 2019. Sono numeri forti, espliciti, inequivocabili che dimostrano chiaramente come la chiusura della biblioteca, la chiusura dei parcheggi e l'ingabbiamento della biblioteca abbiano avuto un impatto duro e negativo sui servizi e soprattutto sugli utenti. I numeri parlano. Certo, sempre che si voglia ascoltarli.