martedì 20 febbraio 2024

IL DIARIO DI UN PONTEDERESE SFOLLATO

L’editore pontederese Michele Quirici ha pubblicato un nuovo libro sulla Pontedera bombardata e sugli sfollati. Contiene il “Diario di guerra. Pontedera 1 gennaio - 8 settembre 1944” di Luciano Forte. (Un testo curato dallo stesso Quirici, Tagete edizioni, 2024, p. 113, con molte fotografie e alcuni documenti del protagonista, costo 15€, alla presentazione in biblioteca).

Le pagine più vive e drammatiche del racconto di Luciano Forte sono certamente quelle dedicate al bombardamento del 18 gennaio ‘44 da lui narrato in presa diretta, quasi con una tecnica cinematografica. Poi le sue annotazioni continuano nelle giornate successive e descrivono una Pontedera spettrale, maciullata, con molti edifici distrutti, una specie di Pompei, come la definisce più volte l’autore del diario.

Intanto, dopo il 18 gennaio, il ventenne Luciano Forte, coi nonni, la madre e il fratello Elio, sfolla, come tanti altri pontederesi, Oltrarno, tra Montecalvoli e Santa Maria a Monte, dove vive lunghi mesi nel disagio e nel terrore. Prima teme di essere richiamato alle armi. Poi si muove tra la casa affittata, il rifugio e vari lavori (e piccoli furti nei campi) per sopravvivere e non morire di fame, cercando di sfuggire ai rastrellamenti tedeschi e aspettando che arrivino gli “odiati liberatori” anglo-americani, che lui chiama le “tartarughe” e le “lumache” per il tempo che ci mettono a cacciare i tedeschi dall’Italia e a liberarli da quella situazione insopportabile.

Ovviamente il problema maggiore per Luciano in questi mesi è sfamare se stesso e i suoi, scampare ai rastrellamenti tedeschi, scansare le malattie, e soprattutto evitare di essere ucciso dalle bombe e da schegge alleate.

Il testo non contiene riflessioni esplicite sul fascismo né locale, né nazionale, a parte qualche imprecazione sul razionamento alimentare che non funziona. Nessuna riflessione esplicita sulle vicende del Paese. Nessuna annotazione neppure sulla resistenza. Nemmeno sulla Piaggio, per cui ha lavorato dal 1940 al 1942 (a parte un accenno occasionale a Biella). Unico obiettivo è sopravvivere e salvare quel poco che si può portare con sé. Forse il timore che il diario potesse cadere nelle mani sbagliate lo frena dall’esternare altri pensieri.

Di sicuro si tratta di un testo molto interessante, da leggere con attenzione, scritto da un giovane sveglio, maturo, acculturato, consapevole della realtà, membro della piccola borghesia locale. Un tecnico disegnatore, appartenente ad una famiglia proprietaria di una casa in via 4 novembre, che dopo aver fatto due anni di militare nel genio aeronautico, con l’8 settembre ‘43 si è allontanato dall’esercito, è tornato a casa e si ritrova in eventi che lo sconvolgono. Ma essendo dotato di un grande spirito di adattamento e di osservazione oltre che di un notevole vigore fisico (era di sicuro un atleta di buon livello), Luciano riesce, con un po' di fortuna, a cavarsela.

Il diario usa un linguaggio molto prudente e controllato che rivela le sue paure e molti altri sentimenti, inclusa una visione del nuovo mondo postfascista che sta per aprirsi piuttosto prosaica. Illuminante la secca frase finale che dedica al Comitato di Liberazione Nazionale e ai partigiani. Illuminante e coerente con tutto il resto del diario.

Grazie al prezioso lavoro di Quirici, la storia pontederese si arricchisce quindi di un’altra testimonianza utilissima per comprendere la vita cittadina di allora e gli ultimi mesi del governo nazifascista in quest’area della Toscana. 

Di notevole interesse anche la documentazione fotografica allegata al volume e la sintetica ricostruzione biografica della figura di Luciano Forte (che arriva agli anni cinquanta e ci fornisce un quadro molto sfumato e complesso della figura dell’autore del diario).

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