sabato 30 marzo 2024

ANCORA SU MUSEO PIAGGIO. RISPOSTA A LEONE

Caro Eugenio, 

onore al merito. Il Vespa World Days è un evento eccezionale. Meritevole, utile e importante. Un bravo di cuore e di cervello a te e all’Amministratore comunale. Giuro: non sminuisco l’evento in corso. Affatto. Anzi sono grato a tutti coloro che si stanno dando da fare. A cominciare da te.

Ma, visto che si parla molto in queste settimane di Vespa e Piaggio, ne approfitto per rilanciare i miei suggerimenti e le mie analisi a più largo raggio e che avanzo da diversi anni sulla relazione tra Vespa, Museo e città. Consapevole della complessità dei temi trattati, ma favorevole a creare un dibattito pubblico da non lasciare ai soli addetti ai lavori. Visto, tra l'altro, che la fondazione Piaggio è una fondazione mista, partecipata anche dal comune di Pontedera.

E riprendo il tema delle aperture domenicali, perché, come forse saprai, faccio polemica sulle chiusure domenicali del museo Piaggio da quando era sindaco Paolo Marconcini. 

E da allora faccio polemica perfino sulla contabilità e sulla qualità degli ingressi museali, che contabilizzano nelle presenze (per altro non a pagamento) una serie di attività che con la Vespa e la Piaggio non hanno niente a che fare. Tra l’altro i 100.000 ingressi di cui te parli non sono mai stati raggiunti e per arrivare a 60/70000 bisogna conteggiarci dentro le presentazioni di libri, le mostre di arte contemporanea, gli eventi culturali diversi, i concerti e i convegni che in senso stretto non hanno a che fare né con Vespa, né con Ape, nè con il resto del planetario mondo Piaggio. Se non in maniera molto parziale. 

In sostanza le 60000 presenze effettive sono poche e poco Vespa-oriented e quindi poco attrattive per turisti che soggiornino a Pontedera o in Valdera per una o due notte alla ricerca del mito Vespa.

E insisto oggi a fare polemica perché credo invece che alle 100.000 e forse ulteriori presenze annuali vespa-oriented si possa arrivare. Così come credo che si possa arrivare ad alzare anche il numero di pernottamenti su base annuale in questa zona, ma a patto che l'offerta che il Museo Piaggio e la Fondazione partecipata propongono migliori sensibilmente, si raffini, si concentri sul mondo Vespa e Piaggio e lasci perdere molte altre proposte non Vespa-oriented.

In particolare avremo bisogno di un Museo con un percorso espositivo di maggiore ampiezza e con durata temporale più lunga. Un percorso come quello a cui lavoro’ l’archistar Fuskas se non ricordo male tra il 2005 e il 2006 e che poi e' stato accantonato.

Certo un progetto che amplii e arricchisca il percorso espositivo e gli spazi di accoglienza richiede investimenti e spazi. Ma l’Amministrazione potrebbe cedere alla Fondazione, in cambio di investimenti, il parcheggio che dalla biblioteca GRONCHI va verso il Museo. In quello spazio magari una multinazionale, che col marchio Piaggio realizza milioni di utili, potrebbe realizzare una torre multipiano, dedicata a Roberto Colaninno, da fare svettare sull'ex area Piaggio, sulla città e sulla piana dell’Arno. La torre Colaninno potrebbe diventare un luogo importante non solo per attirare visitatori ad un Museo molto ampliato, ma anche per fare molto di più.

So bene che il Museo è privato ed oggi è proprietà dei Colaninno, ma so anche che la politica locale ha un ruolo (o potrebbe averlo) nella Fondazione Museo Piaggio che è mista e può fungere da luogo di incontro e coprogettazione tra città e impresa sullo sviluppo del Museo e la valorizzazione dei prodotti del marchio Piaggio. Possibile? Si vedrà.

Al netto di quello che potra' essere il futuro remoto, c'è un futuro prossimo a cui guardare e a cui i World Vespa Days possono facilitare l’accesso.

Per farlo occorre comunque aggiungere agli eventi eccezionali e di breve durata (che vanno organizzati e sono meritori) strategie strutturali e permanenti sul Museo.

E per conquistare più visitatori Vespa-oriented il Museo dovrebbe essere aperto tutte le domeniche comprese quelle dei week end con festività importanti. Quando le persone si muovono di più. 

Inoltre servirebbe creare importanti eventi nelle domeniche mattine per invogliare i pernottamenti in città o nei dintorni.

Questo per tentare davvero di conquistare 100.000 visitatori Vespa-oriented durante tutto l’anno. Perché un simile livello di presenze a Pontedera genererebbe di sicuro un flusso economico importante di cui la città risentirebbe in maniera molto molto benefica.

VESPA, PIAGGIO, ROTONDE E MUSEO

Bene. Tra poco avremo anche la rotonda della Vespa a Pontedera e Vespe artistiche sciameranno ovunque in citta’. Forse se una bella Vespa si metteva trent’anni fa al posto di quei benedetti elefanti poi scomparsi sulla rotatoria della Fi-Pi-Li si indovinava. Ma non stiamoci sempre a lamentare e apprezziamo la novita’. Mister Vespa sta facendo un bel lavoro. Bravo! Continui così.

Ma una volta che abbiamo fatto sapere a tutti i transitanti che siamo la città che ha dato i natali alla Vespa, possiamo fare anche in modo che se uno viene di domenica, con famiglia, a vedere il Museo della Vespa lo trovi aperto? Anche dopo il 21 aprile, intendo. E ribatto su questo punto perché le aperture domenicali dei musei di solito sono molto più importanti di quelle del martedì o del mercoledì. E invece a Pontedera il Museo Piaggio è sempre aperto di martedì e mercoledì e solo due volte su quattro di domenica in ogni mese e nelle due volte in cui è aperto di domenica, serve la prenotazione. Invece basta chiederlo ad un programma di intelligenza artificiale per sentirsi rispondere che la domenica è il giorno di maggior afflusso di pubblico nei musei. Un giorno in cui facilitare l’accesso. Non complicarlo.

Ora io credo che tutta questa pubblicità alla Vespa sia fondamentale, ma credo anche che debba durare tutto l’anno e avere una ricaduta quotidiana sulla città. E una delle ricadute positive che può avere è quella di attirare un turismo importante (numericamente parlando) durante tutto l’anno e soprattutto nelle domeniche. Un turismo che viene a cercare Vespa, Ape, Piaggio e una storia di successo di una grande impresa italiana, nota nel mondo, oggi di proprietà dei Colaninno. E allora investire anche sulle aperture domenicali servirebbe parecchio. Cosi come servirebbe la costruzione di una serie di eventi mirati sui prodotti Piaggio.

Perché una cosa è attirare un po' di persone verso eventi culturali anche interessanti, ma che niente hanno a che fare con la mission del Museo Piaggio. Una cosa è costruire eventi che coltivino la storia e la cultura tecnica e industriale della Piaggio e ne consolidino l’immagine di un unicum di attrazione planetaria.

Ma ad oggi manca perfino una buona biografia di Enrico Piaggio. Sia in forma scientifica che divulgativa. Così come mancano buoni libri scientifici e divulgativi sulla storia dell’azienda, sul suo management, su Corradino D’Ascanio, ecc. Sia chiaro. Non sottovaluto affatto le preziose pubblicazioni del Museo, di CLD o di Tagete. Non dico che non è stato fatto niente. Dico che c’è poco. Soprattutto rispetto alla dimensione planetaria del mito. E poco di divulgativo. Di popolare. E la Fondazione, di cui fa parte il Comune, potrebbe fare di più in questa direzione. La sezione bookshop del Museo è debolissima. Forse non è fondamentale per le vendite e gli introiti, ma per coltivare il mito Vespa e Piaggio penso di si.

Inoltre a quasi sessant'anni dalla morte, manca a Pontedera anche un pezzettino di strada intitolata a Enrico Piaggio. Uomo non facile. Ma un artefice essenziale della rinascita sia della Piaggio che della città di Pontedera. Forse cominciare a pensarci, boh, potrebbe aiutare.

venerdì 29 marzo 2024

BUONA PASQUA AGORÀ

Non sono un consumatore seriale di film. E, pur essendo stato un giovane frequentatore del cineforum domenicale organizzato nei locali del fu Cinema Roma nei primi anni ‘70, non coltivo il mito della settima arte né come strumento rivoluzionario, né di denuncia, né come forma privilegiata di comprensione del mondo. 

Infatti anche se la produzione del cinema di denuncia è continuata imperterrita da allora a oggi e ha prodotto pellicole bellissime, commoventi e laceranti, la storia e il mondo le sono andati in tasca e hanno proceduto su tutt’altre strade. Cosi se fossi ancora il giovane apprendista marxista che ritengo (con qualche ragione?) di essere stato nei primi anni ‘70, concluderei che il Capitalismo ha beffato quest’arte e l’ha utilizzata, contro le sue stesse velleità rivoluzionarie (??), sottomettendola alla propria sterminata capacità di dominio. Ma è una semplificazione, come molto di quello che diciamo.

Aggiungo invece che la chiusura per diversi mesi dell’Agorà mi ha fatto avvertire una mancanza. Un vuoto che ho collegato al fatto che, pur non essendo uno dei soci più fedeli, la tessera di Arci Agorà e la frequentazione delle sue rassegne (incluse quelle proposte nella mitica arena estiva di villa Crastan) costituiscono probabilmente la mia più lunga e continua militanza culturale extra lavorativa. Una dipendenza. E questa frequentazione/dipendenza impedita negli ultimi tempi dai necessari lavori (di cui sia lode alla civica amministrazione, al suo assessore ai llpp e al PNRR) mi ha prodotto un disagio.

Perciò, sapere che ora l’Agorà è stato riaperto, è vivo e lotta insieme a noi e magari ci propone anche qualche mattone incredibile, prodotto anche solo con la rabbia e il sangue contro le mille ingiustizie del mondo, beh questa cosa mi fa parecchio piacere.

E anche se sono purtroppo convinto che le pellicole in cartellone non sposteranno di un millimetro l’ingiustizia che affolla la terra, e anche se per mille ragioni non andrò a vedere molti dei film proposti, il solo sapere che Agora è riaperto e che proietta pellicole che non lasciano indifferenti, è una cosa che mi fa apprezzare moltissimo questo piccolo spazio, e le persone che si danno da fare per gestirlo, quelli che lo frequentano assiduamente e, crepi l'avarizia,  perfino l'amministrazione comunale che lo sostiene.

Perché Agorà è uno dei luoghi della resistenza di questa cittadina. Un luogo dove si coltiva alla buona il pensiero plurale, dissonante, ironico, arcaico, ostinatamente contrario, ma non troppo. Qualunque cosa questo voglia dire. E senza illudersi troppo di essere nel giusto. E soprattutto senza pensare di essere in salvo.

Que viva Agorà!

martedì 26 marzo 2024

MA L’OLEANDRA TORNERÀ SULLA ROTONDA?

In attesa che venga inaugurata un’altra rotonda con l’identitario e iconico monumento alla Vespa, mi permetto di ricordare che 7 anni fa, nella rotonda posta davanti agli impianti sportivi della Bellaria, perse l’equilibrio e cadde la grande opera in marmo intitolata OLEANDRA realizzata dallo scultore ARTURO CARMASSI.

Correva l’anno 2017 e poco dopo la caduta l’opera fu portata a restaurare in un laboratorio dalle parti di Carrara. E li giace, per quel che ne so, in attesa di intervento.

Al suo posto venne collocata un’immagine dell’opera che ancora campeggia  in mezzo alla rotonda che dà accesso al Terzo Ponte. Poi su tutto cadde un pesante silenzio.

Franconi e il PD non inclusero il restauro e il ripristino nel programma elettorale del 2019 e quindi se l’OLEANDRA caduta non è ritornata al centro della rotonda non può essere considerata una promessa mancata di questa amministrazione. 

Mi permetto però di segnalare la cosa perché non ho visto citato (forse per mia distrazione)  il restauro di OLEANDRA nelle 10000 slide progettuali che febbrilmente stanno accompagnando i dialoghi e le nuove promesse franconiane.

Invece OLEANDRA è un’opera originale e di valore (artistico ed economico) e meriterebbe di tornare al suo posto.

Ma se i franconiani ritengono che quest’opera non meriti il costo del restauro (e questa è una posizione legittima), dovrebbero dichiararlo apertamente e per conseguenza togliere lo scatolone che ingombra da 7 anni la rotonda degli impianti sportivi. Anche perché lo scatolone suggerisce una volontà di restaurare e ripristinare l’opera, a cui devono corrispondere atti (anche economici) concreti, che in questo quinquennio non si sono visti.

Insomma o si mette in programma il restauro di OLEANDRA o si toglie il catafalco di mezzo. 

Prima delle elezioni una delle due cose andrebbe fatta.

UNA PONTEDERA ALTERNATIVA

La lista e l’accordo programmatico che i compagni di Rifondazione comunista e di Sinistra italiana sono riusciti a mettere insieme annuncia l’arrivo di un’interessante primavera politica per Pontedera. E il suo manifestarsi è già un arricchimento per la comunità. Per diverse ragioni. 

La prima è la candidatura di Denise Ciampi alla carica di sindaco.

E' la prima volta in assoluto che a Pontedera si presenta una donna per questo ruolo. Mi auguro che questo scuota un po' di anime, susciti emozioni e inviti soprattutto le giovani donne a guardare alla candidata con fiducia. E siccome sono anche un ex bibliotecario, segnalo che Denise Ciampi, oltre ad essere un'educatrice, una militante e un’attrice, è anche una brava scrittrice e alle giovani donne ha dedicato alcuni romanzi brevi, tra cui “La rosa è viva”, che ha davvero spessore, buona qualità di scrittura e forte intensità emotiva.

Denise Ciampi sembra avere le qualità e la sensibilità per recitare il ruolo della sindaca senza quell’arroganza che spesso si accompagna alla carica, ma con la giusta dose empatica e di accoglienza che e' invece caratteristica del mondo femminile. 

E di una visione al femminile e anche di un ruolo più incisivo delle donne Pontedera ha bisogno per uscire dalla deriva padronale e maschilista in cui si è infilata forse senza neanche accorgersene.

Del programma della lista si sa che punta su una visione ambientalista, ecologica e sociale della città. 

Quindi più verde e zero cemento. Anzi spinta alla riforestazione della città. 

E niente ampliamento della discarica. E niente nuovi centri commerciali. Ma rivitalizzazione dei piccoli negozi.

Ovviamente niente base militare nel comune e da nessuna altra parte. Perché il pacifismo è il cuore ideologico forte della lista.

La somma di tutto ciò è un progetto di città alternativo rispetto alla proposta franconiana e ovviamente a quella della destra. 

Un progetto con un’anima rosso verde, che sposa tutti i temi della transizione ecologica e della sostenibilità.

Capolista è Giovanni Forte, un’autentica risorsa cittadina dal punto di vista delle capacità amministrative e del suo impegno civico. Giovanni, a cui mi lega una lunga frequentazione e collaborazione, è stato dirigente di diversi uffici comunali ed è la persona che ha costruito, sul piano operativo concreto, l’Unione Valdera. Perciò il suo impegno nella lista, se questa avrà successo, sarà veramente un regalo alla città e anche all’Unione Valdera.

Ma “Pontedera a sinistra” anche solo per arrivare al ballottaggio avrà bisogno anche di altro.

Di sicuro del voto dell’elettorato politico dei 5 Stelle che alle ultime politiche hanno messo insieme un 11 per cento. Senza questo voto non ci sarà alternativa.

Inoltre servirà esplicitare  la tematica dell'accoglienza e dell’integrazione con la presenza in lista di immigrati e di figli degli immigrati che vogliano non solo chiedere qualcosa a Pontedera, ma soprattutto darle una mano.

Perché la Pontedera di oggi è sempre di più multiculturale e con radici linguistiche, antropologiche, identitarie variegate e tutto questo dovrà dialogare, collaborare e contare davvero. 

Infine occorre studiare ancora di più la città e le sue complesse dinamiche.

Chiunque voglia sfidare seriamente il disegno di governo urbano che Franconi veicola, dovrà comprendere le dinamiche profonde di Pontedera e saper articolare proposte alternative in ogni contesto. E renderle chiare. E saperle proporre. E farle partecipare.

La sola ideologia non basterà.

mercoledì 20 marzo 2024

PERCHÉ SERVE UNA SCELTA NEUTRALISTA EUROPEA

 La guerra in Ucraina ha il valore del crollo del muro di Berlino. È un salto della storia. L’orologio è tornato indietro nel tempo. Ciò ha modificato gli assetti politici e le relazioni tra molti stati. Soprattutto ha squassato il contesto dell’Europa centro orientale. 

L’Unione Europea, insieme agli Usa e agli inglesi, ha deciso di aiutare economicamente e militarmente la resistenza dello stato ucraino e di sanzionare l’espansionismo russo, ma evitando di infilarsi direttamente nella guerra. Contestualmente Svezia e Finlandia, paesi tradizionalmente non allineati e neutrali, hanno chiesto l’adesione alla Nato, che li ha accolti. Per ragioni di sicurezza. Inoltre i paesi europei, Germania in testa, hanno dichiarato di voler aumentare la spesa militare per difendersi meglio da una paventata aggressione russa all’europa occidentale. Altri paesi hanno detto la stessa cosa. Ma per ora, per fortuna, tutti nicchiano e non spendono. COVID, costo del denaro e crisi del gas russo pesano sui bilanci statali. Frenando il riarmo.

Nell’UE si è iniziato però a ragionare di armonizzare la spesa militare tra i 27 stati, di sostenerla facendo debito comune e a pensare ad un esercito comune europeo o a qualcosa del genere. Ma, per fortuna, la tragica guerra ucraina non sta spingendo troppo la discussione su questi aspetti.

Poi ci sono le sparate di Trump sulla NATO, le prossime elezioni in Usa, le minacce russe di usare la bomba atomica. Ma nonostante tutto un dibattito sulla necessità che l'Europa si metta in grado di difendersi da sola di fronte alla minaccia Russa non decolla. 

I realisti sostengono che da 80 anni l’Europa ha delegato la propria sicurezza militare agli Usa e cambiare ora sarebbe troppo rischioso e soprattutto troppo costoso. 

I sovranisti sognano uno scatto di reni dell’UE che recuperi un proprio ruolo politico militare. Ma sono molto divisi anche tra loro.

Il difetto di queste due posizioni è che potrebbero far continuare a lungo la guerra di occupazione dell’Ucraina da parte della Russia. Perché la Russia è una potenza militare con un'industria militare seconda solo a quella Usa e forse alla Cina. Ha la bomba atomica. E non può perdere la guerra senza che tutto il gruppo dirigente venga azzerato. Violentemente. 

C’è una terza via? 

Si. Proclamare la neutralità dell’Europa, secondo le regole del Trattato dell’Aja del 1907 e accettare subito in Europa un’Ucraina neutrale dentro gli attuali confini presidiati dagli eserciti. 

Dichiarandosi neutrali i paesi europei dovrebbero anche uscire dalla Nato e aderire ai paesi non allineati. 

Questo consentirebbe di poter guardare alle decisioni degli Usa con ragionevole tranquillità.

Sarebbe una maniera per riportare l’orologio della storia verso un’ora legale, pacifica e non allineata con alcuna grande potenza.

DUE STALLI TEMPORANEI PER LA BIBLIO GRONCHI, NO?

 Tutti speravamo che la campagna elettorale già avviata avrebbe suggerito all’amministrazione comunale di togliere gli orribili ponteggi dalla biblioteca Gronchi e di avviare i lavori di restauro dei pilastri e dei parcheggi. Lo faranno, ma non subito.

Per il momento l’incertezza sul project financing regna sovrana e quindi i tempi di intervento sui pilastri e sui parcheggi non sono chiari.

Questo penalizza in particolare tutte le persone svantaggiate che devono andare in biblioteca in auto e sanno che non ci sono parcheggi sicuri vicino alla biblioteca. Nemmeno per una sosta di 15

minuti. Le soste nelle vicinanze alla biblioteca sono infatti imprevedibili. Basta farci un salto per rendersene conto.

Si può fare qualcosa?

Modesta proposta: per cercare di favorire l’accesso alla biblioteca anche a persone in difficoltà e anziani, non si potrebbero definire due stalli dedicati alle persone svantaggiate proprio davanti alla biblioteca su via Rinaldo Piaggio? 2 stalli provvisori, ma delimitati con chiarezza. Due soste utili, di cortesia, di buon senso. A favore di chi legge ed è in difficoltà a recarsi in biblioteca senza un parcheggio a disposizione.

Ci vuole davvero tanto per capire piccole cose come queste?

IL SALASSO PARCHEGGI E IL PIFFERAIO

Dopo aver letto tutte le comunicazioni dei giornali, dopo aver consultato il sito del comune, ho anche ascoltato lo streaming del consiglio comunale sui parcheggi e sul project financing del 13 marzo us. Ho ascoltato in particolare le dichiarazioni del sindaco, di Mattia Belli, di Matteo Bagnoli e di Alberto Andreoli. E ne ricavo alcune poche certezze.

A. Il numero dei posti a pagamento dei parcheggi di Pontedera aumenterà. L’ulteriore salasso a carico dei contribuenti è certo. Sarà il contribuente a dare soldi al futuro concessionario dei parcheggi (circa 40 milioni in 20 anni) per fare gli investimenti che il futuro concessionario promette di realizzare sempre in 20 anni. Se non glieli darà (perché meno gente parcheggerà in città) gli investimenti diventeranno un tormento prima e un contenzioso giudiziario dopo.

B. il documento di project financing, coi vari progetti di investimento allegati, che dovrebbe descrivere e dettagliare gli investimenti da fare coi soldi dei contribuenti, è ancora un mistero. C’è chi dice di averlo visto, ma al consigliere Andreoli che ha chiesto di vederlo sul serio e ufficialmente, dopo un mese dalla richiesta, non è stato fatto vedere e la delibera consiliare che si riferisce anche al project, di cui hanno parlato il sindaco e l’assessore Belli, votata in consiglio, non lo allega.

C. non è quindi possibile ad oggi sapere se gli investimenti solo dichiarati dagli amministratori in consiglio e alla stampa, ripresi poi da vari dichiaranti, siano reali o immaginari e soprattutto se gli eventuali costi siano compatibili coi prezzi di mercato o produrranno extra profitti a vantaggio delle ditte che realizzeranno gli investimenti.

D. Il comune cittadino che volesse districarsi in questo ginepraio di dichiarazioni non supportate da atti amministrativi acquisibili e quindi riscontrabili non ci capirebbe nulla.

Per un’amministrazione comunale che si vanta di essere molto trasparente non mi pare un bel risultato.

VESPART, COME COLTIVARE MALAMENTE UN MITO

Ok, un’altra mostra gratuita al PALP. Per ora senza catalogo (che però è stato annunciato. Arriverà). Si tratta di 4 artisti ignoti al grande pubblico e credo anche al piccolo. Ma di questo non sono sicuro. Comunque sia la mostra accompagnerà la kermesse dei Vespa Days. Ottima cosa. L’attrazione è la Vespa. L’arte c’entra, ma con moderazione. Le opere esposte comunque hanno una loro originalità. Anche un certo valore? Non saprei dire. Di sicuro colpiscono il visitatore. Lo sollecitano ad andare oltre quello che vede. Oltre il prodotto Vespa. Un oggetto, un mezzo di trasporto rivoluzionario, almeno negli anni ‘50 e ‘60. Poi diventato un mito. E sui miti ci si può campare, a patto di coltivarli bene.

Aggiungo, da ciò che ho visto ieri, che a parte le opere di Paolo Amico (dipinte con una tecnica curiosa, illustrata dal video introduttivo), tutte le altre esposte al PALP con il mito della Vespa c’entrano poco. O, ad essere molto franchi, quasi nulla. Sono opere d’arte contemporanea. Ma il cappello “VESPART” sotto cui vengono esposte, boh, mi pare disinvolto e forzatino. Va bè, pazienza.

Viene da domandarsi perché e come siano stati selezionati e messi insieme questi 4 artisti, ma temo che sarà difficile avere una risposta chiara.

Nell’insieme sembra il solito evento spot, prodotto alla buona, con un po' di provocazione ma senza esagerare, il nome del mito che riempie i titoli e il niente assoluto che ci sta dietro. E poi?

E poi il numero vero.  Quello dei ventimila appassionati di Vespa e Piaggio che per tre giorni invaderanno Pontedera e si spera anche VESPART, sparato come se fosse una cifra megagalattica. Ma ci si rende conto che stiamo parlando di un prodotto a diffusione planetaria? E che se l'afflusso in città fosse quello indicato sarebbe un risultato modestino. Perché i miti hanno bisogno di numeri veri. E 20.000 presenze di supereroi vespizzati, suvvia, sono poche. 

Ma per fare numeri seri, almeno a 6 cifre, i miti vanno sostenuti. Coccolati. Curati. Servirebbero buoni attrattori. Investimenti mirati. E la mostra al PALP, con le chiacchiere (ma per ora nessun catalogo) che l'accompagnano, non lo è. Speriamo che almeno al Museo Piaggio, gestito da una fondazione compartecipata dal Comune, facciano qualcosa di meglio per dimostrare che a Pontedera il mito della Vespa viene non solo biascicato, ma coltivato con dedizione. Purtroppo, da quello che racconta oggi il suo sito web, non sembrerebbe. Ma magari mi sbaglio. Magari sono solo un bilioso vecchietto da tastiera che si diverte a criticare. Magari!

SALASSO PARCHEGGI A PONTEDERA CITY

 Con un’abile mossa pre-elettorale la Giunta Franconi ha deciso di trasformare altri 600 posti parcheggio fino ad ora gratuiti in 600 stalli a pagamento, portando a oltre 3.400 i parcheggi totali a pagamento.

Una vera tosatura per una parte dei cittadini e residenti della Valdera e una pacchia per chi vincerà la gara della concessione dei parcheggi che probabilmente incasserà  oltre 2 milioni € all'anno quando anche i nuovi parcheggi a pagamento diventeranno attivi e quando saranno applicati gli aumenti approvati dal consiglio comunale del 13 marzo scorso.

In piccola parte i 600 stalli ora passati a pagamento sono ubicati nel Centro città, ma il salasso più grosso se lo becca il quartiere Sud ferrovia.

In particolare la botta più forte sarà per i pendolari della Valdera che usano i 300 posti ancora gratuiti di piazza Solidarietà, a tre passi dall’ospedale Lotti, dalla stazione e dai servizi di viale Piaggio.

E qui ai ponteresi (tranne quelli delle frazioni) va bene, perché la mazzata se la beccano soprattutto quelli che vanno a prendere il treno.

Ma un’altra botta invece se la prendono anche i pontederesi che vanno per cure, visite, Cup ed esami alla casa della salute in via Fantozzi. Perché anche in via Fantozzi ben 43 parcheggi ora bianchi presto diventeranno blu. Così a quelli che hanno già problemi di salute, si aggiungeranno anche problemi di spesa di parcheggio. Ber mi morì, commenterebbe un mio antico compagno di lotte rivoluzionarie.

Infine anche i parcheggi a fianco della biblioteca GRONCHI saranno messi a pagamento e in particolare in via Maestri del lavoro. Si legge di 60 stalli ridipinti di blu. E questo non incentiverà di sicuro l’uso della biblioteca che in questi quattro anni si è afflosciato, grazie al Covid certo ma poi anche all’impegno che la giunta ha messo nel rendere più complicato e tra poco perfino costoso l’accesso alla sede.

Non so se il sindaco conti sul masochismo di una parte dei suoi elettori per essere rieletto. O se non possa proprio evitare di salassarli per ragioni di affanno di bilancio.

Qualunque sia la ragione, è certo che ci sarà da pagare. Del resto l’uso dell’auto va scoraggiato. Per ragioni ecologiche e ambientali. Ed è questo l’unico punto su cui concordo con il consiglio comunale.

giovedì 7 marzo 2024

NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE?

Per gli stati dell`Unione Europea una vittoria elettorale di Trump potrebbe non essere quel disastro che molti paventano. Certo, i rischi ci sono. Ma… un Trump presidente potrebbe offrire all’UE anche alcune opportunità storiche, ribaltando gli assetti codificati non solo dopo il crollo del muro di Berlino, ma anche dopo la fine della seconda guerra mondiale.

L’UE potrebbe essere costretta a ragionare più seriamente sulla propria difesa e potrebbe assumere, per la prima volta dopo 80 anni, decisioni in totale autonomia, come certe dichiarazioni di Trump sembrerebbero voler incoraggiare.

E il dibattito è in parte iniziato lungo tre direttrici: (1) creare un enorme debito comune europeo per la difesa e la sicurezza, (2) sostenere una forte industria bellica europea e, molto in prospettiva, (3) costruire un esercito comune europeo.

Tutte queste direttrici sono molto onerose, molto pericolose e di difficile gestione. Va aggiunto che implicano un'ulteriore cessione di sovranità nazionale che pochi stati intendono offrire. Inoltre tutte le direttrici sono in palese contraddizione con i punti forti della transizione ecologica che non prevede investimenti in armi ma in tecnologie sostenibili e pulite.

L’UE potrebbe allora cogliere la palla al balzo e orientare il proprio dibattito  verso il NEUTRALISMO ATTIVO e concordare con Trump l’uscita collettiva dei paesi europei dalla Nato e poi proclamare tutti gli stati dell’Unione Europea “neutrali” ai sensi del Trattato dell’Aja del 1907 e del diritto internazionale. Cio' potrebbe essere fatto senza fare ulteriori debiti comuni europei per la difesa, senza aumentare la spesa pubblica per armi (già oggi assai rilevante nei diversi stati europei) e senza progettare nessun esercito comune europeo. 


venerdì 1 marzo 2024

BIBLIO GRONCHI: IL FONTANELLO È TORNATO, MA IL WIFI VA E VIENE E I RAGAZZI MANGIANO ALL’APERTO SUI PANETTONI DI CEMENTO

Si, finalmente il FONTANELLO dell’acqua è stato ricollocato in biblioteca. Dopo 3 anni circa di rimozione.

Invece la sala relax è praticamente inibita alla possibilità che i giovani ci facciano degli spuntini alla buona tra le 12 e le 14. A costo di apparire nostalgico, ricordo che nella sala relax prima del Covid c’erano 60 posti a sedere, i ragazzi si portavano qualcosa da casa e si organizzavano 3 turni. Sembra successo una vita fa. Oggi la sala relax viene usata anche per piccole mostre e se la biblioteca è usata da molti ragazzi (ma, diversamente dalla Giunta Millozzi, questa amministrazione non incoraggia tale uso) all’ora di pranzo, caldo, freddo o pioggia, i giovani vanno a consumare all’esterno quello che si sono portati sugli orribili panettoni di cemento circondati dai ponteggi in sicurezza.
Tanto per sorridere, ricordo quando l’attuale vicesindaco venne a trovarmi alcuni anni fa per presentarmi alcune idee di mensa da organizzare nell’area parcheggio della biblio oggi transennata e blindata.
E sempre per sorridere, annoto che, mentre si illustrano mega piani per la distribuzione del wifi in città, in diversi punti della moderna biblioteca Gronchi il wifi non prende. Non c’è campo. Una cosa che appare impensabile, se si pensa che la biblioteca GRONCHI dovrebbe essere un gioiello anche dal punto di vista della connettività. Ma così non è.
Infine se dopo 1O anni che se ne parla si riuscisse a mettere anche una CONTROPORTA all’ingresso sia per schermare il caldo che il freddo (e risparmiare inutili dispersioni e sprechi di energia) sarebbe bello.
Ma FONTANELLO a parte (del cui ripristino ringrazio a nome degli utenti gli amministratori), temo che per tutti gli altri obiettivi si dovrà aspettare la prossima amministrazione