venerdì 29 novembre 2024

EX SCUOLA CURTATONE: IL PALAZZONE ABBANDONATO È UNA FERITA

Sono passati 3 anni e mezzo dall’improvvisa chiusura e abbandono della Scuola Curtatone in piazza Garibaldi.

Sono passati 3 anni e mezzo dalle promesse fatte da questi amministratori di riutilizzarla.

Il recupero della scuola Curtatone con altre funzioni era anche nel programma amministrativo della riconfermata maggioranza di centrosinistra (p. 26, vedi foto).

E' stato fatto qualcosa? Per quello che so, No!

Infatti passate le elezioni, 6 mesi fa, è caduto il silenzio. Niente si è mosso per la Curtatone, come era facile prevedere.

Non ci sono indicazioni di interventi per il 2025. Si dialogherà con la Sovrintendenza. Calende greche aspettateci!

Così mentre si spendono centinaia di migliaia di euro per feste natalizie varie e anche per sistemare e festeggiare il muro di Baj, il mega immobile di piazza Garibaldi resta chiuso.

Nelle settimane scorse sono state tolte le erbacce che infestavano gli spazi attorno all'edificio, ma di lavori sulla struttura non se ne prevedono. Così come non si prevedono accordi con partner che possano riutilizzare l’immobile dopo che sarà stato messo in sicurezza.

Davvero pochino per le ampie promesse fatte anche in campagna elettorale dalla presente amministrazione.

La chiusura dell’immobile è una ferita aperta per la città.

Perché il mancato uso di un enorme palazzo nel cuore di Pontedera è uno spreco immenso per la collettività.

L’amministrazione comunale avrebbe già dovuto avviare un percorso chiaro per arrivare ad una soluzione al problema. E invece siamo a zero.

E 3 anni e mezzo di chiusura sono già un’enormità. E più il tempo passa, più la struttura si degrada.

Forse questi amministratori sperano che i cittadini si abituino a pensare che non c'è più niente da fare per quell’edificio e che sopportino il fatto di avere un altro vaticano vuoto nel centro cittadino.

Per questo servirebbe qualcosa di più dell’assordante silenzio amministrativo che sta accompagnando questa vicenda.

Beh, in effetti nel Consiglio comunale dell’11 novembre la destra ha perorato la causa di uno studentato da collocare in una ipotetica ristrutturazione della Curtatone con soldi di un bando MIUR. Ma la maggioranza a trazione Pd è rimasta sul vago.

Io credo se la società civile non si farà sentire sarà difficile che questo immobile abbia un destino diverso da quello di palazzo fantasma.

mercoledì 27 novembre 2024

VOLPI E “I PADRONI DEL MONDO”: PECCATO CHE NON SI SIA DETTO NULLA DEI “PADRONCINI” LOCALI

Nella ormai soporifera, ma solo politicamente parlando, Pontedera, c’è stata giorni fa una interessante presentazione del libro di Alessandro Volpi su “I padroni del mondo” (Laterza, 2024). 

Organizzata dalla Tavola della Pace e dalle Acli pontederesi, con l’obiettivo di favorire la partecipazione popolare e aumentare la consapevolezza individuale dei cittadini anche su temi molto complessi, l’incontro ha visto una 25ina di presenti (equamente distribuiti tra cattolici e militanti della sinistra radicale).

Volpi ha ripetuto le tesi del libro, mostrando una profonda competenza degli argomenti trattati. Rispetto al volume, ha aggiunto che i mitici tre superfondi finanziari,  Black Rock, Vanguard e State Street, che controllano una bella fetta degli investimenti in Occidente e ovviamente negli Usa, parteggerebbero contro Trump; e questo potrebbe portare ad un duro scontro tra queste superpotenze della finanza mondiale e la nuova amministrazione statunitense. Confesso che questa annotazione m’è suonata strana. Perché? Perché ho pensato: che razza di “padroni del mondo” sono questi super fondi finanziari (presenti, come dice Volpi, in posizioni dominanti in molte imprese di comunicazione strategiche negli Usa, in Amazon, in Google e perfino nella Tesla di Musk) se poi non riescono a fare eleggere nel cuore del sistema capitalistico finanziario il loro candidato presidente preferito che sarebbe stato (a detta di Volpi) la Harris? 

Che non siano poi così padroni del mondo come il titolo del libro vorrebbe farci credere?

Ma la cosa che più mi è dispiaciuta è che non ci sia stato modo di approfondire, in questa sede, le tematiche legate alle utility di acque e rifiuti, anche se in prima fila sedeva il presidente di “Acque" e più in là un’assessora regionale come Alessandra Nardini, che è intervenuta nella presentazione. 

Preciso: non che non si sia accennato anche a questi temi. Solo che non hanno trovato molto spazio.

Peccato perché a Pontedera i dividendi di aziende come Ecofor service o Acque portano nel bilancio comunale circa 1 milione e mezzo di euro (e molti di più li portano nelle tasche dei soci privati). Così come diversi altri soldi arrivano soprattutto al Comune di Pontedera come compensazione per impatto ambientale.

Insomma una riflessione sui controllori reali delle azioni delle utility locali e delle strategie delle utility sul piano locale (e di quello che gira loro intorno) forse avrebbe animato di più il dibattito che è invece ruotato su altri aspetti, tutti però sostanzialmente fuori portata per i presenti.

Sarebbe stato invece interessante riprendere la proposta della RSU di “Acque” di ripubblicizzare la società, chiedendo ai comuni e quindi alla politica locale di esprimersi su questo punto. Qualcosa, ripeto, è venuto fuori in alcuni interventi. Ma senza trasformarsi in una vera discussione. 

La formula della presentazione del libro forse non permetteva altro.

Invece un aggancio più diretto alla realtà locale avrebbe consentito di ragionare anche sui “soci” locali delle utility. Si tratta di rappresentanti pubblici e di imprenditori che investono non solo sulle utility ma anche in altre società e che intrecciano le loro storie personali con la politica e l’economia in una forma che meriterebbe più attenzione e discussione. Perché non esiste solo una macro fisica del potere (i poteri forti), ma, come diceva Foucault, anche una microfisica (dei poteri più piccoli, ma non meno efficaci e penetranti sul piano locale). Una microfisica che fa la differenza.

E di sicuro scendere dai grandi fondi alle dinamiche dell’azionariato pubblico e privato delle autority locali avrebbe dato più pepe al dibattito. Che invece, purtroppo, è scivolato via un po' fiacco.

Ma sia lode alla Tavola della Pace e alle Acli che l’hanno promosso. Occasioni così restano comunque rare

domenica 24 novembre 2024

TEATRO ERA: UNA BUONA STAGIONE CON UN PO' DI CYRANO

Mercoledì scorso sono andato alla presentazione della stagione del Teatro Era. Il Teatro mi piace. Perché guarda il pubblico in faccia e gli dice quello che pensa: e, spesso, viceversa. Così mentre ascoltavo e guardavo in faccia i presentatori della nuova stagione, il sindaco, l’assessore alla cultura, gli addetti ai lavori e gli sponsor, ho pensato che, più in breve (perché questa è stata una presentazione un po' alla tira via), ma più o meno, stavano dicendo le cose che avevo ascoltato da loro negli ultimi 6 o 7 anni. Peccato che nello stesso periodo a quelle promesse iniziali non fossero poi seguiti fatti concreti. O solo in piccola parte.

Certo anche quest’anno la stagione classica, quella che organizzava anche l’ex Cinema Roma, è stata confermata. E siccome fino a 15 gg fa non c’era certezza di partire, beh, Alleluja. Un bel colpo di teatro. Sembra sia merito molto della sindaca di Firenze. Che, se così è, ringraziamo. 

E per quello che ne capisco sarà una buona e variegata stagione. Io mi sono abbonato.

Ma il teatro sperimentale, che pure è stato l’anima e la forza che ha portato alla costruzione di questa po' po' di cattedrale teatrale, che fine ha fatto? Nonostante il parterre di vecchie glorie schierate in prima fila alla presentazione, nel programma di ricerca teatrale c'è n’è poco e nulla.

La ricerca teatrale a Pontedera è morta e questa amministrazione locale può nascondere la mano quando vuole, ma ha contribuito a farla fuori. Se invece di sfinire le risorse comunali in spese per halloween, cosplay e altre assurde comparsate natalizie ne avesse messe un po' nella ricerca teatrale, questa sarebbe sopravvissuta e forse oggi darebbe nuovi originali frutti. Ma questo non si è fatto e soprattutto non si vuole fare. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. E quando Santeramo che dice di voler fare un Cyrano sperimentale che non si farà, azzecca la metafora perfetta per lo stato della ricerca teatrale a Pontedera. Bravo Santeramo.

E vero che l’anno scorso gli spettacoli di Mario Biagini, Dario Marconcini e altri non annunciati alla presentazione furono poi ripescati in corso d’opera. Magari accadrà anche quest’anno. Auguriamocelo. Anzi suggeriamoglielo.

Tornano meno male alcune mattinate per i ragazzi delle superiori. Due o tre. Forse di più. Bene.

Ma non si propone teatro per bambini e ragazzi delle medie. Non si organizza una stagione per i piccoli. Non si lavora con i comprensivi. Con le famiglie. E se non si lavora sui piccoli, non si costruiscono nuovi spettatori.

Si fanno poi chiacchiere sull’apertura del Teatro alle associazioni e alla cittadinanza, ma si lascia in piedi la struttura del patrocinio che, per come è congegnata, non è adeguata a gestire una strategia di accoglienza vera delle compagnie non professionali e amatoriali, molto attive in zona, che tanto ci potrebbero dare e si potrebbero prendere.

Continua poi a mancare l’uso del Teatro come luogo di formazione. Eppure posto e tempo ce ne sarebbe.

Non si utilizza mai, neppure nella buona stagione, il teatro esterno che nel 2021 venne dotato di costose sedute, inaugurate e poi rimaste sempre vuote.

Infine manca un uso del Teatro come luogo di cultura, di fiere vere di libri, di incontri musicali, perfino per veglioni (tipo ultimo dell’anno per anziani, ora costretti al freddo e all’umido delle piazze). E anche questo un po' lo si fa (vedi le serate Ecofor). Ma anche qui solo dentro rapporti di patrocinio, pensando in questo modo di controllare una certa offerta culturale che però rischia di fare lavorare solo gli amici ed è poco attraente. Mentre la cultura, anche locale, ha bisogno di aprirsi sul serio a tutti. Di contaminarsi. E di avere procedure e regole meno gerarchiche. Pontedera è una città plurale e dovrebbe dotarsi di strumenti anche in ambito culturale per coltivarla questa diversità. Mentre l'Amministrazione vuole intermediare e mettere il cappello su tutte le iniziative culturali e mandare sindaci, vicesindaco, assessori e consiglieri delegati a presenziare e a parlare a tutte le manifestazioni culturali. Dando l’impressione di un piccolo regime provinciale che nessuna per altro striminzitissima vittoria elettorale autorizza.

E a dimostrare questa buffa volontà egemonica ecco le pompose e vuote parole inaugurali pronunciate dal sindaco, per fortuna solo da dietro le quinte, alla prima della “Coscienza di Zeno”, subito riportate, come oro colato, senza neppure un briciolo di ironia, su un quotidiano locale. Segno perfetto dei comici tempi che viviamo in provincia e in cui comunque il vecchietto da tastiera spera di sopravvivere il più a lungo possibile. Non foss’altro per poter dire la sua e indispettire i piccoli potenti. Più modestamente del Cyrano, si capisce. Sperando di non fare la sua fine. Ma battendo quella strada. Caro teatro!

sabato 23 novembre 2024

BREVE STORIA DI UN’IMPIEGATA COMUNALE PONTEDERESE

Vista la lentezza con cui i Comuni prendono le decisioni di assumere qualcuno, Pontedera doveva proprio essere con l’acqua alla gola e avere davvero urgente bisogno di un nuovo impiegato per decidere di saltare le ordinarie procedure concorsuali.

Infatti per assumere dall’oggi al domani un impiegato a tempo indeterminato Pontedera (che sapeva in anticipo le risposte) a ottobre 2023 si è rivolto all’Unione Valdera e gli ha chiesto:

“Ce l’hai una graduatoria di concorso per amministrativo aperta da cui posso pescare subito un impiegato di cui ho urgente bisogno in Comune?”

L'Unione ha risposto di si.

Il CASO ha voluto che il primo candidato disponibile nella graduatoria dell’Unione Valdera fosse l’allora sindaca di un grosso Comune vicino guidato dal centrosinistra. Il caso.

Siamo, a quel punto, a novembre del 2023. 

Ma a nessuno in Comune viene di pensare che forse la sindaca di quel grosso Comune vorrà finire il suo mandato amministrativo e che quindi anche se Pontedera ha bisogno urgentemente di un impiegato per pratiche strategiche, la sindaca una volta assunta potrebbe chiedere di procrastinare l’ingresso.

Non sappiamo se tra sindaci, che si conoscono, si siano sentiti personalmente per chiarire questo dettaglio 

Né sappiamo se il segretario comunale di Pontedera che è anche il segretario comunale di quel Comune, si sia occupato della cosa. Probabilmente no.

Sia come sia gli amministratori pontederesi, che avevano un bisogno disperato di un nuovo impiegato, decidono di assumere la sindaca prendendola dalla graduatoria dell’Unione. È una persona di indubbio valore. Viene assunta (con det. 1066 del 21.11.2023). 

Ma come era probabile e come era tra i suoi diritti, la sindaca non viene a lavorare a Pontedera. Accetta si l’assunzione, forse ringrazia il sindaco di Pontedera, ma chiede subito un’aspettativa non retribuita per finire il suo mandato di sindaca. Tutto regolare e legittimo. Tutto prevedibile.

L'aspettativa infatti viene concessa dal Comune di Pontedera (det. 1146 del 5.12.2024). Così la sindaca al comune di Pontedera, di cui è diventata dipendente, non ci mette neppure piede. Quindi da novembre 2023 a tutto giugno 2024, niente impiegato nuovo.

E l’urgenza che aveva il Comune di Pontedera tanto da non poter fare un proprio concorso e da doversi agganciare urgentemente alla graduatoria dell’Unione Valdera per assumere subito qualcuno che fine ha fatto? 

Mah.

Forse tutta questa urgenza non c’era? Oppure ci sono altre spiegazioni che lascio ai lettori scoprire.

Comunque la storia non è finita qui.

Passate le elezioni, si arriva a luglio 2024, e l'impiegata, ultimato il mandato amministrativo nel suo comune, scaduta l’aspettativa non retribuita, anche se le cronache la danno impegnata a costruirsi una candidatura verso il prossimo consiglio regionale toscano, viene finalmente a lavorare in comune a Pontedera.

Ma non si allontanerà troppo dal suo baricentro politico ed elettorale?

Ci durerà in comune a Pontedera?

No. Non ci dura. E dopo tre mesi (come ha scritto Il Tirreno di questi giorni, ma in cronaca del Comune della sindaca) si licenzia dal comune di Pontedera e da novembre va a lavorare per una cooperativa sociale delle sue parti.

A La Nazione (cronaca del suo comune) l'ex sindaca ha dichiarato però di essere contenta di aver lavorato a Pontedera. E anche i Pontederesi, che sicuramente si sono accorti del suo lavoro, la ricorderanno. Devono essere stati 3 mesi intensi, più o meno lo stesso tempo che lo scrittore Federigo Tozzi trascorse come impiegato della locale stazione ferroviaria all’inizio del ‘900, di cui lasciò traccia in un suo romanzo autobiografico, inserendo così Pontedera tra le location della letteratura nazionale.

Ma ora mi chiedo: assodato che l’ex sindaca aveva tutti i diritti di comportarsi come si è comportata, ma i nostri amministratori pontederesi che capacità di previsione e di gestione del personale e della macchina amministrativa hanno mostrato anche in questa vicenda?

PS. Ai lettori di sinistra e a quelli di destra che mi leggono suggerisco, per capire il senso della breve storia, di cambiare i nomi dei due comuni veri coinvolti con quelli di due comuni amministrati entrambi dalla destra, possibilmente a trazione Fratelli d’Italia. Facendo questa piccola modifica la medesima storia cambierà completamente di significato, in maniera opposta, per i lettori dei diversi schieramenti.

Lo so, è solo un trucco letterario. Ma funziona. Provare per credere.

mercoledì 20 novembre 2024

ATELIER DELLA ROBOTICA: UN CANTIERE STRATEGICO CHE NON RIPARTE?

Sono almeno due anni che il cantiere edilizio che dovrebbe offrire altri spazi alla ROBOTICA, in via del Fosso Vecchio, a Pontedera, giace abbandonato nell’incuria.

Oltre tutto il cantiere dovrebbe sanare anche il problema del “muro del pianto” della biblioteca Gronchi, chiamato così dagli utenti perché appena piove un po' più forte comincia a colare acqua in biblioteca, tanto da costringere qualche tempo fa l’Amministrazione comunale a spostare alcune scaffalature piene di libri, danneggiate appunto dalle infiltrazioni.

Comunque chi transiti per via del Fosso vecchio fino all’incrocio (dopo due anni e mezzo ancora CHIUSO) di via Maestri del lavoro troverà una cospicua impalcatura (vedi foto) e un piazzale recintato con materiali vari sottoposti a degrado.

Lungo l'impalcatura e sulla porta di lamiera che sbarra l’accesso al piazzale, fino a qualche giorno fa, non c’era nessuno cartello (come invece dovrebbe esserci?). Niente che recasse informazioni sul cantiere e le varie responsabilità e tempistiche connesse. Incluse le autorizzazioni comunali.

Prima domanda: possibile che da due anni possa essere in piedi una struttura del genere, con complessi problemi di sicurezza, senza che nessuno ne risulti responsabile o autorizzato? 

Ci sarà qualcuno che vigila sui cantieri cittadini che sembrano abbandonati e che tiene sotto controllo in qualche modo la situazione? O no?

Seconda domanda: la ripartenza del cantiere dell’Atelier della Robotica, che potrebbe sviluppare un settore tecnologicamente avanzato in città, era presente nel programma elettorale (a pagina 10) del sindaco Franconi alle elezioni dello scorso giugno. Il programma è stato approvato poi dal consiglio comunale ed è quindi operativo. Ma nel programma triennale delle opere pubbliche previste dal Comune per il triennio 2024/2026 non c'è traccia né per il 2024 nè per il 2025 e neppure per il 2026  di questo importante intervento in grado di dare, se realizzato, una spinta di qualità all’occupazione cittadina. Neppure nel sito di Unione Valdera, che di solito gestisce gare di questo tipo per il Comune, mi sembra di aver trovato informazioni in merito a questo intervento.

A questo cantiere sono (o almeno erano) collegati anche contributi importanti della Regione Toscana. Assegnati anni fa. Ci sono ancora? Sono stati spesi? Sono stati persi o dirottati?

Terza domanda: la sospensione del cantiere è stata normata con un atto amministrativo comunale?

Su tutto questo progetto strategico l’amministrazione ha detto poco e niente in campagna elettorale e, incassata la rielezione, ha taciuto completamente.

Sorge quindi spontanea un'ultima domanda: si può sapere come stanno le cose e quale è e se c'è la nuova previsione per il riavvio dei lavori e della gestione del cantiere come indicato dalla programmazione politica della nuova amministrazione?

Chiedo questo perché il futuro di qualità di Pontedera passa dalla prosecuzione di progetti come questo. Non per l’allungamento della fiera da ottobre a gennaio.

MA DAVVERO I FONDI DI INVESTIMENTO SONO I NUOVI PADRONI DEL MONDO?

Gli uomini vivono in un mondo maledettamente complicato e spesso inafferrabile; e per quanto le loro fonti informative siano oggi praticamente illimitate, alla fine hanno bisogno di semplificare l’analisi e le conclusioni per convincersi che stanno davvero capendo qualcosa di ciò che li circonda. Ma occorre guardarsi da semplificazioni che finiscono per lasciarci disarmati di fronte alla realtà. Ed è proprio con questa sensazione che sono uscito dalla lettura del lungo e interessante saggio di ALESSANDRO VOLPI (docente di storia contemporanea all’Università di Pisa) intitolato “I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia” (Laterza, p. 192, 2024).

Il testo è suggestivo, ben articolato, con una forza argomentativa ed esplicativa efficace. Merita di essere letto. Sostanzialmente Volpi riprende le tesi centrali di un libro del socialdemocratico tedesco Rudolf Hilferding (edito nel 1910), secondo cui il capitalismo ha raggiunto la sua fase “finanziaria” e domina il mondo non più con la manifattura ma voi “soldi”; e, sostiene Volpi, grazie alla dimensione, alla forza e alla diffusione dei fondi finanziari (che la globalizzazione ha oggi enormemente favorito e concentrato in una decina di super società che penetrano migliaia di altre imprese nel mondo), il capitalismo finanziario controlla il 25% del PIL mondiale e oltre il 40% delle prime 500 società del mondo. 

Una sorta di cartello non dichiarato legalmente grazie a questa penetrazione fa convergere tutti e tutto verso l’arricchimento dei fondi stessi. 

In questa maniera il capitalismo finanziario controlla così la società, le economie e la politica di tutti gli stati del mondo. O quasi. Tanto che a questi fondi finanziari (tra cui Black Rock e Vanguard) non importa chi vince le elezioni in Usa o in Europa perché saranno loro comunque a dettare ai presidenti o ai loro ministri  la politica da fare. 

Ora questa visione turbomarxista del capitalismo finanziario contemporaneo  (che avrebbe così finalmente realizzato il marcusiano “mondo ad una dimensione” e marginalizzato i suoi antagonisti, di cui nel testo non c'è traccia) ha una sua indubbia forza evocativa ed esplicativa. Sembra la spiegazione perfetta della presenza del male nel mondo.  Ed è talmente suggestiva da essere abbracciata anche da moltissimi cattolici e, a volte, verrebbe da pensare perfino dallo stesso Papa Francesco.

Ma corrisponde (1) alla realtà? 0 (2) è una visione riduttiva e alla fine fuorviante e sterile?

Come cercherò di dimostrare (in breve, spero) opto per l’opzione (2).

Perché? 

Per alcune ragioni che esporrò rapidamente. Eccole. Il libro è ricco di temi anche dettagliati (dalla penetrazione dei fondi nei gangli della vita economica alle multiutility, dai finanziamenti alla sanità pubblica agli interventi in ambito bancario, con una marea di annotazioni interessanti).

Ma tutti i dettagli riportano alla tesi centrale che è il grande capitale finanziario a muovere tutto. E tutti altri attori sono suoi burattini

Ora il capitalismo finanziario esiste? Certo. E ha un grandissimo potere. Costituisce in parte un soggetto extrastatale che, insieme ad altre entità internazionalizzate, esercita un ruolo da protagonista nell’economia mondiale. Condiziona gli Stati e ovviamente i popoli. Ma, a mio avviso, non è il padrone del mondo. O non lo è da solo.

I padroni del mondo, ammesso che questo concetto abbia un senso concreto, sono gli STATI, soprattutto i grandi stati (per potenza economica, militare, scientifica e demografica), a cui però Volpi dedica pochissima attenzione perché altrimenti la sua tesi centrale diventerebbe meno potente. In realtà è l’insieme variegato degli Stati (tipo Usa, Cina, Russia, India, alcuni stati europei, Giaccone, Israele, ecc.), il loro posizionarsi sui mercati mondiali, e l’intreccio che gli stati grandi e piccoli tessono coi grandi capitali a definire i macro giochi mondiali, inclusi quelli economici finanziari. Ma una visione così complessa non consente vere riduzioni analitiche. Ma Volpi tiene poco conto della geografia e delle diversità del sistema mondo che, pur se unificato da complessi processi di globalizzazione, mantiene differenze enormi tra le varie macro e microaree. E dove il gioco tra liberismo e protezionismo produce aggiustamenti continui tra stati e mercati e fa oscillare per dirla con Wallerstein in sistema mondo. Che è un sistema su scale globale sostanzialmente acefalo.

Ovviamente alcuni stati sono fortissimi (Usa, Cina, Russia), per ragioni economiche, ma anche demografiche, militari, politiche e culturali. Altri più deboli, ma sempre potenti su base regionale (India, Giappone, Germania, UK, Francia, Israele, ecc.). Altri molto più deboli. E a scendere. Ma per quanto deboli e ricattabili, il destino dei popoli, dei mercati, delle democrazie e dei sistemi totalitari (perché sono tutti concetti che vanno declinati al plurale) si gioca in forme diverse dentro i singoli Stati o in aggregati tra stati, come ad es. sono le associazioni interstatali (ad es. l’Europa). Un destino certo condizionato anche dal capitalismo finanziario e dalle 10 prime sorelle di cui parla Volpi. Ma non solo.

In Cina ad. esempio la qualità del mercato e della democrazia non la definisce il capitalismo finanziario quotato nelle borse occidentali. Se non in forme modeste. Lo stesso sembra valere anche per altri Stati (Russia, India, Giappone, Usa, ecc.).

Anche i popoli, le forze politiche, le forze militari, le tradizioni storiche, culturali e religiose hanno un ruolo, che Volpi, però, per sostenere la sua tesi, sottovaluta.

Ma davvero le sole dinamiche del capitalismo finanziario possono spiegarci la crisi del medio oriente o la crisi Russo/Ucraina? Credo di no.

Certo è evidente che se svuotiamo la contemporaneità dal protagonismo caotico degli Stati, della politica e quindi della storia, con la loro tragica ricchezza e articolazioni, non restano che i soldi. Ma è davvero cosi?

Aggiungo che il riduzionismo suggestivo del paradigma dei “padroni del mondo”, che controllando i principali fondi finanziari controllano tutto e tutti, oltre che fuorviante è sterile. 

Sterile perché mentre il capitalismo manifatturiero creava i suoi antagonisti (il proletariato, poi i partiti socialisti, cattolici e comunisti), quello finanziario, crea masse anestetizzate, poco ribelli e poco politicizzate.

Tra l’altro pur aumentando le diseguaglianze, farebbe crescere una enorme massa centrale di persone che se non è ricca non è nemmeno povera. E anche la parre povera lo è in forma contemporanea, ovvero  in una maniera in cui anche i fenomeni di alienazione sono vissuti con minore drammaticità. O almeno così mi sembra.

Infine se davvero l’umanità fosse di fronte ad un Moloch delle dimensioni e delle forze totalitaria narrate da Volpi che resterebbe da fare a uomini pur consapevoli se non arrendersi?

Detto questo, vale comunque la pena di leggere il libro di Alessandro Volpi e di andare a sentire le riflessioni che presenterà lui stesso venerdì 22 novembre a Pontedera alle ore 18 presso il Centro delle Mantellate, in un evento voluto dalla Tavola della Pace e dalle Acli, col patrocinio del comune di Pontedera.




domenica 17 novembre 2024

BAJ BAJ PONTEDERA. AL VIA LA COSTOSA E STRAMPALATA KERMESSE NATALIZIA

Non sono sicuro che l’anarchico, antimilitarista e pacifista artista milanese Enrico Baj apprezzerebbe la kermesse turbomercantile natalizia che è stata appena inaugurata, usando anche i suoi disegni, in una Pontedera che i nostri vorrebbero trasformare in una piccola Las Vegas. 

Pontedera del resto di antimilitarista ha ormai quasi solo il muro di Baj, perché il sentimento del grosso delle sue forze politiche di destra e di centrosinistra su questo punto è ambiguo. 

Il centrosinistra si è mobilitato poco per la pace e anche di fronte ai massacri di palestinesi a Gaza e nel Libano non è riuscito a dire quasi nulla, se si esclude il sussurro della sinistra più radicale (al ”Palestine calling” però di due domeniche fa c'erano tre gatti).

Ma non credo che committenti, registi e fornitori di questa kermesse, che punta a far durare la FIERA di Pontedera almeno tre mesi all’anno, si facciano problemi di questo tipo. Così dopo le facce di Bronzino, ecco le marionette di Baj e i volti ancora più stralunati di Babb.

E se i contenuti vanno e vengono, figuriamoci se i nostri si occupano dei costi del circo festivalizio che anche quest’anno non sarà inferiore a 500 MILIONI di vecchie lire. 

Soldi che si trasformeranno in allestimenti, eventi, convegni, restauri, addobbi, luci, chilometri di cavi, ecc. ecc.

“Arte con gusto", iniziative su Baj, i manifesti di Sergio Vivaldi, la mostra di Giorgio Dal Canto, altre figure e oggetti proposti dal regista di lunghissimo corso: questo il polpettone messo insieme.

Ma il Natale è la scusa. La cultura un pretesto. Luci e sbrilluccichii il punto di forza. Il tutto per la modica somma di 250.000 euri circa. A carico dei cittadini. Inclusi quelli delle frazioni.

Lo sforzo per non rinnovarsi e aprirsi ad altre esperienze e idee è massimo. Che si possano cercare altre soluzioni, fare gare per risparmiare e ampliare i propri orizzonti, non passa nemmeno per la mente agli eletti solo dal 25% degli elettori.

Meno male che almeno i cattolici si sono sfilati dalla kermesse, segnalando con chiarezza che, per chi crede, il Natale non è la festività che celebra e incoraggia l’acquisto compulsivo e i black friday.

Ma anche chi ci tiene all’ambiente dovrebbe farsi sentire, perché la strailluminata e lunga kermesse (almeno due mesi di luci sparate a palla) è inutilmente energivora. Forse persino diseducativa.

Ma anche da questo orecchio non ci sentono. Tanto l’energia la produciamo in casa coi rifiuti, ribattono. E i consumatori li teniamo buoni con la promessa delle comunità energetiche. E poi proprio noi dovremmo essere green! A Empoli spendono anche di più. 

E allora che il “povero” paese dei balocchi, così spesso preso in giro nei quadri di Babb e di Baj, si accenda. Che tutto luccichi. Che i volti Babbeschi popolino le vie dello shopping oltre che le stanze del PALP.

Certo verrebbe voglia di rivendicare un senso più autentico delle cose anche a Pontedera. Una dimensione più ecocompatibile anche nella kermesse.

Ma non accadrà. Si tranquillizzi chi scambia gli innocui pensieri del vecchietto da tastiera per ruggiti da leone. Il mondo è con gli eletti. Forse.

domenica 10 novembre 2024

PALP O PAPP? LA SINISTRA BUONGUSTAIA E SINTONICA

 Non lo so se la Meloni stia dando l’olio di ricino alla classe operaia, ma certo potrebbe aver un po' ragione quando parla di sinistra al caviale. L’ho percepito ieri mentre visitavo le stanze del PALP e l’evento intitolato “Arte con gusto”. Io però parlerei di sinistra “buongustaia”. E ora vi spiego perché.

Intanto mi fa sorridere l’uso disinvolto della parola ARTE che nel manifesto dell’evento pontederese precede “CON GUSTO”. In realtà quella ospitata in questo fine settimana al PALP è una rassegna enogastronomica di prodotti di qualità, con alcuni manifesti della splendida collezione del compianto Sergio Vivaldi collocati alle pareti nel completo disinteresse dei presenti. I manifesti hanno certo un valore artistico, ma il rapporto tra la rassegna enogastronomica e l’arte è forzato e trovo pomposo il testo della determina comunale (la n. 1187/2024) che declama che in questa occasione al PALP si  è voluto “creare un luogo dove arte e cibo si incontrano per stabilire una connessione sintonica” (frase, per altro, che avrebbe potuto scrivere anche il Ministro della Cultura, quell’Alessandro Giuli tanto sbeffeggiato per il suo linguaggio un po' liberty, scopiazzato ampiamente nella succitata determina, che contiene anche altre perle verbali che Giuli potrebbe farebbe sue).

E poi ho spulciato tra le voci di spesa dell’evento decisamente gustativo (e poco visivo), i cui costi per la Comunità ammontano complessivamente a 7.603,53 euri. Ora tra i conti, mentre non trovo spese per gli elementi artistici, rintraccio ben 1.232,83 euri per “noleggio di calici da degustazione” e ben 1.464,00 euri per servizio sommelier. 

E siccome sono un curioso vecchietto da tastiera, sono andato all’inaugurazione al PALP per rendermi conto di persona della cosa. E lì, scansando le occhiatacce che mi lanciavano i conoscenti di sinistra, ho notato che c’erano diverse persone (di sinistra) che assaggiavano gli ottimi prodotti enogastronomici, con in mano i costosissimi calici noleggiati dal Comune.

Invece non ho notato quasi nessuno di destra e delle altre opposizioni. Ma magari ho visto male. Oppure ci vanno oggi. O invece boicottano l’evento per ragioni politiche. Se fosse così, non sanno cosa si perdono.

Al Palp ho trovato un amico di sinistra (uno dei pochi che nonostante il mio endorsment al Matteo sbagliato non mi ha tolto il saluto) che mi ha ricordato l’infelice scambio di battute al caviale di ricino tra la Meloni e la Schlein. E' stato lui a suggerirmi questo post in cui dichiaro che i profumi che volteggiavano nelle stanze del PALP erano veramente deliziosi; che a vedere i volti allegri delle persone che tracannavano liquidi dai preziosi calici anche i vini dovevano essere squisiti; ma ribadisco che trovo esagerato parlare di  “sintonicità” tra ciò che sentivano le papille gustative e l’arte appoggiata alle pareti.

L’aria del PALP era friendly, simpatica e godereccia. Gli spazi affollati. Le persone sorridevano e si divertivano.

Nessuno mi è sembrato preoccupato più di tanto per la vittoria di Trump e per la sua minaccia di mettere nuovi dazi anche sui prodotti made in Italy.

Si, forse un po' d’arte per non dormire c’era. Ma niente a che vedere con la qualità delle esposizioni di qualche anno fa, quando si tentava di inserire il PALP nei circuiti espositivi nazionali. Ieri, e lo dico col massimo rispetto della cultura enogastronomica italiana e delle imprese che ci operano, più che al PALP sembrava di essere al PAPP.

venerdì 8 novembre 2024

HALLOWEEN, 55.000 EURI DI SPESA, LA CONFCOMMERCIO E LA GIUNTA

 La recentissima uscita di Confcommercio che ha difeso a spada tratta le faraoniche spese della Giunta pontederese per Halloween (ben 110 milioni di vecchie lire)  è stata un bel colpo chiarificatore.

Un endorsment, come direbbero gli americani.

Finalmente sappiamo qual è il socio forte che la Giunta cerca di accontentare quando spende e spande per manifestazioni festaiole e canore di piazza, infischiandosene delle lamentele che vengono anche da una parte dei propri elettori. E' Confcommercio.

Ovviamente niente di male. Ci mancherebbe altro. 

Ogni negozio che resta in piedi nel centro città è un presidio socio-economico che non può essere sottovalutato e che contribuisce a rafforzare l’identità cittadina e a dare forza all’economia.

A dire il vero basta leggere le motivazioni con cui la Giunta pontederese (che si lamenta dei tagli meloniani ai bilanci degli enti locali e che piange spesso miseria) spende e spande in manifestazioni attrattive varie per sapere come vanno le cose. 

Perché nelle delibere e nelle determine comunali che impegnano annualmente dai 300 ai 500.000 euri in diverse feste, manifestazioni live, eventi natalizi, serate granata, cosplay, e via zuzzurellando, il sostegno alle attività commerciali del centro storico non solo e' sempre citato anche prima delle ragioni culturali dell’evento, ma è indicato come la vera ragione forte dell’iniziativa, a giustificazione dell’investimento.

In sostanza il grosso degli eventi sbrilluccicanti messi in piedi dalla Giunta non è legato alla sua importanza culturale, ma soprattutto alla capacità di attrarre gente nel centro e nei negozi. 

Ecco, adesso Confcommercio ha messo il suo bollino sulla cosa.

Non resta che ringraziarli per la certificazione

Ma visto che si parla di soldi e non di cultura, si dovrebbe anche poter valutare se il gioco (l’investimento) vale la candela e se gli eventi, qualunque sia il loro valore culturale, abbiano oppure no la ricaduta economica dichiarata.

Ma non risulta che la Giunta abbia messo su un qualche sistema di monitoraggio. Peccato. Anche perché a parlare con alcuni negozianti del centro se ne trovano pochi di entusiasti di queste kermesse.

Ma forse il vecchietto da tastiera si sbaglia.

giovedì 7 novembre 2024

LA NUOVA STAGIONE DEL TEATRO ERA: MENO MALE CHE C'È.

Ragionando con amici pontederesi appassionati di teatro, è stato impossibile  non commentare la prossima stagione del Teatro Era.

Annunciata in ritardo? E' così.

Neppure presentata con una conferenza stampa come da tradizione? Non si può negare.

Non particolarmente brillante? Così sembrerebbe.

Senza sfide sulla ricerca teatrale? Come negarlo.

Da qui diverse bocche storte.

Io condivido le annotazioni degli amici, ma siccome temevo il peggio (e il peggio sarebbe stato una piccola catastrofe culturale, anche se certo non paragonabile ai bombardamenti su Gaza o sul Libano), tutto sommato sono contento.

Il sipario si alza. La grande sala si apre.

C’è perfino uno sforzo per riprovare a portare a teatro i ragazzi delle scuole, la mattina. Positivo.

Aggiungo che negli ultimi tempi questa amministrazione comunale ha mandato timidi segnali che suggeriscono l’idea che il teatro Era dovrebbe recuperare una maggiore autonomia rispetto al centralismo imposto anche a Pontedera dalla gestione a trazione fiorentina.

Del resto il Teatro Nazionale della Toscana non potrà trattare a lungo Pontedera e Rifredi come due dependance, privandole di libertà di movimento e mortificandone la personalità. Perché i teatri senz’anima, lo sanno tutti, prima o poi muoiono.

Ora, sia chiaro, non si tratta per Pontedera di lasciare il Teatro della Toscana. Niente di tutto questo. Ma di riuscire ad affiancare ad una proposta teatrale classica (modello ex Cinema Roma), veicolata dal Teatro Nazionale, un insieme di altre attività e prodotti culturali che il territorio offre e provare a tornare anche a: 1) produrre ricerca teatrale originale (il Crst e lo workshop sono defunti, ma ci sono attori, registi ed energie professionali per innovare e fare ricerca); 2) valorizzare risorse e gruppi teatrali locali; 3) fare teatro con le scuole e non solo per le scuole (ripartendo dal teatro per e coi bambini e ragazzi); 4) coinvolgere nella gestione di una parte del teatro il mondo associativo culturale locale e non solo; 5) usare il teatro come grande contenitore per eventi culturali, non solo a disposizione di Ecofor Service, ma anche di altri soggetti presenti sul territorio.

Utopie? Può darsi. Ma appena due anni fa di queste cose parlavano “clandestinamente” solo poche persone ed oggi invece si comincia a sperimentarle, sia pure alla buona e senza dichiararlo.

Certo per procedere nel senso giusto c’è bisogno di un' opinione pubblica e di forze politiche locali che facciano sentire la loro voce e recitino la loro parte. Ma qualcosa si sta muovendo.

L’idea che il Teatro Era debba tornare ad essere un po' più diretto dai pontederesi e un po' meno eterodiretto da Firenze si sta facendo strada.

E se guardo la sensibilità e l’attenzione che verso il teatro Era stanno mostrando anche le opposizioni di sinistra e quelle di destra, non posso che essere ottimista.

Certo sono dispiaciuto che questa stagione teatrale non sia stata presentata pubblicamente con un confronto tra amministrazione e spettatori. Sarebbe stata un’occasione per ribadire questo sentimento e questo percorso. Ma che questi amministratori non vogliano condividere un bel niente con chi non li ha votati e vogliano fare quello che gli pare (e lo vogliano fare solo coi loro amici) è del tutto evidente.

Sono poi particolarmente dispiaciuto che il costo dei biglietti per il teatro Era sia stato aumentato del 10% rispetto allo scorso anno.

Ma, menomale che la stagione si farà. 

Perciò mi auguro:

Che il pubblico pontederese possa utilizzare in massa questo spazio meraviglioso.

Che si possa dire che a Pontedera la tradizione teatrale resiste e lotta per recuperare una forza, una qualità e una originalità che aveva fino a qualche anno fa e che può tornare a mostrare.

Che il teatro si possa aprire a tutti quelli che vogliono fare teatro. 

Perché il teatro è formativo ed è anche un potente strumento democratico e di integrazione se lo si pratica e non solo se lo si guarda da spettatori.

Ma intanto meno male che anche quest'anno la stagione al Teatro Era c’è.

martedì 5 novembre 2024

LA ROTONDA DI PLASTICA

La giunta pontederese, che (per fortuna) spende e spande per la cultura, ha dimenticato la povera statua in marmo dello scultore Carmassi chiamata “Oleandra”, che fino al 2017 troneggiava al centro della rotonda della Bellaria, prima di spezzarsi e di cadere rovinosamente.

Così mentre investe 40.000 euri per il restauro del muro di Baj e altre manifestazioni collegate (e ben 55.000 euri per la festa di Halloween), per l’Oleandra il piatto piange.

Voluta fortemente dal sindaco Paolo Marconcini, la statua giace parcheggiata in qualche deposito di marmi verso Massa e Carrara, in attesa di essere ulteriormente dimenticata.

Dalla caduta sono passati 7 bilanci e due elezioni comunali, ma i soldi per avviare almeno a rate il restauro non si trovano. Ipotizzo che forse neppure si cerchino. 

Al suo posto, in mezzo alla rotonda, è stato collocato un cubo di cartone plastificato con l’immagine del marmo.

Ovvio che il restauro dell’Oleandra non interessa neppure a molti pontederesi. Né di destra, né di sinistra. Né al circuito di artisti e critici che circonda il giglio magico che gestisce da 6 anni il bilancio del Palazzo. Il rapporto tra arte e politica è così.

Perciò avanti col cubo di cartone plastificato. Tutto legittimo. Non mi si fraintenda. Tutta questione di sensibilità e di gusti.

Del resto, come avrebbero detto i vecchi, se abbiamo un santo patrono con la testa di cartone, possiamo anche tenere in mezzo a una rotonda il cubo plastificato di una statua di marmo. O no?

Che c’è di male? 

Niente.

E quanto durerà questa pantomima? 

Azzardo: almeno tutta questa consiliatura e oltre.

sabato 2 novembre 2024

GLI ORIZZONTI DELLA CITTA’ E HALLOWEEN

 A leggere i giornali locali e gli atti amministrativi comunali sembra che i 110 milioni di vecchie lire spesi dal Comune per il mezzo flop della festa di Halloween a Pontedera siano solo legati al bisogno ossessivo di sostenere i consumi locali e le attività mercantili dell’asse viario corso matteotti/piazza martiri della libertà.

Una qualche riflessione sul valore della festa, sul suo messaggio sociale, diseducativo o meno che sia, sul significato dello stare insieme che vada oltre il mero consumismo festeggiante, è bandito.

Questi falsi adoratori di Pasolini e dei messaggi pacifisti di Enrico Baj, ignorano qualunque analisi dei contenuti e puntano tutto sul fare fiera.

Far venire gente nel centro città, fare in modo che si diverta e che quindi metta mano al portafoglio e spenda, questo è il primo e unico comandamento. Privato e .. pubblico.

Ora che chi ha un’attività commerciale nell’asse corso/piazzone ragioni così, ci sta. Che le corporazioni che ne difendono gli interessi ribadiscano la cosa, è comprensibile. Direi che è perfino legittimo. Purché non si strafaccia.

Ma tutti gli altri, politica inclusa, possono essere schiacciati da una simile dipendenza cognitiva ed economica?

Un ragionamentino un po' meno legato a questi microinteressi oltre tutto sostenuti coi soldi pubblici (ergo di tutti i cittadini) la stampa local non potrebbe proporlo? 

Si possono prendere per oro colato solo le dichiarazioni delle associazioni di categoria e i comunicati del Palazzo?

Sentire e dare conto anche delle ragioni degli altri? 

La cittadinanza è un corpo vasto. O no?

La stessa politica è contenta che si festeggino i morti in piazza, con balli, spaventi e canti, mentre il cimitero comunale cade in diversi punti addosso ai pontederesi ed è tenuto in maniera molto molto trascurata e con troppi transennamenti? I cimiteri rientrano nel decoro urbano?

Certo ad Halloween a New York si balla per le strade. 

Ma è davvero quella l’ultima moda che vogliamo imitare pedissequamente?

La politica anche locale non dovrebbe avere un orizzonte un po' più lungo?

O siamo sull’orlo di un baratro dentro cui desideriamo ardentemente di precipitare e di cui l’Halloween adulto, mortifero e festaiolo, rappresenta lo specchio e l’anticipazione perfetta?

venerdì 1 novembre 2024

IL FLOP DI HALLOWEEN E LA GIUNTA DISEDUCANTE

Per fortuna il costosissimo carnevale mortuario e orrifico inventato dalla Giunta diseducante è stato un mezzo flop. Ha funzionato un po' nel pomeriggio. Per i bambini e i ragazzini. Ha funzionato coi cosplay dei mostri con le corna inseguiti da ragazzini e ragazzine delle medie. Ma tutto il costosissimo resto, molto poco. 

Sul corso un po' di gente, ma tra dehor, vespe giganti e altri ingombri, parlare di un grande afflusso come fa l'amministrazione comunale sostenuta acriticamente dai cartacei giornali locali mi sembra un’esagerazione. Almeno per quello che ho visto coi miei occhi: il pomeriggio e il dopocena.

Del resto piazza dei Martiri della libertà è rimasta vuota fino alle 23 (vedi foto) e poi si è riempita in forma assolutamente parziale. Ben al di sotto delle costose aspettative.

Il festaiolismo della Giunta diseducante, che dopo il mese di festeggiamenti per la Fiera invita ancora giovani e famiglie a ulteriori baldorieggiamenti notturni, spendendo cifre vergognose, per fortuna ha pagato poco. Lo spreco di risorse è stato massimizzato.

Del resto un mischiume culturale come quello proposto ai piccoli e agli adulti, tra macabro, cosplay, horror, tutto giocato sullo spavento e il sangue finto più che sul dolcetto e lo scherzetto, sembra solo voler esorcizzare paure che tornano con prepotenza nel nostro quotidiano e che le sparate musiche notturne (riservate ad un pubblico più adulto) non aiutano certo a calmare. Stordirsi non ha mai aiutato a riflettere.

Il tutto sembra proprio un polpettone diseducativo per la confusione dei messaggi che contiene, ma di cui dubito che gli eletti dal 25% dei pontederesi (tutti presi dall’ansia del fare) si rendano conto.

Se i diseducanti avessero messo queste somme per sistemare qualcosa al cimitero comunale di Pontedera, dove cascano perfino le lastre dei loculi e dove sono state transennate altre aree, non dico che i morti si sarebbero sentiti riavere e sarebbero usciti dalle tombe a ringraziare, contribuendo a vivacizzare la giornata di Halloween, ma almeno i vivi che vanno a trovare i loro morti non avrebbero rischiato la pelle.

AL TEATRO ERA MANCA UN’ANIMA?

 Il problema centrale del Teatro Era di Pontedera non è solo la stagione teatrale (9/10 spettacoli all’anno), ma la gestione ordinaria. Le aperture e l’uso quotidiano della mega struttura.

E qui cominciano i problemini, perché la gestione ordinaria del nostro Teatro, da quando è stato inserito nel Teatro Nazionale della Toscana, dipende solo in minima parte dall’amministrazione di Pontedera.

Anche la traballante vicenda di questa stagione teatrale dimostra esattamente questo. Non sono i pontederesi a decidere neppure se e quale stagione si farà.

Così come non sono i pontederesi a decidere se si apre il teatro Era alle scuole e agli studenti (e non lo si apre).

Non sono i pontederesi a decidere se il Teatro possa essere usato da compagnie e attori di buon livello, anche di interesse locale o di area (e lo si apre pochissimo in questa direzione).

Non sono i pontederesi a decidere se può ospitare compagnie amatoriali, cori, ecc. (piuttosto numerosi sul territorio).

Non sono i pontederesi a decidere se è possibile riprendere e sostenere la tradizione della ricerca teatrale (una ricerca partita 50 anni fa e oggi praticamente morta e sepolta con la chiusura ufficiale di tutte le esperienze: da quella del CRST al workshop Grotowski).

Non sono i pontederesi a decidere se il teatro coi suoi enormi spazi può essere sede di altri eventi culturali, incluse le rassegne e fiere dei libri che restano confinate in un Palp che non è affatto adatto a iniziative del genere.

Sembra che il Teatro Era, al netto di un po' di iniziative di quartiere, della sede della banda cittadina, della sala prove della corale e del massiccio uso che ne fa Ecofor Service, fatichi a trovare un proprio assetto, forse una propria anima.

Possibile trovarla?

Difficile dirlo.

C’è un problema di costi?

C’è.

Ma soprattutto c'è un problema di sensibilità e di relazioni.

L’attuale amministrazione comunale è bloccata dagli accordi stipulati e non ha sensibilità e interesse per guardare lontano.

La soluzione ce l’hanno in mano i cittadini che sembrano amare molto questa struttura teatrale e forse saranno disponibili a fare qualcosa.

Forse.