domenica 24 novembre 2024

TEATRO ERA: UNA BUONA STAGIONE CON UN PO' DI CYRANO

Mercoledì scorso sono andato alla presentazione della stagione del Teatro Era. Il Teatro mi piace. Perché guarda il pubblico in faccia e gli dice quello che pensa: e, spesso, viceversa. Così mentre ascoltavo e guardavo in faccia i presentatori della nuova stagione, il sindaco, l’assessore alla cultura, gli addetti ai lavori e gli sponsor, ho pensato che, più in breve (perché questa è stata una presentazione un po' alla tira via), ma più o meno, stavano dicendo le cose che avevo ascoltato da loro negli ultimi 6 o 7 anni. Peccato che nello stesso periodo a quelle promesse iniziali non fossero poi seguiti fatti concreti. O solo in piccola parte.

Certo anche quest’anno la stagione classica, quella che organizzava anche l’ex Cinema Roma, è stata confermata. E siccome fino a 15 gg fa non c’era certezza di partire, beh, Alleluja. Un bel colpo di teatro. Sembra sia merito molto della sindaca di Firenze. Che, se così è, ringraziamo. 

E per quello che ne capisco sarà una buona e variegata stagione. Io mi sono abbonato.

Ma il teatro sperimentale, che pure è stato l’anima e la forza che ha portato alla costruzione di questa po' po' di cattedrale teatrale, che fine ha fatto? Nonostante il parterre di vecchie glorie schierate in prima fila alla presentazione, nel programma di ricerca teatrale c'è n’è poco e nulla.

La ricerca teatrale a Pontedera è morta e questa amministrazione locale può nascondere la mano quando vuole, ma ha contribuito a farla fuori. Se invece di sfinire le risorse comunali in spese per halloween, cosplay e altre assurde comparsate natalizie ne avesse messe un po' nella ricerca teatrale, questa sarebbe sopravvissuta e forse oggi darebbe nuovi originali frutti. Ma questo non si è fatto e soprattutto non si vuole fare. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. E quando Santeramo che dice di voler fare un Cyrano sperimentale che non si farà, azzecca la metafora perfetta per lo stato della ricerca teatrale a Pontedera. Bravo Santeramo.

E vero che l’anno scorso gli spettacoli di Mario Biagini, Dario Marconcini e altri non annunciati alla presentazione furono poi ripescati in corso d’opera. Magari accadrà anche quest’anno. Auguriamocelo. Anzi suggeriamoglielo.

Tornano meno male alcune mattinate per i ragazzi delle superiori. Due o tre. Forse di più. Bene.

Ma non si propone teatro per bambini e ragazzi delle medie. Non si organizza una stagione per i piccoli. Non si lavora con i comprensivi. Con le famiglie. E se non si lavora sui piccoli, non si costruiscono nuovi spettatori.

Si fanno poi chiacchiere sull’apertura del Teatro alle associazioni e alla cittadinanza, ma si lascia in piedi la struttura del patrocinio che, per come è congegnata, non è adeguata a gestire una strategia di accoglienza vera delle compagnie non professionali e amatoriali, molto attive in zona, che tanto ci potrebbero dare e si potrebbero prendere.

Continua poi a mancare l’uso del Teatro come luogo di formazione. Eppure posto e tempo ce ne sarebbe.

Non si utilizza mai, neppure nella buona stagione, il teatro esterno che nel 2021 venne dotato di costose sedute, inaugurate e poi rimaste sempre vuote.

Infine manca un uso del Teatro come luogo di cultura, di fiere vere di libri, di incontri musicali, perfino per veglioni (tipo ultimo dell’anno per anziani, ora costretti al freddo e all’umido delle piazze). E anche questo un po' lo si fa (vedi le serate Ecofor). Ma anche qui solo dentro rapporti di patrocinio, pensando in questo modo di controllare una certa offerta culturale che però rischia di fare lavorare solo gli amici ed è poco attraente. Mentre la cultura, anche locale, ha bisogno di aprirsi sul serio a tutti. Di contaminarsi. E di avere procedure e regole meno gerarchiche. Pontedera è una città plurale e dovrebbe dotarsi di strumenti anche in ambito culturale per coltivarla questa diversità. Mentre l'Amministrazione vuole intermediare e mettere il cappello su tutte le iniziative culturali e mandare sindaci, vicesindaco, assessori e consiglieri delegati a presenziare e a parlare a tutte le manifestazioni culturali. Dando l’impressione di un piccolo regime provinciale che nessuna per altro striminzitissima vittoria elettorale autorizza.

E a dimostrare questa buffa volontà egemonica ecco le pompose e vuote parole inaugurali pronunciate dal sindaco, per fortuna solo da dietro le quinte, alla prima della “Coscienza di Zeno”, subito riportate, come oro colato, senza neppure un briciolo di ironia, su un quotidiano locale. Segno perfetto dei comici tempi che viviamo in provincia e in cui comunque il vecchietto da tastiera spera di sopravvivere il più a lungo possibile. Non foss’altro per poter dire la sua e indispettire i piccoli potenti. Più modestamente del Cyrano, si capisce. Sperando di non fare la sua fine. Ma battendo quella strada. Caro teatro!

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