mercoledì 27 novembre 2024

VOLPI E “I PADRONI DEL MONDO”: PECCATO CHE NON SI SIA DETTO NULLA DEI “PADRONCINI” LOCALI

Nella ormai soporifera, ma solo politicamente parlando, Pontedera, c’è stata giorni fa una interessante presentazione del libro di Alessandro Volpi su “I padroni del mondo” (Laterza, 2024). 

Organizzata dalla Tavola della Pace e dalle Acli pontederesi, con l’obiettivo di favorire la partecipazione popolare e aumentare la consapevolezza individuale dei cittadini anche su temi molto complessi, l’incontro ha visto una 25ina di presenti (equamente distribuiti tra cattolici e militanti della sinistra radicale).

Volpi ha ripetuto le tesi del libro, mostrando una profonda competenza degli argomenti trattati. Rispetto al volume, ha aggiunto che i mitici tre superfondi finanziari,  Black Rock, Vanguard e State Street, che controllano una bella fetta degli investimenti in Occidente e ovviamente negli Usa, parteggerebbero contro Trump; e questo potrebbe portare ad un duro scontro tra queste superpotenze della finanza mondiale e la nuova amministrazione statunitense. Confesso che questa annotazione m’è suonata strana. Perché? Perché ho pensato: che razza di “padroni del mondo” sono questi super fondi finanziari (presenti, come dice Volpi, in posizioni dominanti in molte imprese di comunicazione strategiche negli Usa, in Amazon, in Google e perfino nella Tesla di Musk) se poi non riescono a fare eleggere nel cuore del sistema capitalistico finanziario il loro candidato presidente preferito che sarebbe stato (a detta di Volpi) la Harris? 

Che non siano poi così padroni del mondo come il titolo del libro vorrebbe farci credere?

Ma la cosa che più mi è dispiaciuta è che non ci sia stato modo di approfondire, in questa sede, le tematiche legate alle utility di acque e rifiuti, anche se in prima fila sedeva il presidente di “Acque" e più in là un’assessora regionale come Alessandra Nardini, che è intervenuta nella presentazione. 

Preciso: non che non si sia accennato anche a questi temi. Solo che non hanno trovato molto spazio.

Peccato perché a Pontedera i dividendi di aziende come Ecofor service o Acque portano nel bilancio comunale circa 1 milione e mezzo di euro (e molti di più li portano nelle tasche dei soci privati). Così come diversi altri soldi arrivano soprattutto al Comune di Pontedera come compensazione per impatto ambientale.

Insomma una riflessione sui controllori reali delle azioni delle utility locali e delle strategie delle utility sul piano locale (e di quello che gira loro intorno) forse avrebbe animato di più il dibattito che è invece ruotato su altri aspetti, tutti però sostanzialmente fuori portata per i presenti.

Sarebbe stato invece interessante riprendere la proposta della RSU di “Acque” di ripubblicizzare la società, chiedendo ai comuni e quindi alla politica locale di esprimersi su questo punto. Qualcosa, ripeto, è venuto fuori in alcuni interventi. Ma senza trasformarsi in una vera discussione. 

La formula della presentazione del libro forse non permetteva altro.

Invece un aggancio più diretto alla realtà locale avrebbe consentito di ragionare anche sui “soci” locali delle utility. Si tratta di rappresentanti pubblici e di imprenditori che investono non solo sulle utility ma anche in altre società e che intrecciano le loro storie personali con la politica e l’economia in una forma che meriterebbe più attenzione e discussione. Perché non esiste solo una macro fisica del potere (i poteri forti), ma, come diceva Foucault, anche una microfisica (dei poteri più piccoli, ma non meno efficaci e penetranti sul piano locale). Una microfisica che fa la differenza.

E di sicuro scendere dai grandi fondi alle dinamiche dell’azionariato pubblico e privato delle autority locali avrebbe dato più pepe al dibattito. Che invece, purtroppo, è scivolato via un po' fiacco.

Ma sia lode alla Tavola della Pace e alle Acli che l’hanno promosso. Occasioni così restano comunque rare

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