Ho partecipato ieri sera ad una conferenza sul funzionamento dell’ONU, organizzato dall’associazione Laudato sii, che ha stimolato alcune riflessioni.
Il problema del diritto internazionale presenta diverse criticità non facilmente risolvibili. L’Onu cerca di tutelare i diritti degli uomini e dei popoli. Ma quanto ci riesce?
Sul piano concreto molte delle sue risoluzioni sono rimaste non applicate.
Del resto il funzionamento dei suoi organismi è legato al fatto che i singoli stati collaborino e soprattutto che “collaborino” con l’ONU le grandi potenze. Ma queste ultime hanno il diritto di veto nel Consiglio di sicurezza dell’ONU e possono esercitare una forza politica e militare in grado di fermare qualunque decisione degli organismi internazionali risulti loro sgradita.
Il caso del conflitto israelo-palestinese, che accompagna la storia dell’ONU dal 1947 a oggi, è emblematico della difficoltà intervenute per fare rispettare le numerose risoluzioni emanate.
L’ONU è diventato sempre più l’emblema del principio orwelliano secondo il quale tutte le nazioni sono eguali, ma alcune sono più eguali delle altre e soprattutto contano molto molto di più.
Le Superpotenze sono come pesci grossi e feroci nel mare. E nei confronti dei paesi di piccola o media taglia si comportano di conseguenza. È una cosa spiacevole, ma è così.
Gli appelli morali o ideologici non servono nulla.
E poi in Cina c'è una dittatura politico militare con un neoimperatore elettivo e il consenso è “controllato” dal partito comunista. La popolazione conta politicamente qualcosa?
In Russia si è ricostituita, dopo dieci anni di sbandamenti, una forma istituzionale di zarismo neoimperialista, privo di reali contropoteri e con un'opinione pubblica debolissima.
Mentre negli Usa c’è una democrazia imperialista, che il partito conservatore e i suoi elettori oggi hanno consegnato ad un multimiliardario e ai suoi amici oligarchi.
Un vero caos, come è venuto fuori anche nel dibattito di ieri sera alle Mantellate, rispetto al quale l’uomo comune europeo non può che esprimere impotenza e paura.
Quanto all’Europa è un’entità troppo variegata, troppo divisa, troppo discorde e troppo subalterna alle 3 Superpotenze per riuscire a recitare un ruolo forte e moralizzatore nel mondo.
Potrebbe e, a mio modesto parere, dovrebbe tirarsi fuori dal gioco “pesante” e proclamarsi neutrale, imponendosi un modello comportamentale, sul piano internazionale, simile alla Svizzera. L’Europa non dovrebbe pensare di diventare la 4a superpotenza politico militare (dopo Usa, Russia e Cina) come certe sirene e certi draghi le suggeriscono di fare.
Semmai dovrebbe mantenersi pacifica e puntare a un’autonomia possibile proprio con la NEUTRALITÀ.
Può permetterselo? Difficile dirlo con certezza.
Ma la cosa importante è che una sua eccessiva ambizione non sfasci i suoi attuali assetti istituzionali. Perché allora si che per gli europei sarebbero guai seri.
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