lunedì 10 novembre 2025

UN DIBATTITO CIVILE IN CONSIGLIO SULLE FOIBE


Ho ascoltato in streaming il lungo dibattito avviato da Nicolò Stella, di Fratelli d’Italia, sul tema delle FOIBE in consiglio comunale a Pontedera alcune giorni fa. 
Tutto è partito con una mozione apparentemente innocua volta a installare e dipingere una panchina coi tre colori nazionali, in memoria degli assassinati italiani nelle foibe giuliano-dalmate. Ma ovviamente l’esito del dibattito (largamente prevedibile su un tema divisivo da decenni come questo) è stato di riconfermare le identità politiche dei consiglieri del centrodestra e del centrosinistra, riattizzando polemiche che, al di là della migliori intenzioni, continuano a covare sotto la cenere.
Si, è vero, Stella ha richiamato anche l’idea di una riappacificazione politica nazionale e altri, sempre da destra, hanno aggiunto che Togliatti fu più sensibile alla riappacificazione rispetto ai consiglieri del PD pontederese di oggi, ma obiettivamente la mozione presentata e il tono degli interventi di destra e di sinistra non potevano che portare a ribadire ciascuno le proprie posizioni ideologiche.
Allora questi dibattiti sono inutili? Niente affatto. 
Ma servono solo a rafforzare le identità di gruppo. O a trovare compromessi transitori tra avversari. Perché nessuno si può aspettare che un dibattito consiliare su temi così controversi e divisivi faccia davvero riavvicinare uomini e donne che usano questi stessi argomenti, fuori dal consiglio, proprio per agitare e mobilitare i propri elettori.
Tuttavia va detto che, a parte qualche lieve intemperanza verbale (ma davvero lieve), i numerosi intervenuti non hanno mai tracimato. E questo fa onore ai nostri rappresentanti. Ne è uscita insomma una discussione civile pur tra posizioni nettamente contrapposte. Il massimo che si potesse ottenere tra persone “fedeli alla maglia" e psicologicamente oltre che politicamente consolidate nel loro modo di interpretare la storia e la politica nazionale e locale.
Del resto se al conflitto politico (anche locale) si togliesse la possibilità di semplificare e di darsi del fascista o dell’antifascista, del conservatore o del progressista, si finirebbe in una melassa incomprensibile.
Ma per fortuna un simile rischio per ora non c'è. 
E forse non nasceranno mai italiani che guarderanno al passato senza sentirsi un po' guelfi o un po' ghibellini. Specialmente in Toscana.

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