Ho ascoltato in streaming il lungo dibattito avviato da Nicolò Stella, di Fratelli d’Italia, sul tema delle FOIBE in consiglio comunale a Pontedera alcune giorni fa.
Tutto è partito con una mozione apparentemente innocua volta a installare e dipingere una panchina coi tre colori nazionali, in memoria degli assassinati italiani nelle foibe giuliano-dalmate. Ma ovviamente l’esito del dibattito (largamente prevedibile su un tema divisivo da decenni come questo) è stato di riconfermare le identità politiche dei consiglieri del centrodestra e del centrosinistra, riattizzando polemiche che, al di là della migliori intenzioni, continuano a covare sotto la cenere.
Si, è vero, Stella ha richiamato anche l’idea di una riappacificazione politica nazionale e altri, sempre da destra, hanno aggiunto che Togliatti fu più sensibile alla riappacificazione rispetto ai consiglieri del PD pontederese di oggi, ma obiettivamente la mozione presentata e il tono degli interventi di destra e di sinistra non potevano che portare a ribadire ciascuno le proprie posizioni ideologiche.
Allora questi dibattiti sono inutili? Niente affatto.
Ma servono solo a rafforzare le identità di gruppo. O a trovare compromessi transitori tra avversari. Perché nessuno si può aspettare che un dibattito consiliare su temi così controversi e divisivi faccia davvero riavvicinare uomini e donne che usano questi stessi argomenti, fuori dal consiglio, proprio per agitare e mobilitare i propri elettori.
Tuttavia va detto che, a parte qualche lieve intemperanza verbale (ma davvero lieve), i numerosi intervenuti non hanno mai tracimato. E questo fa onore ai nostri rappresentanti. Ne è uscita insomma una discussione civile pur tra posizioni nettamente contrapposte. Il massimo che si potesse ottenere tra persone “fedeli alla maglia" e psicologicamente oltre che politicamente consolidate nel loro modo di interpretare la storia e la politica nazionale e locale.
Del resto se al conflitto politico (anche locale) si togliesse la possibilità di semplificare e di darsi del fascista o dell’antifascista, del conservatore o del progressista, si finirebbe in una melassa incomprensibile.
Ma per fortuna un simile rischio per ora non c'è.
E forse non nasceranno mai italiani che guarderanno al passato senza sentirsi un po' guelfi o un po' ghibellini. Specialmente in Toscana.
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