Dopo aver letto gran parte del libro "L'Italia può farcela", di Alberto Bagnai (con un po' di fatica e spesso la voglia di chiuderlo), commento questo. Devo fidarmi delle sue statistiche (impossibile verificarne l'attendibilità), ma non mi convincono molte delle conclusioni che ne trae. La tesi centrale del volume (edito da Il Saggiatore, 2014) è: l'Europa (in mano al cattivo ed egoista azionista tedesco) è una fregatura per molti paesi. L'euro è una moneta senza nazione e senza popolo (e purtroppo senza lingua). Il nazionalismo economico offre più vantaggi e libertà di gioco agli italiani (poveri o ricchi che siano, ma soprattutto ai poveri). La parte propositiva del libro è un misto di ricette keynesiane e di "liberismo nazionalista" all'italiana. Non mi meraviglio perciò che le sue tesi piacciano a Landini, a Salvini e alla Meloni. Bagnai è spigliato, discorsivo e accattivante nell'analisi. Un "fiorentino" che smanetta di economia con uno scilinguagnolo che solo certi "fioretin" (colti) hanno e sanno adoperare. Sulla proposta, però, il testo lascia a desiderare. Come è normale che sia per uno come me che preferisce coltivare il mito "europeista" rispetto a quello nazionalista. Il libro è scritto in un linguaggio piacione, spigliato, scattante, televisivo, pieno di battutine ganze. Uno stile alla Krugman (ripreso anche nel blog di Bagnai). Di certo chi ha voluto la convergenza verso Europa e poi l'adesione all'euro pensava che questo avrebbe corretto alcune "storture" italiane. Bagnai sostiene che il virtuosismo europeo è una balla, comunque ci fa male e le statistiche ce lo dimostrano. Cosa concludere? Che potrebbe aver ragione. Non ho suffientte competenza per metterne in discussione le tesi. Spero che il sogno europeo si consolidi e l'euro regga. Bagnai mi replicherebbe che sono un razzista autolesionista. Bah. Controbatterei che nessuno è perfetto.
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