SAVIANO, LE CICALE E LE PAROLE SBAGLIATE
In uno dei suoi ultimi scritti (L'Espresso, 34/2015), Saviano divide gli italiani in cicale, i nonni e i padri che nel XX secolo avrebbero sperperato soldi a tutta randa, e nei loro figli e nipoti di oggi, sfigati, che si trovano in una sorta di deserto, dove sarebbero costretti a "riciclare gli scarti lasciati dalla generazione dei genitori". La frase, bruttina, riassume il contenuto dello scritto per L'Espreso e ha tre difetti gravi. Per uno scrittore di qualità come è Saviano, si capisce. E' linguisticamente povera, concettualmente sbagliata e socialmente incendiaria. POVERA perché non indicando di quali scarti si parli, smarrisce il proprio significato. Se poi si pensa che l'80 per cento dei nonni e dei genitori lascerà ai pochi nipoti e figli un'immenso patrimonio immobiliare incluso quello abusivo, altro che di scarti e di deserto si deve parlare. Mai nessuna generazione prima in Italia riceverà, anzi sta già ricevendo, tanto patrimonio e tanti tetti sotto cui mettere la testa. Semmai questo eccesso di patrimonio ereditato insieme alla complessità dei tempi potrebbe indurre al bamboccionismo, anziché all'impegno, e ridurre così quella fame di fare tanto cara a Steve Jobs (e ai nonni italiani che fecero il nostro miracolo economico), che certo Saviano non deve amare (mi riferisco a Jobs). SBAGLIATA perché una parte delle giovani generazioni si sta già facendo largo in tanti settori e milioni di partite iva e di precari stanno sorreggendo questo paese, sia pure guadagnando meno di quanto desidererebbero. INCENDIARIA perché una parte di chi non ce la fa né ad inserirsi per migliorare la sua situazione, nè a muoversi per cercare opportunità altrove, potrebbe essere spinto verso una rivolta violenta e sanguinosa contro un potere che ha regalato si pensioni facili a tutti, soprattutto al Sud, fino a ieri, ma ora non può più darne e sta anzi rilevandole a chi le ha avute. Stanno scemando insomma welfare e diritti per il banale motivo che non ce li possiamo piu permettere se non torneremo a crescere, cosa per altro improbabile, come negli anni del boom economico. Certo l'Italia vista dal Sud è più drammatica che guardata dal Nord. Ma ricordiamoci che il miracolo economico è anche il figlio di un intenso processo di migrazioni interne che ha visto grandi spostamenti di uomini e donne dal Sud al Nord. Altro che a schiacciare le cicale debbono dedicarsi i giovani per conquistare il loro futuro. Altro che chiedere grandi investimenti allo Stato per non finire mai la Salerno-Reggio Calabria. Qui serve la logica delle formiche. E servono parole chiare e propositive che purtroppo su questi temi Saviano non riesce a dire. Continua a chiedere che qualcuno risolva i problemi del Sud. Continua a piangere sui mali del Sud, quando l'unica cosa da fare è rimboccarsi le maniche e in silenzio darsi da fare.
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