Davanti ad un pubblico curioso e attento, con un’età media tra i 60 e i 70 anni e punte fino a 93, Carla Pollastrelli ha raccontato alcune chicche della sua avventura teatrale, ed in particolare di traduttrice delle opere teatrali di Grotowski e di persona che accompagnava Grotowski nei suoi soggiorni e lavori italiani e pontederesi. La studiosa di lingua polacca ci ha raccontato come nel ‘77 arrivo’ a Pontedera e fu incorporata nel Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale, dove lavorò, come organizzatrice di eventi e spettacoli, con Roberto Bacci e con Dario Marconcini. A quel tempo il teatro sperimentale si faceva per lo più nelle piazze e per le strade, oppure, in inverno, nella Palestra comunale di via Marconcini, ha ricordato Pollastrelli. E il CSRT di Pontedera aveva una sede sgangherata e con un solo telefono nella dependance della Villa Comunale. Fu solo nel ‘79, con l’arrivo di un importante spettacolo di Grotowski, che il “Centro”, nome con cui ormai tutti a Pontedera chiamavano il CRST, affittò una sede in via Manzoni risistemando a spazio teatrale una vecchia azienda dei Pasquinucci. Li, al primo piano di via Manzoni, il CSRT ebbe una sede sufficientemente dignitosa e lì si consolidò la stagione teatrale che aveva preso il via alla metà degli anni ‘70 e che in un ventennio avrebbe portato a Pontedera alcuni tra i registi e gli attori più innovativi e sperimentali del teatro internazionale (Barba, Beck, ed altri). Tra il ‘75 e il ‘90, grazie al lavoro di Pollastrelli, Roberto Bacci, Luca Dini, Dario Marconcini e altri Pontedera divenne così uno dei luoghi in cui si faceva e soprattutto si ospitava il teatro sperimentale e d’avanguardia. In quegli anni la città si era conquistata una duplice fama su scala nazionale ed internazionale, ha detto Pollastrelli. A Firenze, a Milano e a New York Pontedera era nota infatti per le Vespe della Piaggio e per il Teatro sperimentale di via Manzoni. E via via l’organizzatrice teatrale ha regalato al pubblico numerosi aneddoti, incluso quello sull’incontro con Samuel Beckett e il ricevimento del prestigioso premio Ubu. E mano a mano che i ricordi riaffioravano e delineavano una grande stagione di sperimentazione teatrale di cui anche lei è stata protagonista, è stato sempre più chiaro perché si è passati da un teatro fatto per strada o nella gloriosa e consumata palestra di via Marconcini, prima alla Villa Crastan, poi al teatro di via Manzoni e infine a raggiungere il grandioso Teatro Era di via indipendenza. È stata una importante tradizione teatrale a sostenere un grande e forse eccessivamente ambizioso investimento edilizio. Così, ha commentato Pollastrelli, da una felice e straordinaria avventura giovanile (con pochi soldi, tanta arte di arrangiarsi e tanta voglia di fare, di sperimentare, di aprirsi al mondo, di incontri fortunati) si è poi passati ad una istituzione culturale consolidata quindi più rigida e più difficile da gestire. Meno avventurosa e meno libera, aggiungo io
venerdì 8 dicembre 2023
IL TEATRO PONTEDERESE: DA AVVENTURA A ISTITUZIONE
Eppure, ho commentato parlando con uno dei pochi under 50 presenti in sala, se esiste l’immenso Teatro Era è perché c’è stata l’avventura del CSRT. Ma soprattutto l’avventura teatrale di oggi consisterebbe nel riuscire a non gestire il Teatro Era in maniera ingessata, burocratica e da remoto, ma a sperimentare forme anche più leggere, nel dargli più autonomia, nel riprendere i processi formativi, nell’accogliere nel suo programma, in parte almeno, quello spirito di apertura, di curiosità e di avventura che l'incontro con Carla Pollastrelli ha fatto rivivere per oltre un’ora nelle nostre menti.
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