martedì 19 dicembre 2023

PRESO IN PAROLA

Dato che il sindaco di Pontedera mi ha pubblicamente chiesto di insistere e io ho promesso di accontentarlo, vi riassumo i principali errori della politica culturale di questa amministrazione e del sindaco.

Tutto comincia 5 anni fa, nella campagna elettorale del 2019, quando Franconi dichiara di voler tenere per sé anche l’assessorato alla cultura e di affidare alla Fondazione Cultura la regia tecnica di ciò che si muove nel mondo culturale pontederese. Alcuni suoi elettori (tra cui chi scrive) gli dissero che erano due propositi sbagliati. Il modello pecciolese, a cui sembrava ispirarsi l’allora candidato Franconi, su Pontedera non avrebbe funzionato, per ragioni di scala, di ricchezza e di autonomia dei soggetti culturali cittadini. Tralasciando i poli scolastici e universitari, Pontedera aveva nel 2019 almeno quattro presidi culturali forti (Palp, Biblio Gronchi, Teatro Era e Museo Piaggio) e uno intermedio ma di sicuro rilievo (il Sete Sois), che meritavano una cura e un’attenzione continua. A questi presidi vanno aggiunti l’Agorà versione invernale ed estiva, il Cineplex (privato, ma strategico per il comprensorio), il recente palazzo della musica sul corso Matteotti.
Franconi tirò dritto, ma dopo 5 anni questi presidi culturali (musica a parte) sono tutti in situazioni peggiori rispetto al 2019. Dare la colpa al Covid è una scusa che non regge. Certo, il Covid ha influito, ma sono soprattutto le mosse dall’assessore alla cultura, ovvero dal Sindaco, come ho cercato di dimostrare nei miei ultimi post, che non hanno centrato gli obiettivi e hanno indebolito i presidi.
C’è di più. Pontedera, diversamente da Peccioli, ha almeno una quarantina di organizzazioni culturali che coprono tantissimi settori culturali con i quali l’assessore dovrebbe dialogare, ma non occasionalmente, bensì ascoltando e lavorando sulle proposte delle associazioni e coordinandone le attività. Bene, dopo 5 anni, niente o molto poco di questo è avvenuto. Inoltre la Fondazione cultura a cui il sindaco pensava di affidare un ruolo di regia non solo non l’ha recitato, ma grazie ad alcune scelte dell’assessorato (parlo della giubilazione del duo Modesti & Pampaloni) è stata ulteriormente depotenziata anche sul terreno espositivo (A proposito: che fine hanno fatto il Centro Otello Cirri, l’esperienza dei cantieri dell'Arte, la gestione della Villa Crastan, la collezione di Sergio Vivaldi e le 12 opere di Simon Benetton donate alla città per abbellirla?).
Quanto all'associazionismo culturale cittadino, non si è neppure accorto né dell’esistenza di un assessore alla cultura, né ha avvertito il ruolo della regia della Fondazione. Ha cercato in qualche modo una sponda diretta col Palazzo, ottenendo poco.
Ma c’è di peggio. E il peggio è che l’ufficio cultura in questi 5 anni ha cambiato 3 dirigenti e 3 funzionari direttivi (3 P O.) per finire, da un annetto, nelle competenze di un dirigente che per ragioni contrattuali viene pochi giorni alla settimana nel Palazzo e in compenso ha tantissime incombenze e poco tempo per seguire la cultura. Ma questo continuo farsi e disfarsi dell’ufficio cultura e della struttura amministrativa del settore incide negativamente sul comparto culturale cittadino, produce eventi scadenti e mal finanziati e ci riporta a responsabilità politiche che puntano dritto alle stanze del Sindaco.
Peccato che né sindaco né il PD pontederese abbiano trovato il modo di fare un bilancio né a metà legislatura, né almeno ad inizio 2023 dell’impatto del lavoro amministrativo di questa giunta sulla città. Neppure del comparto culturale. Che di una valutazione seria e concreta avrebbe bisogno. Ma, come suggeriva il maestro Manzi: non sarebbe mai troppo tardi. Per le elezioni c’è ancora tempo.

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