Ormai la strategia pontederese dell’underturism è chiara.
E arcinoto infatti che al PALP di Pontedera si organizzano mostre fatte apposta per non attrarre né turisti né persone che si fermino prima o dopo la visita a comprare nei nostri negozi (se non col contagocce), tanto che questa volta hanno perfino deciso di non contarli più… i visitatori. Si soffre meno a non sapere.
La scelta underturist si caratterizza in particolare nell'individuazione di mostre e artisti in virtù di informazioni presenti ai vertici dell’amministrazione. Macché studi sul mondo dell’arte. Macché strategie di marketing culturale. Dio ce ne scampi e liberi degli esperti. Basta e avanza il filo diretto tra Comune e Fondazione Pontedera Cultura, con quest’ultima che opera come cinghia di trasmissione e non come un soggetto dotato di una sua autonomia e professionalità. La cultura è una cosa troppo seria per affidarla ai competenti con tanto di titoli di studio e di lunga esperienza sul campo.
I RISULTATI del ping-pong Comune/Fondazione sono che il PALP è di fatto senza una vera direzione artistica. In più, grazie alla natura giuridica della Fondazione, i vincoli amministrativi (gare, selezioni pubbliche, ricambio dei fornitori, motivazione delle decisioni, e rendiconti dettagliati e pubblici), sono ridotti a… quasi nulla.
E la modestia di ruolo della Fondazione Pontedera Cultura si manifesta anche nel modo in cui gestisce Villa Crastan che il comune le ha “formalmente” affidato. Potrebbe infatti utilizzarla come spazio museale per esporre e valorizzare la raccolta di quadri posseduti del Comune. Invece non lo fa. Nel parco della Villa potrebbero essere esposte le sculture di BENETTON donate al Comune e, se non erro, prestate al Teatro del Silenzio a Lajatico. Niente di tutto ciò. Sempre nella villa Crastan si potrebbero collocare alcune opere della straordinaria raccolta di Sergio Vivaldi, morto oltre 4 anni fa e il cui impegno di collezionista questa amministrazione aveva pubblicamente dichiarato di voler valorizzare. Ma se ne guarda bene.
Insomma il Comune, tramite la Fondazione, potrebbe fare tante cose con la Villa Crastan e invece l'affitta, tramite la Fondazione, a una scuola privata che la usa saltuariamente (e per scopi privati), mentre il giardino è curato pochissimo ed è pressoché sempre chiuso. Risultato: un bene pubblico che costa e che i cittadini non usano se non raramente, affidato senza gara ad un soggetto terzo privato, non si sa bene in cambio di quale affitto (la Fondazione non fornisce informazioni agli estranei e nemmeno ai cittadini).
Un vero capolavoro, non c'è che dire. E la strategia dell’underturism non finisce qui.
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