venerdì 31 luglio 2015

IL CASO GRECO CONTINUA AD INSEGNARCI UN SACCO DI COSE

Il primo insegnamento. Il Fondo Monetario Internazionale certifica che il debito greco è troppo grosso per farlo crescere ancora con la speranza ragionevole che possa essere rimborsato. FMI ritiene che nessun governo greco potrà fare riforme tali da far ripartire il paese e ripagare i debiti. Se queste cose le avesse dette prima dell'accordo UE-Grecia era meglio, ma non si può avere tutto nella vita.
Secondo. Il governo Tsipras non ha più la sua maggioranza originaria. Una parte di Syriza non sta più con Tsipras e lo stesso Tsipras ha siglato un accordo in cui non crede e non sa sa riuscirà ad onorare. Insomma l'affidabilità di Tsipras è bassina a fronte degli oneri che formalmente si è assunto. Se non fosse vera, sembrerebbe una commedia kafkiano-pirandelliana, con un tocco di incomprensibilita' alla Odin Teatret.
Terzo. I vari attori di cui si compongono le istituzioni europee (quella che si potrebbe chiamare la governance europea) si trovano tra il disimpegno del FMI, l'inaffidabilita' del governo e del parlamento greco e un'opinione pubblica europea che se esiste è comunque nazionalistizzata e divisa da più fratture, cicale/formiche, paesi nordici e paesi mediterranei, conservatori e socialdemocratici, il tutto però in maniera molto molto confusa.
Insomma un bel guazzabuglio medievale.
Mi auguro solo che la Merkiavelli del nord, come Ulrich Beck ha chiamato Angela Merkel insieme ad altri giornalisti tedeschi, riesca a sbrogliare la complicata matassa economico-politico che ha alle mani. Perché sia pure in maniera informale ma sostanziale la costituzione non scritta dell'UE sta affidando al governo tedesco e al suo leader un ruolo di coordinamento e mediazione dello scenario della crisi greca, così come della crisi Ucraina. Un ruolo per il quale non invidio punto la Merkel. Un ruolo che probabilmente lei stessa, come ha ben argomentato Angello Bolaffi nel bel libro "Cuore tedesco" (Donzelli, 2013),  non avrebbe nemmeno voluto recitare. Checché ne pensino i suoi detrattori.

socialismo europeo - i cazzotti di rossi

"II socialismo europeo che è fallito perché succube dell'egemonia culturale della destra." La cura? "Cazzotti sul tavolino" e "Scontro con la Merkel"

Quelle tra virgolette non sono parole mie, le ha scritte l'iperattivo governatore della Toscana, commentando sulla sua pagina fb il fantasmagorico intervento di illider Matteo all'assemblea nazionale del pd che si è tenuta sabato18 luglio all'Expo. Devo dire che non so bene di quale socialismo reale il nostro governatore parli, visto il carattere ormai molto composito e frastagliato sia della vecchia associazione socialista europea (di cui se non erro i ds ebbero per alcuni anni la vicepresidenza) sia dell'attuale PSE, a cui pure il pd ha finalmente aderito anche col consenso del governatore. Aggiungo anche che il PSE ha designato il socialdemocratico tedesco Schulz (anche lui succube della Merkel? Se sì, perché diavolo non ne è stato scelto uno meno succube?) come leader dei socialisti europei alle scorse elezioni europee. E su questo, nel pd, erano tutti d'accordo. La nomination di Herr Schulz si è tenuta a Roma, in casa pd. Insomma del fallimento e della subalternità del socialismo europeo anche il pd bersaniano-renziano porta non poche responsabilità. O mi sbaglio?
Ma il nostro governatore conosce i suoi polli più di me e se scrive che il socialismo europeo è succube dell'egemonia culturale della destra, immagino che abbia buone motivazioni. Tale sudditanza, scrive sempre il governatore, nasce dal fatto che il socialismo europeo non riesce ad imporre alla Merkel, leader indiscusso della destra europea, una politica espansiva keynesiana.
Ma per fortuna che il nostro governatore ha il rimedio universale per risollevare dal fallimento il socialismo europeo, l'Europa intera e perchè no?, tutta l'umanità. Basta finanziare una bella politica espansiva europea (magari tornando agli eurobond di Tremonti. Lui si che era un socialista vero!) e il gioco è fatto. Il resto cadrà da solo, come una pera cotta.
Ci sono però  alcuni piccoli malefici dettagli che ostacolano questa formidabile soluzione. Una parte consistente della fallita famiglia socialista europea non pare condividerla, soprattutto non essendo chiaro quali elettori pagherebbero il peso dei debiti europei in eurobond. E sono proprio i paesi formica dell'Europa a essere i più contrari alle proposte dei paesi cicala. E nei paesi formica conservatori e socialdemocratici non sono ormai molto distanti su punti come il debito "transnazionale".
C'è poi il fatto che i conservatori sono molto forti in Europa e che i movimenti di estrema destra e xenofobi accetterebbero di sostenere una politica espansiva europea basata sugli euro-bond probabilmente puntando sul fatto che faccia saltare il banco. C'è infine da dire che una politica di forte intervento economico richiede la cessione di forti quote di sovranità ad istituti europei che per ora non sembra che i socialisti europei, cicale o formiche che siano, intendono proporre, rivedendo trattati e compagnia bella. Allora?
Il governatore non si scoraggia. Ha una soluzione pratica per far fronte a questo problemino. Si chiama CAZZOTTI SUL TAVOLINO. Se i socialisti finlandesi e tedeschi non concordano con la politica keynesiana, va mandata un pò di gente in Finlandia,  in Germania e dove serve a picchiare cazzotti sul tavolino. Lo stesso va fatto nell'ufficio della cancelliera Merkel a Berlino. E se la signora tedesca non capisse certe sottigliezze del linguaggio politico italiano, allora, beh, allora, si potrebbe arrivare "se necessario [a] uno scontro con la Merkel". Ha scritto proprio così: CAZZOTTI SUL TAVOLINO E UNO SCONTRO CON LA MERKEL.
A questo punto non mi meraviglierei se una intercettazione telefonica pubblicata su wikileaks raccontasse di una Merkel che chiede a Renzi se il governatore toscano, che nel corso della sua ultima visita a Firenze le era parso una personcina tanto garbata, vuole davvero tirare CAZZOTTI SUL SUO TAVOLINO E SCONTRARSI CON LEI. Con lei che ha un debole per la cultura toscana, Michelangelo, Leonardo, Raffaello....
Stai serena, ha commentato illider matteo. Herr governatore è un bravo ragazzo. Noi toscani siamo gente sanguigna. E siamo scherzosi.
Come Pinocchio?, ha borbottato l'ex ragazza dell'Est.
Nessun commento dall'altra parte.
PS. Da bibliotecario mi permetto di suggerire al governatore toscano (che so essere un buon lettore) un testo interessante sul tema oggetto di questa nota. Mi riferisco a Angelo BOLAFFI, Cuore tedesco. Il modello Germania, l'Italia e la crisi europea, Donzelli, Roma, 2013, p. 265. Se non fosse una ovvietà, aggiungerei anche che essere europei oggi è una sfida maledettamente complicata e che le banalizzazioni e le semplificazioni non servono. Aggiungerei infine che se fossi un europeo di sinistra e contassi qualcosa chiederei un congresso straordinario del PSE al quale dovrebbero partecipare tutti i leader socialisti europei per discutere e approvare una carta socialdemocratica per l'Europa, una carta traducibile in azioni concrete. Un documento politico vero. Di governo. Un trattato europeo visto dalla parte dei socialdemocratici, da negoziare poi conservatori. Ma il documento che dovrebbero elaborare i socialisti europei dovrebbe essere una magna carta vera, capace di affrontare con coraggio e chiarezza i nodi della sovranità, dei debiti nazionali, delle politiche del lavoro, dell'emigrazione, della difesa europea, dei confini europei. Ma temo che per ottenere una riunione del genere e un documento simile non bastino i cazzotti sui tavoli.

giovedì 30 luglio 2015

Un assessore regionale alla cultura very light
La scelta del nuovo assessore regionale alla cultura sembra very light. Non si tratta infatti di una persona che abbia un forte curricolo in ambito museale, nè competenze specifiche e approfondite sul grosso degli altri beni culturali di cui dovrebbe occuparsi con competenza e a tempo pieno se si vogliono realizzare politiche forti e innovative di cui ci sarebbe tanto bisogno. Insomma non si è scelto un tecnico del settore. E per quello che se ne sa, non si è nemmeno individuato un politico, anche se all'assessore è stata affidata anche la vicepresidenza regionale. Parrebbe quindi un assessore né carne, nè pesce. Tutto da scoprire. Speriamo che sappia dialogare bene con la leggerissima macchina organizzativa che si troverà a dirigere e che sappia aprire anche un dialogo serrato e proficuo con i protagonisti della vita culturale della Regione. Certo la scelta di aver separato turismo e cultura in una Regione che fa di questo intreccio un punto di forza per le entrate e per l'immagine sembra un pò strana. Speriamo perciò che il nuovo assessore possa se non rimettere in discussione, almeno riarticolare e ridefinire questa decisione.
Di certo si aspettano rapide mosse sul PIC 2015 fermo al palo da 8 mesi.
Così come si aspetta il programma dell'assessorato e la traduzione dei buoni propositi e delle idee generali in fatti concreti.
Si vedrà qualcosa rapidamente?

martedì 28 luglio 2015

Rasetti - La biblioteca è anche tua

MISTICA BIBLIOTECONOMICA

Mi sono portato in vacanza uno degli ultimi scritti di Stella Rasetti (per me un GURO della biblioteconomia italiana e non solo). Parlo della "La biblioteca è anche tua!" (Bibliografica, 2014), un libro che collocherei nella classe della mistica biblioteconomica, ma con i cui stati di estasi concordo solo per un 50%. Perchè essendo un prosaico per vocazione e un bastian contrario per costituzione, la santità biblioteconomica che promana dalle pagine di Stella e tutto questo volontariato che trova il suo nirvana in biblioteca un pò mi rende perplesso. Un pò. Anche se magari Stella ha ragione. E in biblioteconomia mi fido più del suo pensiero che del mio. Ma (non me ne voglia il GURO), rispetto a certi fenomeni, preferisco un approccio più realistico: il volontariato è uno di questi. Terreno scivoloso. Dove è facile passare dall'esaltazione all'alienazione. Da una società di diritti ad una di servitù volontaria. Da una mistica della solidarietà alla negazione della professionalità. E si potrebbe continuare. Qui, alla periferia dell'impero regionale, dove si combatte una difficile guerra nelle trincee bibliotecarie, spesso volontariato è sinonimo di lavoro precarizzato e sottopagato. In queste trincee bibliotecarie molti sindaci di centro sinistra e di centrodestra sostengono con gli stessi argomenti che o "volontariato" o si chiudono i servizi. E non sono argomenti retorici. Hanno una loro crudezza (stavo per scrivere "crudeltà"). Qui si vedono biblioteche date in gestione ad associazioni culturali che "rimborsano" i loro soci, a cui teoricamente le amministrazioni e quindi le stesse associazioni chiedono servizi professionali e di qualità, con orari e prestazioni certe. Qui, in periferia, AIB si incavola e scrive lettere di chiarimento ai sindaci. Chiede di essere ascoltata. Qui, in periferia, il personale contrattualizzato delle cooperative culturali si vede licenziato e sostituito da forme di gestione a tempo più precarie (servizio civile nazionale, volontariato, partite iva, contratti a termine); e per fortuna si incavola e protesta. Qui non aiuta nemmeno la normativa regionale sul volontariato. Da alcuni non a caso giudicata un po' ambigua, come hanno dimostrato anche i balbettii su questa materia degli ultimi assessori regionali alla cultura (ma quello nuovo avrà sicuramente le idee più chiare e appena entrerà in carica è certo che ce lo farà sapere). Per fortuna però, nonostante tutti i loro limiti e le loro criticità, le biblioteche toscane stanno vivendo un momento magico. Molti giovani le hanno adottate come punti di riferimento per dare un senso e uno spazio di qualità alle loro vite precarie, anche in barba ad un certo narcisismo bibliotecario (che continua a sognare biblioteche serie aperte solo per studiosi seri) e alla superficialità di alcune amministrazioni secondo le quali tutti possono improvvisarsi bibliotecari e basta fare un pò di bookcrossing e usare libri donati e vecchie enciclopedie per dire di aver aperto una biblioteca e salvato un pò di memoria storica.
L'unico timore che mi attanaglia di fronte al successo delle nostre strutture bibliotecarie (che resta fonte di soddisfazione) è che questo exploit sia purtroppo da addebitare in gran parte all'enorme disoccupazione giovanile che affligge anche la nostra amata Regione e alla carenza di infrastrutture di lettura che dovrebbero mettere in campo (ma non lo fanno) le Università.
Detto questo, leggere testi di Stella Rasetti è come respirare ossigeno puro, anche quando l'afflato mistico prende il sopravvento e ci fa vedere cose che noi umani non avremmo mai notato in biblioteconomia (e nelle nostre biblioteche) se Stella non ce le avesse indicate.

sabato 25 luglio 2015

MA LA CULTURA TOSCANA NON AVREBBE BISOGNO DI UN  ASSESSORE?

A quasi sessanta giorni dalle elezioni, la Regione Toscana non ha ancora l'assessore alla cultura. Buffo. Tutti gli altri assessori sono già in campo. Per la cultura, niente. Il vuoto. Girano nomi, sobbalza qualche polemica, ma tutto molto ovattato. Molto. L'unico fatto certo è che ad oggi la Regione non ha un assessore alla cultura e che il Piano della cultura 2015 (e le poche risorse che contiene e che dovrebbero essere assegnate agli enti locali  e da questi impegnate e spese entro il 31 dicembre) è fermo, immobile, come la nave  conradiana, nella bonaccia, in mezzo al mare. Nel mondo che corre veloce, la cultura toscana aspetta. Di fatto per la cultura vista dal livello regionale il 2015 sarà un anno quasi sabbatico. E almeno per alcuni settori e diversi operatori questo è già un danno. Visto che il superattivismo del presidente e del suo staff non possono coprire tutti i problemi. Mi riferisco in particolare al settore delle biblioteche, che conosco un po'. Ad es., da oltre un mese il grande motore di ricerca per le biblioteche italiane, Alzalai, ha alzato le mani e si fermato e in regione non è operativo nessun altro catalogo collettivo delle biblioteche toscane. Importa a qualcuno in Regione questa cosa? Se si pensa che i libri siano importanti e che sia importante ribtracciarli e metterli a disposizione degli utenti, dovrebbe. E come è fermo Alzalai toscana, è fermo da tempo anche il metaopac toscano. Sbn non copre tutte le biblioteche toscane. Una parte del patrimonio librario toscano quindi va cercato rete per rete. Opac per opac. Una  barzelletta.Visto da dentro, il sistema bibliotecario regionale sembra un pò statico. Ad assere gentili. E ferma appare la politica regionale sulle biblioteche. La speranza è che il potenziale assessore che prima poi dovrà essere nominato abbia un curricolo attinente in senso specifico e puntuale ai beni culturali di cui si dovrebbe andare ad occupare: musei, archeologia, città d'arte, teatri, festival, beni librari e archivistici. Sapesse anche di biblioteche per i lettori sarebbe una botta di.. fortuna. Inoltre questa persona dovrà relazionarsi anche alla società culturale toscana, dovrà entrare in sintonia con istituzioni regionali, nazionali ed internazionali di questo settore. Dovrà dirigere la macchina amministrativa regionale dei beni culturali. Una macchina corta, fatta di poche persone, che dovrà imparare a conoscere e a far correre. E avrà bisogno di tempo. Il tutto in una regione che, almeno a parole, dice di volersi giocare molto in questo settore. Dice.

martedì 21 luglio 2015

Lapidi San Miniato

IL CORAGGIOSO ROTTAMATOR DI LAPIDI DI SAN MINIATO... LE RIMETTE QUASI A POSTO

Sono sicuro che la professoressa Marianelli sta sorridendo di questa ricollocazione alla chetichella che il coraggioso ricollocator di lapidi aveva messo in forse solo fino a pochi giorni fa. Credo che quella che si scrive oggi a San Miniato sia una piccola pagina di storia ragionevole. Con un lieto fine a cui hanno collaborato in molti. In primis il PD di SM e molti suoi iscritti che non si sono fatti schiacciare da un sindaco rodomonte che gridava, che recitava lui tutti i ruoli in commedia e che voleva decidere solo lui anche dei sentimenti antifascisti dei militanti del suo partito e dei suoi concittadini. Il PD gli ha detto chiaro e forte che non era così e che rispetto alle lapidi il partito voleva dire la sua. Così gli ha imposto in consiglio una mozione che lo obbligava a rimettere le lapidi al pubblico e ha retto la decisione. È la riprova che, se vuole, la politica può esercitare un ruolo di orientamento culturale e non delegare tutto alle amministrazioni e ai lider minimi locali. Inoltre la Sovrintendenza ha svolto la sua parte e ha chiesto al coraggioso fu rottamatore di sanare un atto amministrativo "improprio" (??) e di rimettere le lapidi in forma visibile in un luogo pubblico come il loggiato di San Domenico. Ottimo. Allo Stato e ai suoi organi compete controllare che i coraggiosi sindaci non facciano sui loro territori tutto quello che vogliono in barba alle leggi nazionali. Infine la società civile, che si è costituita in comitato Ferruccio Parri, e alcuni membri dell'opposizione hanno insistito perché la rimozione non avvenisse in sordina e nell'indifferenza generale, visto che l'intera faccenda toccava non solo sentimenti profondi della collettività sanminiatese ma anche quella radice antifascista su cui si è costruita e ancora appoggia parte della cultura politica nazionale e locale. Per ultimo, immagino che perfino chi aveva stimolato il grande rottamator a procedere sulla via della rimozione, deve averci ripensato e deve aver fatto capire al sindaco che la sua decisione, per il modo in cui era maturata, non era gradita ...nemmeno a loro.
Al rottamator di lapidi non è restato che trasformarsi in ricollocatore.
Ovviamente l'uomo dal multiforme ingegno si inventera' nei prossimi giorni qualche scusa per giustificare tutto quest'arruffio contraddittorio di mosse. Le levo. Le metto in un museo. No, le rimetto in San Domenco. No, non c'è tempo, si c'e' e ce le rimetto.. In attesa di leggere la sua autodifesa (e non invidio chi dovrà scrivergliela), resta il fatto che il ricollocator di lapidi ha fatto una figura.... poco brillante, per usare parole che il professor Baldacci segnerebbe di rosso, perché false e retoriche. Non so se quella del rottamatore/ricollocatore si possa definire la peggior figura tra quelle di tutti coloro che si sono occupati della "scottante" vicenda, ma certo si tratta di quella più incomprensibile e per certi aspetti assurda. Se San Miniato fosse un comune tedesco o anche francese, il primo cittadino non potrebbe rimanere al suo posto. Sfiduciato dal suo partito, da una parte consistente dell'opinione pubblica e dallo Stato, il primo cittadino non potrebbe continuare ad esercitare il proprio mandato come se non fosse successo nulla. Tuttavia siamo in Italia, siamo cattolicamente portati al perdono, perciò immagino che il ricollocatore continuerà a salire le scale del trecentesco palazzo dove fu podestà il novellere Sacchetti e a indossare il tricolore ai matrimoni e alle inaugurazioni. 
Sono tuttavia contento che un pò di garbo sia tornato, come pioggia benefica, in questa afosa estate carducciana sulla rocca di San Miniato. E che le lapidi sulla strage del duomo siano tornate visibili sui muri del centro cittadino. Molto rumore per nulla? Pazienza. Il difficile sarà spiegare a John Foot, lo studioso inglese della memoria divisa che molto ha scritto anche sulle lapidi di San Miniato, cosa diavolo sia veramente successo in questi ultimi mesi. Magari lo capiremo quando il rottamator/ricollocatore aprirà il museo della memoria. Ma lo aprirà?

lunedì 20 luglio 2015

MOBILITAZIONE TOTALE, ALIENAZIONE O RINCITRULLIMENTO? TUTTO.

Se il vecchio Marx fosse ancora vivo (e in parte, i suoi libri sono nelle nostre biblioteche, lo è), chiamando una sera Engels col cellulare più scalcinato, una roba da 50 euro, gongolerebbe. Sai Freddy, direbbe, quella roba sull'alienazione che nessuno dei critici e, diciamola tutta, neanche te capivate tanto, ho trovato l'esempio giusto per farvela intendere. Allora?, replicherebbe Engy, curioso. Beh, ce l'hai in mano. Qual è quella cosa con cui qualunque cretino pensa di poter dominare il mondo? Controllare l'amante? Rintracciare i figli? Sapere in ogni minuto che cosa succede sul lavoro? Il cellulare, risponderebbe Engy. L'hanno perfino ribattezzato smartphone, riprenderebbe il vecchio. In realtà come ha dimostrato Maurizio Ferraris nel suo libro MOBILITAZIONE TOTALE (Laterza, 2015) è lo smartphone.. volevo dire è  il capitalismo che domina il mondo e gli individui anche mediante gli smartphone. Il capitalismo rende gli occupati sempre disponibili, sempre attaccati al lavoro, anche quando sono in ferie. È il capitalismo che tramite gli smartphone e altre simili diavolerie esercita il massimo del controllo sociale sulla forza lavoro che accetta tutto questo volontariamente. È il capitalismo che li aliena e li rincitrullisce tutti, anzi li aliena facendogli credere che si divertano come matti, e che questa cosa gli faccia perfino bene. So di tante persone che,  collo smartphone in mano, si sentono come se avessero sniffato coca o anche meglio. Insomma c'e' tutta un'umanita alienata da cellulare che però viaggia alla grande. Se avessi dovuto scriverlo oggi, avrei detto che lo smartphone è l'oppio dei popoli. La religione è molto più rivoluzionaria.  E il bello è che tutto questo funziona a tutte le latitudini e su tutte le moltitudini, incluse quelle disoccupate. Sui disoccupati esercita addirittura un effetto anestetizzante. Il consumo a basso costo dello smartphone da parte di milioni di giovani sottoproletarizzati e precarizzati inchioda questi ultimi ai loro piccoli schermi e gli spappola il cervello e qualunque volontà sociale di cambiamento. Davvero meglio di qualunque droga. Meglio dell'alcool. Meglio perfino del sesso. Meglio di qualunque strumento di alienazione di massa mai inventato prima. Uno sballo Engy, uno sballo. Ferraris ha fatto quasi un'analisi perfetta della servitù non solo volontaria, ma compiaciuta, divertita, partecipata e pagata di tasca propria. Un rincitrullimento costruito con le proprie mani. Insomma smartphone, tablet, e simili diavolerie, costituiscono sia una forma di sottomissione alle logiche del capitale, sia una forma di alienazione, sia una droga. Si sta connessi per sentirsi vivi e per sopportare il disagio della vita contemporanea. In realtà si vive una vita terribilmente alienata, se è vero che si passano, attaccati a questi gingilli, anche 10/12 ore al giorno, tutti i giorni e molte persone questi oggetti se li portano anche a letto. Leggilo questo Ferraris. Dice cose interessanti. È il secondo libro che dedica all'Ontologia del telefonino. Non sembra nemmeno nato nella terra di Benedetto Croce.

sabato 18 luglio 2015

Renzi e la lettura in Italia, oggi

Come si fa a non voler bene a questo lider farfallone che sproloquiando di tutto e su tutto, che Berlusca e Grillo gli rode da matti, oggi, all'assemblea nazionale del pd (che nessuno capisce che cosa diavolo mai sia) ha trovato il modo di parlare della lettura in Italia? Pur di trovare notizie positive per suffragare la tesi su cui tanti italiani non concordano, ovvero che l'italia stia davvero ripartendo, illider (mi si passi il neologismo toscano), che sembra lo stregatto del film "Alice" della Disney, ha saccheggiato l'ultimo rapporto di Federculture e ha detto che aumentano i visitatori nei musei (chapeau a Franceschini e alle sue domeniche gratis), ha gridato che riprendono i consumi culturali e che aumentano perfino gli acquisti di libri nelle librerie indipendenti. Nelle scorse settimane ho parlato con alcune mie amiche libraie pisane indipendenti e devo dire che loro non si erano accorte di tutta questa corsa agli acquisti segnalata da illider sfarfallante. Inoltre, non ho ancora letto il rapporto (che è uscito una settimana fa), ma mi pare che il dato che indica quanto leggono gli italiani su base annuale continui, ahinoi, a calare anche nell'ultimo anno rilevato. Precisato questo, fa comunque molto piacere che questo funambolo della politica, che una ne fa e almeno altre sette o otto ne promette, e che sogna anche lui almeno un milione di rivoluzioni copernicane all'anno e lo dice in pubblico, senza vergognarsi, Maurizio Ferraris ne prenda nota, del fatto di essere registrato e documentato, precisato questo, dicevo, è bello che illider maximo attuale si occupi di cultura, citi il fenomeno della lettura, legga i riassunti dei rapporti di Federculture o almeno lo faccia qualcuno dei suoi collaboratori. Ma sopratutto parli, tra una rivoluzione copernicana e l'altra, di libri. Mondadori e Rizzoli salvino Matteo.

giovedì 16 luglio 2015

IO VORREI LA MERKEL PRIMO MINISTRO E SCHAEUBLE ALLE FINANZE
Invecchiando, perdo colpi. E non mi ricordo più bene le cose. Chiedo scusa. Ma mi pare di rammentare che noi sinistri moderati negli anni '90 volevano entrare in Europa perchè si voleva smettere di essere un paese furbastro e levantino (svalutista e crescidebito) e si voleva diventare un paese normale ed europeo (lavoro sodo, serio, tanto impegno e conti in ordine). Il sogno europeo doveva traghettarci verso questi lidi. Da soli non ci saremmo mai riusciti. Ma con l'aiuto degli altri paesi (nord)europei potevamo diventare un paese migliore. Qualcuno scriveva Normale. E ricordo che in quegli anni diventare europeo voleva dire assomigliare proprio ai paesi nordeuropei, serietà, impegno, stile, uno stato che funziona modernamente, gente che lavora e non campa sulle spalle degli altri, meno furbi in giro, meno criminalità. Dopo 15 anni di euro e di Europa più intensa abbiamo invece scoperto come sia faticoso essere nordeuropei. E come sia difficile domare la nostra anima levantina. Di come sia faticoso trasformare bravi cattolici perdonisti in responsabili luterani protestanti. Insomma si torna sempre alla società civile e alle sue tare storiche. E alla sua rappresentanza politica. La nostra ci regala Berlusca, i due Mattei e Grillo. Quella tedesca Angela e Wolfie. Sarà che invecchio, sarà  che sono ignorante, ma i due crucchi mi paiono di gran lunga molto più seri dei nostri venditori ambulanti di frottole. Merkel und Wolfie uber alles.

martedì 14 luglio 2015

DOPO SARA BIAGIOTTI, TOCCHERA' AL ROTTAMATOR DI LAPIDI?
Contrordine compagni. Le lapidi antifasciste restano oscurate. Oggi è scoooppiata la notizia. Voci non controllate, rumori, borbottii di pancia, dicono che quando si è saputo che il rottamator di lapidi li aveva fregati tutti, con tutti intendendo i consiglieri, capigruppo, segretari di sezione, segretari dell'unione, segretari di zona, tutti rigorosamente iscritti Pd, renziani, arenziani e antirenziani, amici di Cuperlo e ultimi esoterici seguaci di D'Alema, insomma tutti i fregati pd si sono ritrovati alla festa del partito e hanno giurato sul loro onore di fargli fare la fine di Sara Biagiotti. Visto che il rottamatore di lapidi li ha ben bene presi per i fondelli, i fregati hanno sussurrato che se entro il 22 luglio le lapidi non saranno riappese ben visibili sotto i loggiati di San Domenico, come solennemente promesso un mese fa, il 23 mattina, all'alba, loro presenteranno una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco. E poi si vedrà.
Marinella dall'alto dei cieli è scoppiata in una fragorosa risata.
PS. Per chi non lo sapesse Sara Biagiotti è il renziano sindaco di Sesto Fiorentino (fi), sfiduciato dal segretario del Pd di Sesto e da 8 consiglieri comunali del pd su 13 per divergenze sul piano urbanistico e sulla pista di Peretola in particolare. E poi dice che il pd non è un partito vivo e che lotta insieme a noi.  
L'ACCORDO SALVA EUROPA NON RILANCERA' LA GRECIA
L'accordo, dai dettagli che sono noti, fornirà altri soldi alla Grecia, ma sembra la corda che si dà all'impiccato. Così molti pensano che questi soldi non serviranno a far ripartire il paese. Nè la soluzione sarà indolore per l'Europa, che rischia di vedere indebolito il progetto euro. Questa, tra l'altro, è la convinzione espressa oggi su Repubblica dall'economista premio nobel Paul Krugman, con cui concordo. Purtroppo le scelte europee spesso sono il frutto non di una strategia chiara e coerente, ma di un negoziato continuo, trasversale, solo in parte comprensibile, su tutto. In cui entrano in gioco fattori economici, politici, velleità nazionali e idiosincrasie, dislivelli decisionali e interferenze, in un marmellata liquida degna delle analisi di Zigmut Bauman sulla modernità . Si, l'Europa in sé, tanto per far arrabiare i neokantiani, è una marmellata istituzionale liquida e viscosa, che non può risolvere il caso greco con chiarezza e con metodi lineari. Troppi cervelli, troppi decisori, troppe pressioni, troppa confusione.
La verità è che probabilmente i greci non potranno mai ripagare il debito che stanno accumulando e non potranno mai rilanciare la loro economia se non smettono di indebitarsi. Devono coraggiosamente dichiararsi falliti, dire che non pagheranno mai più i loro debiti, uscire dall'euro, tornare alla dracma, e provare a ripartire. Solo loro possono trovare questo coraggio. Perchè le marmellatose istituzioni europee non sono in grado di aiutarli.

giovedì 9 luglio 2015

PICCOLE RETI BIBLIOTECARIE ARRETRANO?

Mentre la Regione Toscana, come Diogene, sta ancora cercando l'assessore alla cultura, il grande motore di ricerca per le biblioteche italiane, Alzalai, alza le mani e si ferma e in regione toscana non è più operativo nessun altro catalogo collettivo delle biblioteche toscane e delle loro reti. Questo vuol dire che i libri della maggior parte delle biblioteche toscane non sono rintracciabili in un unico catalogo centralizzato, inclusi quelli universitari. Importa a qualcuno in Regione questa cosa? Se si pensa che i libri siano importanti, dovrebbe. Infatti non solo è fermo Alzalai toscana,  ma è fermo da tempo anche il metaopac toscano voluto a suo tempo dalla regione e da un pò di tempo dismesso. Ma SBN non copre tutte le biblioteche toscane. Ergo una parte considerevole del patrimonio toscano va cercato opac di rete per opac di rete. Una  barzelletta. Nell'anno domini 2015.Visto da dentro, quindi, il sistema bibliotecario regionale sembra un pò statico. Ad assere gentili. Come ferma appare la politica regionale sulle biblioteche. Le reti bibliotecarie, appese ai fili dei finanziamenti annuali della regione, che quest'anno non sono ancora stati assegnati e comunicati, si muovono con cautela, timorose di non disturbare il manovratore e lasciano nell'incertezza molti collaboratori e gli utenti più sensibili.
Speriamo che, appena arriva, il nuovo assessore regionale trovi il tempo di occuparsi anche di queste pinzillacchere. Speriamo sia convinta che le biblioteche toscane non sono una infrastruttura di serie B, ma uno strumento per far ripartire la Toscana.
Intanto AIB Toscana, l'orgogliosa associazione che rappresenta i bibliotecari, un pò si agita, ma con poco costrutto, se non riesce, certo andava fatto a livello nazionale, nemmeno ad evitare disastri come quello di Alzalai, destinato ad incrementare il costo della nostra ignoranza. Buono però è il proposito di AIB TOSCANA di arrivare ad una conferenza regionale che fissi gli obiettivi strategici del prossimo quinquennio. Certo su questo fronte non bisognerebbe arretrare e bisognerebbe definire punti precisi, quantificabili e misurabili.
Forse servirebbe un lavoro preparatorio serio. Forse servirebbe un documento preparatorio che orientasse con chiarezza la discussione.
Perchè l'unica cosa che va chiusa, è l'epoca delle chiacchiere a vanvera e dei buoni propositi senza costrutto. Ma questa epoca invece, continua a dilatarsi. Costa poco e non rende nulla. In compenso fa sentire in pace con la propria coscienza molte persone. L'autoinganno non a caso è uno sport molto praticato da queste parti!

domenica 5 luglio 2015

IL ROTTAMATOR DI LAPIDI DI SAN MINIATO FA MARCIA INDIETRO
Secondo le ultime voci attendibili, il rottamator di lapidi starebbe per rimettere le due lapidi dedicate alla strage del duomo alle pareti esterne, e quindi visibili al pubblico,  dei loggiati di San Domenico. Una bella  marcia indietro per il sindaco proclamato coraggioso. Forse l'intera vicenda sta per concludersi. Non con la ricollocazione sulla facciata del Palazzo comunale, ma pur sempre nel centro di San Miniato, in un luogo aperto ed accessibile al pubblico. A giorni la notizia comparirà sulla stampa locale insieme alla data dell'inaugurazione che sembrerebbe fissata proprio per il 22 luglio p.v., anniversario della strage. Insomma mancherebbe solo il comunicato ufficiale del sindaco, che pare lo stia scrivendo di suo pugno. Per non perdere la faccia il coraggioso ricollocatore contro voglia  sta pensando come giustificare il putiferio che ha scatizzato per ...spostare le lapidi di appena 500 metri. Uomo dal multiforme ingegno, sosterrà di aver sempre pensato che lo spostamento in San Domenico è il modo migliore per valorizzarle e coltivare  la memoria della Resistenza e dell'antifascismo. Gli crederanno tutti, meno la professoressa Marianelli che sorridera' di quell'allievo venuto su un pò storto. Poi citera' il titolo di una commedia di Shakespeare, che il rottamatore non avrà né letto, nè visto, e poi riprenderà a commentare con Ermanno Barsotti la triste sorte toccata al suo amato paese.

sabato 4 luglio 2015

Appello ai greci: votate no, tornate alla dracma e salvate l'europa.

Comunque vada a finire, credo che noi europei dovremo essere grati a quello che un mio compianto amico sindacalista chiamava in buona fede, al tempo dei colonnelli, il glorioso popolo "grecio". E dobbiamo ringraziare questo piccolo popolo che dette i natali a Ulisse soprattutto perché ha reso vivo e drammatico il dibattito attorno a due domande: primo, "cosa è l'Europa" (domanda a cui i nordici kantiani si rifiuterebbero categoricamente di rispondere, essendo la cosa in sé notoriamente per loro inconoscibile); secondo, "cosa deve fare l'europa per i greci e per altri popoli europei che bazzicassero nelle loro stesse condizioni".

Per i greci che voteranno no al referendum la risposta alla prima domanda è "un bancomat". Alla seconda invece la loro risposta è: "erogare soldi senza pretendere di riaverli indietro".

I sistenitori greci del si danno la stessa risposta alla prima domanda, mentre sulla seconda sono disposti a promettere che si impegneranno, per quel che potranno, a restituire i soldi presi dal bancomat se gli dei dell'Olimpo non si metteranno di traverso.

Questo referendum costerà all'Europa uno stonfo. Ai greci invece nulla, perché più che pieni di debiti e falliti i greci non possono essere. Non si possono assegnare due ergastoli alla stessa persona. Non ne potrà fare che uno, sempre che qualche associazione umanitaria non impietosisca il giudice.

Io purtroppo penso che l'europa non sia un bancomat. Ma penso che lo stato greco possa provare a trasformarsi in un bancomat per i greci. Se vincerà il no, spero che Varoufakis ingaggi come consulente qualche grande economista americano, che la Grecia torni alla dracma, stampi moneta, la infili nei bancomat e provi a farla circolare. Su questo punto alcuni grandi economisti americani hanno ragione, gli stati sovrani possono stampare tutta la moneta che vogliono e provare a farla circolare per sostenere l'economia. L'europa invece non può farlo perché non è uno stato sovrano, non ha un vero parlamento e non ha un governo. Non ha neppure vere elezioni. Certo pur essendo dominata da banchieri nordici kantiani e protestanti, si è inventata una moneta senza stato, il che ha un sapore molto medietrraneo e levantino. Come se non bastasse la Bce ha detto che potrebbe trasformarsi in un bancomat se sarà proprio necessario e a capo della Bce nella sua fase più complicata i nordici banchieri kantiani hanno collocato un italiano: una soluzione apparentemente contraddittoria, tutt'altro che rigida, comunque. Ma la verità è che Draghi non risponde a nessun governo e a nessuno stato. E questo alla lunga rischia di far saltare il bancomat e di trasformarlo in un bancomatto: Zeus non voglia.

giovedì 2 luglio 2015

I GIAPPONESI  DI PONTEDERA ERANO AMERICANI
La Tagete edizioni ha pubblicato un gran libro. La storia della pallavolo pontederese tra gli anni '60 e gli anni '70 è stata un piccolo gioiellino sociale. E se nel libro c'è qualche buco, le vicende  che si raccontano sono veramente emblematiche e suggestive. All'inizio c'è un gran prete, don Vasco Bertelli, che capisce il valore dello sport come elemento socializzante ed aggregante. Anche per fare parrocchia. Per avvicinare i giovani alla chiesa, per dare loro una formazione sana. Ma don Bertelli è uomo che guarda lontano, ha buone amicizie, sa come far crescere i ragazzi e semina bene. Poi c'è Claudio Piazza. Un appassionato di pallavolo che ha voglia di misurarsi col mondo e con le novità. Oggi diremmo l'uomo che applica le innovazioni, che applica il coaching, che forgia il team e plasma gli uomini guardando al mondo nipponico. Il libro è sostanzialente parco su Claudio Piazza. E ci sono rimasto male. Ma è vero che questa non è solo la sua storia. Ci sono i ragazzi di Oltrera e, anche se nel libro viene fuori meno, quelli del Villaggio comunale e del villaggio Piaggio che scoprono la pallavolo sempre bazzicando preti e loro collaboratori come Franco Ferrini, quest'ultimo un organizzatore coi fiocchi. Coi fiocchi. Ne esce una storia che più che giapponese sembra americana, dove un gruppetto di giovani sfigati, abbandonati all'estrema periferia del paese, senza il becco di un quattrino, guidati da un sergente burbero e organizzti da un visionario, diventano una squadra di successo e si impongono all'attenzione nazionale per dieci anni. Dietro ci sono i mille paesi italiani, le loro risorse nascoste, il cattolicesimo sociale, anche in un'epoca di contestazione e di marxismo dilagante. Dietro ci sono alcune straordinarie personalità di cui era, e per fortuna è, ricca la città della vespa. Leggetelo. Ne vale la pena. Ai sessantenni consiglio anche di guardare le foto. Sono illuminanti. E fanno venire i lucciconi agli occhi.
ANCORA SULLA CARA VECCHIA EUROPA
Approfitto del post per fare pubblicità ad un convegno che come comune di Pontedera organizzeremo a novembre su "Giovanni Gronchi e la politica estera italiana degli anni '50". Quello che mi fa più male è non tanto ammettere che l'europeismo che si è realizzato, di cui non mi sfuggonono certo i limiti, è un prodotto della borghesia illuminata europea, ma che l'internazionalismo socialista, che pure è stata una grande e bella utopia, non riesca a incarnarsi in un progetto europeo più inclusivo. Si, oggi io sono molto pessimista rispetto al sogno di un' europa anche solo moderatamente socialista. Quando penso a Renzi e Hollande che si fanno fotografare all'Expo davanti alle baguette e non riescono a dire niente, niente, degli immigrati accampati in quei giorni e ancora oggi sugli scogli di Ventimiglia, ho la sensazione fisica di un internazionalismo socialista che è un fantasma. Si, quella in campo è un'europa conservatrice, ma non credo che ce ne toccherà una migliore. Non a breve. Naturalmente spero di sbagliarmi.

mercoledì 1 luglio 2015

IL FURBASTRISMO DEL CAMPEGGIO DI VENTIMIGLIA
Cristo si fermò a Eboli, come è noto. Invece tanti nuovi poveri cristi fanno tappa a Ventimiglia. Poi, per fortuna?, un passaggio trasfrontaliero lo trovano. Chiaramente illegale, pagando, ma lo trovano. Quello che mi pare incredibile, ma è una visione ingenua, lo so, è che la stampa nazionale ed internazionale non inchiodi a Ventimiglia i due leader maximi della socialdemoacrazia francese e di quella italiana, il governo italiano di centro sinistra, il governo regionale di centrodestra, e tutti quelli che avendo responsabilità precise accettano l'esistenza di un campeggio di transito, fuori da tutte le regole, come quello di Ventimiglia. Mi meraviglio perfino che papa Francesco non ci mandi il cardinal Bertone a risolvere la situazione e che il governo lasci inattiva la nostra efficientissima agenzia di protezione civile di fronte a questa emergenza. Beh, mi meraviglio, ma fino ad un certo punto. Il furbastrismo non è mica solo una cifra italiana. Piratata o originale, è un prodotto largamente spacciato sul continente.
CI PUÒ ESSERE SOLO MENO EUROPA

In Italia la politica estera non è mai stata oggetto di decisione popolare. E per fortuna dico io. Non sarebbero mai nati la cee o il mec o il trattato di maastricht se queste scelte fossero state soggette a referendum popolari. La sinistra comunista ed in parte quella socialista hanno osteggiato l'europa e ne hanno scoperto i vantaggi con trenta anni di ritardo e con molte perplessità. L'europa è un sogno borghese e delle elite cattoliche e protestanti, mai veramente testato dai popoli. Ad un certo punto si sono accodate anche le socialdemoacrazie europee, ma.. con cautela. Quando si è provato a far testare l'europa dai popoli, ci si è accorti che poteva saltare tutto. E ci si è fermati. Per me un'europa dei popoli non è matura. Per tante ragioni che sarebbe troppo lungo elencare e che riassumo semplificando molto nell'assenza di una lingua comune e nella difficoltà di creare un'opinione comune ed in un parlamento che ridimensioni i tanti parlamenti nazionali. No, l'europa x un altro bel pezzo di storia sarà solo un progetto borghese ed elitario, solo parzialmente realizzabile. Perché divenga un progetto popolare e piu solido occorrerà che i popoli europei si impastino tra di loro. Ma ci vorrà tempo. Molto tempo. Nel frattempo potrebbe sfasciarsi tutto e i nazionalismi risorgere. Non mi meraviglierei. L'unico errore che imputo alla borghesia cattolico protestante e alle socialdemoacrazie degli anni '80 è di aver accelerato troppo il percorso dell'europa, cercando di riempire il vuoto generato dal collasso del socialismo sovietico. È stata una necessità che ha figliato un allargamento fragile. La grecia non andava imbarcata nell'impianto della moneta unica. Forse nemmeno altri stati dovevano farne parte. È stata una forzatura che speriamo di non pagare cara. Ma chi immagina un'europa che possa trovare soluzioni miracolose, è fuori dal mondo. È possibile solo avere meno europa, non più europa.
STIGLITZ, L'UNIONE EUROPEA E LA DRACMA GRECA

Il noto economista americano Stiglitz ha recentemente proposto una sua soluzione per la crisi greca. In specifico avrebbe chiesto “una riforma dell’Eurozona che punti a una vera unione bancaria, a garanzie uniche sui depositi, alla possibilità di emettere eurobond, a una politica industriale integrata e soprattutto al cambiamento di statuto della Banca centrale europea che metta tra i suoi obbiettivi anche occupazione e crescita, non solo stabilità dei prezzi”. Occorre evitare che “un blackout singolo finisca per coinvolgere tutto il sistema”. Per fare queste poche cose servirebbe un'istituzione europea forte, a cui i diversi stati nazionali dovrebbero aver ceduto una fetta importante della propria sovranità e del proprio potere, tra cui: il potere di indebitarsi, tassare la popolazione, definire una politica economica europea, in termini di sviluppo e controllo sui prezzi, e altre cosucce di questo tipo. Esiste un parlamento in un paese europeo che sia disposto a cedere questo livello di sovranità? NO. Quale leader europeo potrebbe andare davanti al proprio parlamento e chiedere un mandato per negoziare con gli altri leader europei qualcosa del genere senza rischiare di essere spedito... a casa? Di cosa sta parlando l'economista americano? Quanto ai greci, ieri Stiglitz gli ha suggerito di votare no e di riprendersi nelle mani il loro destino. Fuori dall'euro e senza i diktat della troika. Non so se ne rende conto, ma su questo punto la pensa esattamente come i conservatori tedeschi che tanto gli stanno sulle scatole.