giovedì 2 luglio 2015

I GIAPPONESI  DI PONTEDERA ERANO AMERICANI
La Tagete edizioni ha pubblicato un gran libro. La storia della pallavolo pontederese tra gli anni '60 e gli anni '70 è stata un piccolo gioiellino sociale. E se nel libro c'è qualche buco, le vicende  che si raccontano sono veramente emblematiche e suggestive. All'inizio c'è un gran prete, don Vasco Bertelli, che capisce il valore dello sport come elemento socializzante ed aggregante. Anche per fare parrocchia. Per avvicinare i giovani alla chiesa, per dare loro una formazione sana. Ma don Bertelli è uomo che guarda lontano, ha buone amicizie, sa come far crescere i ragazzi e semina bene. Poi c'è Claudio Piazza. Un appassionato di pallavolo che ha voglia di misurarsi col mondo e con le novità. Oggi diremmo l'uomo che applica le innovazioni, che applica il coaching, che forgia il team e plasma gli uomini guardando al mondo nipponico. Il libro è sostanzialente parco su Claudio Piazza. E ci sono rimasto male. Ma è vero che questa non è solo la sua storia. Ci sono i ragazzi di Oltrera e, anche se nel libro viene fuori meno, quelli del Villaggio comunale e del villaggio Piaggio che scoprono la pallavolo sempre bazzicando preti e loro collaboratori come Franco Ferrini, quest'ultimo un organizzatore coi fiocchi. Coi fiocchi. Ne esce una storia che più che giapponese sembra americana, dove un gruppetto di giovani sfigati, abbandonati all'estrema periferia del paese, senza il becco di un quattrino, guidati da un sergente burbero e organizzti da un visionario, diventano una squadra di successo e si impongono all'attenzione nazionale per dieci anni. Dietro ci sono i mille paesi italiani, le loro risorse nascoste, il cattolicesimo sociale, anche in un'epoca di contestazione e di marxismo dilagante. Dietro ci sono alcune straordinarie personalità di cui era, e per fortuna è, ricca la città della vespa. Leggetelo. Ne vale la pena. Ai sessantenni consiglio anche di guardare le foto. Sono illuminanti. E fanno venire i lucciconi agli occhi.

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