martedì 31 dicembre 2024

OLTRE 566.00 EURI SONO I COSTI DEI FESTEGGIAMENTI TRA PRENATALE, NATALE E CAPODANNO

 Fine anno. Tempo di bilanci. Così, appena risvegliato, ARPAGONE ha deciso di fare i conti dei costi delle feste prenatalizie, natalizie e di capodanno, finanziate, coi soldi dei pontederesi, dalla maggioranza spendacciona che governa allegramente la città.

Com'è sintetizzato nella tabella allegata al post si tratta, solo negli ultimi due mesi, di oltre 566.000 € di spese. Più di un miliardo di vecchie lire. A cui vanno sicuramente aggiunte altre somme (dai mancati introiti agli straordinari del personale comunale ad altre iniziative) che però Arpagone non è riuscito a documentare. 

Maccheroni e tutti i sindaci di Pontedera che lo hanno preceduto si rivolterebbero nelle tombe se vedessero queste cifre.

Due voci spiccano su tutte.

Gli oltre 300.000 euri per le varie manifestazioni natalizie (frazioni incluse).

I 140.000 euri per il capodanno dei giovani sul piazzone.

Mai nessun sindaco prima dell'attuale gonfaloniere aveva osato tanto.

Questo induce allora a porsi alcune domande.

Ma l’assessore ai lavori pubblici che dice di faticare a trovare i soldi per sistemare le strade non poteva farsi dare almeno il 30% di questi soldi festaioli? Quante buche ci avrebbe tappato con 180.000 euri?

Ma davvero gli iscritti al PD e i militanti pontederesi di questo partito condividono la scelta di spendere circa 566.000 euri per varie attività festivalizie, natalizia e capodannesche? E non si sentono a disagio per questi sperperi? 

E i socialisti di Pontedera, che hanno appoggiato e votato questa maggioranza, davvero anche loro sono contenti dei 140.000 € spesi per il capodanno o dei 300.000 € per le attività natalizie? O finiscono per accettare queste scelte per non essere buttati fuori dalla maggioranza? E' questa la nobile arte della politica di cui parlava Giacomo Maccheroni che su questo tipo di iniziative ha sempre messo solo spiccioli?

Quanto agli europeisti e ai centristi, anche loro catturati nella rete di questa maggioranza, non riesco a vederli entusiasti dell’uso di questi soldi. Perché stanno zitti? Chi è silente e si adegua è comunque responsabile. Lo sapranno?

E la lista “Progetto Pontedera” e i suoi elettori e le sue elettrici possono riconoscersi in scelte così sperperone, così esageratamente circenses, come quelle descritte nella tabella degli eventi, soprattutto a fronte di investimenti e spese nei servizi sociali comunali così risicati? Davvero possono digerire spese natalizie per oltre 300.000 euri? E i 140.000 per il capodanno? E questi soldi in festeggiamenti che ha approvato o avallato anche la loro rappresentante e vicesindaca in giunta non sono uno schiaffo alla povertà assestato anche col loro consenso? Davvero non avvertono una contraddizione tra queste scelte e le loro idee?

E la lista “Puccinelli per Pontedera”? Davvero i suoi elettori concordano con l’enormità della somma buttata in questi eventi e in altri nataliziamenti? Saranno tutti a ballare con Shade, Petit & C. stanotte sul piazzone? E ci si può nascondere dietro alla risposta che è stato il gonfaloniere a volere queste spese?

E i cattolici pontederesi, impegnati in prima linea nella lotta e nel contrasto alla povertà e a favore dell’accoglienza, i cattolici che sostengono questa maggioranza non hanno proprio niente da dire su questi soldi buttati dalla finestra?

Ma questo modo di sperperare i soldi pubblici è davvero compatibile con una comunità dignitosa e attenta al bene comune?

Un felice ma sobrio ed ecologico anno nuovo da ARPAGONE e dal vecchietto da tastiera.



venerdì 27 dicembre 2024

PONTEDERA-PIAGGIO: 100 ANNI DI RELAZIONI

 La Pontedera in cui atterrò la Piaggio nel 1924 era quella appena fascistizzata, che aprì le porte ad un’impresa importante e innovativa forse senza neppure rendersi conto della fortuna piovuta sulla città. Poi la Piaggio decollò producendo motori per aerei assai utili per la politica coloniale fascista (guerra d’Etiopia) e per la seconda guerra mondiale. Non a caso il Re Vittorio Emanuele III venne a visitare gli stabilimenti di Pontedera il 26 ottobre 1940, guidato da Enrico Piaggio in camicia nera. 

Produrre per la politica bellica del Regime consentì quindi alla Piaggio ampi profitti e permise una forte stabilità dei processi produttivi.

In fabbrica, la direzione controllò rigidamente la manodopera, grazie anche al sindacato fascista (l’unico consentito), che azzerò il conflitto sociale, concedendo anche qualche vantaggio per le maestranze. Lavorare in Piaggio significava non partire per la guerra di Albania o per il fronte russo. Una bella  fortuna per gli operai e i tecnici dello stabilimento che nel ‘43 erano oltre 11.000.

Ma il rapporto stretto tra fascismo, impresa e città nel luglio del ‘43 si sfasciò con la caduta del governo Mussolini. Pochi mesi dopo Pontedera e la Piaggio furono bombardate e semidistrutte dagli Alleati. La produzione si fermò. Impianti, operai e tecnici vennero decentrati. Anche al Nord, nel biellese, su richiesta dell’esercito tedesco.

Enrico Piaggio capì che di aerei a Pontedera non se ne sarebbero più fabbricati e che occorreva inventarsi nuovi prodotti se si voleva, finita la guerra, ripartire.

La Vespa e poi l’Ape furono il suo colpo di genio. Un colpo che 80 anni dopo continua a dare ancora frutti, lavoro e ricchezza alla città, sebbene ci se ne accorga di meno.

Dal 1945 in poi Pontedera fu governata da comunisti e socialisti e i rapporti tra il Comune e la Piaggio, che produceva Vespe, furono difficili. A volte tempestosi. 

Anche le relazioni industriali furono aspre. I conflitti sindacali tesi (per ragioni ideologiche e di bassi salari). Lo scontro di classe imperversò.

Alla metà degli anni ‘60, morto Enrico Piaggio, finito il boom della Vespa, il controllo  della società passò agli Agnelli. Le relazioni tra Comune e azienda migliorarono, grazie soprattutto all’avvento del centro sinistra e poi alla scomparsa del PCI e del PSI. Fu allora che i sindaci, prima quelli socialisti e poi i post-comunisti, gestirono i rapporti con l’impresa in maniera meno ideologica e (in particolare gli ex comunisti) schermando in parte gli umori "anticapitalisti" dei militanti.

Negli anni ‘80 Piaggio batté il muso contro la concorrenza giapponese e i cambiamenti dei gusti dei consumatori. Per salvarsi, ridimensionò le sue capacità produttive, dismise spazi, capannoni e aeroporto e dimezzò gli occupati. 

Per Pontedera fu un trauma terribile e il comune iniziò a decrescere anche demograficamente.

Tra il ‘92 e il ‘93 la Piaggio tentò, utilizzando fondi governativi ed europei, di trasferirsi in parte a Nusco. Ma un aspro conflitto sindacale e politico, condotto anche dal Comune guidato dalle sinistre e sostenuto dall’opposizione democristiana e dal proposto, bloccò il progetto. Poco dopo, con l'arrivo di Giovannino Agnelli al vertice aziendale, la Piaggio decise di restare a Pontedera e di misurarsi con più realismo col mercato internazionale.

La sua morte improvvisa però interruppe questa fase e portò gli Agnelli a vendere la società. Così alla fine degli anni ‘90 la Piaggio fu acquisita da fondi di investimento internazionali e le relazioni tra Azienda e Comune divennero evanescenti.

Il Comune comunque comprò parti importanti degli immobili dismessi dalla Piaggio e avviò un proprio progetto di rigenerazione urbana.

Una nuova svolta avvenne infine nel 2003 quando R. Colaninno acquisì il controllo della Piaggio, ridefinendo le strategie industriali del gruppo con risultati rivelatisi molto buoni.

E oggi? Assopita la lotta di classe, la maggioranza consiliare a trazione PD ritiene perfino INOPPORTUNO parlare di Piaggio in consiglio comunale.

Per questo quasi meraviglia che il Museo Piaggio abbia festeggiato questi primi 100 anni organizzando una bella mostra fotografica curata da Margherita Scotti e Michele Quirici, ad ingresso libero, aperta fino al 23 febbraio. Una maniera davvero coraggiosa per approfondire il rapporto tra azienda e città che speriamo scuota un po' l’indifferenza di questi tempi.

martedì 24 dicembre 2024

GIOVANNA DADDI E DARIO MARCONCINI: UN REGALO AL TEATRO E AI PONTEDERESI

 È stato presentato qualche giorno fa nella parigina libreria di Chiara Argelli un bel regalo per il Teatro e per i pontederesi. Si tratta di un volume (edito da Titivillus) che contiene una doppia biografia: quella di Giovanna Daddi e di Dario Marconcini. Due vite che si sono intrecciate tra di loro e insieme si sono avvinghiate al teatro, recitando più ruoli. Quello di attori, registi, animatori, organizzatori, con base tra Pontedera e Buti, ma in realtà artisti erranti per il mondo. E soprattutto, ma non solo, a loro agio nel teatro internazionale di avanguardia, nel teatro sperimentale e in quello realizzato con mezzi poveri. Un teatro che “si cerca” e “fa ricerca”. Che si contamina, che accoglie,  “ruba” e restituisce emozioni e riflessioni forti. Un teatro glocale. Che lavora contro l’indifferenza. Un teatro che ha portato con sé (e porta ancora, perché l’esperienza continua) una densità, una ricchezza, una vastità di curiosità ed una profondità culturale che il volume scritto e curato da Carla Pollastrelli e da Gianfranco Carpita solo in parte restituisce. Il libro contiene una ricostruzione della vicenda teatrale della coppia, una lunga e a tratti spassosa e commovente intervista a Giovanna & Dario, una rassegna dei loro spettacoli (purtroppo solo dal 1984 in poi), delle bellissime foto di scena e un certo numero di articoli di giornalisti di fama nazionale dedicati ad alcuni loro spettacoli. Peccato manchi alla fine un indice dei nomi e dei luoghi. Solo scorrere questi indici avrebbe dato il senso della straordinaria avventura teatrale internazionale vissuta da questa coppia nella vita e sulla scena. 

E sono loro, Dario Marconcini e Giovanna Daddi, che, svelando molto di sé, hanno fatto davvero un bellissimo regalo di Natale al mondo del Teatro e a noi pontederesi.

Un regalo di cui noi lettori e spettatori dobbiamo essere loro infinitamente grati.

domenica 22 dicembre 2024

IL COMUNE CHIUDE 4 GIORNI ANCHE BIBLIO PONTE A EGOLA SOTTO LE FESTE. LO FA PER FAVORIRE LA LETTURA?

 Fatto n. 1. Nel mio post del 4 dicembre documentavo (dati di Bibliolandia alla mano) che la Biblioteca Luzi di San Miniato aveva perso prestiti (sul posseduto) nel ‘24 rispetto al ‘23 e questo nonostante la chiusura di Biblio San Miniato Basso. Inoltre dicevo che l’intero sistema bibliotecario sanminiatese era andato complessivamente indietro nel corso dell’anno rispetto alla dimensione dei prestiti librari.

Fatto n. 2. Indicavo che alla fine dell’anno la Biblioteca di Ponte a Egola avrebbe fatto più prestiti della Luzi di San Miniato. Questo perché la biblio di Ponte a Egola è molto più appetibile per gli utenti, anche se ha molte meno risorse della Luzi.

Fatto n. 3. Quando ho appreso che il comune chiuderà completamente Biblio Ponte a Egola per 4 giorni (il 23,24,30 e 31 dicembre), una chiusura che non mi ricordo sia mai stata effettuata negli anni precedenti, ho pensato che una simile scelta avrebbe depresso ulteriormente i prestiti del sistema sanminiatese. Oltre a fare incavolare i lettori forti della pianura del comune.

Domando: Ma perché il comune vuole ulteriormente ridurre il livello dei prestiti librari?

Chi può infatti credere che chiudere 4 giorni a fine anno proprio Biblio Ponte a Egola possa favorire la lettura visto che proprio biblio PAE fa circa 230/250 prestiti librari in media alla settimana contro i 150/170 della Luzi (dati degli ultimi mesi)?

Non sarebbe più sensato per far crescere prestiti e lettori, in questa fase di ko di San Miniato Basso, aprire, con un orario più ampio, incluso il giovedì, proprio Biblio Ponta a Egola, magari dirottandoci un po’ di risorse (anche umane) da San Miniato?

Scrivo questo perché i dati di Bibliolandia ci dimostrano come la Luzi sia davvero poco attrattiva per chi abiti al piano lungo la statale 67. Basta prendere i dati dei prestiti della Luzi del giorno di giovedì, quando alla chiusura forzata di San Miniato Basso si aggiunge anche quella di Ponte a Egola, per rendersene conto.

Se infatti la Luzi fosse attrattiva, tutti i giovedì (quando è la sola biblioteca civica aperta nel territorio) dovrebbe realizzare i suoi picchi dei prestiti. Da una quindicina di verifiche fatte sui giovedì (compresi tra settembre e dicembre 2024) questi picchi non si verificano. Sono più numerosi i giovedì con bassi prestiti (quelli sotto 25 libri giornalieri) che i giovedì con valori sopra i 25 prestiti. Tutti dati che fornisce Bibliolandia stessa e perciò disponibili a tutti.

Ma interessa al Comune analizzare la realtà per favorire i propri cittadini e la pubblica lettura?

LETTERINA DI ARPAGONE AL GONFALONIERE

Illustrissimo,

visto che LEI spende e spande legittimamente i nostri soldi come se fossero acqua e indebita noi e i nostri pronipoti come se ci aspettasse a breve la fine del mondo; 

visto che LEI applica alla lettera il CARPE DIEM che nemmeno gli ultimi imperatori romani avrebbero osato tanto; 

visto che chiederLe di essere più risparmioso la stimolerebbe solo a spendere di più (Dio ce ne scampi);

visto che la cittadinanza di Pontedera è costituita anche di un buon 25% di anziani come il sottoscritto; 

visto che una parte dei vecchietti lascia volentieri ai giovani e a LEI l’ascolto, al freddo e al gelo del piazzone, delle canzoni degli artisti da LEI ingaggiati anche per il veglione di questo fine anno e si sente leggermente trascurato da questa scelta;

preso atto invece che abbiamo anche un TEATRO ERA che sarebbe in grado di gestire un veglione, al calduccio, per un ultimo dell’anno con spettacolo e piccolo brindisi finale alla buona; 

mi permetto, con tutto il rispetto e l’umiltà del caso, di chiederle se non potesse intercedere con la Sindaca di Firenze, sua compagna di partito, al fine di convincerla a organizzare anche al Teatro Era (come mi pare avvenga al Teatro della Pergola, nostro partner nel Teatro Nazionale della Toscana) uno spettacolino modesto, da fine anno tranquillo, per vecchietti consci dei propri limiti, ma desiderosi ancora di socializzare e festeggiare senza strafare e senza intrupparsi (al freddo e al gelo), come già detto, sul piazzone.

Sia chiaro: il veglioncino in teatro per noi attempati non dovrebbe essere pagato dalle casse comunali come giustamente avviene (per una sommetta che supera i 110.000 euri) per gli spettacoli in piazza destinati ai giovani.

Anzi: io per primo, per quanto noto in società come avaro, spilorcio e contrario, come ha giustamente scritto LEI, agli sperperi, mi dichiaro disponibile a pagare il costo di un biglietto che copra, insieme ai biglietti degli altri partecipanti, tutte le spese della serata e consenta anche un modesto utile alla Fondazione teatrale. Ci mancherebbe!

Siccome LEI ha più volte dichiarato di essere in grado di fare miracoli (e se è diventato 2 volte Gonfaloniere della nostra cittadina questa abilità non le si può certo negare), le rivolgo questa prece affinché possa essere presa in considerazione e se possibile esaudita.

La prego, illustrissimo, oltre a stupire con la grande ruota i cuori dei bambini, scaldi anche i nostri di organi, incluse le mani e i piedi, nella notte di San Silvestro.

Dopodiché la saluto cordialmente e le auguro, indipendentemente dalla realizzazione del non facile miracolo richiesto, Buone feste e un Felice anno nuovo.

Il suo affezionato ma, diversamente da LEI, sempre tirchio 

ARPAGONE

venerdì 20 dicembre 2024

NATALE NELLE FRAZIONI: LUCI (SUL CONSENSO), POVERTÀ E TURISMO

 Se Pontedera senza luci natalizie è buia, figuriamoci le frazioni. E allora in uno dei comuni più illuminati e soprattutto indebitati d’Italia (per almeno 71 milioni di euri) che si fa? Semplice, si approvano altre spese per luci e ulteriori animazioni natalizie anche nelle frazioni. Sono pontederesi anche loro, che diamine! 

E allora si chiamano a raccolta le diverse organizzazioni presenti sui territori e si affida loro il compito di progettare, animare e illuminare i loro specifici contesti.

Così si approfitta del Natale per rafforzare e premiare anche il consenso. E dopo gli oltre 300.000 euri per strailluminare e iperanimare il centro storico, si  stanziano altri 24.500 euri per nataliziare le frazioni.

Con deliberazione di giunta n. 197/2024 ecco assegnati 3.500 euri ad un gruppo della Rotta perchè animi il natale della frazione; 

mentre altri 3500 euri sono dati ad un’associazione dei Paradossi per lo stesso scopo; 

altri 3500 euri vanno ad un’associazione della Borra; 

e ancora altri 3500 per la medesima ragione ad un gruppo di Treggiaia;

e 3500 al Romito; 

e altri 3500 a Montecastello; 

mentre per Gello i 3500 sono divisi in parti eguali tra due soggetti.

Sembra siano rimasti fuori dai sussidi solo l'area del Chiesino e qualche altro piccolo agglomerato di case.

A me, insieme ai soldi sperperati nel centro, sembrano uno schiaffo al natale e uno sberleffo alla povertà vera. Del resto la parola povertà è così poco presente nel programma di questa maggioranza che non la si può neppure rimproverare di tradire se stessa. Non ne parlano quasi mai. Come dei migranti o degli extracomunitari.

Obiettivo prioritario in questa fase è far diventare Pontedera un “centro di attrazione turistica del natale” (sic, rigorosamente minuscolo, p. 52 del programma). E allora vai coi gazebo, le baracchine e le giostre. Trasformando anche il natale in una fiera.

Ma va davvero bene così?

mercoledì 18 dicembre 2024

FORZA BABB!!!!

 Dopo le mostre degli ultimi anni, senza biglietto, con cataloghi inconsistenti o inesistenti, con le presenze dei visitatori monitorate alla buona, ecco al Palp una retrospettiva dedicata a Giorgio Dal Canto, detto Babb. Si tratta di un artista pontaderese, morto da una decina di anni, che un consigliere comunale di maggioranza ha recentemente definito, forse esagerando un po’, uno dei maggiori artisti del secondo novecento italiano.

Incuriosito, ho visitato l'esposizione qualche giorno fa. Non c’era quasi nessuno.

L’attuale mostra è assai simile a quella allestita 15 anni fa al Museo Piaggio. Le opere esposte al PALP provengono, come già allora, in larga misura dalla collezione di Giuseppe Diomelli, che di Dal Canto fu amico, estimatore e mentore, oltre che acquirente.

In più oggi c’è sull’esposizione un intervento del regista Bartalini che nelle ultime stanze del percorso tenta, con sagome autoportanti e altre trovate, di calare il visitatore tra gli stralunati personaggi di Dal Canto. Della serie siamo tutti un po' marionette (del mondo di Babb e non solo). Il che non si può escludere, certo. Ma forse andava detto col tratto solare di Dal Canto, e non con quello ombroso che è stato adottato.

Comunque, da inesperto e da pontederese, la mostra, a parte le aggiunte di Bartalini, mi è piaciuta e merita di essere visitata.

Offre uno sguardo critico, ma pietoso e ironico sulle miserie umane, largamente condivisibile. Sdogana e perdona forse un po' troppo la nostra predisposizione alla bugia. Ma su questo c’è poco da fare.

Peccato solo che per il bel catalogo che si è realizzato non si sia trovato un curatore di forte visibilità nazionale. Per lanciare Babb tra i pittori di un certo livello forse un investimento in questa direzione si doveva fare.

Quanto alla bigliettazione, trovo il prezzo un po' basso per una mostra veramente importante. Ma così è stato deciso.

Inoltre si poteva rintracciare ed esporre qualche opera in più e rendere più ricca l'offerta espositiva.

Infine non ho visto un agguerrito lancio pubblicitario della mostra. 

BABB insomma correrà da solo e sarà il passa parola a fare la differenza. La cosa probabilmente non gli sarebbe dispiaciuta.

Così a primavera, contati i biglietti staccati e i cataloghi venduti, letta la rassegna stampa, si saprà se il progetto espositivo avrà avuto o no la capacità di attrarre pubblico e in quale misura avrà centrato l’obiettivo. Sempre che questo interessi a qualcuno.

venerdì 13 dicembre 2024

EX CABINA ENEL: UN GRANDE RUDERE SNOBBATO

Uno dei più mostruosi dei ruderi pontederesi, in via Pisana, a tre passi dall’Unione Valdera e dalla Stazione, è da diversi anni un cantiere edilizio abbandonato. 

Visto di sera sembrerebbe una location perfetta per un film di Dario Argento. E le cronache cittadine del recente passato avrebbero offerto al regista spunti interessanti per qualche sua macabra storia.

Il programma elettorale del sindaco Franconi, il primo, quello del 2019, impegnava il Comune ad “adottare tutte le azioni possibili per sbloccare il recupero edilizio da parte del privato dell'immobile ex Enel” (pag. 37). 

Ma dopo 5 anni di impegno dell’amministrazione il rudere è sempre lì. 

E il programma elettorale del 2024 di Franconi, elaborato nei “Dialoghi Urbani”, che cosa ha previsto per questo scheletrico edificio?

NULLA. FURBESCAMENTE NIENTE.

Il cantiere mostruoso è scomparso dai radar del programma del PD (in fondo si tratta di lavori privati) e dei suoi alleati.  Problema rimosso.

Mica si può rischiare che tra altri 5 anni un qualunque vecchietto da tastiera scriva l’ennesimo post su quello che l’amministrazione non è riuscita a fare per stimolare i privati a risolvere.

Via, via, meglio toglierlo dal programma. Così nessuno potrà accusare la Giunta di essere rimasta immobile.

Certo la situazione del rudere è complicata. Di non facile soluzione per l’amministrazione, che in fondo non ha titolo sui lavori (anche se non mi è del tutto chiaro se una parte dell’immobile sia o meno di proprietà del Comune). Ma sul decoro urbano si.

E se l’edificio mostruoso è stato depennato dal programma di questa amministrazione, il rudere, l’offesa al decoro urbano e i rischi sociali connessi, intrusioni, ecc., restano tutti. 

E il silenzio programmatico calato sull’edificio racconta di come questa maggioranza abbia alzato bandiera bianca di fronte al bubbone.

Non proprio un gesto coraggioso da parte di amministratori che intendono farsi carico dei bisogni della città, mettendoci, come dicono loro, la faccia.

BIBLIO GRONCHI: I PROBLEMI APERTI E I SOLDI PER LE FESTE

 La maggioranza consiliare pontederese ha coinvolto nelle sue smanie festaiole anche Biblio Gronchi.

Convegni, incontri e animazioni per una spesa di diverse migliaia di euro (tra piante, catering, eventi, accoglienze e altro). Non molto, ma una cifra probabilmente superiore alle risorse che il comune mette di tasca propria per acquistare libri per la Gronchi anche quest’anno. Una miseria, per chi sostiene di voler promuovere la lettura.

E allora ecco la prima domanda: ma non sarebbe stato meglio spendere questi soldi festaioli per comprare più libri e provare a riportare il livello di prestiti (da patrimonio) almeno ai livelli pre-covid?

Già perché secondo i dati provvisori disponibili il PRESTITO LIBRARIO di Biblio Gronchi resta di circa 11.000 unità inferiore al livello raggiunto 2019. 

Per non parlare dei dati sugli UTENTI presenti nelle sale di lettura. Lo scorso anno erano stati (nonostante l’utilizzo dell'auditorium come mezza aula scolastica) inferiori del 60% (sessanta per cento) rispetto al 2019. Le presenze si erano infatti fermate nel 2023 a quota 115.000 in confronto con le 305.000 unità registrate dai varchi nel 2019. Un bel calo, non c’è che dire. Quasi un abbandono, che non si è cercato di arginare e poi recuperare. E tra poco credo che i dati del 2024 ci confermeranno per gli UTENTI un andamento non dissimile dal 2023.

Ancora: non è stato risolto il problema di dove gli studenti delle superiori e universitari (a cui si deve la maggiore presenza quotidiana continuativa in biblio) possano consumare uno spuntino all’ora di pranzo. E veder mangiare i giovani tra in transennamenti esterni, sui panettoni di cemento, tra umido, gocciolamenti dall’alto, deiezioni di piccioni e foglie che svolazzano, e questo perché si sono volutamente ridotte al lumicino le sedute interne dello spazio relax, è un vero dispiacere. E certo questo assetto non incoraggia i giovani a tornare a frequentare in massa biblio Gronchi. Anzi queste scelte hanno un sicuro effetto deprimente sulle presenze.

Quanto poi allo studio e alla valorizzazione dei fondi documentari speciali conservati dalla biblioteca, gli investimenti comunali stanno quasi a zero (questo però da sempre) e i risultati sono conseguenti.

Ma, in attesa di conoscere a gennaio gli ultimi dati sul funzionamento di altri servizi bibliotecari (incontri con classi, utenti attivi, ecc,), ci sono i problemi dell’edificio e della location della Biblio che meritano di essere sottolineati.

I due parcheggi laterali alla biblioteca sono chiusi da due anni e mezzo. Due anni e mezzo e nessuna novità sui lavori per riaprirli.

E ancora: perdura la chiusura di via Maestri del lavoro che collega la zona della Stazione con i parcheggi dell’ospedale. 

E poi nessuna sosta breve è prevista a ridosso della biblioteca per utenti che hanno problemi di deambulazione.

Tutti disincentivi a frequentarla.

E che dire degli spazi di accesso alla biblioteca che continuano ad essere completamente imbracati da ponteggi. Una bruttura che non può essere spacciata per una forma di arte contemporanea.

Quanto all’interno come dimenticare che dal muro del pianto (allietato da una copia in pvc del muro di Baj) continua a colare acqua quando piove abbondantemente. Questo perché da 3 anni il cantiere dell’Atelier della Robotica (che doveva risolvere anche questo problema in biblioteca) è fermo e così resterà per molto tempo (visto quanto scritto nel Dup 2025).

In sintesi Biblio Gronchi si presenta come una cattedrale acciaccata, che funziona largamente al di sotto delle sue potenzialità; e soprattutto al di sotto di quanto la comunità avrebbe bisogno.

Anche di questo è bene che la cittadinanza sia consapevole così da poter valutare in maniera appropriata il senso delle spese per le feste.

domenica 8 dicembre 2024

UN CAPODANNO POCO BERLINGUERIANO A PONTEDERA?

Dopo aver approvato l’11 novembre scorso una mozione che piangeva miseria di fronte ai tagli dei bilanci comunali imposti dal governo Meloni, ecco che la maggioranza consiliare pontaderese  si appresta a stanziare probabilmente oltre 120.000 euri (in aggiunta agli oltre 300.000 già impegnati per manifestazioni natalizie e festaliere varie in corso), a sostegno della festicciola in piazza per il prossimo capodanno.

Per il parsimonioso vecchietto da tastiera, che aveva creduto davvero che i fascistissimi tagli ai bilanci comunali avrebbero costretto anche i nostri a ridurre gli sperperi, è stato un duro colpo. 

La stampa locale conferma che il capodanno in piazza, cascasse il mondo, si farà.

Ora chi segue le cronache del nostro consiglio comunale sa che l’attuale maggioranza e i suoi

 amministratori hanno l’ossessione di una Pontedera buia, cupa, silenziosa; e perciò smaniano di illuminarla, animarla, vivacizzarla, festalizzarla (soprattutto per ragioni di business). E se lo facessero con più misura e con minori eccessi, non ci sarebbe niente da dire. Invece i nostri spendono e spandono come domani se ci aspettasse l’Apocalisse.

Per cui vai con un nuovo capodanno immagino costosissimo. Luccicoso, chiassoso, festaiolissimo, sballatorio. Diseducante.

Ma un tempo le feste erano occasioni rare. E l’astinenza la norma. Per questo il sabba festivo era una rottura con la normalità.

Oggi invece è tutta una festa e uno shopping continuo e compulsivo.

A questo punto la vera rottura sarebbe l'astinenza. Ma un atteggiamento sobrio verrebbe percepito come triste, buio, poco illuminato e quindi depressivo. Macché astinenza. Non siamo mica francescani a Pontedera.

Qui perfino la timida austerità proposta dal comunista Enrico Berlinguer, così tanto amato e idolatrato, almeno a parole, anche dagli attuali consiglieri di maggioranza, suonerebbe come una bestemmia.

Perciò avanti tutta con i festeggiamenti di capodanno. 

Una preghiera. Dovendo proprio spendere tanti soldi, si potrebbe almeno far venire la vincitrice di X Factor? La voce afro-italiana di MIMÌ AMINATA CARUSO è davvero stupefacente. E la sua storia è esemplare per la società italiana contemporanea. Pontedera inclusa.

Se Franconi ce la facesse a portarla per la notte di San Silvestro, prometto che per un mese metterei a riposo la tastiera del vecchietto.

venerdì 6 dicembre 2024

ARIETTA PONTEDERESE

 Se nel bilancio comunale pontederese, tra le entrate, ci sono ben due voci che si chiamano “RIMBORSO PER IMPATTO AMBIENTALE.. ” che prevedono complessivamente un incasso di circa 1.000.000 di euri ogni anno ci sarà una pure ragione. I ristori non li elargiscono mica gratis le società partecipate. Un danno la comunità deve pure subirlo, tutti gli anni, con regolarità, per meritarseli questi ristori.

Se siamo diventati uno dei centri toscani più importanti per la gestione (stoccaggio, trattamento e produzione di energia) dei rifiuti anche questo qualcosa vorrà dire. Un qualche impatto sulla città in termini di economia e di qualità dell’ambiente questo primato lo provocherà.

Se ti alzi la mattina a Pontedera, spalanchi la finestra o la porta del terrazzo, e talvolta respiri un'arietta che ti fa venire un leggero voltastomaco, anche questo un suo significato ce l’ha. Non è solo colpa del vento che soffia da sud ovest in direzione di Pontedera e quell’arietta la prende chissà dove.

Se il Comune poi deve spendere (col contributo di alcune sue aziende partecipate e altre imprese amiche) una fraccata di soldi per far credere ai suoi cittadini che Pontedera è viva e che qui soggiorniamo nel migliore dei mondi possibili, una ragione deve pur esserci.

E siccome il vecchietto da tastiera non crede al caso, una spiegazione se la fornisce.

Ovviamente si augura che anche chi non vuole continuare a respirare questa arietta si dia la spiegazione giusta. E poi si comporti di conseguenza.

Se ciò non accadrà, pazienza. Continueremo a vivere nel migliore dei mondi possibili.

mercoledì 4 dicembre 2024

IL SINDACO, LE BIBLIOTECHE E LA MATEMATICA

Problema n. 1. Nel 2023 le tre biblioteche del Comune di San Miniato avevano prestato ai cittadini nei primi 11 mesi dell’anno ben  20.279 libri. Se nei primi 11 mesi dell’anno 2024 le medesime biblioteche hanno prestato invece 18.110 libri, il servizio del prestito bibliotecario comunale va avanti o indietro?

Domanda: possono bastare le parole del sindaco per dimostrare che le sue scelte sulla chiusura di San Miniato Basso e sulla fine dell’appalto hanno migliorato il servizio bibliotecario o i numeri lo smentiscono?

Secondo problema. Se la biblioteca Luzi di San Miniato ha effettuato nei primi 11 mesi del 2024 8.001 prestiti e nello stesso periodo del 2023 ne aveva realizzati 8.711, biblio Luzi è andata avanti o indietro? E le scelte della giunta sanminiatese le hanno giovato? 

Terzo problema. Se nei primi 11 mesi del 2024 la biblioteca di Ponte a Egola ha effettuato 8.379 prestiti contro gli 8.001 della Luzi di San Miniato nello stesso lasso di tempo, cosa stanno dicendo i cittadini sanminiatesi ai loro amministratori? Forse che andare a San Miniato è meno comodo e più dispendioso che scegliere Ponte a Egola, dove pure ci sono meno bibliotecari, meno libri, meno sedute e un orario di apertura assai più striminzito della Luzi? Forse si deve riaprire al più presto la sede di San Miniato Basso per rilanciare il prestito librario?

Quarto problema. Fino ad una quindicina di anni fa il sistema bibliotecario comunale di San Miniato era il primo per prestiti nella provincia di Pisa. Oggi è scivolato al quarto posto (dietro Pisa, Pontedera, Cascina), insidiato perfino da Vicopisano, che ha un terzo degli abitanti di San Miniato.

Domanda finale: non è che tutti questi numeri ci dicono che la gestione dei servizi bibliotecari sta proprio peggiorando nel Comune di San Miniato?

martedì 3 dicembre 2024

EDIFICI FANTASMA: PER L’EX IPSIA SOLO PAROLE

Nonostante tutte le chiacchiere e le promesse elettorali, nonostante la sbandierata collaborazione con la Provincia, ecc. ecc., il colorati palazzi dell’ex IPSIA di via Manzoni restano inutilizzati e non ci sono progettazioni in corso che li riguardano. Per ora non si vendono e non ci si fa niente. Questo vuol dire che ancora per anni li vedremo così.

Ma se questo accade è anche perché mancano sia una vera volontà politica (della Provincia in primis, del Comune per secondo) sia uffici pubblici (anche comunali) che si occupino con concretezza e continuità di questi problemi. Da oltre 10 anni i locali ex IPSIA sono abbandonati nel centro della città di Pontedera e questa amministrazione e la provincia, in tutt'altre faccende affaccendate, non hanno trovato il modo per sbloccarli. Una precedente amministrazione comunale pensò di ridipingerli usando la street art per dare colore ai ruderi. Invece questa amministrazione, in 5 anni e mezzo, … non ha fatto proprio nulla. O meglio: ha rilasciato interviste alla stampa sulle sue buone intenzioni. Ha inserito le sue fantasmagoriche soluzioni nei programmi elettorali del 2019 e del 2024. E poi? Il nulla.

Eppure a Pontedera nel solo centro urbano ci sono almeno una decina di edifici fantasma, alcuni perfino di grandissime dimensioni, non tutti pubblici, che dovrebbero essere monitorati e seguiti giorno per giorno per trovare delle efficaci e praticabili soluzioni di recupero e ripristino. Per aiutare anche i privati a fare la loro parte.

Ma per fare ciò servirebbe un apposito ufficio che ne seguisse la dinamiche. Un ufficio ad hoc per il riciclo degli edifici urbani inutilizzati. 

E servirebbe almeno un buon funzionario qualificato che avesse l’incarico e la competenza di studiare e monitorare le dinamiche di tutti gli edifici fantasma della città e fosse in grado di stimolare l’amministrazione, anche a livello politico, a fare i passi necessari.

Ma questo ufficio e questo funzionario istruttore per ora non ci sono. O se ci sono, sono solo negli organigrammi. Non operativamente. E i politici hanno mille impegni e seguire questioni così complicate non può portargli gloria (né voti).

E senza qualcuno che studi continuamente i problemi complessi non c'è soluzione ai problemi complessi.

Probabilmente servirebbe anche un maggiore impegno della società civile che dovrebbe avere più cura della propria città. Servirebbe una cittadinanza attiva che li adottasse questi edifici fantasma. Che ne dibattesse con continuità. Che stimolasse maggioranze e minoranze consiliari a farsene più carico. Sarebbe già qualcosa.

lunedì 2 dicembre 2024

PIAGGIO: INOPPORTUNO PER LA MAGGIORANZA PARLARNE IN CONSIGLIO

Grazie al canale YouTube del Comune si possono vedere con comodità le sedute consiliari pontederesi con gli interessati dibattiti che contengono.

Uno si è svolto l’11 novembre scorso su una mozione presentata da Denise Ciampi, di Sinistra per Pontedera (all’opposizione della Giunta Franconi).

Nella sostanza la mozione della Ciampi “esprimeva la necessità di chiedere come amministrazione comunale, nell’ambito delle proprie competenze, e in forma interlocutoria, all’INPS territorialmente competente, informazioni riguardo il corretto utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria alla Piaggio di Pontedera; chiedeva un Consiglio Comunale straordinario aperto, convocando i vertici aziendali della Piaggio per riferire sul futuro piano industriale riguardo al mantenimento delle linee produttive, i livelli occupazionali e la stabilizzazione dei lavoratori precari, nonché sul futuro del centro direzionale della Piaggio di Pontedera e gli investimenti in sviluppo e ricerca”. 

Una mozione non certo da “ribelli”, volta semmai a fare ragionare il consiglio comunale sulla Piaggio con una postura (del consiglio) che non fosse completamente curva. Di fatto Ciampi proponeva al PD pontederese e alla sua maggioranza consiliare la stessa posizione che la segretaria del PD Schlein aveva tenuto poche settimane prima in Parlamento rispetto a Stellantis, Tavares ed Elkann. Venite a spiegarci.

Ma il PD pontederese, per bocca di due suoi consiglieri (uno dei quali figura di spicco nel PD cittadino), ha dichiarato INOPPORTUNA la mozione della Sinistra. Proprio così: INOPPORTUNA.

Inoltre, uno dei due consiglieri di maggioranza, mostrando, da ex comunista e sindacalista della CGIL, un qualche imbarazzo nel respingere la mozione della Ciampi, si è spinto perfino a dire che la mozione della Sinistra era largamente CONDIVISIBILE, ma… comunque sempre INOPPORTUNA e quindi INVOTABILE.

Ironia o astuzia della sorte, a sostegno della mozione di Sinistra per Pontedera si è schierato Matteo Bagnoli, che a nome del centrodestra pontederese, ha condiviso le richieste della Sinistra.

Ma la maggioranza consiliare, a trazione PD, ha bocciato la mozione, che quindi è stata respinta. Della fabbrica Piaggio e delle problematiche dei suoi lavoratori meglio non discutere in consiglio.

La consigliera Ciampi si è dichiarata stupita e meravigliata di aver raccolto …. l’opposizione netta del PD. Ma alla fine ha dovuto arrendersi.

Il dibattito è stato leggermente surreale, ma istruttivo. E consiglio di vederlo a chi voglia davvero capire la curvatura e la dinamica dei rapporti attuali tra la maggioranza politica cittadina e la grande fabbrica.




domenica 1 dicembre 2024

SUONI E CANTI PER BAJ. TANTO RUMORE PER POCHISSIMI

 Metto di seguito, tra virgolette, le parole del COMUNICATO STAMPA DEL COMUNE apparse sulla sua pagina facebook sul primo evento Baj di ieri pomeriggio.

“Ha preso il via con una esibizione musicale e coreutica in piazza Garibaldi, in prossimità del celebre Muro, la due giorni che Pontedera dedica ad Enrico Baj.

Domattina alle 10 inaugurazione di una sala all' interno del PALP - Pontedera con l' esposizione dei bozzetti dell' artista e a seguire tavola rotonda e proiezione di un documentario al Cineclub Agorà Pontedera 

Intanto, nel tardo pomeriggio, una bella partecipazione e tanto spettacolo”.

In realtà chi era in piazza Garibaldi ieri pomeriggio sa perfettamente che  i suoni e i canti in onore di Baj e del suo muro, durati un’oretta, sono stati apprezzati ….

da pochi. 

Davanti all’ex Scuola Curtatone mancavano, come era largamente prevedibile, i pontederesi e non c’erano soprattutto i forestieri che questa giunta vorrebbe attrarre a frotte con questi eventi e trasformare in acquirenti dei negozi cittadini.

Vedremo stamani ad inaugurare e poi visitare i bozzetti di Baj al Palp.

Ma da quello che s'è visto ieri, si ha la sensazione che non solo si buttino via i soldi in eventi poco attrattivi (almeno per un Black Friday), ma non si giustifichino le alate parole con cui si è voluto commentare l’evento. Solo il buio può giustificare la “bella partecipazione”. Quanto al “tanto spettacolo”, mah… De gustibus…

Ora che il nostro muro di Baj costituisca una bella presenza in città e un orgoglio è vero. Che però possa essere un forte attrattore di pubblico da fuori città, è un’idea sbagliata. 

Ieri sera bastava esserci per verificare come certe iniziative pensate per rallegrare la città e attrarre compratori nei negozi  (vedi delibera Giunta 152/2024) siano errate; e quindi costituiscano un investimento economicamente improduttivo. Si buttano soldi e non si attrae nessuno o tre gatti.

Naturalmente la Giunta, che ha deciso di spendere 40.000 € per vari interventi su Baj, il restauro del muro, gli eventi per la sua memoria, ecc., la penserà diversamente. È giusto. 

Ma per sapere chi ha ragione e se davvero, diversamente da Pinocchio, non si siano seminati soldi nel campo dei miracoli, basterà fare i conti. Basterà verificare alla fine quante presenze e quanti affari i 40.000 € impegnati su questi eventi per Baj avranno prodotto. Magari fornendo anche i dettagli delle spese e la rassegna stampa degli articoli usciti in una riunione della Commissione cultura del Comune.

Perché, vista l’ossessione mercantile con cui il comune (e i consiglieri di maggioranza) motiva e giustifica queste scelte, si spera che la Giunta abbia attivato almeno un sistema per valutare l’impatto dei suoi investimenti culturali.

O si va a occhio e si spera nei miracoli?

venerdì 29 novembre 2024

EX SCUOLA CURTATONE: IL PALAZZONE ABBANDONATO È UNA FERITA

Sono passati 3 anni e mezzo dall’improvvisa chiusura e abbandono della Scuola Curtatone in piazza Garibaldi.

Sono passati 3 anni e mezzo dalle promesse fatte da questi amministratori di riutilizzarla.

Il recupero della scuola Curtatone con altre funzioni era anche nel programma amministrativo della riconfermata maggioranza di centrosinistra (p. 26, vedi foto).

E' stato fatto qualcosa? Per quello che so, No!

Infatti passate le elezioni, 6 mesi fa, è caduto il silenzio. Niente si è mosso per la Curtatone, come era facile prevedere.

Non ci sono indicazioni di interventi per il 2025. Si dialogherà con la Sovrintendenza. Calende greche aspettateci!

Così mentre si spendono centinaia di migliaia di euro per feste natalizie varie e anche per sistemare e festeggiare il muro di Baj, il mega immobile di piazza Garibaldi resta chiuso.

Nelle settimane scorse sono state tolte le erbacce che infestavano gli spazi attorno all'edificio, ma di lavori sulla struttura non se ne prevedono. Così come non si prevedono accordi con partner che possano riutilizzare l’immobile dopo che sarà stato messo in sicurezza.

Davvero pochino per le ampie promesse fatte anche in campagna elettorale dalla presente amministrazione.

La chiusura dell’immobile è una ferita aperta per la città.

Perché il mancato uso di un enorme palazzo nel cuore di Pontedera è uno spreco immenso per la collettività.

L’amministrazione comunale avrebbe già dovuto avviare un percorso chiaro per arrivare ad una soluzione al problema. E invece siamo a zero.

E 3 anni e mezzo di chiusura sono già un’enormità. E più il tempo passa, più la struttura si degrada.

Forse questi amministratori sperano che i cittadini si abituino a pensare che non c'è più niente da fare per quell’edificio e che sopportino il fatto di avere un altro vaticano vuoto nel centro cittadino.

Per questo servirebbe qualcosa di più dell’assordante silenzio amministrativo che sta accompagnando questa vicenda.

Beh, in effetti nel Consiglio comunale dell’11 novembre la destra ha perorato la causa di uno studentato da collocare in una ipotetica ristrutturazione della Curtatone con soldi di un bando MIUR. Ma la maggioranza a trazione Pd è rimasta sul vago.

Io credo se la società civile non si farà sentire sarà difficile che questo immobile abbia un destino diverso da quello di palazzo fantasma.

mercoledì 27 novembre 2024

VOLPI E “I PADRONI DEL MONDO”: PECCATO CHE NON SI SIA DETTO NULLA DEI “PADRONCINI” LOCALI

Nella ormai soporifera, ma solo politicamente parlando, Pontedera, c’è stata giorni fa una interessante presentazione del libro di Alessandro Volpi su “I padroni del mondo” (Laterza, 2024). 

Organizzata dalla Tavola della Pace e dalle Acli pontederesi, con l’obiettivo di favorire la partecipazione popolare e aumentare la consapevolezza individuale dei cittadini anche su temi molto complessi, l’incontro ha visto una 25ina di presenti (equamente distribuiti tra cattolici e militanti della sinistra radicale).

Volpi ha ripetuto le tesi del libro, mostrando una profonda competenza degli argomenti trattati. Rispetto al volume, ha aggiunto che i mitici tre superfondi finanziari,  Black Rock, Vanguard e State Street, che controllano una bella fetta degli investimenti in Occidente e ovviamente negli Usa, parteggerebbero contro Trump; e questo potrebbe portare ad un duro scontro tra queste superpotenze della finanza mondiale e la nuova amministrazione statunitense. Confesso che questa annotazione m’è suonata strana. Perché? Perché ho pensato: che razza di “padroni del mondo” sono questi super fondi finanziari (presenti, come dice Volpi, in posizioni dominanti in molte imprese di comunicazione strategiche negli Usa, in Amazon, in Google e perfino nella Tesla di Musk) se poi non riescono a fare eleggere nel cuore del sistema capitalistico finanziario il loro candidato presidente preferito che sarebbe stato (a detta di Volpi) la Harris? 

Che non siano poi così padroni del mondo come il titolo del libro vorrebbe farci credere?

Ma la cosa che più mi è dispiaciuta è che non ci sia stato modo di approfondire, in questa sede, le tematiche legate alle utility di acque e rifiuti, anche se in prima fila sedeva il presidente di “Acque" e più in là un’assessora regionale come Alessandra Nardini, che è intervenuta nella presentazione. 

Preciso: non che non si sia accennato anche a questi temi. Solo che non hanno trovato molto spazio.

Peccato perché a Pontedera i dividendi di aziende come Ecofor service o Acque portano nel bilancio comunale circa 1 milione e mezzo di euro (e molti di più li portano nelle tasche dei soci privati). Così come diversi altri soldi arrivano soprattutto al Comune di Pontedera come compensazione per impatto ambientale.

Insomma una riflessione sui controllori reali delle azioni delle utility locali e delle strategie delle utility sul piano locale (e di quello che gira loro intorno) forse avrebbe animato di più il dibattito che è invece ruotato su altri aspetti, tutti però sostanzialmente fuori portata per i presenti.

Sarebbe stato invece interessante riprendere la proposta della RSU di “Acque” di ripubblicizzare la società, chiedendo ai comuni e quindi alla politica locale di esprimersi su questo punto. Qualcosa, ripeto, è venuto fuori in alcuni interventi. Ma senza trasformarsi in una vera discussione. 

La formula della presentazione del libro forse non permetteva altro.

Invece un aggancio più diretto alla realtà locale avrebbe consentito di ragionare anche sui “soci” locali delle utility. Si tratta di rappresentanti pubblici e di imprenditori che investono non solo sulle utility ma anche in altre società e che intrecciano le loro storie personali con la politica e l’economia in una forma che meriterebbe più attenzione e discussione. Perché non esiste solo una macro fisica del potere (i poteri forti), ma, come diceva Foucault, anche una microfisica (dei poteri più piccoli, ma non meno efficaci e penetranti sul piano locale). Una microfisica che fa la differenza.

E di sicuro scendere dai grandi fondi alle dinamiche dell’azionariato pubblico e privato delle autority locali avrebbe dato più pepe al dibattito. Che invece, purtroppo, è scivolato via un po' fiacco.

Ma sia lode alla Tavola della Pace e alle Acli che l’hanno promosso. Occasioni così restano comunque rare

domenica 24 novembre 2024

TEATRO ERA: UNA BUONA STAGIONE CON UN PO' DI CYRANO

Mercoledì scorso sono andato alla presentazione della stagione del Teatro Era. Il Teatro mi piace. Perché guarda il pubblico in faccia e gli dice quello che pensa: e, spesso, viceversa. Così mentre ascoltavo e guardavo in faccia i presentatori della nuova stagione, il sindaco, l’assessore alla cultura, gli addetti ai lavori e gli sponsor, ho pensato che, più in breve (perché questa è stata una presentazione un po' alla tira via), ma più o meno, stavano dicendo le cose che avevo ascoltato da loro negli ultimi 6 o 7 anni. Peccato che nello stesso periodo a quelle promesse iniziali non fossero poi seguiti fatti concreti. O solo in piccola parte.

Certo anche quest’anno la stagione classica, quella che organizzava anche l’ex Cinema Roma, è stata confermata. E siccome fino a 15 gg fa non c’era certezza di partire, beh, Alleluja. Un bel colpo di teatro. Sembra sia merito molto della sindaca di Firenze. Che, se così è, ringraziamo. 

E per quello che ne capisco sarà una buona e variegata stagione. Io mi sono abbonato.

Ma il teatro sperimentale, che pure è stato l’anima e la forza che ha portato alla costruzione di questa po' po' di cattedrale teatrale, che fine ha fatto? Nonostante il parterre di vecchie glorie schierate in prima fila alla presentazione, nel programma di ricerca teatrale c'è n’è poco e nulla.

La ricerca teatrale a Pontedera è morta e questa amministrazione locale può nascondere la mano quando vuole, ma ha contribuito a farla fuori. Se invece di sfinire le risorse comunali in spese per halloween, cosplay e altre assurde comparsate natalizie ne avesse messe un po' nella ricerca teatrale, questa sarebbe sopravvissuta e forse oggi darebbe nuovi originali frutti. Ma questo non si è fatto e soprattutto non si vuole fare. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. E quando Santeramo che dice di voler fare un Cyrano sperimentale che non si farà, azzecca la metafora perfetta per lo stato della ricerca teatrale a Pontedera. Bravo Santeramo.

E vero che l’anno scorso gli spettacoli di Mario Biagini, Dario Marconcini e altri non annunciati alla presentazione furono poi ripescati in corso d’opera. Magari accadrà anche quest’anno. Auguriamocelo. Anzi suggeriamoglielo.

Tornano meno male alcune mattinate per i ragazzi delle superiori. Due o tre. Forse di più. Bene.

Ma non si propone teatro per bambini e ragazzi delle medie. Non si organizza una stagione per i piccoli. Non si lavora con i comprensivi. Con le famiglie. E se non si lavora sui piccoli, non si costruiscono nuovi spettatori.

Si fanno poi chiacchiere sull’apertura del Teatro alle associazioni e alla cittadinanza, ma si lascia in piedi la struttura del patrocinio che, per come è congegnata, non è adeguata a gestire una strategia di accoglienza vera delle compagnie non professionali e amatoriali, molto attive in zona, che tanto ci potrebbero dare e si potrebbero prendere.

Continua poi a mancare l’uso del Teatro come luogo di formazione. Eppure posto e tempo ce ne sarebbe.

Non si utilizza mai, neppure nella buona stagione, il teatro esterno che nel 2021 venne dotato di costose sedute, inaugurate e poi rimaste sempre vuote.

Infine manca un uso del Teatro come luogo di cultura, di fiere vere di libri, di incontri musicali, perfino per veglioni (tipo ultimo dell’anno per anziani, ora costretti al freddo e all’umido delle piazze). E anche questo un po' lo si fa (vedi le serate Ecofor). Ma anche qui solo dentro rapporti di patrocinio, pensando in questo modo di controllare una certa offerta culturale che però rischia di fare lavorare solo gli amici ed è poco attraente. Mentre la cultura, anche locale, ha bisogno di aprirsi sul serio a tutti. Di contaminarsi. E di avere procedure e regole meno gerarchiche. Pontedera è una città plurale e dovrebbe dotarsi di strumenti anche in ambito culturale per coltivarla questa diversità. Mentre l'Amministrazione vuole intermediare e mettere il cappello su tutte le iniziative culturali e mandare sindaci, vicesindaco, assessori e consiglieri delegati a presenziare e a parlare a tutte le manifestazioni culturali. Dando l’impressione di un piccolo regime provinciale che nessuna per altro striminzitissima vittoria elettorale autorizza.

E a dimostrare questa buffa volontà egemonica ecco le pompose e vuote parole inaugurali pronunciate dal sindaco, per fortuna solo da dietro le quinte, alla prima della “Coscienza di Zeno”, subito riportate, come oro colato, senza neppure un briciolo di ironia, su un quotidiano locale. Segno perfetto dei comici tempi che viviamo in provincia e in cui comunque il vecchietto da tastiera spera di sopravvivere il più a lungo possibile. Non foss’altro per poter dire la sua e indispettire i piccoli potenti. Più modestamente del Cyrano, si capisce. Sperando di non fare la sua fine. Ma battendo quella strada. Caro teatro!

sabato 23 novembre 2024

BREVE STORIA DI UN’IMPIEGATA COMUNALE PONTEDERESE

Vista la lentezza con cui i Comuni prendono le decisioni di assumere qualcuno, Pontedera doveva proprio essere con l’acqua alla gola e avere davvero urgente bisogno di un nuovo impiegato per decidere di saltare le ordinarie procedure concorsuali.

Infatti per assumere dall’oggi al domani un impiegato a tempo indeterminato Pontedera (che sapeva in anticipo le risposte) a ottobre 2023 si è rivolto all’Unione Valdera e gli ha chiesto:

“Ce l’hai una graduatoria di concorso per amministrativo aperta da cui posso pescare subito un impiegato di cui ho urgente bisogno in Comune?”

L'Unione ha risposto di si.

Il CASO ha voluto che il primo candidato disponibile nella graduatoria dell’Unione Valdera fosse l’allora sindaca di un grosso Comune vicino guidato dal centrosinistra. Il caso.

Siamo, a quel punto, a novembre del 2023. 

Ma a nessuno in Comune viene di pensare che forse la sindaca di quel grosso Comune vorrà finire il suo mandato amministrativo e che quindi anche se Pontedera ha bisogno urgentemente di un impiegato per pratiche strategiche, la sindaca una volta assunta potrebbe chiedere di procrastinare l’ingresso.

Non sappiamo se tra sindaci, che si conoscono, si siano sentiti personalmente per chiarire questo dettaglio 

Né sappiamo se il segretario comunale di Pontedera che è anche il segretario comunale di quel Comune, si sia occupato della cosa. Probabilmente no.

Sia come sia gli amministratori pontederesi, che avevano un bisogno disperato di un nuovo impiegato, decidono di assumere la sindaca prendendola dalla graduatoria dell’Unione. È una persona di indubbio valore. Viene assunta (con det. 1066 del 21.11.2023). 

Ma come era probabile e come era tra i suoi diritti, la sindaca non viene a lavorare a Pontedera. Accetta si l’assunzione, forse ringrazia il sindaco di Pontedera, ma chiede subito un’aspettativa non retribuita per finire il suo mandato di sindaca. Tutto regolare e legittimo. Tutto prevedibile.

L'aspettativa infatti viene concessa dal Comune di Pontedera (det. 1146 del 5.12.2024). Così la sindaca al comune di Pontedera, di cui è diventata dipendente, non ci mette neppure piede. Quindi da novembre 2023 a tutto giugno 2024, niente impiegato nuovo.

E l’urgenza che aveva il Comune di Pontedera tanto da non poter fare un proprio concorso e da doversi agganciare urgentemente alla graduatoria dell’Unione Valdera per assumere subito qualcuno che fine ha fatto? 

Mah.

Forse tutta questa urgenza non c’era? Oppure ci sono altre spiegazioni che lascio ai lettori scoprire.

Comunque la storia non è finita qui.

Passate le elezioni, si arriva a luglio 2024, e l'impiegata, ultimato il mandato amministrativo nel suo comune, scaduta l’aspettativa non retribuita, anche se le cronache la danno impegnata a costruirsi una candidatura verso il prossimo consiglio regionale toscano, viene finalmente a lavorare in comune a Pontedera.

Ma non si allontanerà troppo dal suo baricentro politico ed elettorale?

Ci durerà in comune a Pontedera?

No. Non ci dura. E dopo tre mesi (come ha scritto Il Tirreno di questi giorni, ma in cronaca del Comune della sindaca) si licenzia dal comune di Pontedera e da novembre va a lavorare per una cooperativa sociale delle sue parti.

A La Nazione (cronaca del suo comune) l'ex sindaca ha dichiarato però di essere contenta di aver lavorato a Pontedera. E anche i Pontederesi, che sicuramente si sono accorti del suo lavoro, la ricorderanno. Devono essere stati 3 mesi intensi, più o meno lo stesso tempo che lo scrittore Federigo Tozzi trascorse come impiegato della locale stazione ferroviaria all’inizio del ‘900, di cui lasciò traccia in un suo romanzo autobiografico, inserendo così Pontedera tra le location della letteratura nazionale.

Ma ora mi chiedo: assodato che l’ex sindaca aveva tutti i diritti di comportarsi come si è comportata, ma i nostri amministratori pontederesi che capacità di previsione e di gestione del personale e della macchina amministrativa hanno mostrato anche in questa vicenda?

PS. Ai lettori di sinistra e a quelli di destra che mi leggono suggerisco, per capire il senso della breve storia, di cambiare i nomi dei due comuni veri coinvolti con quelli di due comuni amministrati entrambi dalla destra, possibilmente a trazione Fratelli d’Italia. Facendo questa piccola modifica la medesima storia cambierà completamente di significato, in maniera opposta, per i lettori dei diversi schieramenti.

Lo so, è solo un trucco letterario. Ma funziona. Provare per credere.

mercoledì 20 novembre 2024

ATELIER DELLA ROBOTICA: UN CANTIERE STRATEGICO CHE NON RIPARTE?

Sono almeno due anni che il cantiere edilizio che dovrebbe offrire altri spazi alla ROBOTICA, in via del Fosso Vecchio, a Pontedera, giace abbandonato nell’incuria.

Oltre tutto il cantiere dovrebbe sanare anche il problema del “muro del pianto” della biblioteca Gronchi, chiamato così dagli utenti perché appena piove un po' più forte comincia a colare acqua in biblioteca, tanto da costringere qualche tempo fa l’Amministrazione comunale a spostare alcune scaffalature piene di libri, danneggiate appunto dalle infiltrazioni.

Comunque chi transiti per via del Fosso vecchio fino all’incrocio (dopo due anni e mezzo ancora CHIUSO) di via Maestri del lavoro troverà una cospicua impalcatura (vedi foto) e un piazzale recintato con materiali vari sottoposti a degrado.

Lungo l'impalcatura e sulla porta di lamiera che sbarra l’accesso al piazzale, fino a qualche giorno fa, non c’era nessuno cartello (come invece dovrebbe esserci?). Niente che recasse informazioni sul cantiere e le varie responsabilità e tempistiche connesse. Incluse le autorizzazioni comunali.

Prima domanda: possibile che da due anni possa essere in piedi una struttura del genere, con complessi problemi di sicurezza, senza che nessuno ne risulti responsabile o autorizzato? 

Ci sarà qualcuno che vigila sui cantieri cittadini che sembrano abbandonati e che tiene sotto controllo in qualche modo la situazione? O no?

Seconda domanda: la ripartenza del cantiere dell’Atelier della Robotica, che potrebbe sviluppare un settore tecnologicamente avanzato in città, era presente nel programma elettorale (a pagina 10) del sindaco Franconi alle elezioni dello scorso giugno. Il programma è stato approvato poi dal consiglio comunale ed è quindi operativo. Ma nel programma triennale delle opere pubbliche previste dal Comune per il triennio 2024/2026 non c'è traccia né per il 2024 nè per il 2025 e neppure per il 2026  di questo importante intervento in grado di dare, se realizzato, una spinta di qualità all’occupazione cittadina. Neppure nel sito di Unione Valdera, che di solito gestisce gare di questo tipo per il Comune, mi sembra di aver trovato informazioni in merito a questo intervento.

A questo cantiere sono (o almeno erano) collegati anche contributi importanti della Regione Toscana. Assegnati anni fa. Ci sono ancora? Sono stati spesi? Sono stati persi o dirottati?

Terza domanda: la sospensione del cantiere è stata normata con un atto amministrativo comunale?

Su tutto questo progetto strategico l’amministrazione ha detto poco e niente in campagna elettorale e, incassata la rielezione, ha taciuto completamente.

Sorge quindi spontanea un'ultima domanda: si può sapere come stanno le cose e quale è e se c'è la nuova previsione per il riavvio dei lavori e della gestione del cantiere come indicato dalla programmazione politica della nuova amministrazione?

Chiedo questo perché il futuro di qualità di Pontedera passa dalla prosecuzione di progetti come questo. Non per l’allungamento della fiera da ottobre a gennaio.

MA DAVVERO I FONDI DI INVESTIMENTO SONO I NUOVI PADRONI DEL MONDO?

Gli uomini vivono in un mondo maledettamente complicato e spesso inafferrabile; e per quanto le loro fonti informative siano oggi praticamente illimitate, alla fine hanno bisogno di semplificare l’analisi e le conclusioni per convincersi che stanno davvero capendo qualcosa di ciò che li circonda. Ma occorre guardarsi da semplificazioni che finiscono per lasciarci disarmati di fronte alla realtà. Ed è proprio con questa sensazione che sono uscito dalla lettura del lungo e interessante saggio di ALESSANDRO VOLPI (docente di storia contemporanea all’Università di Pisa) intitolato “I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia” (Laterza, p. 192, 2024).

Il testo è suggestivo, ben articolato, con una forza argomentativa ed esplicativa efficace. Merita di essere letto. Sostanzialmente Volpi riprende le tesi centrali di un libro del socialdemocratico tedesco Rudolf Hilferding (edito nel 1910), secondo cui il capitalismo ha raggiunto la sua fase “finanziaria” e domina il mondo non più con la manifattura ma voi “soldi”; e, sostiene Volpi, grazie alla dimensione, alla forza e alla diffusione dei fondi finanziari (che la globalizzazione ha oggi enormemente favorito e concentrato in una decina di super società che penetrano migliaia di altre imprese nel mondo), il capitalismo finanziario controlla il 25% del PIL mondiale e oltre il 40% delle prime 500 società del mondo. 

Una sorta di cartello non dichiarato legalmente grazie a questa penetrazione fa convergere tutti e tutto verso l’arricchimento dei fondi stessi. 

In questa maniera il capitalismo finanziario controlla così la società, le economie e la politica di tutti gli stati del mondo. O quasi. Tanto che a questi fondi finanziari (tra cui Black Rock e Vanguard) non importa chi vince le elezioni in Usa o in Europa perché saranno loro comunque a dettare ai presidenti o ai loro ministri  la politica da fare. 

Ora questa visione turbomarxista del capitalismo finanziario contemporaneo  (che avrebbe così finalmente realizzato il marcusiano “mondo ad una dimensione” e marginalizzato i suoi antagonisti, di cui nel testo non c'è traccia) ha una sua indubbia forza evocativa ed esplicativa. Sembra la spiegazione perfetta della presenza del male nel mondo.  Ed è talmente suggestiva da essere abbracciata anche da moltissimi cattolici e, a volte, verrebbe da pensare perfino dallo stesso Papa Francesco.

Ma corrisponde (1) alla realtà? 0 (2) è una visione riduttiva e alla fine fuorviante e sterile?

Come cercherò di dimostrare (in breve, spero) opto per l’opzione (2).

Perché? 

Per alcune ragioni che esporrò rapidamente. Eccole. Il libro è ricco di temi anche dettagliati (dalla penetrazione dei fondi nei gangli della vita economica alle multiutility, dai finanziamenti alla sanità pubblica agli interventi in ambito bancario, con una marea di annotazioni interessanti).

Ma tutti i dettagli riportano alla tesi centrale che è il grande capitale finanziario a muovere tutto. E tutti altri attori sono suoi burattini

Ora il capitalismo finanziario esiste? Certo. E ha un grandissimo potere. Costituisce in parte un soggetto extrastatale che, insieme ad altre entità internazionalizzate, esercita un ruolo da protagonista nell’economia mondiale. Condiziona gli Stati e ovviamente i popoli. Ma, a mio avviso, non è il padrone del mondo. O non lo è da solo.

I padroni del mondo, ammesso che questo concetto abbia un senso concreto, sono gli STATI, soprattutto i grandi stati (per potenza economica, militare, scientifica e demografica), a cui però Volpi dedica pochissima attenzione perché altrimenti la sua tesi centrale diventerebbe meno potente. In realtà è l’insieme variegato degli Stati (tipo Usa, Cina, Russia, India, alcuni stati europei, Giaccone, Israele, ecc.), il loro posizionarsi sui mercati mondiali, e l’intreccio che gli stati grandi e piccoli tessono coi grandi capitali a definire i macro giochi mondiali, inclusi quelli economici finanziari. Ma una visione così complessa non consente vere riduzioni analitiche. Ma Volpi tiene poco conto della geografia e delle diversità del sistema mondo che, pur se unificato da complessi processi di globalizzazione, mantiene differenze enormi tra le varie macro e microaree. E dove il gioco tra liberismo e protezionismo produce aggiustamenti continui tra stati e mercati e fa oscillare per dirla con Wallerstein in sistema mondo. Che è un sistema su scale globale sostanzialmente acefalo.

Ovviamente alcuni stati sono fortissimi (Usa, Cina, Russia), per ragioni economiche, ma anche demografiche, militari, politiche e culturali. Altri più deboli, ma sempre potenti su base regionale (India, Giappone, Germania, UK, Francia, Israele, ecc.). Altri molto più deboli. E a scendere. Ma per quanto deboli e ricattabili, il destino dei popoli, dei mercati, delle democrazie e dei sistemi totalitari (perché sono tutti concetti che vanno declinati al plurale) si gioca in forme diverse dentro i singoli Stati o in aggregati tra stati, come ad es. sono le associazioni interstatali (ad es. l’Europa). Un destino certo condizionato anche dal capitalismo finanziario e dalle 10 prime sorelle di cui parla Volpi. Ma non solo.

In Cina ad. esempio la qualità del mercato e della democrazia non la definisce il capitalismo finanziario quotato nelle borse occidentali. Se non in forme modeste. Lo stesso sembra valere anche per altri Stati (Russia, India, Giappone, Usa, ecc.).

Anche i popoli, le forze politiche, le forze militari, le tradizioni storiche, culturali e religiose hanno un ruolo, che Volpi, però, per sostenere la sua tesi, sottovaluta.

Ma davvero le sole dinamiche del capitalismo finanziario possono spiegarci la crisi del medio oriente o la crisi Russo/Ucraina? Credo di no.

Certo è evidente che se svuotiamo la contemporaneità dal protagonismo caotico degli Stati, della politica e quindi della storia, con la loro tragica ricchezza e articolazioni, non restano che i soldi. Ma è davvero cosi?

Aggiungo che il riduzionismo suggestivo del paradigma dei “padroni del mondo”, che controllando i principali fondi finanziari controllano tutto e tutti, oltre che fuorviante è sterile. 

Sterile perché mentre il capitalismo manifatturiero creava i suoi antagonisti (il proletariato, poi i partiti socialisti, cattolici e comunisti), quello finanziario, crea masse anestetizzate, poco ribelli e poco politicizzate.

Tra l’altro pur aumentando le diseguaglianze, farebbe crescere una enorme massa centrale di persone che se non è ricca non è nemmeno povera. E anche la parre povera lo è in forma contemporanea, ovvero  in una maniera in cui anche i fenomeni di alienazione sono vissuti con minore drammaticità. O almeno così mi sembra.

Infine se davvero l’umanità fosse di fronte ad un Moloch delle dimensioni e delle forze totalitaria narrate da Volpi che resterebbe da fare a uomini pur consapevoli se non arrendersi?

Detto questo, vale comunque la pena di leggere il libro di Alessandro Volpi e di andare a sentire le riflessioni che presenterà lui stesso venerdì 22 novembre a Pontedera alle ore 18 presso il Centro delle Mantellate, in un evento voluto dalla Tavola della Pace e dalle Acli, col patrocinio del comune di Pontedera.




domenica 17 novembre 2024

BAJ BAJ PONTEDERA. AL VIA LA COSTOSA E STRAMPALATA KERMESSE NATALIZIA

Non sono sicuro che l’anarchico, antimilitarista e pacifista artista milanese Enrico Baj apprezzerebbe la kermesse turbomercantile natalizia che è stata appena inaugurata, usando anche i suoi disegni, in una Pontedera che i nostri vorrebbero trasformare in una piccola Las Vegas. 

Pontedera del resto di antimilitarista ha ormai quasi solo il muro di Baj, perché il sentimento del grosso delle sue forze politiche di destra e di centrosinistra su questo punto è ambiguo. 

Il centrosinistra si è mobilitato poco per la pace e anche di fronte ai massacri di palestinesi a Gaza e nel Libano non è riuscito a dire quasi nulla, se si esclude il sussurro della sinistra più radicale (al ”Palestine calling” però di due domeniche fa c'erano tre gatti).

Ma non credo che committenti, registi e fornitori di questa kermesse, che punta a far durare la FIERA di Pontedera almeno tre mesi all’anno, si facciano problemi di questo tipo. Così dopo le facce di Bronzino, ecco le marionette di Baj e i volti ancora più stralunati di Babb.

E se i contenuti vanno e vengono, figuriamoci se i nostri si occupano dei costi del circo festivalizio che anche quest’anno non sarà inferiore a 500 MILIONI di vecchie lire. 

Soldi che si trasformeranno in allestimenti, eventi, convegni, restauri, addobbi, luci, chilometri di cavi, ecc. ecc.

“Arte con gusto", iniziative su Baj, i manifesti di Sergio Vivaldi, la mostra di Giorgio Dal Canto, altre figure e oggetti proposti dal regista di lunghissimo corso: questo il polpettone messo insieme.

Ma il Natale è la scusa. La cultura un pretesto. Luci e sbrilluccichii il punto di forza. Il tutto per la modica somma di 250.000 euri circa. A carico dei cittadini. Inclusi quelli delle frazioni.

Lo sforzo per non rinnovarsi e aprirsi ad altre esperienze e idee è massimo. Che si possano cercare altre soluzioni, fare gare per risparmiare e ampliare i propri orizzonti, non passa nemmeno per la mente agli eletti solo dal 25% degli elettori.

Meno male che almeno i cattolici si sono sfilati dalla kermesse, segnalando con chiarezza che, per chi crede, il Natale non è la festività che celebra e incoraggia l’acquisto compulsivo e i black friday.

Ma anche chi ci tiene all’ambiente dovrebbe farsi sentire, perché la strailluminata e lunga kermesse (almeno due mesi di luci sparate a palla) è inutilmente energivora. Forse persino diseducativa.

Ma anche da questo orecchio non ci sentono. Tanto l’energia la produciamo in casa coi rifiuti, ribattono. E i consumatori li teniamo buoni con la promessa delle comunità energetiche. E poi proprio noi dovremmo essere green! A Empoli spendono anche di più. 

E allora che il “povero” paese dei balocchi, così spesso preso in giro nei quadri di Babb e di Baj, si accenda. Che tutto luccichi. Che i volti Babbeschi popolino le vie dello shopping oltre che le stanze del PALP.

Certo verrebbe voglia di rivendicare un senso più autentico delle cose anche a Pontedera. Una dimensione più ecocompatibile anche nella kermesse.

Ma non accadrà. Si tranquillizzi chi scambia gli innocui pensieri del vecchietto da tastiera per ruggiti da leone. Il mondo è con gli eletti. Forse.

domenica 10 novembre 2024

PALP O PAPP? LA SINISTRA BUONGUSTAIA E SINTONICA

 Non lo so se la Meloni stia dando l’olio di ricino alla classe operaia, ma certo potrebbe aver un po' ragione quando parla di sinistra al caviale. L’ho percepito ieri mentre visitavo le stanze del PALP e l’evento intitolato “Arte con gusto”. Io però parlerei di sinistra “buongustaia”. E ora vi spiego perché.

Intanto mi fa sorridere l’uso disinvolto della parola ARTE che nel manifesto dell’evento pontederese precede “CON GUSTO”. In realtà quella ospitata in questo fine settimana al PALP è una rassegna enogastronomica di prodotti di qualità, con alcuni manifesti della splendida collezione del compianto Sergio Vivaldi collocati alle pareti nel completo disinteresse dei presenti. I manifesti hanno certo un valore artistico, ma il rapporto tra la rassegna enogastronomica e l’arte è forzato e trovo pomposo il testo della determina comunale (la n. 1187/2024) che declama che in questa occasione al PALP si  è voluto “creare un luogo dove arte e cibo si incontrano per stabilire una connessione sintonica” (frase, per altro, che avrebbe potuto scrivere anche il Ministro della Cultura, quell’Alessandro Giuli tanto sbeffeggiato per il suo linguaggio un po' liberty, scopiazzato ampiamente nella succitata determina, che contiene anche altre perle verbali che Giuli potrebbe farebbe sue).

E poi ho spulciato tra le voci di spesa dell’evento decisamente gustativo (e poco visivo), i cui costi per la Comunità ammontano complessivamente a 7.603,53 euri. Ora tra i conti, mentre non trovo spese per gli elementi artistici, rintraccio ben 1.232,83 euri per “noleggio di calici da degustazione” e ben 1.464,00 euri per servizio sommelier. 

E siccome sono un curioso vecchietto da tastiera, sono andato all’inaugurazione al PALP per rendermi conto di persona della cosa. E lì, scansando le occhiatacce che mi lanciavano i conoscenti di sinistra, ho notato che c’erano diverse persone (di sinistra) che assaggiavano gli ottimi prodotti enogastronomici, con in mano i costosissimi calici noleggiati dal Comune.

Invece non ho notato quasi nessuno di destra e delle altre opposizioni. Ma magari ho visto male. Oppure ci vanno oggi. O invece boicottano l’evento per ragioni politiche. Se fosse così, non sanno cosa si perdono.

Al Palp ho trovato un amico di sinistra (uno dei pochi che nonostante il mio endorsment al Matteo sbagliato non mi ha tolto il saluto) che mi ha ricordato l’infelice scambio di battute al caviale di ricino tra la Meloni e la Schlein. E' stato lui a suggerirmi questo post in cui dichiaro che i profumi che volteggiavano nelle stanze del PALP erano veramente deliziosi; che a vedere i volti allegri delle persone che tracannavano liquidi dai preziosi calici anche i vini dovevano essere squisiti; ma ribadisco che trovo esagerato parlare di  “sintonicità” tra ciò che sentivano le papille gustative e l’arte appoggiata alle pareti.

L’aria del PALP era friendly, simpatica e godereccia. Gli spazi affollati. Le persone sorridevano e si divertivano.

Nessuno mi è sembrato preoccupato più di tanto per la vittoria di Trump e per la sua minaccia di mettere nuovi dazi anche sui prodotti made in Italy.

Si, forse un po' d’arte per non dormire c’era. Ma niente a che vedere con la qualità delle esposizioni di qualche anno fa, quando si tentava di inserire il PALP nei circuiti espositivi nazionali. Ieri, e lo dico col massimo rispetto della cultura enogastronomica italiana e delle imprese che ci operano, più che al PALP sembrava di essere al PAPP.

venerdì 8 novembre 2024

HALLOWEEN, 55.000 EURI DI SPESA, LA CONFCOMMERCIO E LA GIUNTA

 La recentissima uscita di Confcommercio che ha difeso a spada tratta le faraoniche spese della Giunta pontederese per Halloween (ben 110 milioni di vecchie lire)  è stata un bel colpo chiarificatore.

Un endorsment, come direbbero gli americani.

Finalmente sappiamo qual è il socio forte che la Giunta cerca di accontentare quando spende e spande per manifestazioni festaiole e canore di piazza, infischiandosene delle lamentele che vengono anche da una parte dei propri elettori. E' Confcommercio.

Ovviamente niente di male. Ci mancherebbe altro. 

Ogni negozio che resta in piedi nel centro città è un presidio socio-economico che non può essere sottovalutato e che contribuisce a rafforzare l’identità cittadina e a dare forza all’economia.

A dire il vero basta leggere le motivazioni con cui la Giunta pontederese (che si lamenta dei tagli meloniani ai bilanci degli enti locali e che piange spesso miseria) spende e spande in manifestazioni attrattive varie per sapere come vanno le cose. 

Perché nelle delibere e nelle determine comunali che impegnano annualmente dai 300 ai 500.000 euri in diverse feste, manifestazioni live, eventi natalizi, serate granata, cosplay, e via zuzzurellando, il sostegno alle attività commerciali del centro storico non solo e' sempre citato anche prima delle ragioni culturali dell’evento, ma è indicato come la vera ragione forte dell’iniziativa, a giustificazione dell’investimento.

In sostanza il grosso degli eventi sbrilluccicanti messi in piedi dalla Giunta non è legato alla sua importanza culturale, ma soprattutto alla capacità di attrarre gente nel centro e nei negozi. 

Ecco, adesso Confcommercio ha messo il suo bollino sulla cosa.

Non resta che ringraziarli per la certificazione

Ma visto che si parla di soldi e non di cultura, si dovrebbe anche poter valutare se il gioco (l’investimento) vale la candela e se gli eventi, qualunque sia il loro valore culturale, abbiano oppure no la ricaduta economica dichiarata.

Ma non risulta che la Giunta abbia messo su un qualche sistema di monitoraggio. Peccato. Anche perché a parlare con alcuni negozianti del centro se ne trovano pochi di entusiasti di queste kermesse.

Ma forse il vecchietto da tastiera si sbaglia.

giovedì 7 novembre 2024

LA NUOVA STAGIONE DEL TEATRO ERA: MENO MALE CHE C'È.

Ragionando con amici pontederesi appassionati di teatro, è stato impossibile  non commentare la prossima stagione del Teatro Era.

Annunciata in ritardo? E' così.

Neppure presentata con una conferenza stampa come da tradizione? Non si può negare.

Non particolarmente brillante? Così sembrerebbe.

Senza sfide sulla ricerca teatrale? Come negarlo.

Da qui diverse bocche storte.

Io condivido le annotazioni degli amici, ma siccome temevo il peggio (e il peggio sarebbe stato una piccola catastrofe culturale, anche se certo non paragonabile ai bombardamenti su Gaza o sul Libano), tutto sommato sono contento.

Il sipario si alza. La grande sala si apre.

C’è perfino uno sforzo per riprovare a portare a teatro i ragazzi delle scuole, la mattina. Positivo.

Aggiungo che negli ultimi tempi questa amministrazione comunale ha mandato timidi segnali che suggeriscono l’idea che il teatro Era dovrebbe recuperare una maggiore autonomia rispetto al centralismo imposto anche a Pontedera dalla gestione a trazione fiorentina.

Del resto il Teatro Nazionale della Toscana non potrà trattare a lungo Pontedera e Rifredi come due dependance, privandole di libertà di movimento e mortificandone la personalità. Perché i teatri senz’anima, lo sanno tutti, prima o poi muoiono.

Ora, sia chiaro, non si tratta per Pontedera di lasciare il Teatro della Toscana. Niente di tutto questo. Ma di riuscire ad affiancare ad una proposta teatrale classica (modello ex Cinema Roma), veicolata dal Teatro Nazionale, un insieme di altre attività e prodotti culturali che il territorio offre e provare a tornare anche a: 1) produrre ricerca teatrale originale (il Crst e lo workshop sono defunti, ma ci sono attori, registi ed energie professionali per innovare e fare ricerca); 2) valorizzare risorse e gruppi teatrali locali; 3) fare teatro con le scuole e non solo per le scuole (ripartendo dal teatro per e coi bambini e ragazzi); 4) coinvolgere nella gestione di una parte del teatro il mondo associativo culturale locale e non solo; 5) usare il teatro come grande contenitore per eventi culturali, non solo a disposizione di Ecofor Service, ma anche di altri soggetti presenti sul territorio.

Utopie? Può darsi. Ma appena due anni fa di queste cose parlavano “clandestinamente” solo poche persone ed oggi invece si comincia a sperimentarle, sia pure alla buona e senza dichiararlo.

Certo per procedere nel senso giusto c’è bisogno di un' opinione pubblica e di forze politiche locali che facciano sentire la loro voce e recitino la loro parte. Ma qualcosa si sta muovendo.

L’idea che il Teatro Era debba tornare ad essere un po' più diretto dai pontederesi e un po' meno eterodiretto da Firenze si sta facendo strada.

E se guardo la sensibilità e l’attenzione che verso il teatro Era stanno mostrando anche le opposizioni di sinistra e quelle di destra, non posso che essere ottimista.

Certo sono dispiaciuto che questa stagione teatrale non sia stata presentata pubblicamente con un confronto tra amministrazione e spettatori. Sarebbe stata un’occasione per ribadire questo sentimento e questo percorso. Ma che questi amministratori non vogliano condividere un bel niente con chi non li ha votati e vogliano fare quello che gli pare (e lo vogliano fare solo coi loro amici) è del tutto evidente.

Sono poi particolarmente dispiaciuto che il costo dei biglietti per il teatro Era sia stato aumentato del 10% rispetto allo scorso anno.

Ma, menomale che la stagione si farà. 

Perciò mi auguro:

Che il pubblico pontederese possa utilizzare in massa questo spazio meraviglioso.

Che si possa dire che a Pontedera la tradizione teatrale resiste e lotta per recuperare una forza, una qualità e una originalità che aveva fino a qualche anno fa e che può tornare a mostrare.

Che il teatro si possa aprire a tutti quelli che vogliono fare teatro. 

Perché il teatro è formativo ed è anche un potente strumento democratico e di integrazione se lo si pratica e non solo se lo si guarda da spettatori.

Ma intanto meno male che anche quest'anno la stagione al Teatro Era c’è.

martedì 5 novembre 2024

LA ROTONDA DI PLASTICA

La giunta pontederese, che (per fortuna) spende e spande per la cultura, ha dimenticato la povera statua in marmo dello scultore Carmassi chiamata “Oleandra”, che fino al 2017 troneggiava al centro della rotonda della Bellaria, prima di spezzarsi e di cadere rovinosamente.

Così mentre investe 40.000 euri per il restauro del muro di Baj e altre manifestazioni collegate (e ben 55.000 euri per la festa di Halloween), per l’Oleandra il piatto piange.

Voluta fortemente dal sindaco Paolo Marconcini, la statua giace parcheggiata in qualche deposito di marmi verso Massa e Carrara, in attesa di essere ulteriormente dimenticata.

Dalla caduta sono passati 7 bilanci e due elezioni comunali, ma i soldi per avviare almeno a rate il restauro non si trovano. Ipotizzo che forse neppure si cerchino. 

Al suo posto, in mezzo alla rotonda, è stato collocato un cubo di cartone plastificato con l’immagine del marmo.

Ovvio che il restauro dell’Oleandra non interessa neppure a molti pontederesi. Né di destra, né di sinistra. Né al circuito di artisti e critici che circonda il giglio magico che gestisce da 6 anni il bilancio del Palazzo. Il rapporto tra arte e politica è così.

Perciò avanti col cubo di cartone plastificato. Tutto legittimo. Non mi si fraintenda. Tutta questione di sensibilità e di gusti.

Del resto, come avrebbero detto i vecchi, se abbiamo un santo patrono con la testa di cartone, possiamo anche tenere in mezzo a una rotonda il cubo plastificato di una statua di marmo. O no?

Che c’è di male? 

Niente.

E quanto durerà questa pantomima? 

Azzardo: almeno tutta questa consiliatura e oltre.

sabato 2 novembre 2024

GLI ORIZZONTI DELLA CITTA’ E HALLOWEEN

 A leggere i giornali locali e gli atti amministrativi comunali sembra che i 110 milioni di vecchie lire spesi dal Comune per il mezzo flop della festa di Halloween a Pontedera siano solo legati al bisogno ossessivo di sostenere i consumi locali e le attività mercantili dell’asse viario corso matteotti/piazza martiri della libertà.

Una qualche riflessione sul valore della festa, sul suo messaggio sociale, diseducativo o meno che sia, sul significato dello stare insieme che vada oltre il mero consumismo festeggiante, è bandito.

Questi falsi adoratori di Pasolini e dei messaggi pacifisti di Enrico Baj, ignorano qualunque analisi dei contenuti e puntano tutto sul fare fiera.

Far venire gente nel centro città, fare in modo che si diverta e che quindi metta mano al portafoglio e spenda, questo è il primo e unico comandamento. Privato e .. pubblico.

Ora che chi ha un’attività commerciale nell’asse corso/piazzone ragioni così, ci sta. Che le corporazioni che ne difendono gli interessi ribadiscano la cosa, è comprensibile. Direi che è perfino legittimo. Purché non si strafaccia.

Ma tutti gli altri, politica inclusa, possono essere schiacciati da una simile dipendenza cognitiva ed economica?

Un ragionamentino un po' meno legato a questi microinteressi oltre tutto sostenuti coi soldi pubblici (ergo di tutti i cittadini) la stampa local non potrebbe proporlo? 

Si possono prendere per oro colato solo le dichiarazioni delle associazioni di categoria e i comunicati del Palazzo?

Sentire e dare conto anche delle ragioni degli altri? 

La cittadinanza è un corpo vasto. O no?

La stessa politica è contenta che si festeggino i morti in piazza, con balli, spaventi e canti, mentre il cimitero comunale cade in diversi punti addosso ai pontederesi ed è tenuto in maniera molto molto trascurata e con troppi transennamenti? I cimiteri rientrano nel decoro urbano?

Certo ad Halloween a New York si balla per le strade. 

Ma è davvero quella l’ultima moda che vogliamo imitare pedissequamente?

La politica anche locale non dovrebbe avere un orizzonte un po' più lungo?

O siamo sull’orlo di un baratro dentro cui desideriamo ardentemente di precipitare e di cui l’Halloween adulto, mortifero e festaiolo, rappresenta lo specchio e l’anticipazione perfetta?

venerdì 1 novembre 2024

IL FLOP DI HALLOWEEN E LA GIUNTA DISEDUCANTE

Per fortuna il costosissimo carnevale mortuario e orrifico inventato dalla Giunta diseducante è stato un mezzo flop. Ha funzionato un po' nel pomeriggio. Per i bambini e i ragazzini. Ha funzionato coi cosplay dei mostri con le corna inseguiti da ragazzini e ragazzine delle medie. Ma tutto il costosissimo resto, molto poco. 

Sul corso un po' di gente, ma tra dehor, vespe giganti e altri ingombri, parlare di un grande afflusso come fa l'amministrazione comunale sostenuta acriticamente dai cartacei giornali locali mi sembra un’esagerazione. Almeno per quello che ho visto coi miei occhi: il pomeriggio e il dopocena.

Del resto piazza dei Martiri della libertà è rimasta vuota fino alle 23 (vedi foto) e poi si è riempita in forma assolutamente parziale. Ben al di sotto delle costose aspettative.

Il festaiolismo della Giunta diseducante, che dopo il mese di festeggiamenti per la Fiera invita ancora giovani e famiglie a ulteriori baldorieggiamenti notturni, spendendo cifre vergognose, per fortuna ha pagato poco. Lo spreco di risorse è stato massimizzato.

Del resto un mischiume culturale come quello proposto ai piccoli e agli adulti, tra macabro, cosplay, horror, tutto giocato sullo spavento e il sangue finto più che sul dolcetto e lo scherzetto, sembra solo voler esorcizzare paure che tornano con prepotenza nel nostro quotidiano e che le sparate musiche notturne (riservate ad un pubblico più adulto) non aiutano certo a calmare. Stordirsi non ha mai aiutato a riflettere.

Il tutto sembra proprio un polpettone diseducativo per la confusione dei messaggi che contiene, ma di cui dubito che gli eletti dal 25% dei pontederesi (tutti presi dall’ansia del fare) si rendano conto.

Se i diseducanti avessero messo queste somme per sistemare qualcosa al cimitero comunale di Pontedera, dove cascano perfino le lastre dei loculi e dove sono state transennate altre aree, non dico che i morti si sarebbero sentiti riavere e sarebbero usciti dalle tombe a ringraziare, contribuendo a vivacizzare la giornata di Halloween, ma almeno i vivi che vanno a trovare i loro morti non avrebbero rischiato la pelle.

AL TEATRO ERA MANCA UN’ANIMA?

 Il problema centrale del Teatro Era di Pontedera non è solo la stagione teatrale (9/10 spettacoli all’anno), ma la gestione ordinaria. Le aperture e l’uso quotidiano della mega struttura.

E qui cominciano i problemini, perché la gestione ordinaria del nostro Teatro, da quando è stato inserito nel Teatro Nazionale della Toscana, dipende solo in minima parte dall’amministrazione di Pontedera.

Anche la traballante vicenda di questa stagione teatrale dimostra esattamente questo. Non sono i pontederesi a decidere neppure se e quale stagione si farà.

Così come non sono i pontederesi a decidere se si apre il teatro Era alle scuole e agli studenti (e non lo si apre).

Non sono i pontederesi a decidere se il Teatro possa essere usato da compagnie e attori di buon livello, anche di interesse locale o di area (e lo si apre pochissimo in questa direzione).

Non sono i pontederesi a decidere se può ospitare compagnie amatoriali, cori, ecc. (piuttosto numerosi sul territorio).

Non sono i pontederesi a decidere se è possibile riprendere e sostenere la tradizione della ricerca teatrale (una ricerca partita 50 anni fa e oggi praticamente morta e sepolta con la chiusura ufficiale di tutte le esperienze: da quella del CRST al workshop Grotowski).

Non sono i pontederesi a decidere se il teatro coi suoi enormi spazi può essere sede di altri eventi culturali, incluse le rassegne e fiere dei libri che restano confinate in un Palp che non è affatto adatto a iniziative del genere.

Sembra che il Teatro Era, al netto di un po' di iniziative di quartiere, della sede della banda cittadina, della sala prove della corale e del massiccio uso che ne fa Ecofor Service, fatichi a trovare un proprio assetto, forse una propria anima.

Possibile trovarla?

Difficile dirlo.

C’è un problema di costi?

C’è.

Ma soprattutto c'è un problema di sensibilità e di relazioni.

L’attuale amministrazione comunale è bloccata dagli accordi stipulati e non ha sensibilità e interesse per guardare lontano.

La soluzione ce l’hanno in mano i cittadini che sembrano amare molto questa struttura teatrale e forse saranno disponibili a fare qualcosa.

Forse.

mercoledì 30 ottobre 2024

“TERZO TEMPO” E' UNA COMPAGNIA DI ATTORI, AMATORIALI CERTO MA IN GRADO DI EMOZIONARE IL PUBBLICO E…. DI VOLARE ALTO.

Ieri sera al Teatro Era si è realizzata una piccola magia. 17 persone, tutte dai 60 in su, che solo due anni fa nemmeno si conoscevano, si sono messe insieme e guidate da un giovane regista, Claudio Benvenuti, recitando un testo originale di Silvia Nanni (una giovane scrittrice di teatro), hanno creato un piccolo gioiellino culturale, CHIEDILO AL VENTO. Grazie al sostegno del comune di Pontedera, l’hanno portato nella sala grande del Teatro Era davanti a oltre 400 persone, in una sala che si è emozionata ad ascoltare le storie raccontate sul palco ed ha più volte applaudito la performance.

Dopo due anni di un corso settimane, dopo tre recite del primo spettacolo (“Amore a tempo di musica”)  e due nuovi allestimenti scenici di CHIEDILO AL VENTO, credo si possa dire che presso UTEL, e col sostegno di “Crescere insieme”, è nata davvero una compagnia. Amatoriale? Certo. Di diversamente giovani? Sicuramente. Ma già ben amalgamata ed in grado di raccontare storie. Mai banali. Serie? Si. A tratti perfino drammatiche. Ma con un velo di ironia e presentate con una certa maturità che a volte l’età  concede a qualche fortunato. Magari con l’uso di qualche parolaccia. Quando ci vuole, ci vuole. Si, stasera al Teatro Era, davanti a oltre 400 spettatori, s’è proprio visto che la compagnia c’era. Che era perfettamente in grado di tenere il palco. Di muovercisi sopra con buona sicurezza. Di emozionare il pubblico. Con storie semplici. Ma capaci di arrivare al cuore delle persone.

E a chi mi chiedeva degli attori, dopo lo spettacolo, cosa pensassi della loro performance, ho risposto (e ripeto) che mi avevano convinto. E che sono diventati davvero una piccola comunità recitante. Piacevole da vedere e da ascoltare. E che mi sono piaciuti per come parlavano, per come danzavano, per come si muovevano sul palco. 

E ho aggiunto che non vedevo più i limiti dei loro esordì, ma solo possibilità di crescere ancora, di crescere insieme, di divertirsi e di volare lontano.

Va da sé che il loro risultato è anche il frutto del lavoro di un professionista serio del Teatro come Claudio Benvenuti, che non ringrazieremo mai abbastanza per il suo lavoro di formatore, di regista e di direttore d’orchestra. Tre ruoli difficilissimi che deve esercitare nei confronti di allievi che sono molto più grandi di lui (anche se a volte si comportano come ragazzini). Così come parte del successo è dovuto al lavoro di cucitura dei testi, spesso aggiustati da Silvia Nanni sul corpo dei nostri attori.

Ma il risultato c'è ed è sotto gli occhi degli spettatori.

Ovviamente sono di parte. Me ne rendo conto. Solo il presidente della loro Associazione. Ma una certa passione per il teatro ce l’ho e ho frequentato anche il teatro amatoriale, che spesso, se ben fatto, emoziona e coinvolge il pubblico quasi quanto il teatro professionale.

Certo “Terzo Tempo” non è ancora una compagnia amatoriale di buon livello, ma decisamente è on the road. E ha i numeri, la qualità e le caratteristiche per diventarlo e per costruirsi una propria specifica identità. Un proprio percorso. Almeno se gli attori ci crederanno e lo vorranno.

L’amalgama c'è stato, la formazione è in corso. La serata al Teatro Era è stata decisamente valida. Il resto è tutto nelle mani dei magnifici, anzi soprattutto delle magnifiche 14 donne che costituiscono il corpo e l’anima della compagnia. Naturalmente senza nulla togliere ai tre uomini, autentici beati tra le donne.

E infine il pubblico di Pontedera. C’è gloria anche per loro. Per gli oltre 400 presenti, quasi tutti pontederesi, venuti a dimostrare l’amore e la passione che i cittadini nutrono per una istituzione che per fortuna sentono molto vicina.

Rileggo, mi correggo e chiudo. Ieri sera si è realizzata una grande magia.

HALLOWEEN: UNA FESTA DI TROPPO E CHE CI COSTA 55.000 EURI

 Ma allora a Pontedera siamo ricchi sfondati! Se, in barba a tutte le lamentele sulla povertà, sul numero di chi frequenta la mensa della Caritas, sui soldi che negli enti locali non ci trovano per tanti bei progetti e sui tagli della Meloni alle finanze comunali, la Giunta pontederese è disposta a buttare (con delibera di Giunta n. 166/2024)  fino a 55.000 euri sonanti per i festeggiamenti per “dolcetto o scherzetto”, vuol dire che ce lo possiamo permettere. Vuol dire che i pontederesi sono dei Paperon de’ Paperoni. Magari a loro insaputa.

Oppure, visto che siamo ad Halloween, vuol dire che ci hanno fatto una malia. Una stregoneria. Vox populi: forse ci siamo bevuti il cervello. O più semplicemente abbiamo smarrito il senso di ciò che vale e non siamo più in grado di trasmetterlo.

Non so voi, ma io trovo assurdo spendere 55.000 euri in un solo pomeriggio/serata di divertimento e musica per HALLOWEEN.

Si dice: lo dobbiamo fare per la città, per i giovani, per i bambini.

Ma davvero la città e i giovani, immersi nella Fiera fino a oggi, con le giostre ancora aperte nell’area Cineplex, hanno bisogno di un supplemento di feste giovedì prossimo per Halloween?

Non sarebbe stato meglio investire un po' di questi soldi in corsi di potenziamento scolastico per ragazzi svantaggiati? Investirli in formazione teatrale per bambini e ragazzi? in ludoteche come si deve? in formazione per giovani scacchisti? Per sistemare i locali del Poliedro? Per sistemare i cimiteri comunali? Per restaurare l'Oleandra di Carmassi alla rotonda della Bellaria?

O quale tipo di senso culturale sta dietro tutto questo divertimentificio? Quale valenza pubblica? Quale sostanza? Quale idea pedagogica? Quale vago ombrello ideologico? Di centrosinistra? Antifascista?  Bah!

Oltre tutto, questi 55.000 euri per Halloween vanno a sommarsi ai 10.000 euri circa appena spesi dalla Giunta per il premio dato ad Antognoni e ai 6.500 euri stanziati per la sfilata dei Cosplay.

Lucca con questa specie di carnevale permanente almeno ci fa un gran business. Genera turismo. Noi invece sembriamo solo una città zuzzerellona che propone un futuro veramente futile.

Ma forse siamo solo vittime di una potente magia. Si, dai, deve essere proprio così.

martedì 29 ottobre 2024

PENSARE CON LA TESTA DEGLI ALTRI NON PIACE PIÙ

 La crisi di ruolo degli INTELLETTUALI (prendendo per buona l’esistenza di una cosi complessa e non facilmente definibile categoria sociale) non è colpa degli intellettuali. Loro ci sono. Sono numerosi, nonostante l’intelligenza artificiale. Occupano i posti chiave dove, tra le altre cose, si costruisce il consenso culturale e politico nella società (università, case editrici, centri studi, giornali di carta e su web, TV, radio, social media  e altro), ma hanno un ruolo meno carismatico rispetto ad una volta.

Contano meno? Forse si. Per complesse ragioni, su alcune delle quali proverò a dire qualcosa.

LA POLITICA ORGANIZZATA. I partiti, tutti, li usano gli intellettuali organici (e ne sono usati) strumentalmente. Ma soprattutto i partiti, tutti, dagli intellettuali organici non si fanno assolutamente condizionare. Il matrimonio tra partiti e intellettuali (almeno in Italia) è soprattutto di interesse. Questo ovviamente non esclude qualche innamoramento o fasi di passione. Dipende dai caratteri e dai periodi. Ma familismo, nicodemismo e trasformismo restano radicati costumi nazionali, molto praticati da entrambi i partner. E soprattutto la politica ha sempre meno bisogno di intellettuali che custodiscano e coltivino le tradizioni. Il resto è, per certi aspetti, una conseguenza.

LE PERSONE COMUNI. Sono molto più alfabetizzate rispetto al passato e mediamente più anziane. Ergo ragionano di più con la propria testa. E i loro pensieri, dicono gli esperti, sono molto più fluidi, meno inquadrabili e soprattutto più secolarizzati rispetto alle grandi idee, ai valori e alle appartenenze. Alle tradizioni (religiose, politiche, ideologiche). In sostanza le persone comuni occidentali, indipendentemente da quali idee e valori professino, hanno meno bisogno di farsi orientare dagli intellettuali e quindi li ascoltano, ma distrattamente. Non gli sono più affezionati. Non li considerano più “vati”.

Sono i processi di acculturazione di massa e le nuove tecnologie a spingere la gente comune a tradire i chierici. È il narcisismo di milioni di piccoli io ad aver in gran parte ridimensionato la forza degli intellettuali, il cui ruolo sociale si è indebolito come quello di tante altre illustri professioni (insegnanti, medici, avvocati, politici, ecc.).

PENSARE CON LA TESTA DEGLI ALTRI STANCA. DESIDERIAMO TUTTI SBAGLIARE DA SOLI.

E la nostalgia per i grandi intellettuali (soprattutto quelli “critici”) di cui parla David Bidussa nel suo ultimo libro “Pensare stanca”, segnalato qualche giorno fa nella prima pagina del “Domenicale” del Sole 24 Ore? 

Nostalgia, appunto. Ma di un mondo che è cambiato. Dove milioni di persone ormai pensano da soli. Questo non vuol dire che pensino bene. Ne’ che il loro pensiero non subisca condizionamenti o pressioni più o meno occulte. Anzi. Ma il pensiero collettivo influenzato un tempo dagli intellettuali organici fa sempre meno presa sulle masse.

È un bene? È un male? Si vedrà.



mercoledì 9 ottobre 2024

ATELIER DELLA ROBOTICA: NOVITÀ?

 Un annetto fa pubblicai un post sul progetto avviato del 2011 dal Comune di Pontedera denominato Atelier della Robotica, che sarebbe dovuto sorgere in via del fosso vecchio. Il progetto doveva trasformare l’area a ridosso della biblioteca Gronchi, a dire il vero un po' ingolfatella, in un centro per la Robotica (con diverse caratteristiche) di importanza quanto meno nazionale. Certo di rilievo regionale (visti gli importanti cofinanziamenti concessi dalla Regione Toscana).

Il progetto Atelier della Robotica era stato ampiamente pubblicizzato nel programma del sindaco nel 2019. Venne anche fatta una gara per i lavori di sistemazione degli spazi. Fu avviato un cantiere, ma poi tutto fu sospeso. E il cantiere è abbandonato.

Nel 2023 avevo indicato il progetto dell’Atelier della Robotica come uno degli obiettivi strategici per la città (e non solo) che era stato toppato clamorosamente dall’amministrazione comunale guidata da Franconi.

Da allora sull’Atelier della Robotica non è stato comunicato più niente di preciso né da parte dell’amministrazione comunale in carica, nè da dovrebbe gestirlo sul piano operativo concreto.

Però nel programma elettorale del 2024 di Franconi e dei suoi alleati il progetto Atelier è stato ripresentato e nell’ultimo consiglio comunale di settembre è stato approvato il programma di mandato dell’attuale amministrazione che contiene questo progetto. Ma se non ho letto male nel programma triennale delle opere pubbliche 2024-26, approvato da questa giunta, non sembrerebbe esserci niente che riguardi l’Atelier.

Ma allora come stanne le cose? Il progetto Atelier riparte o no? 

E con quali tempi? Gestito da chi? Per fare cosa? Ci sarà un nuovo appalto? 

L’unica certezza è che il progetto Atelier della Robotica è nel nuovo programma della Giunta, ma chiunque faccia una giratina in via del fosso vecchio verificherà che il cantiere dell’Atelier, comprese le sue impalcature, che immagino abbiano un costo che corre, dorme ed è invaso dalle erbacce. 

Il timore è che visto che anche la Robotica corre veloce e la concorrenza internazionale in questo settore è spietata, perdere tempo potrebbe rendere obsoleto il progetto, renderlo insomma non più appetibile per i privati e forse perdere perfino le risorse che gli sono state assegnate.

Credo che sarebbe interessante che chi ha in mano questa complessa situazione ne racconti i dettagli ai cittadini. Sempre che li abbia, si capisce.